Le donne e la cucina

Adriana Angelieri

martino alla presentazione

Presentato a Ribera il libro Le torri della cucina di Martino Ragusa.

Lunedì 23 aprile, nell’ambito dell’iniziativa “Il maggio dei libri 2012” è stato presentato a Ribera il libro di Martino Ragusa “Le torri della cucina – volume VIII“. L’evento è stato organizzato dalla biblioteca comunale A. Gramsci in collaborazione con la Compagnia del Cibo Sincero di Ribera ai fini di promuovere un approccio culturale al cibo e alla gastronomia.

La presentazione è stata preceduta dalla lettura di alcuni brani in cui gli autori, da Proust a Tomasi di Lampedusa alla più recente Simonetta Agnello Hornby, si sono soffermati in sapienti descrizioni culinarie che evidenziano la potenza evocativa di sapori e odori. È stato ricordato quanto spesso e con quale raffinatezza nel corso della storia la gastronomia sia entrata nelle opere letterarie. In definitiva il messaggio chiave che l’incontro ha lasciato traspirare è che il cibo è cultura. Le torri della cucina è un libro che nasce come resoconto dell’edizione 2011 del Pellegrino cooking festival, svoltosi a Marsala dal 30 settembre al 1 ottobre e avente come tema “Le donne e la cucina”. Nel corso della manifestazione dieci grandi cuoche, prendendo spunto da esperienze personali  e utilizzando approcci culinari diversi, hanno proposto le loro ricette più amate per approdare infine ad un menu unico ed equilibrato.

il pubblico alla presentazioneDurante la presentazione l’autore stesso ha ampiamente esposto le tematiche trattate nel libro. Tutt’ora, se si parla di cucina ad alti livelli, la donna è fortemente penalizzata. Il cuoco è il genio creativo, l’artista. Lo stesso sostantivo, se declinato al femminile fa un effetto diverso: la cuoca è la massaia, la casalinga particolarmente brava a destreggiarsi ai fornelli o, nel migliore dei casi, la cuciniera della trattoria di fiducia. Mai, parlando di una brava cuoca, si pensa istintivamente ad uno chef. Perché? I pregiudizi e le perplessità sulle cuoche non sono cosa recente, tanto è vero che la storia non ci tramanda molti nomi di donne che si sono distinte in ambito culinario. La più citata di certo è Caterina De Medici, che da appassionata di cibo, apportò importanti quanto poco conosciute novità alla cucina francese. Bisogna aspettare il 1771 affinché venga utilizzato il termine “cuciniera” nel ricettario di Menon, discepolo di François Pierre de la Varenne. Ma forse il primo che riconobbe qualche merito alle donne in cucina fu Pellegrino Artusi. Nel suo libro di ricette per la prima volta dei nomi femminili vengono associati ai piatti e alla loro preparazione. In confronto alla povertà divulgativa dei secoli precedenti, sicuramente quelli del novecento furono anni ricchi. Vale la pena ricordare tre donne, cuoche competenti e scrittrici di raffinata cultura: Ada Boni, autrice del celeberrimo Talismano della Felicità, Amalia Moretti, meglio conosciuta come Petronilla, pseudonimo con cui firmava la sua rubrica “Tra i fornelli” per il Corriere della sera e Anna Gosetti della Salda, che ha diretto per quasi trent’anni la prestigiosa rivista La Cucina italiana. E oggi? Cosa abbiamo ereditato da queste grandi intellettuali della cucina?  Se vogliamo sforzarci di trovare nei palinsesti televisivi italiani qualche esempio di professionalità femminile ai fornelli alla stregua della mitica Julia Child, il panorama è alquanto desolante. Dobbiamo accontentarci di brave presentatrici che si improvvisano goffe cuciniere per soddisfare un pubblico di casalinghe frettolose con poco tempo a disposizione. Antonella Clerici e Benedetta Parodi, pioniere di una cucina mediocre, spicciola e che fa largo uso di surgelati e preparati industriali, sbancano al botteghino, mentre donne competenti e capaci nel settore, come Licia Granello e Elena Cozzella, sono relegate ad un quasi totale anonimato. La situazione è molto diversa in America dove nomi come Alice Waters, Rachel Ray e Ruth Reichl suscitano ammirazione quanto timore per giudizi che si sanno essere competenti e spietati.

Dunque le donne in cucina si trovano davvero a loro agio e lungi dall’essere mere esecutrici di pietanze gustose, ai fornelli sanno essere capaci e creative quanto gli uomini. Troppo tradizionaliste e intimamente legate alla cucina semplice delle mamme e delle nonne? E perché mai dovrebbe essere un capo d’accusa? Certo la cucina di una donna chef è più generosa, buona prima di tutto.  Quella di un uomo chef sarà forse più narcisista ed ego riferita. Secondo un altro luogo comune si dice anche che la donna non sia adatta a dirigere la cucina di un ristorante di lusso perché sono necessarie autorevolezza e resistenza alla fatica. Requisiti questi, che non mancano di certo alle cosiddette “mamme di famiglia”.

Durante la presentazione, l’esibizione di un flautista ha dato l’occasione e lo spunto per una breve riflessione sulle percezioni. La fruizione della musica è stata accostata alla percezione che ognuno ha dei cibi, alla capacità tutta personale di gustare e assaporare, quanto di ascoltare e saper apprezzare la musica. Se si è educati alla cultura del cibo mangiare può diventare una vera e propria esperienza estetica, ed in questo di sicuro non sono ammesse differenze di sesso.

 

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

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