Docg, Doc , Dop, Igt, Igp: il territorio italiano é pieno di eccellenze alimentari, spesso ufficialmente riconosciute come tali, talvolta note solo agli amanti della cultura gastronomica e della buona cucina. Per questo abbiamo deciso di dedicare una sezione ai prodotti che caratterizzano le nostre regioni e i nostri borghi, ma anche agli alimenti e alle preparazioni di alta qualità che occupano un posto privilegiato nella cultura gastronomica e nelle tradizioni di altri Paesi.Vini, birre prodotte artigianalmente, carni, formaggi, paste ripiene e dolci sono solo alcune delle tipologie dei prodotti di cui vi racconteremo ogni cosa: le origini, il territorio di provenienza, le tradizionali tecniche di produzione e lavorazione, gli usi e le curiosità a cui sono legati.
di Martino Ragusa. Quelli che comunemente chiamiamo finocchi sono i “grumoli” commestibili della pianta, formati dalle guaine fogliari larghe, bianche e carnose che si accumulano le une sulle altre attorno a un piccolo fusto conico centrale. Il grumolo emerge a livello del terreno e si può raccogliere nell’arco di tutto l’anno, a seconda della zona
di Martino Ragusa. Per raccontarvi cosa sia l’aceto balsamico dovrò fare un appello speciale alla vostra attenzione. È una storia un po’ complicata, ma se pensate che una boccetta da 100 cc con in etichetta il termine “aceto balsamico” può costare da 2 a 70 euro, capite che l’argomento può interessare sia il vostro palato
di Martino Ragusa. Campotosto è un piccolo paese a 1400 metri di altitudine affacciato su un bel lago artificiale incastonato tra i monti della Laga, nel Parco Nazionale del Gran Sasso. Qui si producono mortadelle che niente hanno a che vedere con quelle di Bologna. Sono invece dei piccoli salumi di forma ovoidale, grandi più
di Martino Ragusa In Val Padana la cultura del maiale non è dappertutto la stessa. E’ sempre maiale, ma cambia il modo di intenderlo al momento di lavorarlo. La più importante di queste “enclaves culturali” si trova nella provincia di Parma, delimitata a est dal fiume Enza, che segna anche il confine con la provincia
di Martino Ragusa. Dal latino torreo (abbrustolire), con riferimento alla tostatura delle nocciole e delle mandorle, il torrone era già conosciuto e consumato dalle classi agiate, come da quelle più povere, al tempo dei Romani, come dimostrano alcuni scritti di Tito Livio. Nel XVII secolo la fama di questo prelibatezza si diffuse ulteriormente grazie alla
di Martino Ragusa. Un ortaggio di nicchia che potete trovare solo in Basilicata è il fagiolo di Sarconi. Sono fagioli dotati di un sapore personalissimo, molto delicati e belli a vedersi perché di diversi colori. Io li ho acquistati in un’azienda agricola di Sarconi che merita di essere visitata non solo per i fagioli ma
di Martino Ragusa. Dallo sloveno guba (letteralmente piega, per via della forma a torciglione di questo dolce), la gubana rappresenta, dal punto di vista culinario, un ponte ideale tra le due tradizioni gastronomiche, quella slovena e quella italiana, o più precisamente friulana. L’origine della gubana è strettamente legata alla vita delle popolazioni che da secoli
di Martino Ragusa. Ad Ampezzo ho chiesto al mio amico Arnaldo Petris cosa facessero dalle sue parti con il latte impoverito dei primi giorni di alpeggio, quando le vacche sono “stracche”, cioè stanche per la transumanza. “O lo facciamo franto oppure lo buttiamo in salamoia. Quella guarisce tutto!” È stata la sua risposta.“Fate il formaggio salato?”
di Martino Ragusa. I cantucci o biscottini di Prato hanno storia assai remota: si pensa che la ricetta risalga al glorioso tempo dei Medici, che a loro volta l’avrebbero recepita dai pasticceri al seguito di Isabella d’Este, di passaggio per Roma. Croccanti e dorati, devono queste caratteristiche ad un impasto a base di farina, uova,
di Martino Ragusa. Il bitto è uno dei più aristocratici formaggi italiani “inventato” intorno all’anno mille da clan celtici che si rifugiarono sulle Alpi Orobiche dopo che i romani li cacciarono dalla Pianura Padana. Esperti mandriani, i celti cercarono la valle più adatta all’allevamento del bestiame e la individuarono in quella del fiume Bitto. Ma
di Martino Ragusa. I Biscotti di Prosto sono fatti con tre soli ingredienti e riescono a richiamare a Prosto di Piuro, un paesino vicino a Chiavenna, schiere di raffinati intenditori. Semplici e inimitabili, tanto che le sole produttrici sono le sorelle Simonetta e Monica Del Curto. Con “sole produttrici” non solo intendo dire che sono
di Martino Ragusa. L’Erbaluce di Caluso, altrimenti detto Albaluce, è il primo vino bianco piemontese ad aver ottenuto la denominazione d’origine. Storicamente, è stato menzionato per la prima volta già nel 1606, in un libro di Giovan Battista Croce. È ottenuto dalle uve del vitigno a frutto bianco Erbaluce, coltivate in una ristretta zona viticola
di Martino Ragusa. Non pensate al Rosso di Montepulciano come al figlio cadetto dei vitigni senesi di Montepulciano, fratello senza terra del Nobile DOC. Il Rosso è altrettanto nobile, dal punto di vista gustativo: così come a Montalcino è possibile ricavare da un unico vigneto due vini a denominazione di origine controllata, così anche a
Sono in molti a preferire la preparazione casalinga quando si tratta d liquori, il motivo è semplice: la scelta degli ingredienti freschi è assicurata e il sapore è tutta un’altra cosa. Ogni regione italiana possiede almeno una bevanda alcolica tipica: basti pensare al centerbe abruzzese o alla grappa veneta. Il Ratafià di Mandarino Quando si parla di
di Martino Ragusa. Il Bardolino DOC è un vino che proviene da una lista molto precisa di comuni del territorio gardesano veronese, stilata nel 1968. Una zona collinare decisamente favorevole alle coltivazioni vinicole, grazie al clima mite, addolcito dall’influenza benefica del Lago. Diverse uve concorrono a costituire il Bardolino e ognuna aggiunge una personale impronta
di Alex Castelli. In Irlanda il consumo pro capite di birra supera gli ottanta litri l’anno. Non è poco, certo, ma il vero primato sta nel fatto che quasi tutta è consumata alla spina, nei rinomati pub irlandesi, e che il dominio tra le case produttrici è saldamente in mano alla Guinness. La fabbrica della
di Martino Ragusa. Io lo uso in cucina come tutti e in salotto come test empirico di personalità. Secondo quanto ho osservato finora, chi afferma di detestarlo nell’80% dei casi è spaccaballe. Provare per credere. Se anche voi lo detestate, di sicuro rientrate ne 20%! Tornando in cucina, il colore della tunica che ricopre ogni
di Martino Ragusa. Una caratteristica della nostra Italia, è la possibilità di lanciarsi in accostamenti raffinati, sperimentazioni e prove. Io ho trovato eccellente l’accostamento tra l’affumicato di Sauris e la “Zahre Beer”, una notevole birra artigianale, integrale e non filtrata, prodotta a Sauris di Sopra dai giovani fratelli Massimo e Sandro Petris in società con
di Martino Ragusa. Alberello sempreverde chiamato anche lauro, ha foglie aromatiche di consistenza coriacea. Nell’antichità classica l’alloro era sacro ad Apollo e con le sue foglie intrecciate venivano incoronati i poeti, i generali, i geni, i saggi e gli atleti vittoriosi. Oggi finisce più spesso in testa ai laureati e nelle tasche degli aspiranti tali:
Compila il form e iscriviti ora alla newsletter de Il Giornale del Cibo. Riceverai ogni giovedì una selezione degli articoli, delle ricette e degli eventi più rilevanti della settimana sul mondo del food e dintorni.