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Scuola e famiglie insieme contro l’obesità infantile: le riflessioni emerse dal convegno “Crescere a Tavola”

Erica Di Cillo
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    Ieri mattina a Milano, nel corso di un evento organizzato con il nostro editore, CIRFOOD, sono stati presentati i risultati della campagna di sensibilizzazione #CrescereATavola, ideata dalla nostra testata per promuovere la prevenzione dell’obesità infantile e incentivare i corretti stili di vita dei bambini.

    Da aprile a ottobre 2018, infatti, abbiamo collaborato con esperti di settore per realizzare articoli di approfondimento, coinvolto insegnanti di scuola primaria per capire in che modo la scuola si adopera per prevenire il problema e realizzato sondaggi, test e video, coinvolgendo attivamente i nostri lettori e conoscere le loro opinioni sul tema e raccogliere le loro testimonianze.

    Dalla campagna sono emersi dati e considerazioni rilevanti, di cui si è discusso insieme ad alcuni esperti la mattina del 6 novembre. Vediamo insieme i punti salienti affrontati nella tavola rotonda e quali sono stati i consigli che gli esperti hanno dato alle famiglie sull’educazione alimentare dei bambini e sulle pratiche di prevenzione di obesità e sovrappeso nell’infanzia.

    #CrescereATavola: i dati della campagna e i temi emersi

    L’obesità infantile colpisce ancora un numero molto alto di bambini nel nostro paese (il 9,3%) ed è una patologia che pregiudica la vita futura in maniera grave, per questo la prevenzione è fondamentale. L’argomento della campagna ha destato molto interesse nei lettori: “i risultati raggiunti sono superiori a quelli che ci aspettavamo, gli articoli scritti per #CrescereAtavola hanno totalizzato ben 53mila visualizzazioni in soli 6 mesi – ha commentato il Direttore Responsabile de Il Giornale del Cibo, Silvia Trigilio – e le interazioni sono state 63mila. I nostri lettori hanno condiviso le loro opinioni e le loro testimonianze attraverso i social, oppure partecipando al test ‘Quanto è sana l’alimentazione di tuo figlio?’, che abbiamo costruito con l’aiuto di una nutrizionista”. In questo modo è stato possibile farsi un’idea delle abitudini alimentari dei bambini italiani.

    “Dai commenti dei nostri lettori – ha aggiunto il Direttore – è emerso che molti includono tra le principali cause del sovrappeso e dell’obesità infantile la disattenzione o la mancanza di tempo da parte delle famiglie, spesso poco propense a educare i figli ai corretti stili di vita, per pigrizia, o poco informate. Di contro, alcuni genitori riconoscono l’importante ruolo educativo della scuola, evidenziano anche delle responsabilità da parte dell’istituzione scolastica. Infine, grazie ai dati raccolti con un sondaggio su Facebook, è apparso molto chiaro il legame tra disponibilità economica e obesità: una ridotta capacità di spesa da parte delle famiglie non garantisce un’alimentazione sana”.

    Dopo aver dato voce alle famiglie, la campagna si è concentrata anche su un altro attore fondamentale nell’educazione dei bambini: la scuola. Dalle interviste alle maestre (del nord, centro e sud Italia) è emerso che molte scuole sono all’avanguardia nell’educazione alimentare, aderiscono a progetti ministeriali o addirittura ne attuano alcuni in modo spontaneo, e spesso adottano anche soluzioni antispreco, sensibilizzando i bambini su questo tema. La condivisione del pasto, negli istituti in cui è presente il servizio di mensa scolastica, inoltre, ha un altissimo valore educativo, come sottolineato da una delle insegnanti intervistate.

    Per conoscere nel dettaglio i dati della campagna e scaricare le slide dell’intervento, cliccate qui.

    Obesità, la prevenzione comincia in età pediatrica

    L’obesità è una delle patologie più gravi e diffuse e rappresenta, per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo. Prevenirla fin dall’infanzia è una necessità sempre più stringente, e gli interventi sono tanto più efficaci quanto più il bambino è piccolo. Nel nostro paese il fenomeno è in diminuzione, ma interessa ancora un bambino su 3.

    “L’obesità è una patologia sistemica, che colpisce cioè tutti gli apparati – ha sottolineato infatti il dottor Giuseppe Banderali, Direttore UO Neonatologia e Clinica Pediatrica Santi Carlo e Paolo di Milano – costituisce un fattore di rischio per i disturbi del comportamento alimentare. I danni che questa malattia causa, inoltre, dipendono dall’età in cui si manifesta, per questo motivo è necessario affrontarla e prevenirla durante la prima infanzia, è questo il compito di noi pediatri.

    La nostra valutazione del bambino deve essere globale, non basta soltanto calcolare le calorie che ingerisce e che consuma, ma occorre tenere conto, per esempio, anche degli orari dei pasti e di altre abitudini. In Italia per fortuna abbiamo una classe pediatrica molto forte, che deve permetterci di identificare presto i problemi legati al peso dei bambini”.

    Nel suo intervento, il medico ha evidenziato un miglioramento rispetto al passato, per quanto riguarda la sensibilità delle famiglie ai temi della prevenzione, ponendo l’accento su come questi comportamenti si manifestino fin dal primo momento davvero significativo per il bambino, l’allattamento al seno. “Rispetto a 30 anni fa, oggi sono molte di più le mamme che allattano al seno – ha affermato – si tratta di un sistema biologico, in cui si esplica il rapporto psicologico tra mamma e bambino, che avrà ripercussioni sullo sviluppo e sul benessere del futuro adulto”.

    La capacità ricettiva tipica dell’infanzia è un’arma a doppio taglio e può portare ad acquisire abitudini alimentari errate e dannose, così come comportamenti corretti: per questo motivo, è fondamentale per i bambini crescere in un ambiente in cui ci siano esempi virtuosi da seguire, ha sottolineato Banderali. “Ricordiamo sempre che il bambino è molto più vulnerabile dell’adulto e non sa gestire il disagio che può derivare dalla distorta percezione del corpo: per questo può essere stigmatizzato dalla società, come accade ad esempio a scuola. Anche noi medici dobbiamo educarci a gestire sempre meglio i bambini con problemi legati al peso, usando le parole giuste nel rapportarci a loro. Dobbiamo lavorare su concetti positivi, evitando di presentare la dieta associandola alla negazione, che potrebbe avere ripercussioni psicologiche, ma puntando, per esempio, sulla scoperta di nuovi sapori e sulla sostituzione di alcuni cibi con altri”.

    Banderali si è soffermato infine su un altro tema affrontato dalla campagna Crescere a Tavola e molto caro a Il Giornale del Cibo, la correlazione tra obesità e povertà. “Le evidenze scientifiche internazionali a riguardo sono ormai numerose – ha affermato – chi ha meno disponibilità economica molto spesso mangia male, per questo è necessario che istituzioni e aziende agiscano insieme”.

    Infine, ha sottolineato ancora una volta come le cause dell’obesità siano molteplici e alcune di natura genetica, ma che per fortuna, attraverso l’adozione di un un corretto stile di vita fin dall’infanzia, oggi sappiamo che è possibile agire sulla predisposizione ad alcune patologie, come dimostrano gli studi di epigenetica”.

    Chi volesse consultare i numeri dell’obesità infantile, può consultare le slide dell’intervento a questo link.

    Il mercato del cibo tra comunicazione e fake news

    L’aumento esponenziale della popolazione urbana e la crescita dei consumi di cibo pronto, lavorato a livello industriale, ha portato a un allontanamento dalla dimensione materica e “reale” del cibo, percepito non più come una risorsa di cui abbiamo bisogno per vivere in modo sano, ma come uno dei tanti prodotti che troviamo esposti negli scaffali della grande distribuzione. “Oggi viviamo in un controsenso – ha affermato Giorgio Donegani, tecnologo Alimentare, Consigliere e Past President di Food Education Italy – abbiamo accesso a tante informazioni e sappiamo come alimentarci in modo sano, ma affrontiamo il rapporto col cibo con estrema ansia, si entra al supermercato quasi come in un percorso di guerra”.

    Donegani ha analizzato l’alimentazione a partire da 3 macro determinanti: il rapporto col cibo, il sistema di valori, i nuovi contesti comunicativi, per parlare di come la nostra prospettiva, e di conseguenza il nostro modo di vivere, si è modificato. Come ben sappiamo, gli animali che vivono allo stato selvaggio sono sempre in perfetta forma, mentre per gli esseri umani non accade altrettanto. “Gli animali si nutrono – afferma il tecnologo alimentare – per gli uomini il nutrimento è solo una parte dell’atto di mangiare. Per noi il cibo è piacere, obbediamo alla golosità culturale”.

    Ciò a cui assistiamo quotidianamente è un processo che va avanti già da alcune decine di anni e consiste in un drastico cambiamento del sistema di sistema di valori legato al cibo, percepito ormai come merce: “basti pensare – ha spiegato Donegani – che nel 2016 negli Stati Uniti sono stati inventati 22.000 nuovi alimenti. Ce n’era davvero bisogno? La varietà offerta dalla natura non ci basta più? Accanto al mercato del cibo c’è poi quello delle diete, e su entrambi la comunicazione ha un forte impatto, portando a una sorta di divisione in alimenti buoni e cattivi, con alcuni cibi che improvvisamente diventano di moda e altri che vengono demonizzati”.

    Ma come si è arrivati a questa situazione? Che cosa ha cambiato per sempre la nostra percezione del cibo e come mai si assiste sempre di più alla diffusione di tante fake news in campo alimentare? “La comunicazione – ha sottolineato Donegani – è diventata sempre più orizzontale: tutti possono dire la loro opinione su ogni argomento, anche quando non possiedono delle competenze. Per quanto riguarda il cibo, il nostro stile di vita ha portato a un deficit di esperienza tra produttore e consumatore, generando un vuoto in cui si insinuano facilmente le fake news e le teorie complottistiche”.

    In questo quadro preoccupante, è assolutamente necessario informarsi il più possibile, ma anche recuperare il valore del cibo: “c’è bisogno di rivedere il dialogo tra i diversi attori della filiera, a partire dal rapporto con i bambini – ha concluso Donegani – il mercato li vuole consumatori acritici, invece devono diventare cittadini consapevoli, e in questo la scuola e la ristorazione scolastica hanno un ruolo chiave. Bisogna lavorare sul gusto, sulla qualità degli alimenti, generando inoltre la consapevolezza che il cibo deve fare bene a me ma anche al pianeta e a chi lo produce”.

    A questo link, è possibile consultare le slide dell’intervento.

    Scuola e ristorazione: un’opportunità educativa di valore

    Tra gli argomenti affrontati già in passato su Il Giornale del Cibo c’è la composizione del menù delle mense scolastiche: a parlarne durante l’evento di Milano è stato Luca Brambilla, Direttore Commerciale ristorazione scolastica CIRFOOD, che ha spiegato nei dettagli tutti i passaggi che portano alla definizione e alla realizzazione dei piatti serviti nelle scuole. Per prima cosa, come ha ricordato Brambilla, la scuola o il comune (enti committenti) scelgono il tipo di servizio di cui vogliono usufruire e definiscono i requisiti della gara d’appalto. L’impresa di ristorazione che vince l’appalto deve svolgere il servizio rispettando le normative in vigore e i termini del contratto. Per quanto riguarda il menù nello specifico, è l’Azienda Sanitaria Locale (Asl), sulla base delle linee guida del Ministero, a fornire le direttive alle imprese di ristorazione, nel rispetto degli standard igienico-nutrizionali: in questo modo, la ristorazione scolastica garantisce che i pasti serviti siano equilibrati e preparati con ingredienti di qualità. L’impresa di ristorazione è un partner degli enti committenti, mettendo anche a loro disposizione un team di dietiste e nutrizioniste che possono collaborare per garantire la massima qualità del servizio erogato.

    Brambilla ha posto poi l’accento sulle tre fondamentali funzioni delle mense scolastiche, sociale, educativa e nutrizionale. “Feed the future, nutrire il futuro (il motto di CIRFOOD), può sembrare ambizioso, ma rispecchia i nostri obiettivi, il nostro impegno verso le giovani generazioni. La scuola può davvero essere il terreno giusto per imparare a mangiare in modo sano, affiancando in questo compito i genitori”.

    Brambilla ha inoltre sottolineato come oggi il problema di quasi tutte le famiglie sia la mancanza di tempo da dedicare all’acquisto degli ingredienti e alla preparazione dei pasti, spiegando che, in piccolo, la ristorazione scolastica può offrire degli strumenti utili che aiutino le mamme e i papà. “Ci sono delle app collegate al servizio mensa, ad esempio, che suggeriscono cosa cucinare la sera in base a ciò che i bambini hanno mangiato a pranzo, per garantire una dieta equilibrata. I nostri menù vengono studiati dagli esperti delle Asl locali, proprio per fornire gli apporti ideali di nutrienti, nel rispetto delle indicazioni più aggiornate”.

    La mensa scolastica, però, sviluppa anche un altro aspetto fondamentale per i bambini, la socialità, come ha ricordato Brambilla: “la mensa significa condivisione, stare insieme, in un contesto nel quale si può imparare a mangiare anche ciò che non piace, ma che invece altri bambini apprezzano, facendo leva sulla curiosità”.

    L’impegno verso i più alti standard qualitativi e nella formazione del personale da parte dell’azienda è svolto nell’idea di offrire non solo un servizio, ma contribuire anche allo sviluppo di un corretto approccio al gusto e al consumo consapevole di bambini e ragazzi. È questa, ad esempio, la filosofia alla base anche del progetto Food Shuttle che, come ha spiegato Brambilla, “coinvolge gli alunni delle scuole primarie e prevede l’utilizzo dei 5 sensi per scoprire com’è fatto il cibo. Attraverso questa vera e propria navicella spaziale, i bambini possono vedere e toccare il cibo, scoprire da dove viene e alla fine produrre un minestrone (il cibo tradizionalmente meno amato dai più piccoli), usando anche gli scarti per realizzare delle barrette energetiche. Un gioco costruttivo e un progetto ambizioso – conclude – realizzato in collaborazione con l’architetto Francesco Bombardi e la Fondazione Reggio Children, che attraverso l’interattività permette di scoprire il valore degli alimenti e del territorio”.

    Le slide dell’intervento sono disponibili a questo link.

    Educare i bambini a tavola (e non solo) attraverso il buon esempio

    L’educazione alimentare delle nuove generazioni è un compito che, naturalmente, spetta in primis ai genitori, come abbiamo già sottolineato anche nel corso della campagna #CrescereATavola. Come renderla, però, davvero efficace? A rispondere è stata Erica Liverani, mamma e Chef, vincitrice della quinta edizione di MasterChef Italia, madrina della campagna #CrescereATavola: “i figli sono una missione e la loro educazione, alimentare e non, è un nostro compito. Non bisogna usare dei trucchi per fare in modo che mangino determinati cibi, ma semplicemente dare il buon esempio e renderli partecipi, stimolare la loro curiosità”.

    Affidare ai bambini un ruolo attivo in cucina permette loro di imparare in modo consapevole, attraverso l’esperienza diretta, come abbiamo ricordato nel corso della campagna, sottolineando anche l’importanza di pranzare e cenare tutti insieme in famiglia. “Cerco sempre di coinvolgere Emma quando faccio la spesa, pulisco e preparo da mangiare – ha spiegato la Liverani – provo a suscitare in lei curiosità verso nuovi piatti e nuovi sapori, e vedo che la bambina assorbe tutto ciò che vede fare da me e dagli altri adulti. Dobbiamo sempre ricordarci che cucinare con i bambini significa insegnare loro a mangiare bene, ma significa anche insegnare a vivere bene, più in generale”. Si tratta di attività che richiedono del tempo, come aveva già evidenziato Brambilla nel suo intervento, ma la Liverani ha ricordato ancora una volta che il genitore ha una responsabilità nei confronti del proprio figlio. “È molto comodo lasciare i bambini davanti a tablet e altri dispositivi, tenerli buoni mentre noi facciamo altro – ha commentato – ma in questo modo non forniamo loro gli strumenti per orientarsi e vivere nel mondo, perché non potranno sempre dipendere da noi”.

    Educazione alimentare per la chef vuol dire anche insegnare al bambino da dove vengono gli alimenti e come sono fatti, cercando fin dall’infanzia di colmare il vuoto tra produttore e consumatore a cui ha fatto riferimento Donegani nel suo intervento. “Sono cresciuta in campagna – ha raccontato la Liverani – e anche ora che vivo in città cerco di far conoscere a mia figlia da dove viene la carne o la verdura che mangiamo e che processi subisce. Dobbiamo assolutamente rendere partecipi i nostri figli della nostra esperienza”. E conclude sottolineando che “c’è tanta informazione oggi, in ambito alimentare, ma spesso vedo che arriva soltanto in contesti che sono già preparati e predisposti culturalmente. Molti genitori, invece, restano saldi sulle loro posizioni, perché in qualche modo vogliono proteggere i figli da ciò che non conoscono, e non si prendono neanche delle responsabilità: spesso si comportano così anche quando i bambini hanno problemi di sovrappeso e obesità, non riescono a riflettere su cosa stanno sbagliando, ma cercano delle scusanti, scaricano la colpa su qualcun altro”.

    Quello che tutti i relatori hanno evidenziato nei loro interventi è il bisogno di un’azione congiunta da parte di famiglie, scuola e altre istituzioni per combattere l’obesità infantile e incentivare un’alimentazione sana ed equilibrata, il presupposto migliore per una vita sana. Le competenze e i mezzi a disposizione sono tanti, ma occorre soprattutto aumentare la consapevolezza dei genitori, facendo in modo che siano in grado di trasmetterla ai loro figli.

    Le domande del pubblico

    Il convegno è stato trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook de Il Giornale del Cibo, dove potete trovare anche il video in versione integrale. Al termine dell’incontro, agli esperti sono state sottoposte le domande del pubblico, insieme ad altre emerse nel corso della campagna. Tra i dubbi sollevati dai genitori, alcuni riguardavano la mensa scolastica: “Il menù contiene troppe proteine?”, “A mensa viene concesso il bis?”; ma anche l’alimentazione dei più piccoli (“Si possono utilizzare il sale e lo zucchero nella preparazione dei piatti per bambini?”), i metodi di conservazione, il consumo di latticini. Nel video troverete le risposte che i relatori hanno fornito, tornando a chiarire alcuni punti relativi all’organizzazione del menù scolastico e alle buone pratiche in ambito alimentare.

    Trovate tutti gli articoli della nostra campagna nella sezione Crescere a tavola de Il Giornale del Cibo e il video integrale del convegno sulla nostra pagina Facebook.

    Erica è nata in Molise ma da undici anni vive a Bologna, dove lavora come web writer, social media e content manager freelance. Il suo piatto preferito sono le polpette, perché prepararle la mette di buonumore. Nella sua cucina non devono mancare la salsa di soia e un wok per saltare le verdure e organizzare al volo una cena.

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