È possibile avvicinare i bambini al cibo sano tramite la meditazione mindfulness?
Vi abbiamo raccontato della recente iniziativa di Donald Trump contro la sana alimentazione nelle scuole e del progetto della frutta al posto delle merendine lanciato a Bologna tra le critiche di alcune famiglie. La tesi di fondo di queste chiusure, che appaiono singolari, è sempre la stessa: i bambini non amano frutta e verdura. Siamo d’accordo: certamente seguire la golosità (comune anche agli adulti) e proporre cibi sapidi e zuccherati, come snack, hamburger e bevande, risulta più facile. Il rischio, tuttavia, è abituare i bambini a pochi sapori e poca varietà, indirizzandoli verso un’alimentazione sbilanciata e non sana. Ecco perché, invece, il ruolo dell’educazione alimentare è fondamentale e coinvolge famiglie e scuole nel tentativo di creare consapevolezza su ciò che si mangia, imparando ad apprezzare un’ampia gamma di sapori, ampliando e migliorando le proprie scelte alimentari. Ma come fare? Non esiste un’unica soluzione. Tra le tante strategie messe in atto, IESCUM – Istituto Europeo per lo Studio del Comportamento Umano – in collaborazione con l’ASL 5 Spezzino e con il Comune della Spezia, ha proposto il progetto di ricerca “Cibo e mindfulness nelle scuole dell’infanzia”, con obiettivo di ridurre la selettività alimentare nei bambini con e senza diagnosi di disturbo dello spettro autistico, attraverso il confronto di diverse tipologie di intervento finalizzate all’incremento del consumo di frutta e verdura. Vediamo meglio di che si tratta.
Mindfulness e cibo: la meditazione come approccio educativo
Il progetto, cui i primi dati sono stati presentati lo scorso 26 aprile, è uno dei tre selezionati e finanziati dalla Fondazione Carispezia attraverso il bando “Ricerca applicata in campo medico 2015-2016”. L’aspetto certamente più interessante ed innovativo della proposta riguarda la modalità di coinvolgimento dei piccoli destinatari del progetto. 450 bambini del territorio spezzino, infatti, sono stati avvicinati alla sana alimentazione attraverso la mindfulness, una pratica basata su antiche tradizioni filosofiche orientali di meditazione, giunta poi in Occidente, dove è stata studiata con approccio scientifico.
Meditazione mindfulness
La lettura scientifica la definisce come un processo basato su attenzione e consapevolezza, per eliminare le sofferenze inutili e le condizioni di disequilibrio, attraverso un lavoro attivo sugli stati mentali, volto al benessere della persona. Gli esercizi prevedono un lavoro sulla respirazione, sull’ascolto, sulla consapevolezza delle sensazioni, sulla concentrazione.
È il professore Paolo Moderato, Ordinario di Psicologia Generale presso l’università IULM di Milano, presidente IESCUM e coordinatore del progetto, a spiegare nello specifico cos’è la mindfulness: “si tratta di una forma di attenzione consapevole non giudicante, descritta clinicamente come il risultato dell’integrazione di quattro processi: accettazione, defusione, contatto con il momento presente e sé, inteso come contesto”.
“Cibo e mindfulness nelle scuole dell’infanzia” coinvolge, oltre ai bambini, 35 insegnanti, 12 educatori, 18 ausiliari, 17 cuoche, oltre a CIR food, l’azienda di ristorazione che copre i costi dei cibi somministrati.
Ma come si è svolto il progetto?
Mindfulness: esercizi e consapevolezza
La tecnica mindfulness ha previsto esercizi di assaggio guidato proposti agli allievi delle scuole spezzine per avvicinarli ai cibi verso i quali hanno sviluppato un rifiuto. Infatti, spiega il coordinatore del progetto: “grazie a ripetuti assaggi si può, nel tempo, modificare la preferenza personale verso quel determinato cibo e se ne può aumentare il consumo”. Ridurre il grado di selettività alimentare significa investire in salute, in quanto il rifiuto di un particolare cibo o di un gruppo di cibi, altera l’equilibrio nutrizionale.
Il progetto ha coinvolto anche un team di ricercatori di IESCUM, coordinati dalla dottoressa Silvia Cau, impegnati su vari fronti: dagli gli interventi a scuola, finalizzati all’esposizione e all’assaggio di frutta e verdura e basati sul gioco e su piccoli doni in funzione di incentivo, fino alle attività di formazione degli insegnanti e dei genitori, volte a mantenere, dopo il progetto, comportamenti alimentari più sani.
Questo approccio è stato utilizzato anche con i bambini con diagnosi di disturbo dello spettro autistico, ma con un’attenzione particolare, che ha previsto interventi mirati, individualizzati e adattati al caso singolo e alle specifiche competenze del bambino.
Un altro aspetto innovativo del progetto riguarda la sua unicità, infatti, come hanno sottolineato ricercatori ed educatori, esistono pochissime applicazioni della mindfulness nell’ambito alimentare in relazione alla fascia d’età 3-5 anni. Per questo motivo l’iniziativa appare di particolare valore, anche perché si pone l’obiettivo di “portare i cittadini del futuro verso stili di vita più sani”.
E i risultati sembrano incoraggianti.
Analisi dei dati e ricaduta sul territorio
I dati raccolti, come spiegato da il professor Giovambattista Presti, associato di Psicologia Generale presso l’Università “Kore” di Enna, vice Presidente IESCUM e responsabile scientifico del progetto, “consentiranno di verificare se effettivamente le strategie che la letteratura scientifica riporta come efficaci lo sono state in questo specifico contesto. La raccolta dati terminerà nel prossimo anno scolastico. Saranno, inoltre, analizzate le abitudini alimentari delle famiglie e sarà confrontata la selettività alimentare in bambini con e senza diagnosi di disturbo dello spettro autistico”.
Il prof. Presti anticipa, tuttavia, qualche primo risultato positivo. Infatti, prima dell’inizio del progetto su mindfulness e cibo, il consumo medio di frutta effettuato nell’intervallo di metà mattina si aggirava intorno ai 40 gr. prima dell’intervento, mentre quello di verdura intorno ai 10 gr. (quantità che sono all’incirca da un quarto a un quinto di quelle giornaliere raccomandate). Alla fine della prima fase dell’intervento, invece, “le quantità si sono innalzate e stiamo verificando se questo comportamento viene mantenuto nel corso del tempo”.
Non ci rimane che sperare che sia così e che crescano sempre più progetti virtuosi legati all’educazione alimentare dei più piccoli. Questo è importante soprattutto in relazione alla salute delle nuove generazioni, tra le quali il tasso di obesità infantile sta raggiungendo livelli “da emergenza”, insieme ai disturbi del comportamento alimentare, sui quali ci ha messo in guardia il prof. Franzoni nella bella chiacchierata di qualche mese fa.