Come capire se un alimento è stato prodotto rispettando l’ambiente e i lavoratori?

Angela Caporale
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    I “tentacoli” di caporalato e agromafie arrivano fino nel piatto. Lo confermano il rapporto agromafie, le cronache giornalistiche e i numerosi report indipendenti che puntano l’attenzione sulle condizioni di lavoro dei braccianti nei campi di tutta Italia, dal Sud al Nord. L’altro lato della medaglia, però, racconta una storia di tanti piccoli, medi e grandi produttori che ogni giorno si battono per rispettare i diritti dei lavoratori e dell’ambiente. Valorizzare queste risorse è possibile, vediamo subito come scoprendo alcuni consigli per fare una spesa sostenibile, rispettosa dei braccianti e del pianeta.

    Le buone pratiche: occhio al prezzo e all’etichetta

    Non esiste un’unica regola da seguire per poter fare acquisti con la certezza che tutto ciò che mettiamo nel carrello sia “pulito”. Tuttavia ci sono alcune piccole buone pratiche che è possibile praticare e sperimentare anche nel quotidiano.

    Il primo elemento a cui fare attenzione per una spesa sostenibile è, prevedibilmente, quello del prezzo. Come denunciato anche da molti giornalisti, tra cui Stefano Liberti di Internazionale autore de “I signori del cibo”, il prezzo troppo basso o troppo vantaggioso nella maggior parte dei casi nasconde sfruttamento. Per fare un esempio, la frutta di stagione non dovrebbe costare mai meno di 2 euro al kg, e si tratta di uno dei cibi più economici.

    Altrettanto importante è abituarsi a leggere l’etichetta, osservando non solo origine e valori nutrizionali, ma anche le informazioni che troviamo a proposito del produttore. Talvolta è possibile trovare parte della sua storia o verificare se a quel prodotto è stato abbinato un tipo di certificazione come il FairTrade per il mercato equo e solidale, oppure il Bollettino Etico e Sociale (SA8000) che va a testimoniare un impegno extra-commerciale dell’azienda anche, appunto, in campo etico, in linea con la proposta Slow Food che in alternativa alle famose etichette a semaforo, da tempo propone l’introduzione di etichette narranti.

    mercati spesa sostenibile

    Niamh Hughes/shutterstock.com

    Spesa sostenibile e giusta: i punti di riferimento in Italia

    Sebbene solo 2 italiani su 100 scelgano abitualmente Slow Food, Libera o Campi Aperti (associazione di produttori e cittadini a sostegno dell’agricoltura biologica), questi restano i punti di riferimento per chi vuole orientarsi nel mondo degli acquisti “puliti”, uscendo almeno parzialmente dalla grande distribuzione. Nel 2015, Slow Food ha addirittura pubblicato un volume dal titolo “Fare la spesa con Slow Food” che raccoglie più di 2.000 indirizzi in tutta Italia dove acquistare tutti i prodotti quotidiani, dagli ortaggi ai formaggi, per una spesa sostenibile.

    Sul sito di CampiAperti è possibile, invece, consultare in anticipo il listino prezzi e scoprire orari, luoghi e appuntamenti per il prossimo mercato, animato da aziende e produttori locali da cui fare la spesa, ma con cui fare anche due chiacchiere.

    Diffusi su tutto il territorio nazionale sono anche i negozi parte della rete di Altromercato dove trovare, insieme, sia prodotti tipici italiani dalla filiera controllata, che delizie e curiosità provenienti da tutto il mondo. Al km0 è, infine, dedicato il progetto Campagna Amica di Coldiretti che porta su varie piazze italiane, a volte anche al coperto, i prodotti e le aziende dei territori.

    Acquistare direttamente dal produttore

    produttori locali mercati verdura

    Arina P Habich/shutterstock.com

    Un’alternativa forse meno immediata, ma che dà sempre soddisfazioni, è contattare direttamente le aziende e i produttori di prodotti tipici che hanno fatto della lotta contro il caporalato la propria bandiera. Nel 2018 ne abbiamo incontrati tanti e li abbiamo raccontati sulle pagine de Il Giornale del Cibo, ricapitoliamo dunque quali sono e che prodotti possiamo trovare acquistando direttamente da loro, sul loro sito oppure contattandoli direttamente:

    E si tratta, fortunatamente, solo di alcune realtà, quelle che abbiamo avuto modo di conoscere più da vicino. La ricerca non è conclusa e sono molte altre sui territori le realtà, anche molto piccole, che seguono un percorso virtuoso.

    gruppi acquisto solidali

    Dasha Petrenko/shutterstock.com

    Gruppi di Acquisto Solidali: come funzionano?

    Opportunità da non sottovalutare per fare la spesa “pulita e giusta”, ma anche per scoprire nuove aziende, è quella dei Gruppi di Acquisto Solidali (GAS). Si tratta di gruppi spontanei e informali di cittadini che, su un territorio, si incontrano e coordinano per fare acquisti direttamente dai produttori di prodotti alimentari, ma anche per la pulizia della casa.

    L’unione fa la forza, nel caso dei GAS che sono generalmente definiti da tre caratteristiche: sono piccoli, locali e solidali. E proprio la solidarietà è un concetto chiave perché non definisce soltanto i rapporti interni al gruppo, ma anche i criteri secondo i quali scegliere cosa comprare e cosa no.

    Esistono delle regole generali da seguire, elaborate sulla base dell’esperienza dei GAS (nati negli anni Novanta), e utili sia per aderire che per generare un gruppo. Trovare il GAS più vicino a casa è semplice, poiché esiste un elenco di quelli attivi che, in molti casi, sono coordinati da associazioni come Slow Food stessa. Se, in seguito, si volesse dare vita ad un gruppo autonomo, ancor più vicino a casa, è altrettanto semplice. I GAS si diffondono per “gemmazione”, sulla base delle esigenze e delle preferenze delle persone che li animano.

    Tra i vantaggi, sicuramente la selezione di prodotti di qualità, realizzati secondo standard etici e rispettando l’ambiente, ma anche la possibilità di ammortizzare i costi del trasporto sia dal punto di vista economico che da quello dell’inquinamento. Il prezzo pagato è quello “giusto”, rispettoso della professionalità di ogni soggetto partecipe della filiera.

    Anche se  l’obiettivo del GAS non è il risparmio, chi partecipa come produttore fornitore garantisce di tenere conto  anche di questo aspetto, soprattutto puntando l’attenzione sul rapporto tra qualità e prezzo. Ultimo elemento utile da sapere è come ritirare la spesa: ordini e consegne vengono effettuate di persona o in punti di ritrovo in giornate prestabilite, grazie al lavoro di chi coordina il gruppo sul territorio. Esiste un database consultabile online della maggior parte dei Gruppi di Acquisto Solidale attivi in Italia, sono più di 1000 e, come anticipato, coprono la maggior parte del territorio nazionale.

    Questi sono solo alcuni esempi per iniziare a modificare le abitudini quotidiane per fare la spesa in maniera sostenibile, equa e pulita. Conoscete altre soluzioni? Raccontatecele nei commenti!

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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