Cosa si intende per “benessere animale” e cosa prevedono le normative
Per la maggior parte degli italiani, compresi coloro che mangiano carne e pesce, il “benessere animale” è una questione importante. Ben il 63%, secondo una ricerca Coldiretti/Ixé, sarebbe disposta a spendere di più per acquistare carne e pesce prodotti ottenendo il massimo benessere possibile per i capi. Una sensibilità a cui risponde anche il Ministero della Salute che, attraverso il CReNBA ovvero il Centro di referenza nazionale per il benessere animale, fissa delle linee guida e monitora la situazione in tutta Italia. Vediamo allora quali sono le norme nel nostro Paese e cosa significa “benessere animale”.
Cosa si intende per “benessere animale”?
Secondo la definizione del CIWF, uno dei maggiori enti a tutela degli animali da allevamento, il benessere animale “ha a che fare con la qualità di vita di un animale così come viene percepita da ogni singolo individuo.” Il riferimento è allo stato di salute fisico e a quello psicologico, nonché all’opportunità di esprimere i propri comportamenti naturali. “La condizione di benessere, si legge ancora sul sito di CIWF Italia, può essere definita buona se gli animali sono sani e in forma, si sentono bene e sono liberi dalle sofferenze.”
Si ritiene, inoltre, che il benessere animale si esprima attraverso cinque differenti libertà:
- dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione;
- di avere un ambiente fisico adeguato (dove poter riposare);
- dal dolore, dalle ferite e dalle malattie attraverso diagnosi, cura e prevenzione;
- di manifestazione le proprie caratteristiche comportamentali;
- dalla paura e dal disagio.
Il ruolo dell’EFSA nella tutela del benessere animale
La tutela del “benessere animale” costituisce un importante ambito di azione dell’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Ciò perché, come si legge sul sito, “La sicurezza della catena alimentare è indirettamente influenzata dal benessere degli animali, in particolare di quelli allevati per la produzione di alimenti, a causa dello stretto legame che intercorre tra il benessere degli animali, la loro salute e le tossinfezioni alimentari. Fattori di stress e condizioni di scarso benessere possono avere come conseguenza negli animali una maggiore predisposizione alle malattie.” Il ruolo dell’EFSA è, dunque, quello di fornire consulenza scientifica agli organi dell’Unione Europea su tutti i fattori attinenti alla salute e al benessere degli animali da allevamento.
Lo scopo è “assistere i gestori del rischio nell’individuazione di metodi atti a ridurre dolore, disagio e sofferenza inutili per gli animali e, ove possibile, a migliorarne il benessere”, in particolare per alcune categorie specifiche (suini, pesci, vacche da latte).
Benessere animale: cosa prevede la normativa europea
L’Unione Europea prevede norme particolarmente avanzate in questo settore, contenute nella Strategia in materia di benessere degli animali per il periodo 2016-2020 che riprende, conferma e rafforza quella del periodo antecedente approvata nel 2012. In generale, l’obiettivo è regolamentare:
- le norme standard minime per la protezione degli animali negli allevamenti;
- le regole per i trasporti, nel momento dello stordimento e della macellazione;
- le indicazioni per specifiche categorie animali come vitelli, suini e galline ovaiole.
Il “benessere animale”, come anticipato, costituisce nell’ottica europea una priorità senza il quale non è possibile raggiungere un adeguato livello di sicurezza alimentare. Sono messi a disposizione anche dei finanziamenti appositi che vanno a sostenere, principalmente, la transizione verso metodi di allevamento di tipo estensivo che spesso prevedono anche condizioni di stabilizzazione per gli animali migliori e, in alternativa, l’accesso a spazi all’aperto per l’allevamento.
Le linee guida del Ministero della Salute
Coerentemente con le norme europee, anche in Italia il focus dell’attività pubblica è soprattutto in relazione agli allevamenti intensivi e alla grande distribuzione organizzata. Ciò poiché attualmente (e anche in prospettiva, secondo il CReNBa) sono questi i canali attraverso i quali si continuerà a rispondere alla domanda di carne da parte dei consumatori.
Per poter applicare anche in Italia i principi stabiliti dalle norme europee, il Ministero della Salute ha elaborato un “Piano Nazionale per il Benessere Animale” che prevede l’individuazione di criteri armonici per valutare l’attività degli allevamenti italiani, controlli annuali, un coordinamento efficace tra le varie autorità di verifica e attività di formazione specifica per veterinari e allevatori.
Sono state, inoltre, elaborate linee guida specifiche per i bovini che, tra le altre regole, autorizzano l’allevamento “a pascolo zero”, una modalità di allevamento intensivo che viene, quindi, considerato coerente con un approccio che rispetti il “benessere animale”. Ciò nonostante il CIWF sostenga che “i sistemi di allevamento all’aperto, con spazio adeguato all’interno e accesso esterno, sono invece in grado di garantire un benessere più elevato.”
Recentemente, il Centro ha avviato la pratica per introdurre delle linee guida specifiche anche per i suini, a seguito di un audit della Commissione Europea che, nel 2017, ha osservato alcune criticità specifiche in Italia.
Stop al taglio della coda per i suini
La pratica del taglio della coda dei suini è ancora diffusa in Italia. La caudectomia viene effettuata poiché i maiali, in condizioni di stress, mordono le code, a indicare una condizione di disagio. Questi casi sono, dunque, particolarmente frequenti negli allevamenti intensivi. La “soluzione” del taglio della coda preventivo vuole evitare questi episodi, ma può comportare effetti collaterali e infezioni, tant’è che la pratica è vietata dalle norme dell’Unione Europea.
I primi passi per adeguarsi sono stati mossi nell’estate del 2018, quando la Direzione generale della sanità animale e del farmaco veterinario del Ministero della salute ha pubblicato un piano di azione nazionale che prevede, in primo luogo, un sistema di autovalutazione per gli allevamenti e, in seguito, una serie di azioni per garantire il welfare dei suini e il rispetto degli standard europei.
Una delle criticità emerse è, come riporta al Corriere della Sera Elisa Bianco del CIWF Italia, che: “i produttori di suini (italiani, ndr) sono convinti che i loro allevamenti siano in regola con la normativa, e che non sia possibile allevare suini con la coda nel sistema di allevamento italiano. Convinzioni che rappresentano un serio handicap per le autorità per cambiare lo status quo.”
Come abbiamo visto, quindi, le normative sul benessere animale sono numerose e anche l’attenzione dei consumatori è alta, poiché questo elemento è sempre più rilevante nelle sue scelte; tuttavia, resta ancora un terreno insidioso e la strada da percorrere è lunga. Cosa pensate della questione?