5 cose da sapere se invitate a cena un romagnolo
Chi ha amici romagnoli lo sa: quando c’è da festeggiare, non si tirano mai indietro. E ogni festa che si rispetti è ricca di prelibatezze e accompagnata da un buon vino. Il senso dell’ospitalità di chi viene dalla terra della piadina è tale che c’è chi dice che per distinguere la Romagna dall’Emilia basta entrare in casa: da Imola in sù vi verrà offerta dell’acqua, da Imola in giù un buon bicchiere di vino, meglio se Sangiovese. Campanilismi a parte, sebbene in Romagna sia questione molto sentita, abbiamo deciso di raccogliere alcuni consigli utili su come affrontare una cena con il nostro vulcanico ospite. Già ci siamo occupati di bolognesi, modenesi e ferraresi, è tempo di smettere di zavagliare e andare dritti a cinque cose da sapere se volete invitare a cena un romagnolo.
Invitare un romagnolo a cena: 5 cose da sapere
L’eterna rivalità con l’Emilia
Già abbiamo accennato di quanto sia importante per qualsiasi romagnolo definire la propria identità come diversa da quella dell’emiliano. Il confine non è soltanto una questione geografica, ma coinvolge tradizioni e preferenze anche in cucina. La battaglia si combatte su più fronti e, se volete invitare a cena un romagnolo, fate molta attenzione a prendere la “giusta” parte.
Partiamo da una domanda facile: piadina o tigella? Il romagnolo non esiterà nemmeno un istante prima di scegliere la prima. Tuttavia, una piadina non vale l’altra, ma lo vedremo in un altro punto perché la regina della Romagna chiede per sé il giusto spazio non solo nello stomaco. La disputa continua quando parliamo di pasta ripiena: il tortellino è cosa da emiliani, qui, tra Ravenna e Rimini, si mangiano solo ed esclusivamente cappelletti. Infine, come ogni confronto che si rispetti, è coinvolta anche la scelta del vino: il vino rosso, per un romagnolo, è Sangiovese e, soprattutto, non esiste che sia frizzante. Insomma, amanti del Lambrusco, il nostro consiglio è di lasciare la bottiglia in cantina perché il nostro ospite potrebbe, educatamente, storcere il naso.
Al tajadeli cun ‘e ragù, non ti lascio proprio più
Vera e propria istituzione del territorio, le tagliatelle con il ragù vanno eseguite a regola d’arte. La pasta dev’essere fatta in casa, meglio se stesa con il mattarello di legno – e un vero romagnolo saprà riconoscerlo dalla porosità e dal modo in cui il sugo vi aderirà. Il ragù, d’altro canto, è specialità di ogni azdora: c’è chi, come richiede la tradizione, usa manzo e maiale, chi, invece, impiega solo il maiale e chi prepara un ottimo ragù con la suzèza. Una cosa è certa: un romagnolo farà sicuramente fatica ad apprezzare un ragù senza pomodoro.
Mo’ che bel basterd, no, non è un insulto
Se, in preda all’entusiasmo, il vostro ospite romagnolo dirà, rivolto al vostro pargolo, “Mo’ che bel basterd!” non dovete preoccuparvi. Non sta mettendo in dubbio la paternità del figlio né sta cercando di mettere in crisi la vostra relazione di coppia. Tutto il contrario: sta solamente provando a fare un complimento a quel bel bimbo che ha di fronte.
Basterd, infatti, è solo uno dei modi in cui, in alcune zone della Romagna, si fa riferimento ai più piccoli. Gli altri? Burdel o burdela, per esempio. Se volesse, gentilmente, prenderlo in giro probabilmente gli darebbe, invece, del patacca!
Ospite avvisato, mezzo salvato.
La sfoglia è rigorosamente fatta in casa
La sfoglia è, in Romagna, una vera istituzione. Di generazione in generazione, sono le nonne e le mamme ad insegnare ai bambini, anche molto piccoli, come impastare, stendere e trattare la pasta all’uovo. Questa gustosa abitudine resiste forte ancora oggi, per la gioia degli amanti della sfoglia home made.
Sempre secondo la tradizione, la ricetta dev’essere “smortadova” ovvero fatta di farina e uova, senza acqua. A questa caratteristica dobbiamo il colore giallo intenso dei molti manicaretti che possiamo preparare. Per citarne solo alcuni, abbiamo tagliatelle, tagliolini, quadrettini, maltagliati, strichetti, malfattini, garganelli, ma anche i cappelletti. Insomma, un romagnolo accoglierà con entusiasmo un menù a tema: “adesso pasta!”.
Romagna che vai, piadina che trovi
Non ci si stanca mai di ripeterlo: la piada è la vera regina della Romagna. Che ci si trovi a Bertinoro oppure a Rimini, varrà sempre la pena sbafarsela. C’è anche chi se la prepara per colazione!
Ognuno poi ha i suoi gusti: c’è chi la preferisce sfogliata e sottile e chi non sa rinunciare a quella più grossa e ricca di lardo. Ecco, se volete invitare a cena un romagnolo, state certi che l’unica piadina che non apprezzerà sarà quella del supermercato. Perché, allora, non sbizzarrirvi ai fornelli per prepararne una vostra deliziosa versione homemade?Insomma, se avete deciso di invitare a cena un romagnolo, sappiate che avete un ospite, per costituzione e tradizione, ottima forchetta, quindi potete sbizzarrirvi, facendo attenzione a non entrare in competizione con la sua mamma che, per tutti, è la miglior cuoca del mondo.
Se il vostro ospite è proprio un riminese DOC, potete approfittare dei consigli che abbiamo raccolto al proposito e, per stupirlo, chiedergli cosa ne pensa dei cinque posti dove possiamo mangiare un buona piadina in città.
Il dado è tratto, diciamo dalla terra del Rubicone, non ci che resta che mangiare come un baghino e goderci la nostra cena!