Spaghetti alla chitarra, storia dei maccheroni abruzzesi più amati

storia degli spaghetti alla chitarra abruzzesi

 

Quando si parla di pasta, si sa, l’Italia rappresenta l’eccellenza nel mondo. Tante le espressioni culinarie delle nostre Regioni: dai culurgiones sardi agli strozzapreti romagnoli fino alla pasta alla mugnaia, ogni territorio ha le sue tradizioni. Gli spaghetti alla chitarra (o semplicemente “chitarra”), tipici della Regione Abruzzo, sono tra queste e ne rappresentano una delle espressioni più autentiche, soprattutto grazie al metodo di preparazione, antichissimo e tramandato di generazione in generazione. Ma perché questa pasta è così particolare? Scopriamo di più sulla storia degli spaghetti alla chitarra, sul perché si chiamano così e come questa preparazione si è evoluta nel corso dei secoli.

origini degli spaghetti alla chitarra Abruzzo
MilaCroft/shutterstock.com

La storia degli spaghetti alla chitarra

Gli spaghetti alla chitarra – conosciuti in Abruzzo semplicemente come “chitarra” – sono una pietra miliare della cucina regionale, un piatto che incarna la tradizione e la genuinità dell’Abruzzo. Diversamente dagli spaghetti tradizionali, che sono rotondi, la chitarra si distingue per la sua sezione quadrata e una superficie più ruvida che dà il meglio di sé con una cottura al dente. Queste caratteristiche uniche permettono al sugo di aderire meglio alla pasta, creando un connubio di sapori più armonioso e gustoso.

La versione classica di questo piatto include un sugo arricchito con pallottine, piccole e delicate polpettine di carne di vitello tritata e uova. Le polpette vengono prima fritte e poi immerse nel sugo, aggiungendo un sapore più intenso e appagante al piatto.

I primi cenni della chitarra risalgono all’inizio del 1500, con la nascita dei “Maccheroni a lu Rentrocele“. Questa pasta, preparata durante la transumanza con farina di grano duro e albumi d’uovo, veniva stesa con il matterello e successivamente tagliata usando il cosiddetto “ferro per maccheroni” o ruzzolo, un mattarello dalle scanalature molto profonde la cui funzione, appunto, è di ”tagliapasta”. Il nome “rentrocele” deriva proprio dal movimento rotatorio compiuto dall’attrezzo sulla sfoglia.

L’invenzione del Maccherunare

Nel XVIII secolo, il ruzzolo venne sostituito dal Maccherunare o Carrature, uno strumento in tutto e per tutto simile a… una chitarra! Costituito infatti da un telaio rettangolare in legno di ciliegio o acero con fili di rame o ottone, rappresentava un’evoluzione significativa nella produzione della pasta. Il Maccherunare era un oggetto di grande importanza nelle famiglie abruzzesi, al punto da essere incluso nelle doti nuziali.

Utilizzando il Maccherunare, l’impasto veniva prima diviso in strisce (le pettele), poi steso sull’attrezzo e tagliato grazie alla pressione esercitata con il matterello. La pasta, trasformata in spaghetti a sezione quadrata, veniva fatta scendere delicatamente passando un dito sui fili, in un gesto che ricordava il suonare una chitarra.

preparazione spaghetti alla chitarra abruzzesi
Katrinshine/shutterstock.com

Gli spaghetti alla chitarra oggi, tra tradizione e modernità

Nonostante l’avvento di strumenti più moderni, molti abitanti dell’entroterra abruzzese continuano a utilizzare il Maccherunare per produrre gli spaghetti alla chitarra. Questa pratica mantiene viva una tradizione antica, e garantisce allo stesso tempo una qualità e un sapore unici, che solo la preparazione artigianale può offrire.

Oggi, anche il classico condimento con sugo e polpette ha fatto spazio a diverse varianti fantasiose, con tanti tipi di salse. Un ragù di pecora, per esempio, si sposa molto bene con la ruvidezza della pasta e il pecorino canestrato. E che dire di un abbinamento di pesce, magari con scampi e zafferano? Noi vi suggeriamo anche di accompagnare la chitarra con le tipiche pallotte cacio e ova oppure, se amate i condimenti bianchi, optate per zucchine e stracchino

Conoscevate gli spaghetti alla chitarra e la storia della loro preparazione così particolare?

 

Immagine in evidenza di: Katrinshine/shutterstock.com

 

 

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