E dopo i wine-bar, i water bar

Adriana Angelieri

Dopo il wine bar, il ‘water bar’esposizione water barDa dove iniziare questo tuffo nella conoscenza? Da i ‘water bar’, fratelli degli ormai comuni wine bar, dove mentre si consulta un menu delle acque, un intenditore vi spiegherà in quale bicchiere è più giusto assaggiare e con quale cibo è meglio abbinare la vostra prescelta.

Qui si trovano le ‘acque chic’, provenienti da sorgenti di ogni parte del mondo e racchiuse in preziose bottiglie ideate da grandi maestri di design.E’ normale essere un po’ scettici di fronte a questa nuova moda, si sa che l’acqua è tutta uguale e l’unica distinzione sensata appare quella tra naturale e frizzante.L’acqua però rappresenta il 65-75% del peso corporeo e troppo spesso l’acquisto di questo prezioso componente del nostro organismo è determinato da variabili come il costo, il peso e la vicinanza della confezione: ammettiamolo, la scelta generalmente si indirizza su quella più vicina alla cassa del supermercato!etichetta acquaE’ invece un attento studio delle proprietà organolettiche del liquido, come il grado di mineralizzazione e il residuo fisso, e quindi un’analisi ‘costi benefici’ apportati all’organismo, a dover definire l’assunzione di una determinata acqua. Queste caratteristiche però vengo notate solo da chi è ormai un intenditore del settore.bottiglia di blingA fare colpo sui profani, invece, sono il design e l’estetica. Per questo sono nate le ‘acque chic’, che ricoprono molto più della loro mera funzione fisiologica: sono anche oggetti di tendenza, per il packaging che le contraddistingue, il prezzo e per lo status sociale che rappresentano.

Una notevole qualità dell’acqua deve quindi essere abbinata ad un contenitore attraente.La Cape Grim, ad esempio, esprime tramite la confezione, tutta la purezza che la contraddistingue. All’interno della raffinata bottiglia è raccolta una delle acque piovane più pure al mondo. Sulla punta della Tasmania, al confine dell’Antartide, piove 187 giorni all’anno; qui si trovano due macchine: una adibita al controllo metereologico e una predisposta all’identificazione del grado di inquinamento per autorizzarne l’imbottigliamento. E’ senza ombra di dubbio una delle acque più buone: il range di pollution tollerato va dai 0 ai 600 cm2, mentre una città di provincia non eccessivamente inquinata può riportare tra i 1000 ai 300.000 cm2 di inquinamento.bottiglia di 420Anche la 420, chiamata così perchè sgorga in Nuova Zelanda al di sotto del quarantaduesimo parallelo, è racchiusa dentro una vera opera d’arte, simbolo della sua rarità. Frutto di un processo di filtrazione naturale che avviene a 200 metri sotto terra nelle rocce vulcaniche, nel corso di vari anni, è un’acqua non contaminata con residuo fisso molto basso.Fra questi colossi di purezza e design di fama ormai internazionale, purtroppo essere patriottici non è facile.

Nonostante la disponibilità di ottime sorgenti e l’esperienza nel settore del design che caratterizzano la nostra nazione, è nata solo lo scorso anno la prima bottiglia ad arte Made in Italy. Dedicata a Leonardo da Vinci, ha però dimostrato un ritardo di ben vent’anni rispetto alla Norvegia, produttrice della celebre Voss, impostasi da tempo sul mercato.Water Bar in Italia a Roma e a BolognaIn Italia però possiamo trovare ben due dei sette water bar presenti in tutto il mondo.bottiglie di ogoAll’Acqua Store, che ha sede alla stazione Termini di Roma, si trova un vero e proprio centro multimediale delle acque minerali: qui si può identificare il tipo di acqua minerale che più si addice al proprio stile di vita, grazie ad un programma computerizzato, e scegliere fra le 100 etichette italiane e straniere proposte.Sono già presenti corsi di degustazione volti a creare idrosomellier, esperti in grado di distinguere con un solo sorso l’acqua ricca di ossigeno e selenio, da quella norvegese, da quella – più facile- aromatizzata ai fiori o alla frutta. Ma non solo: il culto dell’acqua è anche stato ufficializzato nel 2002, quando è stata fondata l’ADAM (Associazione Degustatori Acque Minerali) composta da cultori della buona cucina, supportati da medici, nutrizionisti, geologi, e chimici.water bar via ugo bassi bolognaInsomma, nonostante possa apparire frivolo, questo nuovo modo di interpretare l’acqua sembra davvero qualcosa di serio… e per capirne di più abbiamo pensato di rivolgerci ad un esperto, Giano Chiarici, titolare del settimo water bar del mondo, Specialità in Vetrina, nel cuore di Bologna.

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

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