Tra jazz club e soul food: ecco 20 locali per “assaggiare” tutto lo spirito di Harlem 

Giulia Ubaldi
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    Fino a non troppi anni fa nel quartiere Harlem di New York non ci si poteva mettere piede. “I taxi non si fermavano nemmeno al semaforo quando era rosso e la linea di demarcazione con il resto della città era netta, evidente” ci raccontano. Oggi le cose sono cambiate, tant’è che possiamo parlare di una “seconda rinascita” di Harlem. E quindi possiamo tornare a cantare “drop me off in Harlem”, come nelle canzoni di Duke Ellington, e andare alla scoperta di tutto quello che di buono questo quartiere ha da offrire, tra locali, jazz club e soul food. 

    Welcome to Harlem! Alla scoperta del quartiere e del “nuovo rinascimento” 

    Prima di tutto una premessa è di dovere: a New York puoi fare il giro del mondo in una via, perché non è una città ma mille insieme, ogni quartiere è un viaggio in più paesi e la cucina qui è proprio questa, un mix di piatti, sapori e profumi da mille posti diversi. Ma tutto questo vale ancora di più per una zona densa di storia come Harlem, conosciuto soprattutto per essere il centro della comunità afroamericana. Questo quartiere si trova sopra Manhattan ed è delimitato a nord dal fiume omonimo, a sud dal Central Park e ovest dal fiume Hudson. 

    In quest’area per primi arrivarono gli olandesi che, nel 1658, gli diedero il nome “Nieuw Haarlem”, in onore della città olandese di Haarlem. Nel 1664, poi, gli inglesi presero il controllo della colonia olandese e ribattezzarono il luogo Harlem. Gli abitanti afroamericani arrivarono all’inizio del 1900 e nel giro di pochissimi anni si erano già quadruplicati. È in questi anni che nacque il movimento culturale nero detto “rinascimento di Harlem”, soprattutto con spettacoli di musica jazz, ai tempi per soli bianchi. Non a caso è qui che si trovano i più importanti jazz club come l’Apollo Theatre e il Cotton Club dove si esibirono i più grandi come Duke Ellington, Etta James o Stevie Wonder, solo per citarne alcuni; o il Paris Blues Jazz e il Minton’s Playhouse, che oggi purtroppo sono invece chiusi. 

    Dopo la seconda guerra mondiale iniziò un periodo di decadenza generale per Harlem, che si trasformò in quartiere povero con un elevato tasso di disoccupazione e criminalità. Per anni, infatti, era noto per essere la zona più pericolosa e malfamata di New York, dove non era possibile andare.

    Foto di Giulia Ubaldi

    La ripresa è poi partita dal basso, dai suoi abitanti, che negli anni ‘90 hanno deciso di voler cambiare la nomea del quartiere. Da questo momento in poi possiamo parlare di un vero e proprio “secondo rinascimento”: la criminalità è calata ed è cominciato un processo di gentrificazione che ha fatto crescere i costi delle case e degli affitti, creando non pochi disagi ai residenti. Ma soprattutto c’è stato un riappropriamento della cultura afroamericana come simbolo identitario in positivo, con tutte le forme di espressione artistiche di questa comunità come ad esempio la street art: questa è infatti la zona di New York dove ci sono più murales, nati quando durante la crisi economica la scuola per mancanza di fondi ha iniziato a tagliare i programmi d’arte e così i giovani si sono riversati nelle strade e a disegnare le loro opere sui muri. Per non parlare poi della musica, sia in alcuni locali che nelle chiese, con i noti gospel della domenica, fino al mondo del cibo e della ristorazione, di cui come vi avevamo già raccontato il soul food ne è un simbolo, ma non solo. 

    E sono proprio questi i luoghi di cui vi parleremo oggi, in quanto parte fondamentale della nuova rinascita di Harlem. 

    Tra jazz, american breakfast e soul food: ecco 20 locali per scoprire Harlem 

    Prima di iniziare il nostro viaggio, vi ricordiamo che negli Stati Uniti la tip, cioè la mancia, è sempre obbligatoria e a parte, equivalente più o meno equivale al 10-20% del conto finale. Spesso viene calcolata direttamente dal ristorante e proposta nello scontrino al momento del pagamento con più opzioni: bassa, intermedia e alta. Tenetene conto quanto programmerete il vostro viaggio e segnatevi questi indirizzi: ecco i 20 locali che abbiamo selezionato per voi ad Harlem, che secondo noi ripercorrono un po’ la storia di questo quartiere e ne rappresentano l’atmosfera, come quei pochi jazz club rimasti aperti. 

    1. The Monkey Cup 

    Che sia uno dei locali preferiti per il caffè dagli abitanti di Harlem, è ben evidente fin dal mattino presto, quando già verso le sette c’è una lunga fila e tutti i tavolini sono occupati. Sarà perché forse qui c’è uno dei migliori american coffee che potete trovare in zona, o perché, non da meno, anche muffin e croissant sono molto buoni. Noi in particolare abbiamo amato la brioche con le pesche e il muffin alla banana, ma soprattutto l’ambiente accogliente creato dai ragazzi che si alternano dietro al bancone. E verso ora di pranzo e pomeriggio, si iniziano a fare arepas venezuelane di tutti i gusti, con un angolo appositamente dedicato. 

    2. Tom’s Restaurant

    Foto di Giulia Ubaldi

    Se invece volete gustarvi una vera colazione all’americana o un brunch, questo è il posto che fa per voi (e per Morgan Freeman che viene spesso). Infatti, per quanto sia aperto tutto il giorno fino alle 23, quindi anche per pranzo o cena, è il mattino il momento in cui vi consigliamo di venire, per gustare un’american breakfast fatta come si deve, in un locale estremamente americano. Sempre presenti sono le uova, preparate in tutti i modi possibili, da omelette a upturned fried eggs (“rovesciate” come le fanno spesso qui), fino all’occhio di bue, sempre in accompagnamento a salsiccia o bacon e alle loro patate saltate con cipolla. In alternativa, per gli amanti del dolce, ci sono sempre degli ottimi pancakes. E poi i grandi classici come hamburger, bagel e toast. Non sarà una sorpresa per gli amanti di Seinfeld, riconoscere che è questo il bar che compare nella sitcom (dove si chiama Monk’s Cafè), vera e propria mecca per i fan. Ma noi vi consigliamo di andare anche in un altro luogo di culto, questa volta religioso, ovvero nella splendida Cattedrale di Saint John the Divine che si trova nelle vicinanze, a pochi passi di distanza. 

    3. Absolute Bagels 

    Cabeca de Marmore/shutterstock.com

    È uno dei posti più citati nelle varie guide, consigliato da tutti per chi vuole gustare uno dei migliori bagel della città. In realtà questi panini sono di origine polacca ed ebraica, ma si sono diffusi in tutta New York, diventandone ormai quasi un simbolo: per chi non li avesse mai provati, si tratta di ciambelle salate, il cui impasto viene cotto al forno dopo una breve bollitura in acqua. Si possono mangiare sia da soli che conditi in vari modi, come ad esempio con un po’ di burro o come spesso si fa nei locali newyorkesi con una crema di formaggio ed erba cipollina. Da Absolute Bagels li trovate in tantissimi gusti e varianti, ma attenzione perché c’è sempre una fila lunghissima!

    4. Maison Harlem

    Forse non c’è locale migliore di questo per respirare pienamente l’atmosfera di Harlem. Gestito da due francesi, la Maison Harlem è una vera e propria “casa” per gli abitanti del quartiere, che vengono qui sia per gustare piatti francesi come il confit de canard (anatra) o la soup à l’oignon (zuppa di cipolle) che classici americani, come hamburger o pollo fritto. Per chi volesse stare più leggero, al bancone si può anche fare solo un aperitivo con vini francesi e vari stuzzichini a 9 dollari l’uno, in una situazione più movimentata e informale. Durante il weekend, invece, si balla con un dj che mette musica ben selezionata. 

    5. Dado’s Pizza and Taproom Harlem

    Anatoly Vartanov/shutterstock.com

    Proprio di fianco alla Maison Harlem, si trova questa pizzeria al trancio che fa la tipica pizza americana, cioè sottile e croccante. Personalmente la amo molto, ma devo ammettere che si differenzia per l’utilizzo di ingredienti e materie prime, che non sono buoni o d’eccellenza come quelli che troviamo in Italia. Ricordatevi di provare la pepperoni pizza, dove i pepperoni non sono le verdure ma il nome del salame che si produce negli Stati Uniti e in Canada: si tratta di un insaccato a base di carne di manzo e di maiale, sottile, leggermente piccante e affumicato, amatissimo dagli americani sulla pizza, tant’è che ne è derivata una delle pizze più iconiche e diffuse. 

    6. Sottocasa Pizzeria

    Di tutt’altro livello è questa pizzeria che oggi conta due sedi: la prima ha aperto 12 anni fa a Brooklyn, nel quartiere di Williamsburg, dove vive la più grande comunità di ebrei chassidici, quelli ultra-ortodossi protagonisti della serie Unorthodox. La seconda, invece, 7 anni fa ad Harlem dove ha riscosso subito un grandissimo successo, del resto come la prima. Sarà perché ad averle aperte entrambe è stato Luca Arrigoni, d’origine milanese, con un passato attore, poi diventato cuoco e pizzaiolo. E la sua pizza (molto più buona di tante mangiate in Italia) è arrivata meritatamente al primo posto su Tripadvisor come Best New York Pizza

    7. Sylvia’s 

    Foto di Giulia Ubaldi

    Vi abbiamo già parlato del soul food, il cibo che per eccellenza rappresenta lo spirito, l’essenza, l’identità e la storia della comunità afroamericana negli Stati Uniti. E questo locale ne è sicuramente un tempio: aperto nel 1962 da Sylvia Woods, chiamata “la Queen del Soul Food”, come recita l’insegna all’ingresso, è diventato negli anni uno dei punti di riferimento delle persone della comunità afroamericana quando hanno voglia di soul food e dei piatti di casa. Le ali di pollo fritte sono eccezionali, il cornbread che viene portato subito all’inizio del pasto, per non parlare dei collard greens (presenti anche in versione vegetariana) o lo yam, cioè l’igname candito. I prezzi sono bassissimi, ci sono varie formule a pranzo e specialità diverse a seconda del giorno della settimana, ma la domenica è gospel brunch. Noi ci siamo innamorati di Sylvia’s e della sua atmosfera e non siamo riusciti a provare anche altri due templi del soul food: Charles’ Pan-Fried Chicken, dello chef Charles Gabriel che ha aperto ben tre sedi e Amy Ruth’s. Ci farete sapere voi? 

    8. Seasoned Vegan 655

    Grazie a questa coppia di madre e figlio, più nessun problema per vegani e vegetariani che vogliono provare il soul food. Loro, infatti, hanno aperto questo delizioso locale studiando tutti i piatti con alternative senza alcun prodotto di origine animale, come l’utilizzo di latte di arachidi, soia fermentata o igname. Anche qui non siamo riusciti ad andare perché c’è sempre una lunga fila, ma ci hanno assicurato che è molto buona e che l’attesa vale la pena. Anche su questo, ci tenete aggiornati? 

    9. Red Rooster 

    Foto di Giulia Ubaldi

    Arriviamo ora a questo locale che ad Harlem va molto alla moda e piace molto, per questo è assolutamente obbligatoria la prenotazione. Aperto da Marcus Samuelsson, che ormai è una sorta di vip, di cui trovate il suo libro all’entrata, la cucina unisce le sue due origini: la Svezia e l’Etiopia. I piatti sono i classici americani con il lobster roll o l’hamburger ma sempre con un tocco creativo di Marcus. Su tutto, oltre all’ambiente vivace e all’atmosfera soffusa, vincono i cocktail, uno più buono dell’altro: provate quello dedicato al quartiere! 

    10.Max Soha

    Nostalgia di casa? In zona non c’è posto migliore di questo per i momenti più difficili di mancanza dell’Italia. Qui, infatti, vengono preparati vari piatti di pasta che cambiano ingredienti e condimenti a seconda della stagione, sempre in un ambiente caldo, accogliente e familiare. E poi ricordiamo che negli anni Settanta, dopo anni di emigrazione, gli italiani sono arrivati a essere la comunità più presente a New York, con 212.160 mila persone (come si apprende allo splendido Museo della Città di New York). E la maggior parte, ca va sans dire, ha investito e iniziato a lavorare proprio nella ristorazione, anche perché qui l’imprenditoria è un’altra cosa, è molto più facile che in Italia aprire un’attività propria. Dunque, possiamo affermare che la cucina italiana fa ufficialmente parte di quella newyorkese

    11. Harlem Shake 

    Ci teniamo a nominarvi Harlem Shake, non solo perché qui si mangiano bene sia i grandi classici come l’hamburger che i piatti del soul food come il pollo fritto, ma perché per anni questo è stato uno slogan importante per il quartiere. Harlem Shake, infatti, è stato un meme che si è diffuso in modo virale nel web tra il 2012 e il 2013. Tutto è iniziato con un video di 30 secondi, accompagnato da un estratto della canzone Harlem Shake di Baauer (da cui il titolo), caricato su YouTube dallo youtuber Filthy Frank (meglio conosciuto dal 2017 come artista trip hop, con lo pseudonimo Joji). Il video ha riscosso un notevole successo ed è stato subito replicato da migliaia di persone provenienti da tutto il mondo, che inserendo la propria versione dell’Harlem Shake l’hanno fatto conoscere ovunque. Ma è bene precisare che in realtà nonostante il nome il meme non c’entra niente con l’Harlem Shake originale, cioè la danza urbana nata ad Harlem negli anni Ottanta. 

    12. BLVD Bistrot NY

    Ecco un altro indirizzo simile alla Maison Harlem, dove spesso c’è un dj che mette musica e dove mangiare diventa spesso l’occasione per ballare. Lo chef è Carlos Swepson, originario del Mississippi e i suoi piatti non sono affatto semplici o leggeri: sono un tripudio di gusti ed ingredienti, sempre con una personale rivisitazione, come il suo hamburger con pulled pork in salsa barbeque, o i maccheroni ai sette formaggi con bacon affumicato al legno di pecan. Ma come recita l’insegna al centro del locale “Biscuits all day” da provare sono assolutamente i suoi biscuits con gravy: i biscuits non sono biscotti ma panini, e gravy è una salsa di salsiccia con cui si mangiano di solito in accompagnamento. 

    13. Jimbo’s Hamburger Palace

    Autentico posto di quartiere, dove si viene in famiglia soprattutto la domenica (a volte anche il sabato) prima di andare a messa, per un brunch o per una ricca e sontuosa colazione a base di uova, bacon o salsiccia e patate, oppure pancake. A seguire verso pranzo hot-dog e hamburger, tutti ben fatti. A questo proposito, è importante che sappiate che proprio nei dintorni di Jimbo, si trovano moltissime chiese poco turistiche dove potete partecipare a una messa gospel, come Mother Ame Zion Church o The Abyssinian Baptist Church. Ma attenzione, in tutte, una volta entrati, non potrete più uscire fino alla fine perché dovete rispettosamente e rigorosamente attendere la conclusione della funzione. 

    14. Harlem Public

    Vero e proprio pub americano, dove ho mangiato uno degli hamburger più buoni della mia vita. Qui è il re del menù, che potete comporre voi a piacimento con gli ingredienti che preferite, rigorosamente in accompagnamento alla birra di Brooklyn, uno dei prodotti da provare assolutamente. L’ambiente è giovane e vivace e di sottofondo c’è sempre musica funk, tranne quando non ci si ritrova al bancone per vedere qualche partita in tv.  

    15. Marjorie Eliot’s Parlor Jazz 

    Foto di Giulia Ubaldi

    Attenzione perché questa è una delle esperienze più uniche, magiche ed esclusive che potrete fare a New York. Domenica pomeriggio si entra in una vera e propria casa, quella della signora Marjorie Eliot, facendo la fila fuori dalla porta del suo appartamento già verso le 14.30. Alle 15.30, poi, inizia una jam session di jazz in memoria dei suoi due figli, ogni volta con musicisti nuovi alla chitarra o al pianoforte, per la gioia degli ospiti che vengono da tutto il mondo. E durante il concerto, vi verrà servita anche la merenda

    16. Dinosaur Bar-B-Que

    Non possiamo parlare di che cosa mangiare a New York senza citare la carne al BBQ, cioè barbecue, di cui la specialità da provare assolutamente sono le ribs, ovvero le costine di maiale che qui trovate insaporite a crudo e poi affumicate lentamente. Non mancano hamburger, bistecche e pollo alla griglia, ma ci sono anche piatti vegetariani come le uova ripiene con spezie creole. E se di carne al BBQ si parla e da Harlem andate verso Manhattan, è d’obbligo la Gallaghers Steakhouse, di fianco a Times Square, dove la carne è ottima e la Manhattan Clam Chowder d’obbligo. 

    17. Pikine

    Non dimentichiamo che Harlem resta il cuore della comunità afroamericana, quindi non potevano mancare anche ristoranti di cucina africana, soprattutto senegalese, come questo ristorante. Qui, infatti, trovate i grandi classici del Senegal di cui vi avevamo già parlato, come ad esempio il ceebu jen o il domoda

    18. Benyam

    Lo stesso vale per Benyam, che si trova nella parte più alta del quartiere, dove invece potete gustare injera e zighinì rigorosamente da mangiare con le mani, come vi avevamo raccontato a proposito della cucina eritrea. Loro però sono etiopi, come vi accorgerete da riferimenti alla capitale Addis Abeba presenti in tutto locale, dai quadri alla birra. 

    19. Shrine e Silvana 

    Questi due locali, gestiti dagli stessi proprietari, sono forse rimasti gli unici e gli ultimi dove si respira ancora l’atmosfera di un vero jazz club. Ma in realtà di non solo jazz si tratta: qui tutte le sere si esibiscono gruppi che fanno musica di vario genere, da gypsy punk, blues e indie rock, fino a reggae, son cubano, funk e afro-beat. E in entrambi, è anche sempre possibile stuzzicare qualcosa da mangiare come humus, falafel o classici panini.

    20. Room 623 – Harlem’s Speakeasy Jazz Club

    Foto di Giulia Ubaldi

    Concludiamo con questo piccolo Jazz Club nascosto, situato sotto il locale vero e proprio, a cui si accede tramite una scalinata e sempre e solo con prenotazione. Qui abbiamo ascoltato uno dei più bei concerti jazz di sempre, illuminati da un’insegna blu luccicante con una citazione di Duke Ellington: “drop me off in Harlem”. 

    Insomma, se avete in programma un viaggio a New York, vi consigliamo di segnarvi alcuni di questi indirizzi!


    Immagine in evidenza di: Cabeca de Marmore/shutterstock.com

    Antropologa del cibo, è nata a Milano, dove vive e scrive per varie testate, tra cui La Cucina Italiana, Scatti di Gusto, Vanity Fair e le Guide Espresso. Il suo piatto preferito sono gli spaghetti alle vongole, perché per lei sono diventati un'idea platonica: "qualsiasi loro manifestazione nella realtà sarà sempre una pallida copia di quella nell'iperuranio". Nella sua cucina non mancano mai pistilli di zafferano, che prima coltivava!"

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