Usando una metafora potremmo dire le tradizioni gastronomiche di un Paese sono il DNA della sua cultura, stratificata nei secoli. Non si può infatti parlare di cibo senza riservare un occhio di riguardo a tutti i suoi aspetti culturali: l’origine dei piatti, il loro nome, il significato di gesti e le consuetudini che ruotano attorno alla tavola non sono meno importanti degli ingredienti e delle fasi di preparazione di una pietanza. Il cibo é la forma culturale più istintiva che esista, è insieme un’esigenza di vita ed un linguaggio artistico che unisce uomini di ogni razza e religione.Una costante della storia dell’uomo, in grado di permeare qualsiasi forma espressiva: visiva, letteraria, musicale, cinematografica. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare questa sezione al rapporto tra cibo e cultura.
La cucina teramana è una delle più varie che ci sia. Vi basti pensare che solo in provincia di Teramo esistono più di 250 piatti diversi e che solo in uno, chiamato “le virtù teramane”, ci sono circa 120 ingredienti. Lo sa bene Patrizia Corradetti del Ristorante Zenobi che, di origine marchigiane, la tradizione
Ci sono cose, a volte, per cui l’unico modo di affermarsi è essere negate. Ci sono cose, persone e istanze che sono state talmente tanto e talmente a lungo represse, misconosciute o ignorate che per poterci essere oggi hanno bisogno, loro malgrado, di passare per ciò che non sono. Succede, ad esempio e non
Vi siete mai chiesti che cosa mangiavano i pirati caraibici sulle navi? Se oggi lo sappiamo e possiamo parlarne è soprattutto grazie alla scrittrice francese Melani Le Bris. È stata lei, infatti, a scrivere La Cucina della Filibusta, un testo molto coinvolgente e di immenso valore antropologico visto che è stato scritto proprio a
Un gusto salato e piccante, con una nota fresca, che ha conquistato i palati, tanto che sulle pagine del New York Times lo storico del cibo messicano Gustavo Arellano lo ha definito “uno stile di vita”: ma che cosa avrà di così speciale il tajín? Questo invitante mix di sale, lime e peperoncino, dalla
Passeggiare nei boschi in autunno permette non soltanto di trascorrere qualche ora di relax immersi nella natura, ma anche di ammirarne tutte le sfumature di colore tipiche della stagione. Dai toni rossi e arancioni, fino al giallo e al marrone, le foglie ai piedi dell’albero e quelle che non sono ancora cadute dai rami
Avete mai sentito parlare delle buchette del vino a Firenze? Molte le avrete forse viste passeggiando ma non ci avete fatto poi tanto caso. Eh sì, perché tra le vie della città fiorentina non è difficile incappare in piccole finestrine ad altezza strada, posizionate sulle pareti dei più antichi palazzi cittadini da secoli. Ma
In Palestina non mancano mai. Sono i fatayer, il cibo di strada palestinese per eccellenza, che si trova sempre nei vari baracchini insieme a hummus e falafel. Si mangiano praticamente quasi tutti i giorni, come snack, per pranzo, per merenda o per un pic nic, anche perché non stancano mai visto che sono presenti
Dici Istria, pensi Croazia. E invece no, c’è tutta una parte slovena meravigliosa, che nella maggior parte dei casi si attraversa solo per andare più a sud, verso la costa croata. Così facendo ci si perde una terra magnifica, di confini e di influenze continue, anche a tavola, come dimostra uno dei simboli della cucina
In Palestina si produce (e si mangia) un cous cous speciale. È il maftoul, molto più grande del solito, con un colore più scuro, un profumo inconfondibile e una forma irregolare, in quanto prodotto artigianale preparato rigorosamente a mano. Se infatti oggi abbiamo la fortuna di poter assaggiare questa prelibatezza, è grazie a tutte
Ma voi lo sapevate che il primo ristorante classificato su TripAdvisor a Milano è filippino? Io no, però è stato un buon motivo per andare alla scoperta di questa cucina e soprattutto di questa comunità, che secondo l’ultimo censimento sembra essere la più popolosa della città. Se questo è stato possibile, è grazie a
In un mondo dove il “diverso”, o meglio, il presunto tale, fa sempre più paura, assumono maggiore importanza quei progetti che vanno in direzione opposta, cioè che valorizzano la diversità come una ricchezza. E lo fanno proprio a partire dalla cucina, come nel caso di Riace, in Calabria, di cui vi avevamo già parlato,
L’estate è tempo di aperitivi in terrazza, di cene in giardino, e quindi anche di freschi drink da preparare con le proprie mani e gustare in relax. C’è chi preferisce affidarsi ai sapori già sperimentati, e chi invece è sempre alla ricerca di nuove idee da assaggiare e proporre agli ospiti. Il web è
Basterebbe il nome, Tiki, per mettere allegria: due sillabe che sanno di qualcosa di vivace, forse un po’ infantile, sicuramente esotico. E invece c’è di più, perché i Tiki bar sono davvero luoghi in cui buonumore e spensieratezza sono di casa, ingredienti fondamentali di un format che sta vivendo una seconda ondata di popolarità
Da qualche anno, Instagram è il paradiso dei food blogger e di tutti gli appassionati di cibo e cucina, che si divertono a (o vengono pagati per) postare scatti più o meno professionali e a condividere con i follower stories a tema culinario. Dai profili più strani ai cocktail più instagrammati e alle ricette
La pissaladière è uno di quei piatti che piace a noi. Intrisa di storie e di leggende, legata alla pesca e ai pescatori del Mediterraneo, con una varietà incredibile di nomi che cambiano anche da un chilometro all’altro. Insomma, una di quelle preparazioni affascinanti, che, oltre a essere squisite di per sé, ci fanno
Provare paura è una delle sensazioni più comuni dell’essere umano: in molti casi, si tratta di una reazione istintiva, non controllabile e apparentemente irrazionale, capace però di condizionare anche profondamente il nostro comportamento. Quando questo accade e si ripete nel tempo, ciò che si manifesta non è più solo un timore, ma una vera
“Vi siete accorti che sono tornate le lucciole?”. Forse potremmo riassumere così la grande impresa in cui è riuscito il fornaio Matteo Calzolari a Monghidoro, sull’Appennino Tosco-Emiliano. Questo genio visionario e lungimirante, infatti, in anni in cui dominava la produzione di quantità più che di qualità, ha rivoluzionato il modo di fare il pane,
Gli inglesi lo chiamano “sweet tooth” (letteralmente “dente dolce”), e chi ce l’ha è un vero patito dei dolciumi, quello che noi definiremmo più comunemente un goloso. Anche da noi, infatti, esistono persone con la passione per la pasticceria e i cibi zuccherini in genere. Eppure siamo certi che, anche senza essere tra queste,
Questi tempi nuovi richiedono una grande immaginazione. Durante il periodo di lockdown, ci siamo ritrovati con nuovo tempo libero a disposizione, e ciascuno si è reinventato a modo suo, molti dedicandosi alla cucina, magari provando quelle ricette lunghe in cui non si ha mai il tempo di cimentarsi, o sperimentando aperitivi casalinghi alternativi. Ebbene,
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