limone di amalfi

L’oro giallo della Costiera amalfitana: storia e caratteristiche del limone di Amalfi

Alessia Rossi
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    Giallo come il sole dell’estate e dal profumo intenso, che ci riporta immediatamente alle coste del sud Italia, ai giardini terrazzati incastonati su crinali scoscesi a picco su mari cristallini. Stiamo parlando del limone, un frutto speciale, che non dovrebbe mai mancare nelle nostre case, soprattutto perché estremamente versatile in cucina. Questo agrume chiama climi caldi e terre assolate, ed è per questo che in tutto il Sud dello Stivale, i limoni italiani, dalla Campania alla Calabria, dalla Puglia alla Sicilia, sono diventati nel corso dei secoli delle vere eccellenze italiane, come il limone di Sorrento. Oggi, però, parleremo dell’altro suo “vicino” – coltivato esattamente dall’altra parte della penisola sorrentina – e cioè il limone Costa d’Amalfi IGP. Pronti a viaggiare con noi lungo curve a strapiombo sul mare, con il vento tra i capelli, per scoprire l’oro giallo della Campania?

    Il limone di Amalfi, una storia che comincia lontano 

    Casa del frutteto Pompei

    pompeiisoprintendenza/facebook.com

    Per scoprire la storia del limone in Costiera Amalfitana dobbiamo riavvolgere la pellicola e tornare indietro nel tempo. Secondo molti studiosi, a introdurre per la prima volta questo particolare agrume, prima in Spagna e poi in Sicilia (e da qui in Campania), sarebbero stati gli Arabi intorno al X secolo d.C., durante le loro espansioni e conquiste lungo tutto il Mar Mediterraneo. Secondo altre  fonti storiche, già nella civiltà latina con Virgilio – quindi, attorno all’anno 30 d.C. – si parlava di citrus, che sarebbe limitativo tradurre soltanto con “cedro”: pare che, invece, con questa parola s’intendessero indistintamente specie come cedro, limone, arancio e limetta. Poi, negli anni ‘50 la grande scoperta: durante gli scavi e i restauri nella Pompei sepolta nel 79 d.C., viene rinvenuta una serie di dipinti parietali in quella che è stata ribattezzata come Casa del Frutteto. Qui, tra gli affreschi, si vede chiaramente un albero che cresce rigoglioso carico di frutti, con caratteristiche molto simili a quelle del limone amalfitano coltivato oggi (e non, quindi, al cedro). Per una distinzione vera e propria tra cedro e limone bisogna aspettare il 1367, quando si prende in prestito il termine di origine araba limunczellus.

    Ma la fortuna di questo agrume nella Costiera Amalfitana la fa un altro elemento: nel Medioevo, infatti, si scoprirono le incredibili proprietà del limone e la sua ricchezza di vitamina C, la cui carenza era una delle cause dello scorbuto, la malattia dei marinai. Così, i limoni diventarono il rimedio perfetto per contrastare questa patologia così diffusa tra gli amalfitani, popolo famoso di navigatori, al punto che nell’XI secolo, la Repubblica di Amalfi decretò ufficialmente che a bordo delle navi mercantili, che intrattenevano rapporti con tutto il mondo conosciuto, non dovesse mai mancare questo frutto. La richiesta crebbe a tal punto che la gente del luogo cominciò ad adoperarsi per recuperare suoli scoscesi e impervi da dedicare alla coltivazione dei preziosissimi agrumi. Da qui, nacquero i famosi e caratteristici terrazzamenti di limoneti (utilissimi, tra l’altro, per salvaguardare il territorio dal dissesto idrogeologico), anche conosciuti come “giardini dei limoni”, per la loro cura e bellezza mozzafiato. Nel corso dei secoli, i limoneti hanno plasmato ogni curva e crinale di queste colline, rendendole un paesaggio da cartolina. Insomma, da lì il limone di Amalfi inizia la sua ascesa verso l’eccellenza…

    Caratteristiche e disciplinare del Limone Costa d’Amalfi IGP

    Limone Costa d'Amalfi IGP

    limonecostadamalfi/facebook.com

    Ma veniamo alle caratteristiche del pregiato oro giallo della Costiera Amalfitana che, nel 2001, ottiene il riconoscimento IGP con la denominazione “Limone Costa d’Amalfi IGP”. Innanzitutto, secondo disciplinare, questa denominazione è riferibile alla cultivar “sfusato” con caratteristiche dell’ecotipo amalfitano: proprio per questo, l’agrume è anche conosciuto semplicemente come “sfusato amalfinato”, per via della sua inconfondibile forma affusolata. A differenza di altri limoni, dall’aspetto più tondeggiante, la prima caratteristica fondamentale è infatti il profilo allungato. Oltre a questo:

    • ha dimensioni medio-grosse (almeno 100 grammi per frutto);
    • presenta una buccia di medio spessore, di  colore giallo chiaro;
    • l’aroma e il profumo sono particolarmente intensi grazie alla ricchezza di oli essenziali e terpeni (elementi che lo rendono particolarmente indicato per la produzione di liquori);
    • la polpa è succosa (dal 30 al 40% del peso), moderatamente acida e, soprattutto, è quasi priva di semi.

    Zona di produzione del limone sfusato amalfitano

    Terrazzamenti limoneti

    Josef Skacel/shutterstock.com

    Come abbiamo visto ripercorrendo la sua storia, lo sfusato amalfitano è strettamente legato  al suo territorio di produzione. Le sempreverdi cascate di piante dei curatissimi giardini, che terrazzamento dopo terrazzamento, scendono verso il mare azzurro e cristallino non sono soltanto un meraviglioso paesaggio. Infatti, la coltivazione dei limoni in questo territorio è a un’altitudine più elevata rispetto a quella di altre zone agrumicole italiane, esponendolo a temperature più rigide durante l’inverno. Tuttavia, il clima sostanzialmente mite anche durante la stagione fredda e la capacità dell’uomo, hanno permesso di rendere quest’area una delle più importanti nella coltivazione di questo agrume. Come abbiamo detto all’inizio, i limoni vengono fatti crescere in appositi terrazzamenti, chiamati anche “macerine”, sotto impalcature di pali di castagno, di altezza variabile, che permettono di proteggere i limoni nei periodi freddi.

    Per quanto riguarda l’area di produzione prevista dal disciplinare, è possibile percorrere un ideale lemon tour che conta di tredice tappe: dal paese-presepe di Positano a Vietri sul Mare, passando per Maiori, Minori e Conca dei Marini, fino a toccare poi i borghi antichi di Amalfi, Atrani, Ravello e Cetara, il piccolo fiordo di Furore e le colline di Tramonti, Scala e Praiano.

    Gli usi in cucina del limone di Amalfi

    Limoncello

    Selina Irina/shutterstock.com

    Come potete immaginare, gli usi del limone di Amalfi sono mille. Sicuramente, trova la sua massima espressione la trova nella preparazione del limoncello, come quello di Sorrento, proprio per via della ricchezza dei suoi oli essenziali. Ma al di là del celebre liquore, lo sfusato amalfitano può essere consumato così, al naturale, usato come condimento sopra insalate, piatti a base di pesce o di carne, oppure torte soffici, crostate, marmellate, infusi e decotti. Insomma, scegliete voi da dove partire, perché le possibilità sono davvero infinite. Per chi è indeciso, proponiamo una ricetta di un tagliolino fresco fresco, che ha tutto il sapore dell’estate. Pronti?

    Tagliolini al Limone Costa d’Amalfi

    Si tratta di un piatto tradizionale in Costiera Amalfitana, che viene riproposto quasi in ogni ristorante lungo la costa. La ricetta è semplice, ma ricca di sapore: a fare la differenza sarà proprio la bontà dello sfusato amalfitano, che qui si sentirà in tutto il suo splendore.

    Ingredienti per 4 persone

    • 400 g di tagliolini (o spaghetti)
    • 1 limone Costa d’Amalfi IGP
    • 50 g di burro
    • q.b. di prezzemolo (facoltativo)
    • q.b. di sale
    • q.b. di pepe

    Procedimento

    1. Per prima cosa, prendete una capiente pentola e mettete a bollire abbondante acqua, così sarà pronta per quando avrete finito di preparare la salsa.
    2. Lavate accuratamente il limone, asciugatelo e poi sbucciatelo. A questo punto, con un coltello ben affilato, procedete rimuovendo soltanto la parte gialla della buccia, lasciando invece quella bianca attaccata alla polpa (che è troppo amara).
    3. In una padella, sciogliete il burro e unite la buccia e il succo del limone. Questa è la parte fondamentale della ricetta, perché la buccia non deve cuocere più di un minuto: se cuoce troppo, infatti, rilascerà un sapore molto amaro nella salsa, rovinandola.
    4. Nel mentre, l’acqua avrà raggiunto il bollore: salatela, immergete i tagliolini. A cottura ultimata, tuffate la pasta nella padella, mantecando con la salsa e aggiungendo, se necessario, mezzo bicchiere di acqua di cottura. Servite completando il piatto con il prezzemolo: i vostri tagliolini al profumo di Costiera Amalfitana sono pronti!

     

    Che ne dite, vi abbiamo fatto venire la voglia di fare il lemon tour?

    È nata vicino a Bologna, ma dopo l'università si è trasferita a Torino per due anni, dove ha frequentato la Scuola Holden. Adesso è tornata a casa e lavora come ghost e web writer. Non ha molta pazienza in cucina, a parte per i dolci, che adora preparare insieme alla madre: ciambelle, plumcake e torte della nonna non hanno segreti per lei. Sta imparando a tirare la sfoglia come una vera azdora (o almeno, ci prova).

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