Chi ha inventato gli spaghetti? Storia e origini di un piatto simbolo dell’Italia

Mara D'Angeli
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    Quando si pensa ai piatti tipici della tradizione italiana gli spaghetti sono senz’altro in cima alla lista, soprattutto se ci riferiamo alle preparazioni per cui la nostra cucina è più riconosciuta all’estero. Ma siamo davvero sicuri di conoscerne le origini? Quando e chi ha inventato gli spaghetti? E, soprattutto, sono nati in Italia o in Cina, come ipotizza qualcuno? 

    Dopo aver parlato di com’è nata la pizza, altra pietanza che ci ha resi famosi nel mondo, andiamo quindi alla scoperta della storia degli spaghetti!

    Chi ha inventato gli spaghetti? Sulle tracce della loro storia 

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    La storia degli spaghetti, inevitabilmente, si intreccia con quella della pasta stessa, alimento centrale della cucina italiana, le cui radici sono molto antiche. Non è facile definire con certezza quale sia stato il primo popolo a inventarla. La pasta sarebbe stata conosciuta già da Greci, Etruschi e Romani: varie testimonianze storiche parlano delle lagane, ad esempio, preparazione realizzata con sfoglia di pasta sottile che può essere considerata un’antenata delle lasagne che oggi conosciamo. 

    Una cosa sembra ormai chiara, però: la storia secondo cui sarebbe stato Marco Polo a portare in Italia gli spaghetti, al rientro da un viaggio in Cina nel 1295, è un falso mito. Si tratta di una leggenda piuttosto famosa che sembra nascere da un’interpretazione sbagliata degli scritti dell’esploratore, in cui si parla di un “albero del pane”. Probabilmente il riferimento era alla palma di sago, che produce una sostanza amidacea che ricorda la pasta, ma che non lo è. 

    Se gli spaghetti hanno un’origine diversa, dunque, da chi sono stati inventati? Quando appaiono per la prima volta in Italia? 

    La comparsa degli spaghetti in Italia, tra Sicilia e influenze arabe

    Secondo testimonianze precedenti al viaggio di Marco Polo, questa preparazione in Italia sarebbe esistita già un secolo prima. Per la precisione, è nell’assolata Sicilia che troviamo quelli che potrebbero essere i primi spaghetti. La documentazione risale al 1154, quando il geografo arabo Al-Idrisi parla di una località nei dintorni di Palermo, Trabia, dicendo che in quel luogo veniva prodotta una pasta a forma di fili che veniva chiamata triyah, dall’arabo itrija, termine che ancora oggi si ritrova in diversi dialetti pugliesi e siciliani (pensiamo ad esempio al piatto “ciceri e tria”, ricetta della tradizione pugliese). 

    In tutto questo avrebbe avuto un ruolo significativo l’influenza araba. Sarebbero stati proprio gli arabi, infatti, durante la dominazione della Sicilia, a trasmettere la tecnica per l’essiccazione della pasta, che probabilmente praticavano già per l’esigenza di conservare scorte di cibo durante gli spostamenti nel deserto. 

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    Noodles cinesi: quando nascono e come si differenziano dagli spaghetti nostrani?

    Secondo gli storici, dunque, in Italia la pasta secca arriva tramite la Sicilia grazie agli arabi. Che dire invece della Cina e, in particolare, dei noodles cinesi? Quando è nato questo tipo di pasta dall’aspetto tanto simile agli spaghetti nostrani? 

    Ebbene, i noodles avrebbero un’origine ancora più antica: questa preparazione nata in Cina, infatti, risalirebbe a ben 4.000 anni fa. Sebbene assomiglino molto agli spaghetti, i noodles differiscono per gli ingredienti, la preparazione e il tipo di ricette in cui vengono impiegati. Se gli spaghetti sono realizzati con farina di grano duro, i noodles – ingrediente centrale del ramen giapponese – possono essere prodotti a partire da molteplici farine diverse  (ad esempio di riso, patate, grano saraceno, amido di fagioli o alghe). Inoltre sono tagliati direttamente da una sfoglia di pasta, mentre gli spaghetti vengono sottoposti a trafilatura meccanica. Non è facile definire i rapporti che, nel corso della storia, possono esserci stati tra la tradizione gastronomica cinese e italiana legata alla pasta, tuttavia si pensa che i due filoni si siano sviluppati indipendentemente l’uno dall’altro. 

    L’evoluzione della pasta, fino alla nascita degli spaghetti al pomodoro

    Nonostante la diffusione della produzione in varie regioni come Sicilia, Liguria e Campania, dove il clima favorisce l’essiccazione della pasta (altre parti del Paese, avendo un clima diverso, rimarranno invece più legate alla pasta fresca), fino alla fine del Cinquecento il consumo di questo alimento non è ancora molto comune tra le persone meno abbienti, anche per via del costo elevato. La situazione cambia a partire dal Seicento, soprattutto grazie all’utilizzo di strumenti come la gramola e il torchio meccanico, con i quali la produzione di pasta aumenta, i costi diminuiscono e crescono i consumi. In particolare, il XVII secolo vede un incremento dei pastifici nel Napoletano. 

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    E gli spaghetti al pomodoro quando appaiono sulla scena? Quando si immagina un piatto di spaghetti, infatti, di solito si pensa alla versione più classica, quella con sugo al pomodoro, una vera icona della cucina italiana! Non tutti forse sanno, però, che si è dovuto attendere un po’ per questo matrimonio felice. Giunto dall’America, infatti, inizialmente il pomodoro è stato colto con una certa diffidenza e ci è voluto tempo per comprenderne appieno le potenzialità gastronomiche. Quindi, come venivano conditi gli spaghetti prima di usare questa prelibatezza? Oltre al solo formaggio, che era uno degli ingredienti più comuni, si utilizzavano pepe, uovo, spezie e condimenti agrodolci. Altro particolare interessante, anche se riguarda un aspetto diverso, sono le tempistiche di cottura che erano piuttosto lunghe rispetto a quelle odierne. 

    Il connubio con il pomodoro avviene solo in tempi molto recenti. Il primo a inserire il pomodoro in un piatto di pasta, infatti, è Francesco Leonardi agli inizi dell’Ottocento, nella seconda edizione dell’Apicio Moderno.

    Quando è nato il nome “spaghetti”?

    Un’ultima curiosità riguarda il nome stesso: sapevate che gli spaghetti non sono sempre stati chiamati così? Per anni sono stati definiti genericamente “maccheroni”: la parola “spaghetti”, che forse nasce dalla somiglianza tra lo spago e questo formato di pasta, si trova per la prima volta nel 1819 nel Dizionario della lingua italiana

    La storia degli spaghetti è un’altra dimostrazione di come, dietro ai piatti che mangiamo tutti i giorni, spesso si nascondono storie curiose e complesse. Come abbiamo visto parlando delle ricette nate per caso, infatti, l’origine di molti cibi si perde nel passato e ricostruire le fila che li hanno portati a noi può essere una sfida difficile, ma interessante, ancor più se pensiamo che si tratta di un viaggio che ci permette di capire come culture e tradizioni diverse si sono incontrate, e influenzate a vicenda, nel corso dei secoli.

    E voi conoscevate le origini degli spaghetti e come sono stati inventati? Vi vengono in mente altre curiosità in merito? Scrivetecelo nei commenti!


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    Nata a Rimini, ha trascorso gli anni universitari a Urbino dove, tra una lezione e l’altra, si è innamorata della mitica crescia: ora, quando le chiedono cosa preferisca tra crescia e piadina… be’, non sa proprio decidere! Da qualche anno vive a Riccione, vicino a Rimini, e lavora come web writer e revisore di contenuti. Il suo piatto preferito è la pasta asciutta, in tutte le forme e le salse, perché un buon piatto di pasta… ti cambia la giornata. In cucina per lei non può mancare una bella porzione di verdura di stagione, condita con olio d’oliva.

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