Questo breve saggio è stato scritto in occasione del “Pellegrino Cooking Festival 2007” di Marsala e compare come prefazione al libro “Le Torri della Cucina – Vol. 4” di Gerardo Antelmo e Alessandra Capogna, Alieno editrice. Ringrazio la Carlo Pellegrino per averne concesso la pubblicazione sul Giornale del Cibo. Facile, parlando di Sicilia, inciampare nella
Questa è la ricetta della tipica crescente di Bologna, una focaccia molto grassa che si usa fare in città e in tutta la bassa bolognese. Serviva come pasto completo di recupero e veniva data alle persone che lavoravano o dovevano mangiare fuori casa. In effetti tra l’impasto di pane e la carne che c’è dentro
di Caterina C. La Cugnà, o co^gnà, è una prelibatezza che ho avuto la fortuna di assaggiare in Piemonte, durante una edizione di Cantine Aperte (per chi non vi avesse mai partecipato, si accosta alla degustazione di vini in alcune cantine aperte al grande pubblico per assaggi e visite guidate, quella di prodotti tipici locali).
Voglio iniziare con una ricetta che mi ha insegnato mia nonna Rina 🙂 La facevamo insieme con le prugne del suo giardino e con le spezie dei miei viaggi, un piacevole ricordo…
di Giuditta Zuddas. Il polpo è un mollusco cefalopode, la cui testa è separata dal corpo, ovale e a forma di sacca, da una sorta di strozzatura. Si distingue chiaramente dai suoi simili, calamaro e seppia perché dotato di otto tentacoli, invece di dieci. La sua presenza nei mercati ittici e nei supermercati è molto
di Martino Ragusa. Dopo essersi innamorato di sua moglie Giuliana, il tecnico agrario Silvano Buccolini si è preso una bella cotta per le sue marmellate e conserve fatte in casa. Sentendolo parlare, mi è venuto da pensare che deve avere dato a Giuliana molte soddisfazioni ma anche molti tormenti, fissato com’è fino alla pedanteria con
di Martino Ragusa. In Val d’Aosta, vi segnalo il salumificio Bertolin, che produce il lardo d’Arnad industriale, esportato in tutta Italia e protetto dal marchio DOP, che garantisce una procedura molto rigorosa. Il salumificio, inoltre, ha al suo interno ‘Lo scrigno dei sapori’, un punto vendita fornito di tutte le specialità gastronomiche della regione.Il ‘Lard
di Mario Palma. La cinta senese è una delle razze autoctone più antiche d’Italia. Ha origini antichissime ma ancora incerte. Di fatto era presente a Siena già dal 1300, come documentano affreschi che mostrano animali con vistosa fascia bianca simili alla Cinta attuale: chi passa da palazzo civico a Siena lo troverà ritratto dal Lorenzetti
di Mario Palma. Il Pangasio è un bel pesce, che colpisce per la sua forma da squalo, infatti è anche comunemente chiamato “squaletto”. Si tratta di un pesce d’acqua dolce che vive nei fiumi dell’Asia. Le sue carni sono richiestissime nelle zone native ma negli ultimi anni stanno acquistando crescente interesse sui nostri mercati nei
di Martino Ragusa. “Donna Franca” è un Marsala Riserva Superiore di almeno 15 anni, invecchiato in caratelli di rovere da 300 litri e poi affinato per almeno 6 mesi in bottiglia. E’ prodotto solo nelle annate migliori come tutti vini destinati alla “Riserva Aegusa”, che dalla fine dell’800 raccoglie i migliori Marsala di Casa Florio.
di Francesco. Vorrei segnalare una chicca che ho scoperto qualche giorno fa, la Mortadella di Prato, un antico salume toscano purtroppo oggi prodotto solo da un salumificio e da qualche artigiano, ma molto in uso fino agli anni ’50 del ‘900. Come la Mortadella classica anche questa è un salume cotto, e fatto prevalentemente dagli
di Rosita. L’idromele è la bevanda fermentata più antica del mondo, più antica del vino, e nell’antichità era noto come la bevanda degli dei. Le mele non c’entrano: la parola idromele contiene le parola heydor (acqua) e mèli (miele) e lo si trovava prodotto quasi ovunque: oltre all”idromele della Scandinavia vichinga, sono conosciuti un idromele
di Alexander Màscàl.Nelle terre piemontesi, uno degli ingredienti della cucina tipica è l’utilizzo del vino locale, come in questa località del Roero dove si producono il Favorita, l’Arneis, il Roero, senza però tralasciare gli altri vini, e naturalmente il tartufo bianco d’Alba…Siamo sul confine tra Langa e Roero, sulla strada che da Alba conduce a
Nella prima parte dell’approfondimento sui Colori del Cibo abbiamo esaminato alcuni casi in cui la natura usa i colori come avvertimento: per esempio i frutti verdi sono in genere acerbi e quindi aspri e cattivi da mangiare, mentre quelli rossi o gialli o viola sono maturi e zuccherini e quindi buoni. Nello stesso modo la
E’ una ricetta molto particolare in uso in pochi comuni dell’appennino imolese, Tossignano, Fontanelice, Castel del Rio, Casalfiumanese e credo anche Casola valsenio. Sono dei ravioli con ripieno di marroni, spezie, mostarda e cacao amaro, ci solito conditi con olio, pepe e formaggio, un’accostamento dolce-salato molto forte. Dopo un po’ di diffidenza qualche anno fa
di Martino Ragusa. Se vi piace fare i liquori in casa, la primavera è la stagione giusta per preparare il centerbe abruzzese. Ha fama di ottimo digestivo, ed è semplicemente migliore di tanti amari industriali. Le varianti, come sempre accade con le ricette tradizionali, sono tante. Quella che vi propongo è una delle due che
di Martino Ragusa.A Genoano vi consiglio di visitare la norcineria Azzocchi. I salumi sono tutti di produzione propria e artigianale oltre che realizzati esclusivamente con suini italiani. Danilo, il proprietario, è un vero appassionato del suo lavoro ed è molto fiero di avere mantenuto una tradizione familiare che risale al 1830. Nel negozio potete trovare
Eccomi a salutare con voi la prima di ricorrenza del nostro Giornale del cibo: i primi sei mesi di vita. Nessuna celebrazione, per carità, prendo solo un piccolo spazio due grandi ‘grazie’ di cuore. Il primo va a voi lettori che avete mostrato di gradire questo portale che evidentemente ha saputo trovare una sua collocazione
di Martino Ragusa.Rigatoni cacio e pepe, spaghetti alla carbonara, coratella, trippa e puntarelle. Forse in nessun’altra parte d’Italia la ristorazione ha mantenuto l’impronta casalinga e gioviale come nelle cittadine dei Castelli Romani.Ad Ariccia e Frascati sopravvivono ancora le fraschette, osterie dove per pochi euro si mangia bene e alla buona, senza nulla concedere ai comandamenti gastronomici
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