Anche il biologico è vittima delle fake news?
L’agricoltura biologica ottiene sempre più il favore dell’opinione pubblica, confermando e rafforzando un trend costante negli ultimi anni. L’attenzione dei media e la curiosità dei consumatori, però, favorisce anche la proliferazioni di un’informazione non di rado superficiale e incompleta, che ostacola la comprensione di temi complessi. Di conseguenza, il biologico soffre le fake news, che sul Web si diffondono rapidamente e senza controllo. Anche se il mondo scientifico e produttivo non condivide unanimemente i vantaggi di questo metodo agricolo, infatti, sul bio pesano critiche talvolta prive di fondamento, tema discusso in un dibattito all’ultima edizione del Sana. Ma quali sono le bugie da respingere e come riconoscere le fake news? Qual è la verità sul bio? In questo approfondimento presenteremo i contenuti della conferenza di Bologna e cercheremo di saperne di più.
Biologico e fake news: gli antefatti
Come accade per l’acquacoltura, anche il biologico è preso di mira dalle fake news. In genere, questa forma di cattiva informazione viene costruita partendo da aspetti reali o verosimili, presentati però in modo incompleto e fuorviante, talvolta di proposito. Ormai è noto, peraltro, che si tratta di un meccanismo di distorsione con ripercussioni su tutti gli ambiti dell’attualità, a partire dalle implicazioni più serie di carattere politico e sociale. Sulla comunicazione alimentare, ad ogni modo, questo fenomeno grava particolarmente, contribuendo a propagare sfiducia e allarmismi ingiustificati, come abbiamo visto più volte nei nostri articoli. L’agricoltura biologica, nella fattispecie, viene di volta in volta attaccata o esaltata senza basi scientifiche, solitamente per affermare tesi preconcette.
Vero o falso? Il dibattito al Sana 2019
A settembre, il Sana 2019 ha dedicato a questo tema un dibattito: La verità, vi prego, sul biologico. La sostenibilità alimentare tra scienza e fake news, il cui titolo puntava direttamente al cuore della questione. Nella sua introduzione, Carlo Alberto Pratesi, dell’Università Roma Tre, ha delineato la contrapposizione tra informazione scientifica e pseudoscientifica, o antiscientifica, uno schema apparentemente semplice, ma che nella realtà quotidiana risulta spesso nebuloso e non sempre facile da decifrare. Citando il caso del boom ingiustificato dei cosiddetti prodotti “senza” (glutine, lattosio, ecc.), Pratesi ha evidenziato la “necessità di rendere la verità più sexy”, come invece in genere appaiono le fake news, specialmente quando strizzano l’occhio alle semplificazioni che sembrano proporre soluzioni semplici a problemi complessi. Questo, infatti, è uno dei punti chiave del problema, il meccanismo – valido per tutti gli ambiti dell’attualità – che apre la strada a un’informazione distorta. La sintesi estrema crea sempre distorsioni, anche involontariamente.
L’accettazione e la diffusione di queste semplificazioni sbagliate, peraltro, è favorita da precise dinamiche cognitive studiate e conosciute da tempo, come l’effetto Dunning-Kruger, noto anche come “piaga dei somari arroganti”, illustrato da Pratesi. Secondo questa distorsione, in sostanza, soggetti poco esperti in un campo tendono a sopravvalutare le proprie conoscenze e abilità, autovalutandosi e mostrando una sicurezza del tutto ingiustificata. Di frequente, infatti, gli incompetenti si rivelano estremamente supponenti. Andrea Bertaglio, giornalista ambientale, ha delineato l’ambiente nel quale questo fenomeno si esprime, sottolineando che la maggior parte degli italiani si informa su Internet e in particolare sui social network, molto spesso limitandosi a leggere solo i titoli di post e articoli, credendo di saper riconoscere le notizie false.
Dopo aver chiarito i presupposti e l’habitat che sostengono la diffusione delle fake news, ecco quelle più popolari che riguardano il biologico, presentate e discusse durante la conferenza all’ultima edizione del Sana. Come vedremo, si può trattare di credenze di segno opposto sul piano ideologico, favorevoli o contrarie al bio.
1. Il bio non esiste e non ci sono controlli?
Se si parla di biologico e fake news, questa probabilmente è la più radicale, peraltro fomentata dalle truffe del falso bio che i media hanno documentato negli ultimi anni. Tuttavia, come ha sottolineato Fabrizio Piva dell’ente certificatore CCPB, è sbagliato perdere la fiducia a causa di un numero limitato di frodi, salite al grado di scandali grazie al tam-tam mediatico. Del resto, le notizie di taglio allarmistico fanno scalpore e richiamano di più l’attenzione dei lettori, specialmente quando si tratta di truffe con potenziali rischi per la salute. I controlli, ad ogni modo, vengono svolti e la difettosità del biologico, oltretutto, risulta minore rispetto a quella del convenzionale, ha aggiunto Piva.
2. Il bio è solo una moda passeggera?
Oltre a essere una falsità – come attestano i dati sulla crescita radicata e costante del biologico tra le abitudini alimentari degli italiani – si tratta di un assunto che rivela scetticismo sulla concretezza di questa metodo agricolo, in genere per ragioni pratiche o economiche. Come ha sottolineato Silver Giorgini di Orogel, tutto fa pensare che il bio diventerà sempre più una consuetudine stabile nei nostri stili di acquisto, diversamente rispetto ad altre mode alimentari passeggere.
3. Il bio non è scientificamente più sano?
Pur non essendo a tutti gli effetti una fake news, questa affermazione presenta con assoluta certezza un aspetto dibattuto dalla scienza. Come ha puntualizzato il professor Giovanni Dinelli dell’Università di Bologna, il fattore salute influisce per il 70% delle preferenze per il biologico, risultando quindi il primo motivo che spinge a sceglierlo. Anche limitandosi a considerare questo tema nell’ottica del benessere fisico personale e tralasciando i benefici per l’ambiente, Dinelli precisa che esistono comunque dati a vantaggio dei cibi bio, che sarebbero complessivamente più sani e nutrienti. Sul piano nutrizionale, a grandi linee, risulterebbero superiori i contenuti di vitamine e antiossidanti, mentre le dosi di nitrati sarebbero inferiori, come attesta la corposa review scientifica citata in un articolo su Healthline. Trattandosi di differenze lievi, il dibattito scientifico resta vivo, nel ritenerle o meno sufficienti per determinare benefici nutrizionali effettivi e misurabili.
4. Il bio è solo per pochi e non può contribuire a sfamare il mondo?
Anche in questo caso sarebbe troppo riduttivo etichettare questa visione come una totale falsità. Come abbiamo visto nel nostro approfondimento sul biologico cibo del futuro, il professor Enzo De Ambrogio ha affermato questa tesi, precisando però che il settore può e deve evolversi, per far fronte alle sfide dei prossimi anni riguardo all’emergenza alimentare, a partire da quella dettata dall’aumento della popolazione mondiale. Gianluca Ferrari di Granarolo, in sostanza, ha confermato la necessità per il bio di implementare innovazioni e nuove tecnologie, per favorire una riduzione dei prezzi, aspetto condiviso da Luigi Cattivelli, il quale ha comunque rimarcato che a determinare il successo del bio resta soprattutto la disponibilità a pagare di più rispetto al convenzionale.
Se l’offerta di questi prodotti resta più bassa della domanda, inevitabilmente, i costi rimangono alti. Ad ogni modo, secondo Ferrari, anche se non si verificasse una riduzione significativa dei prezzi, globalmente, la domanda di cibi biologici continuerebbe a crescere.
5. Il bio è la soluzione per la sostenibilità?
Al contrario delle precedenti, questa falsa credenza sposa in toto l’agricoltura biologica, elevandola a salvatrice del mondo. Purtroppo, però, il bio da solo non può essere l’unica soluzione per il complesso insieme di problemi agro-ecologici della terra, come ha affermato Sara Panseri dell’Università di Milano. Al di là delle opinioni fideistiche, quindi, l’importante è avere consapevolezza degli impatti sull’ambiente e affrontarli razionalmente.
Biologico: verità e bugie. Come contrastare le fake news?
Dopo aver smentito alcune delle principali credenze sul biologico e delle fake news a esse collegate, gli esperti intervenuti al dibattito hanno tentato di stilare una sorta di vademecum per riconoscerle e sapersi difendere dalla cattiva informazione.
- Educazione e formazione sono imprescindibili. Come ha sottolineato Sara Panseri, di per sé la diffusione delle fake news, oltre agli aspetti già trattati, palesa una grave carenza di conoscenze e strumenti culturali. Essere critici e consapevoli è basilare per non farsi fuorviare da informazioni che erroneamente si ritengono vere. In questo senso, secondo Panseri, sarebbe necessario intervenire sulla formazione scolastica, inserendo l’insegnamento della geografia alimentare.
- No alle soluzioni semplici per problemi complessi. Anche al netto del punto precedente, bisogna sempre ricordare questo concetto, fondamentale per smontare le fake news e la demagogia, a prescindere dai temi in discussione. All’affermazione di questa linea guida, Cattivelli e Ferrati hanno aggiunto che la fiducia nella scienza e nell’innovazione tecnologica non deve mai abbandonarci, mentre seguire teorie o credenze pseudoscientifiche è sbagliato e pericoloso.
- I dati reali devono sempre prevalere sulla percezione della realtà, che spesso distorce le valutazioni personali su diverse temi di interesse pubblico. La verifica delle informazioni e dei numeri, pur non essendo sempre semplice, però, ci permette di smontare qualsiasi falsità. Corroborando questa importante evidenza, Giovanni Dinelli ha puntualizzato che, nello specifico, l’agricoltura biologica è sempre stata un’avanguardia, grazie alle innovazioni che ha introdotto, in seguito adottate anche dall’agricoltura convenzionale. Il grave degradamento dei suoli, l’inquinamento e lo spreco alimentare sono problemi innegabili, che evidenziano l’insostenibilità del sistema produttivo alimentare. Quando si fa la spesa, quindi, è giusto diffidare dei prezzi troppo bassi, dietro i quali si cela sempre sfruttamento dell’ambiente e del lavoro.
In conclusione, per contrastare le fake news, sul biologico e non solo, serve collaborazione tra mondo scientifico e media, ma anche un minimo sforzo di approfondimento e giudizio consapevole da parte dei cittadini.
Eravate al corrente delle false credenze che ruotano attorno all’agricoltura biologica?