Alla scoperta dei “tesori del gusto” della Food Valley parmense: i Musei del Cibo

Roberto Caravaggi
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    Sapete che esiste, in Italia, un’area con una tale concentrazione di prodotti enogastronomici tipici da meritarsi l’appellativo di “Food Valley”? La zona è quella di Parma, eletta a sua “capitale” e non a caso città Patrimonio Unesco proprio per la gastronomia, e della sua provincia (fino alle confinanti Modena e Reggio-Emilia): dalla pianura a ridosso del Po, meglio nota come la “bassa parmense”, alle vallate appenniniche che prendono spesso il nome dai fiumi che le solcano, come la Val di Taro, con la via Emilia e i suoi sapori ad attraversarla. In questa terra così prospera s’è sviluppato un fitto tessuto di aziende agricole e consorzi di produttori, che danno vita a eccellenze note e apprezzate sulle tavole di tutto il mondo. Da qui è nata l’idea di creare un polo di cosiddetti “musei del cibo”, ossia luoghi dedicati a un prodotto tipico del territorio, dove degustarli e scoprirne al contempo origini, storia e curiosità. Se nell’articolo su dove mangiare tra Parma e la bassa parmense vi abbiamo portato a conoscere le trattorie e osterie che custodiscono i segreti della cucina tradizionale, oggi vogliamo invece condurvi in un ideale viaggio attraverso la Food Valley.

    La Food Valley e i Musei del Cibo di Parma: un percorso tra le eccellenze della regione

    Il turismo del presente – e del futuro – è sempre più enogastronomico. I prodotti tipici valorizzano non solo i produttori ma l’intero territorio, e oggi sono sempre di più gli italiani che scelgono di compiere un viaggio in base al gusto. I musei del cibo, di cui vi abbiamo già raccontato per quanto riguarda le realtà più famose sparse per il mondo, rappresentano quindi un vero e proprio polo d’attrazione e di diffusione della cultura locale, diventando quindi una meta ideale per il turista enogastronomico.

    Dal Museo del Parmigiano Reggiano a quello del Culatello di Zibello, passando per quelli dedicati al Prosciutto di Parma, al Salame di Felino e al Fungo Porcino di Borgotaro. E ancora, il Museo del Vino, il Museo della Pasta e quello del Pomodoro. La Food Valley è davvero una miniera del gusto, in cui non mancano quindi i motivi per perdersi e lasciarsi inebriare non solo dai sapori unici, ma da tutta la storia e la tradizione che ciascuno di essi porta con sé. Scopriamoli insieme.

    Museo del Parmigiano Reggiano DOP Soragna (PR)

    parmigiano reggiano museo

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    La prima tappa del nostro viaggio attraverso la Food Valley parmense e i musei del cibo ci porta a Soragna, comune di circa cinquemila abitanti nella provincia a nord-ovest della città capoluogo. Siamo nel pieno della bassa parmense, in quel territorio fatto di campi a perdita d’occhio, punteggiato qua e là da qualche casolare e solcato da fiumiciattoli e fossi, che rendono la terra fertile e produttiva. Protagonista indiscusso qui è il re dei formaggi nostrani, il Parmigiano Reggiano DOP. E la location del museo dedicato è davvero degna di tanta nobiltà: siamo infatti all’interno dello storico casello ottocentesco che affianca l’affascinante Rocca Meli-Lupi. All’interno della Corte Castellazzi è allestito uno spazio in cui sono esposti gli strumenti e gli attrezzi, dai più antichi a quelli attuali, impiegati nei vari passaggi produttivi. Oltre 120 tra oggetti e cimeli, supportati da fotografie, illustrazioni e documenti storici, testimoniano l’evoluzione delle tecniche di raccolta, conservazione e trasformazione del latte e le successive fasi di lavorazione, fino alla stagionatura e alla commercializzazione. Al centro della sala poi spicca l’antica caldaia in rame, dove il latte viene portato a temperatura per essere poi lavorato dal casaro. Uno spazio è inoltre dedicato anche alle imitazioni del Parmigiano Reggiano, oggetto dei numerosi tentativi di contraffazione di prodotti nostrani noto come italian sounding. Nel Museum Shop, infine, è possibile acquistare il re dei formaggi nelle sue diverse stagionature e degustarlo in svariati abbinamenti.

    Museo del Culatello di Zibello Polesine Zibello (PR)

    Il Museo del Culatello di Zibello DOP non poteva avere altra collocazione se non nel piccolo borgo da cui prende il nome. In questa frazione del comune di Polesine Zibello, bagnato dal Po, che segna il confine tra la provincia di Parma e quella di Cremona, spicca il Palazzo delle Due Torri. È in questa costruzione, edificata per la prima volta nel XIII secolo e più volte riadattata nel corso del tempo, che si trova l’Antica Corte Pallavicina, oggi sede del museo. Il percorso espositivo porta il visitatore a scoprire da vicino tutti gli elementi determinanti nel rendere il Culatello di Zibello un prodotto unico. In primo luogo, le caratteristiche del territorio, sia geografiche, sia climatiche, con l’influenza del Po ad accentuare nebbia e umidità, fattori fondamentali nella fase di stagionatura degli insaccati. Si passa poi ad approfondire la tradizione dell’allevamento suino – in particolare del maiale nero tipico del parmense – e delle successive fasi di macellazione e conciatura delle carni, in cui a risaltare è la storica figura dei cosiddetti Masalén. Infine, l’immersione nella sala sotterranea, con la possibilità di ammirare la galleria dei culatelli in stagionatura, e la tappa conclusiva alla sala di degustazione.

    Museo del Prosciutto di Parma Langhirano (PR)

    museo prosciutto

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    Ci spostiamo ora a Langhirano, comune di poco più di diecimila abitanti a sud di Parma, che per la concentrazione di prosciuttifici è storicamente considerata la capitale del Prosciutto di Parma DOP. L’ex Foro Boario, una costruzione rurale risalente agli inizi del secolo scorso, quand’era destinata alla compravendita del bestiame, è sede del Museo del Prosciutto. Al suo interno si snoda un percorso che racconta come l’allevamento suino si sia radicato nel territorio e sottolinea l’importanza di risorse locali, come il prezioso sale estratto dalle acque termali di Salsomaggiore, impiegato per la lavorazione e la conservazione dei prosciutti. Interessante anche la parte incentrata sull’attività del prosciuttificio, che spazia da com’è strutturato ai ruoli delle persone che vi operano, fino ovviamente alle tecniche di lavorazione. Un focus poi è dedicato al ruolo del Consorzio del Prosciutto di Parma nel valorizzare e tutelare questo prodotto nel mondo. Tappa conclusiva, la sala di degustazione e il negozio, dov’è possibile acquistare il Parma DOP in varie forme e stagionature.

    Museo del Salame di Felino Felino (PR)

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    A circa 15 km da Parma, dove la pianura inizia a cedere il passo ai declivi della Val Baganza, troviamo Felino, il cui nome è indissolubilmente legato al prodotto per cui questo paese è noto a livello nazionale e oltre. Stiamo parlando del Salame di Felino IGP, il cui racconto trova spazio nelle cantine dell’antico castello medievale. Il percorso museale svela al visitatore l’essenza dell’arte norcina, che ha portato a sviluppare le tecniche di conservazione e di lavorazione della carne. Documenti storici, fotografie, attrezzi da lavoro e antichi cimeli narrano di come proprio qui, a Felino, si è affinata la preparazione di un salume morbido, dolce e dal profumo delicato, capace di ottenere, nel 2012, la denominazione IGP, su cui vigila il Consorzio di Tutela del Salame di Felino.

    Museo del Fungo Porcino di Borgotaro Borgo Val di Taro (PR)

    Ci spostiamo ora all’estremo occidentale dell’Emilia-Romagna, attraversando le vallate che solcano la dorsale appenninica, tra cui la Val di Taro, terra di confine con la Liguria e la Toscana. I boschi che infoltiscono le pendici collinari sono culla dell’unica varietà di fungo porcino nostrana insignita di denominazione d’origine. Stiamo parlando del Fungo Porcino di Borgotaro IGP, al quale è dedicato il museo sito nel comune di Borgo Val di Taro: uno spazio in cui approfondire la conoscenza dell’affascinante mondo dei funghi dal punto di vista scientifico e per scoprire origini e storia del legame tra questo territorio e un prodotto che fin dai tempi antichi ne ha rappresentato una risorsa. Oltre ad accenni su come avviene la raccolta e come si lavora e si conserva, una parte dell’esperienza museale è focalizzata sugli usi in cucina di questa specialità, dagli antichi ricettari alle reinterpretazioni in chiave moderna.

    Museo della Pasta Collecchio (PR)

    museo pasta

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    Seguendo il percorso del fiume Taro in direzione Parma, troviamo Collecchio, comune che sorge lungo la Via Francigena. Tra le costruzioni storiche che contraddistinguono il paese c’è la Corte di Giarola, nata come fortificazione in epoca medievale e convertita poi ad uso agricolo. Gli ambienti rurali di questa corte ospitano oggi il Museo della Pasta. Elemento imprescindibile della dieta mediterranea, la tradizione della pasta secca si è fortemente radicata in Italia e in particolare nelle pianure parmensi. Non a caso, proprio in quest’area è sorto, agli inizi dell’Ottocento, il primo stabilimento della Barilla, uno dei principali marchi industriali di produzione della pasta, che ha ancora qui la sua sede principale.

    Il museo consente di immergersi nella cultura di questa specialità italiana, raccontando sia come è entrata a far parte della quotidianità popolare, con un excursus sulla sua preparazione casalinga, sia la sua evoluzione a livello industriale. Una sezione del museo, in particolare, porta il visitatore all’interno di un antico pastificio d’inizio Ottocento, svelando le fasi di trasformazione dalla spiga di grano al prodotto finito. Interessante anche la parte dedicata alla macinazione, in cui si evidenziano le differenze tra un antico mulino a macina e i moderni mulini a cilindri.

    Museo del Pomodoro Collecchio (PR)

    museo del pomodoro

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    Sempre all’interno della Corte di Giarola, a Collecchio, ha sede il Museo del Pomodoro. Un ideale proseguimento del percorso compiuto visitando il Museo della Pasta. Pasta e pomodoro, del resto, costituiscono il connubio che meglio rappresenta la cultura del cibo italiana. Importato dall’America nel XVI secolo, questo frutto ha trovato terreno fertile proprio nel parmense, dove nel tempo si è sviluppato anche un tessuto di aziende – a inizio Novecento si contavano oltre settanta – votate alla trasformazione della materia prima in sughi, salse, concentrati e altri prodotti derivati. La scelta di allestire proprio presso Corte Giarola il Museo del Pomodoro non è casuale, dal momento che agli inizi del secolo scorso qui aveva sede una storica industria di conserva. All’interno del museo si può ripercorrere la storia del pomodoro, dalla sua importazione in Italia fino alla diffusione capillare in tutto il Paese. Di particolare interesse la ricostruzione di una linea produttiva realizzata con quattordici macchine d’epoca.

    Museo del Vino – Sala Baganza (PR)

    museo del vino

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    Per concludere degnamente questo tour attraverso la Food Valley parmense e i musei del cibo, si fa tappa a Sala Baganza. È qui, all’interno della Rocca Sanvitale, che è allestito il Museo del Vino, dedicato in particolare ai vini del parmense. Bevanda antichissima, conosciuta sin dall’epoca preistorica, trova testimonianza in numerosi reperti archeologici, grazie ai quali si è potuto chiarire come proprio in questa zona si sia sviluppato il moderno modo di degustarlo. Se presso civiltà antiche come i greci e i romani era d’uso annacquarlo o speziarlo, l’influenza celtica sulle popolazioni locali ha introdotto l’abitudine di assaporarlo in purezza. Oltre agli aspetti storici, il percorso espositivo del museo porta i visitatori a conoscere da vicino il mondo della viticoltura e l’importanza, anche sociale, del momento della vendemmia. Una sezione del museo è dedicata, invece, a elementi correlati alla cultura del vino, come il tappo in sughero, il cavatappi e l’etichetta. Gran finale nei sotterranei della rocca, con lo spazio dedicato alla degustazione.

    Parma e l’intero territorio circostante sono davvero culla di un patrimonio enogastronomico talmente ricco da valere, come abbiamo visto, l’appellativo di Food Valley. Con l’articolo di oggi vi abbiamo accompagnato con piacere in un percorso tra i cosiddetti “musei del cibo” di questo territorio sempre in fermento, in cui passato, presente e futuro si mescolano tra loro. A dimostrazione di questo, anche il fatto che prossimamente, nella vicina Reggio Emilia, vedrà la luce anche il CIRFOOD District, un centro dedicato all’innovazione nel campo del cibo e dell’alimentazione, di cui avremo certamente occasione di parlare ancora in futuro.

     

    Visitare la Food Valley può essere quindi un’occasione per vivere un’esperienza insolita, scoprendo un territorio attraverso le sue innumerevoli eccellenze culinarie. Quale di questi “luoghi del cibo” accende di più la vostra curiosità?

    La prima passione di Roberto è la scrittura, la seconda è la buona cucina. Dopo anni da collaboratore di testate giornalistiche locali, nella redazione de Il Giornale del Cibo ha trovato il suo habitat ideale. Itinerari enogastronomici ed eccellenze alimentari, con qualche incursione nel mondo della birra artigianale, sono le aree tematiche con cui cerca di trasmettere "emozioni di gusto". Come quella di assaporare una piadina romagnola generosamente farcita di squacquerone e rucola, o una focaccia di Recco fatta a regola d’arte.

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