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Rejuvelac: cos’è e come preparare in casa questa bevanda

Carmela Kia Giambrone
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    Il Rejuvelac è una bevanda scoperta di recente. Negli anni ‘40 del secolo scorso, grazie ad Ann Wigmore, una pioniera controversa di pratiche olistiche applicate alla salute umana, che si fece grande promotrice della fermentazione di diversi vegetali. 

    È facile da realizzare e molto economico, dovrete solo procurarvi alcuni utensili tipici di una cucina vegana. Oggi scopriremo insieme il rejuvelac nella ricetta classica e in una variante realizzata a partire dal cavolo. 

    Rejuvelac: la ricetta classica 

    rejuvelac ricetta fermentata

    ocphoto/shutterstock.com

    Conosciuto anche come acqua enzimatica, il Rejuvelac è ottenuto dalla fermentazione dei chicchi germogliati di cereali o semi, quail grano, avena, semi di sesamo, semi di chia, quinoa, segale, miglio o riso integrale. La germinazione dei semi quiescenti che in talune condizioni controllate di umidità e temperatura attivano gli enzimi di attivazione e crescita, permettono così di ottenere la bevanda. Come tutti gli alimenti fermentati, il Rejuvelac rafforza il sistema immunitario e le difese naturali dell’organismo; è utile, inoltre, per ridurre e prevenire meteorismo e flatulenza ed in grado di supportare beneficamente diversi disturbi a livello digestivo, come pesantezza e digestione difficile. Ecco come prepararlo facilmente in casa.

    Ingredienti:

    • seme o cereale scelto (grano, avena, semi di sesamo, semi di chia, quinoa, segale, miglio o riso integrale)
    • acqua declorata
    • un barattolo di vetro
    • un barattolo di vetro da 1 lt
    • una caraffa di vetro
    • un colino
    • un telo in tessuto
    • un elastico

    Procedimento:

    1. Sciacquate e scolate i semi o i cereali usando un colino fine direttamente sotto il rubinetto dell’acqua fredda. 
    2. Mettete i semi o i cereali in un barattolo di vetro ben pulito e riempitelo di acqua declorata. 
    3. Lasciateli in ammollo per una notte
    4. Trascorso questo tempo, scolateli e coprite il barattolo di vetro con un tessuto di cotone fissato con un elastico e lasciateli germogliare per 2 o 3 giorni ad una temperatura non superiore ai 25 °C. 
    5. sciacquate due o tre volte al giorno, fino a quando non inizieranno a comparire i primi germogli.
    6. Mettete quindi i germogli  in un barattolo da 1 litro,  riempitelo per metà di acqua e lasciate la parte superiore vuota, in modo che l’aria possa a circolare. 
    7. Fate riposare 3 giorni, fino a quando noterete che l’acqua diventerà torbida e inizieranno a formarsi piccole bollicine.
    8. Ecco pronto il rejuvelac: il suo sapore dovrà essere fresco e leggermente acidulo. 
    9. Filtrate il rejuvelac dai germogli e conservatelo in una caraffa di vetro chiusa in frigorifero per una settimana circa.
    10. Ricordate che gli stessi germogli possono essere utilizzati per un paio di volte, così da produrre ancora nuovo Rejuvelac.

    La ricetta del Rejuvelac di cavolo

    rejuvelac ricetta preparazione

    Heike Rau/shutterstock.com

    Una ricetta diversa dal classico Rejuvelac di semi o cereali ma altrettanto utile, buona e fresca. Abbiate l’accortezza di scegliere un cavolo cappuccio proveniente da agricoltura biologica o biodinamica proprio come fareste per un’altra preparazione fermentata tipica della cucina macrobiotica: gli insalatini.

    Ingredienti: 

    • ½ cavolo cappuccio 
    • 2 tazze di acqua declorata

    Procedimento:

    1. Tagliate grossolanamente il cavolo fresco e unitelo all’acqua in un mixer quindi azionatelo a bassa intensità per pochi secondi, fino a quando non otterrete un composto piuttosto omogeneo.
    2. Ponete questo impasto in un barattolo sufficientemente ampio da permettere uno spazio vuoto per il ricircolo d’aria nella parte superiore.
    3. Coprite con un tessuto fissato da un elastico e lasciatelo riposare a temperatura ambiente per 3 giorni.
    4. Trascorso questo tempo filtrare il cavolo e conservate il liquido: questo sarà il rejuvelac.
    5. Conservate sempre ½ bicchiere di rejuvelac come starter per il ciclo successivo, questo vi permetterà di ottenere del nuovo rejuvelac in solo 1 giorno invece che in 3.
    6. Il rejuvelac avrà un sapore simile al kefir d’acqua, se invece ha cattivo odore o colori anomali, molto probabilmente è avvenuta una contaminazione quindi non consumatelo e ripetete l’intero procedimento facendo più attenzione alle norme igieniche.

    Ecco quindi che abbiamo scoperto quanto è facile, veloce ed economico produrre del rejuvelac in casa. In fondo basterà solo procedere con cura, rispettando igiene e pulizia e dando il tempo al processo fermentativo di compiere il suo lavoro, ottenendo così una meravigliosa e utilissima bevanda enzimatica freschissima. Da sperimentare assolutamente, non credete?

     

    Carmela è nata a Bergamo e vive poco lontano da Milano. È una giornalista e si occupa da molti anni di alimentazione naturale, autoproduzione, ambiente e sostenibilità, tematiche che tratta anche nel suo blog equoecoevegan.it. "Adoro l’hummus di ceci e le patate, sotto ogni forma possibile", dichiara, mentre gli elementi che non devono assolutamente mancare in cucina per lei sono il coraggio ed un buon frullatore ad immersione, "perché l’improvvisazione necessita certo di idee ma soprattutto di strumenti pratici da utilizzare".

    2 risposte a “Rejuvelac: cos’è e come preparare in casa questa bevanda”

    1. guido ha detto:

      Buongiorno. Da anni fermento in vari modi e mi occupo e scrivo di food policies, di biodiversità e benessere dell’ambiente. Ho letto qulche centinaio di post sul rejuvelac, e se ne parla dal 2009 nei blog anche grazie al famoso libro di Miyoko. Ora mi sono soffermato su questo post perchè trovo che sia davvero ben scritto e volevo complimentarmi.
      Anche se sono passati 3 anni dalla stesura volevo chiedere quale destinazione fare dei germogli fermentati, al di là di poterli usare due volte, cioè se c’è esperienza creativa nel riuso dei germogli a fine ciclo di fermentazione

      grazie
      Guido Cortese

      • Redazione ha detto:

        Ciao Guido,
        purtroppo la redattrice che ha curato l’articolo, e che sperimentava tutto in prima persona, raccontandoci la sua esperienza, non collabora più con il giornale, per cui non ci è possibile risponderti sul riuso creativo dei germogli. Ci fa molto piacere, comunque, che tu abbia apprezzato il nostro contenuto e speriamo continuerai a seguirci!

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