Presentazione doppia sabato 15 dicembre presso il museo etno-antropologico di Calamonaci (Ag) per i libri di Martino Ragusa “Orto e Mangiato” e “Giovedì gnocchi, sabato trippa“, riedizione ampliata e aggiornata del richiestissimo best seller. Due manuali di impianto scientifico, che uniscono l’esperienza del gastronomo per caso a quella del turista per cibo. Il primo guida e stimola alla conoscenza della coltivazione orticola in vaso, il secondo è un vero e proprio vademecum che insegna a cucinare, indirizzando alla conoscenza di strumenti, modalità e meccanismi della buona cucina. Entrambi naturalmente con un ampio compendio di appetitose ricette.
Un’ambientazione tipicamente campagnola quella che ha ospitato la seconda tappa siciliana per la promozione del nuovo libro, presentato in precedenza a Milano, Palermo e Bologna. Motivi tradizionali curati nei minimi dettagli e attrezzi tipici della vita dei campi sono i componenti essenziali di un museo che celebra orgogliosamente le origini agricole del luogo. Un ambiente piccolo e molto diverso da quello delle grandi metropoli, come lo stesso autore ha sottolineato: “Questa, tra le varie tappe per la presentazione del libro, era quella che più mi preoccupava . Perché un conto è parlare di coltivazione in vaso ad un pubblico cittadino, altra cosa è invece discuterne con chi ha più dimestichezza con questi argomenti poichè nato e cresciuto in una realtà agricola. Certo l’agricoltura in vaso è molto diversa rispetto a quella da campo, perché si tratta pur sempre di una riproduzione in spazzi infinitamente ridotti, ma conserva la stessa sacralità di fondo.”
Dopo gli interventi di Annette Vassallo, curatrice del museo, e Margherita Amato, presidente della compagnia del cibo sincero di Ribera, l’autore, stimolato dalle domande di Franco Mascarella ha esposto ampiamente i motivi che lo hanno portato alla stesura dei libri, nonché la struttura e gli argomenti trattati negli stessi.
La cucina è prima di tutto chimica, per cui conoscere la composizione degli alimenti è una questione di furbizia. In ambito gastronomico la sapienza popolare e la scienza sono complementari, l’uno giova e si arricchisce col contributo dell’altro. È il grande chef che da l’idea, ma senza le emulazioni casalinghe un piatto non potrebbe mai affermarsi sulle tavole. Allo stesso modo la cucina raffinata attinge dalla sapienza popolare per innovarsi e creare piatti sempre nuovi. Ed è proprio nel piccolo orticello casalingo che si può trovare il punto di raccordo tra queste due facce della gastronomia. L’orto infatti unisce la conoscenza scientifica che sta alla base della cucina raffinata e l’approccio diretto e sapienziale alle piante proprio della cultura contadina. Ma prescindendo da discorsi che potrebbero apparire pomposi, i motivi che devono spingere all’autoproduzione orticola sono prettamente pratici. Basti pensare alla soddisfazione di veder crescere una pianta e usufruire dei suoi frutti, nonché alla possibilità di portare in tavola prodotti che siano sempre freschi, di stagione e di qualità assicurata, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale per la consumazione di alimenti a chilometro zero. Il tutto accompagnato da un considerevole risparmio per le tasche e da una spinta positiva per l’umore. È dunque ampiamente ricompensato il tempo che si spende nella cura quotidiana del proprio orticello. Un invito, quello dell’autore, che stimola a sviluppare un atteggiamento di rispetto nei confronti del cibo tramite la produzione e il consumo di prodotti di qualità.