persona che mangia un piatto di carne

Meat the change, la campagna Slow Food per un consumo consapevole di carne

Angela Caporale
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    Un quiz di poche domande per capire che tipo di consumatori carnivori siete e ricevere alcuni semplici consigli per migliorare le vostre abitudini. Questo è il primo passo della campagna Meat the Change, promossa da Slow Food, per incentivare un consumo di carne di qualità e aumentare il livello di consapevolezza dei consumatori quando portano in tavola una bistecca o un affettato. L’iniziativa, che ha il contributo del Ministero italiano dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, si inserisce in un programma più ampio realizzato da Slow Food per valorizzare le eccellenze locali, comprese quelle in via di estinzione, e per agire concretamente per arginare le drammatiche conseguenze del cambiamento climatico. Mettere al centro della discussione la carne è, da entrambi i punti di vista, fondamentale, poiché è riconosciuto il pesante impatto ambientale degli allevamenti intensivi e l’importanza che le scelte individuali hanno per cambiare rotta.

    piatto di filetto e insalata

    Shebeko/shutterstock.com

    Meat the Change: mangiare meno carne, ma di qualità

    Secondo gli ultimi dati a proposito delle abitudini alimentari degli italiani contenute del Rapporto Coop 2019, è cresciuta l’attenzione verso scelte green. La sostenibilità dei metodi di produzione dei cibi è un fattore importante durante la spesa e in molti prediligono aziende che propongono packaging compostabili e promuovono iniziative volte a una riduzione dell’impatto ambientale della filiera. Questa attenzione non si traduce, però, in un calo dell’acquisto e del consumo di carne che, invece, cresce del 3,5% nel circuito della grande distribuzione.

    Si tratta, sottolinea Slow Food, di un paradosso, poiché “gli studi parlano chiaro: nessuna misura di contenimento delle emissioni potrà essere efficace se in Occidente non tagliamo il consumo di carne”. Agricoltura e allevamento, infatti, sono responsabili del 35% delle emissioni di anidride carbonica a livello globale e consumano il 70% dell’acqua disponibile. Ciò è il risultato, soprattutto, della diffusione di metodi di sfruttamento intensivo, che comportano anche drammatici cambiamenti in intere regioni, trasformate per poter sostenere tassi di produttività adeguati al prezzo proposto al consumatore. Lo spiega chiaramente il giornalista Stefano Liberti che ha condotto un’inchiesta sulla filiera dei suini raccontata nel documentario “Soyalism”: “Dal punto di vista del consumatore, dico spesso che non riflettiamo abbastanza quando consumiamo la carne: se il prezzo è molto basso, il prodotto con ogni probabilità viene da allevamenti intensivi, perché non tiene conto delle esternalità negative, ovvero tutti quei costi ambientali e sociali della filiera. Non considera il consumo di suolo, l’inquinamento, i rifiuti, la deforestazione, le emissioni di CO2, l’impronta idrica”.

    Da qui l’esigenza per Slow Food di promuovere una campagna di sensibilizzazione che aiuti il consumatore a coniugare l’attenzione al pianeta con un consumo sostenibile di carne. Come sottolineato sul sito dell’associazione: “l’obiettivo di aiutare i consumatori a misurare e prendere coscienza del proprio impatto sull’ambiente e a trovare facili modi per avere uno stile di vita più sostenibile, a partire dal consumo di carne”. Si parte con un quiz alla fine del quale ogni partecipante riceve un profilo e una serie di contenuti di approfondimento.

    Quanto sono sostenibili i tuoi consumi?

    Le domande riguardano la frequenza con cui si consuma carne durante la settimana, i criteri scelti per l’acquisto, l’attenzione o meno all’impatto ambientale della filiera e le potenziali alternative. Poche domande, ma sufficienti per restituire un primo profilo dell’utente che troverà subito alcuni consigli come, per esempio, prestare attenzione al prezzo (un prodotto troppo economico non può essere frutto di un allevamento sostenibile), oppure la proposta di ridurre il consumo di carne e affettati sostituendoli con legumi, vegetali o pesce povero.

    Chi desideri, a questo punto, approfondire l’argomento, troverà diversi contenuti che permettono di scoprire l’effettivo impatto ambientale dell’allevamento intensivo e perché anche le scelte individuali dei consumatori possono dare un contributo concreto. Si sottolinea come l’attuale consumo di carne sia negativo per il pianeta, per gli animali e per la salute. Infatti, negli allevamenti intensivi i capi vengono allevati in condizioni non rispettose del benessere animale e macellati dopo pochi mesi, talvolta giorni, di vita. Anche l’aspetto della salute non è da sottovalutare, dal momento che le principali organizzazioni internazionali di ricerca sul cancro hanno inserito le carni rosse tra gli alimenti probabilmente cancerogeni per l’uomo.

    Qual è l’alternativa che propone Slow Food?

    Sebbene la situazione sia grave, esiste un’alternativa ed è, secondo Slow Food, modificare le scelte e orientarsi verso l’acquisto di carne di qualità, consumandone di meno, ma prestando più attenzione ai dettagli. L’associazione propone, a tal proposito, un decalogo che possa aiutare i cittadini durante la spesa:

    1. consumare meno carne, ma di maggiore qualità;
    2. scegliere specie e razze diverse, poiché la diversificazione della domanda consente di allentare la pressione produttiva soltanto su certi tipi di animali;
    3. acquistare tagli diversi e anche meno convenzionali, sperimentando ricette nuove, per favorire una riduzione degli sprechi;
    4. diffidare dei prezzi troppo bassi che spesso sono indice di costi nascosti (ecologici, sociali, umani) che hanno un impatto negativo sull’ambiente circostante e sulla salute;
    5. prediligere prodotti locali;
    6. leggere con attenzione le etichette dei prodotti oppure rivolgersi direttamente al macellaio per raccogliere più informazioni possibili a proposito della carne che si porta in tavola;
    7. tenere in considerazione il rispetto dei principi del benessere animale rivolgendosi e prediligendo realtà, associazioni o consorzi, come per esempio Allevamento etico, che possono offrire garanzie in tal senso;
    8. comprare la carne fresca, scegliendo la quantità che si intende davvero consumare.

     

    L’ultimo punto del decalogo di Slow Food per Meat the Change è un appello alla curiosità: “Chiedi al tuo macellaio carne di qualità e stimolalo a scegliere quella di animali allevati nel rispetto del loro benessere. Concediti, se puoi, qualche ‘gita’ in fattoria, di tanto in tanto. Sarà utile per capire come vengono allevati gli animali, cosa mangiano, a che età vengono macellati”. Il fine è dare avvio a un circolo virtuoso che permetta una diffusione delle informazioni sull’allevamento e sul consumo sostenibile della carne, positiva per il singolo e per la collettività. Siete curiosi di partecipare alla campagna?

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

    Una risposta a “Meat the change, la campagna Slow Food per un consumo consapevole di carne”

    1. Francescacilli ha detto:

      Questo ducomentario è molto interessante.

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