L’obiettivo è di rendere il cibo – e la sua filiera – ogni giorno più etica, pulita e giusta, in armonia con l’ambiente e gli ecosistemi. Così nasce anche in Italia una rete di giovani attivisti e attiviste, legate a Slow Food, associazione internazionale no profit impegnata a ridare valore al cibo, nel rispetto di chi produce. Si chiama Slow Food Youth Network Italia, è nata meno di due anni fa e ha promosso quest’anno la sua prima campagna: #dietacaporalatofree. “Ci siamo resi conto” ci racconta Anna Marie Straub, una dei membri del gruppo che abbiamo intervistato per farci raccontare il progetto, “che è importante parlare di caporalato, agromafie e legalità anche ai nostri coetanei, ed è così sono nati i contenuti della campagna”.
#dietacaporalatofree: la campagna di Slow Food Youth Network contro lo sfruttamento (e non solo)
Video, infografiche, illustrazioni per spiegare (soprattutto) ai giovani quello che si cela dietro alla frutta, alla verdura e a molti degli alimenti che mettiamo nel piatto. #dietacaporalatofree è una campagna sviluppata da Slow Food Youth Network Italy proprio per il pubblico italiano e, in particolare, per ragazzi e ragazze tra i 20 e i 30 anni. Un target sempre più sensibile al tema della tutela dell’ambiente e della sostenibilità, ma non sempre consapevole di quanto accade lungo la filiera agroalimentare. Come, per esempio, le effettivamente condizioni di lavoro dei braccianti, raccontate per la campagna dal sociologo Eurispes e ricercatore Marco Omizzolo, oppure quali sono i prodotti agroalimentari a cui fare attenzione, raccontati dalla giornalista indipendente Sara Manisera.
“#dietacaporalatofree nasce, infatti, prima di tutto dalla nostra esperienza” ci racconta ancora Anna. “Nell’ottobre del 2019 un gruppo dei ragazzi di SFYN ha partecipato al campo promosso da Slow Food insieme a Libera in Puglia. Lì abbiamo avuto modo di scoprire e approfondire noi per primi quello che accade nei campi e lungo la filiera.” Da qui l’esigenza di realizzare qualcosa di concreto per diffondere informazioni e dati a proposito per sensibilizzare anche i più giovani alla lotta contro il caporalato e lo sfruttamento in agricoltura che, come evidenziato dal British Medical Journal, è costato la vita a oltre 1.500 persone negli ultimi sei anni.
La scelta dei canali social – Facebook e Instagram – per sviluppare la campagna è stata naturale. “Ci siamo poi rivolti anche a esperti e associazioni che ci hanno aiutato a sviluppare i contenuti. In un certo senso, anche noi eravamo parte del target della campagna in quanto giovani che si stavano progressivamente avvicinando all’argomento.” L’idea è stata quella di non soffermarsi soltanto sul caporalato e sulle condizioni di lavoro dei braccianti e delle braccianti nelle campagne, ma analizzare l’intera filiera ed evidenziare il ruolo di ciascun attore e le relazioni tra essi.
Sensibilizzare il (giovane) consumatore sulle scelte di acquisto
“Abbiamo voluto chiamare la campagna #dietacaporalatofree facendo quasi il verso alla moda delle diete ‘free from’ per evidenziare come, nelle nostre scelte di consumo, non dovrebbero avere peso solo i valori nutrizionali, ma anche aspetti etici, scegliendo alimenti prodotti senza sfruttamento”. D’altro canto, Anna aggiunge che si vuole sensibilizzare il cittadino consumatore mostrando, per esempio, quanto dovrebbe costare un barattolo di passata di pomodoro prodotto in maniera eticamente corretta: 2,80€ pe 500 grammi di prodotto.
Ma contemporaneamente non far sì che sia soltanto lui o lei a portare sulle spalle la responsabilità della lotta contro il caporalato e altre pratiche illegali lungo la filiera: “è una battaglia politica e culturale, italiana ed europea. Ciascuno può fare qualcosa supportando filiere e prodotti etici, ma ciò che abbiamo capito – e ribadito durante la campagna – è che anche la politica e la grande distribuzione organizzata hanno un ruolo critico (ne parla, in un video della campagna, il giornalista Stefano Liberti, già intervistato anche da Il Giornale del Cibo, ndr). E anche in questi spazi qualcosa deve cambiare.”
La campagna, conclusasi all’inizio dell’estate, ha permesso al network dei giovani di Slow Food di raccogliere informazioni, approfondire l’argomento, ma anche e soprattutto di confrontarsi sui social con i coetanei per cui il progetto è stato pensato. “Possiamo dire che il nostro sforzo di prendere temi variegati e complessi per portarli, semplificati, ai nostri coetanei ha funzionato molto bene”.
“Le persone si sono dimostrate interessate, ci hanno fatto domande e abbiamo notato molte condivisioni delle infografiche” spiega Anna, aggiungendo che ora l’obiettivo è sviluppare nuove attività in vista di Terra madre, il convegno internazionale di Slow Food che si terrà a ottobre. “È chiaro che la lotta al caporalato e alle agromafie è un argomento che resterà al centro delle nostre attività, e continueremo a proporre progetti per continuare a sensibilizzare e coinvolgere ragazzi e ragazze sui temi della campagna.”
Slow Food Youth Network Italy, la rete dei giovani che parlano di cibo pulito ai giovani
L’obiettivo del gruppo è chiaro: veicolare ai coetanei il messaggio che, da anni, porta avanti Slow Food per innescare un cambiamento anche nel mondo del cibo. “Slow Food Youth Network Italy” ci racconta ancora l’attivista, “è una rete giovane, nata meno di due anni fa che oggi conta circa 50 ragazzi e ragazze tra i 20 e i 30 anni. Siamo persone con background ed esperienze diverse, che abbiamo in comune il desiderio di agire per una maggiore trasparenza della filiera alimentare e aiutare i cittadini a fare scelte critiche e consapevoli, dando strumenti per fare acquisti giusti, puliti ed etici.”
Tra le altre iniziative promosse dal gruppo, anche incontri (per ora in formato digitale), webinar e dirette i cui temi principali sono – oltre al caporalato e allo sfruttamento agricolo – anche la sovranità alimentare e la crisi climatica. “Si tratta di questioni che ci stanno a cuore, importanti per il nostro futuro e che ci permettono di dialogare anche con le altre reti giovanili di Slow Food che sono diffuse in tutti e cinque i continenti. È bello essere parte di un gruppo di giovani, in Italia e in tutto il mondo, legati dal fatto che questi temi ci importano e pronti a fare qualcosa di concreto.”
Conoscevate la campagna #dietacaporalatofree?