dolci tipici abruzzesi

Ferratelle, caggionetti e uccelletti di Sant’Antonio: 10 dolci da mangiare in Abruzzo

Francesca Di Cesare
3 minuti

     

    Mare, montagna, splendidi Parchi Nazionali e piccoli borghi: siamo in Abruzzo! Regione italiana situata tra il mar Adriatico e l’Appennino centrale, è meta di migliaia di turisti che non solo ne apprezzano i meravigliosi paesaggi, ma anche la sua lunga tradizione gastronomica che spazia dai famosi arrosticini al brodetto di pesce, fino a prodotti caseari d’eccellenza come il Canestrato di Castel Del Monte. E la pasticceria? Proprio recentemente ho avuto il piacere di conoscere tramite un caro amico abruzzese alcune preparazioni dolciarie tipiche di questo territorio, motivo per cui sto già programmando una gita di qualche giorno nella regione “forte e gentile”, come la descriveva Primo Levi, per godere di una bella merenda con vista mare.

    Caggionetti, parrozzo, uccelletti di Sant’Antonio… Se anche voi come me non ne avevate mai sentito parlare, allora non vi resta che proseguire con la lettura di questo articolo. Siete pronti per scoprire i dolci tipici abruzzesi?

    Dolci tipici abruzzesi, 10 preparazioni da non perdere 

    Per assaggiare tutti i dolci che questa meravigliosa regione ha da offrire servirebbe un soggiorno di almeno 15 giorni. Del resto, per esplorare la gastronomia di una città ci vuole tempo, spazio (nello stomaco), e infine la voglia di lasciarsi stupire. È proprio quello che accade quando si assaggia per la prima volta una ferratella, o quando si taglia una fetta di parrozzo e il profumo di cioccolato e mandorle avvolge tutta la stanza con il loro inconfondibile aroma. Vi ho fatto venire fame? È giunto il momento di preparare lo stomaco: ecco 10 dolci da non perdere in Abruzzo!

    Ferratelle 

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    Partiamo dal dolce più antico della tradizione abruzzese: le ferratelle. Molto diffuse in tutta la regione, prendono il proprio nome dalla piastra su cui vengono cotte, appunto “il ferro”. Si potrebbero considerare una sorta di waffle (altro nome con cui vengono chiamati i goufre francesi) senza burro, fatte solo con farina, uova, zucchero, olio extravergine di oliva, un pochino di lievito e scorza di limone. Incluse nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali abruzzesi e laziali (i PAT), hanno tradizionalmente una forma quadrata o rettangolare (a seconda dello stampo utilizzato). Sono buonissime gustate da sole oppure ricoperte di cioccolato, marmellata, miele o del buon gelato artigianale! 

    Uccelletti di Sant’Antonio

    Proseguiamo con gli uccelletti di Sant’Antonio, dolcetti tipici del teramano e che tradizionalmente si preparano il 17 gennaio per festeggiare Sant’Antonio Abate (protettore degli animali). Ecco il perché della loro forma a uccellino, che racchiude un ripieno a base di mosto cotto, mandorle, cioccolato fondente, cannella o biscotti sbriciolati. Insomma, un vero concentrato di sapori! Le diverse versioni variano da famiglia a famiglia, mentre a restare invariati sono gli ingredienti dell’impasto: soltanto vino bianco, olio di semi e farina, a cui si possono aggiungere anche alcuni cucchiai di zucchero. Non ci sono dubbi sul fatto che la loro dolcissima forma li renda dei dolcetti a dir poco irresistibili, tanto che, da quanto sono belli, è quasi un peccato mangiarli!  

    Sfogliatelle abruzzesi 

    Piccirilli Valentina/shutterstock.com

    Se anche voi pensavate che le sfogliatelle si mangiassero soltanto a Napoli, dopo aver letto questo articolo dovrete ricredervi. Durante il periodo di Natale, infatti, in Abruzzo è tradizione preparare le tipiche sfogliatelle abruzzesi, dolcetti fritti che insieme ai calcionetti e al parrozzo rendono uniche le festività natalizie di ogni famiglia. La principale differenza con le cugine napoletane è racchiusa nel ripieno, che consiste nella scrucchiata abruzzese (ovvero una confettura d’uva nera del tipo Montepulciano) e nella sfoglia, fatta con il vino bianco e non con lo strutto. Ma anche in questo caso la ricetta varia di famiglia in famiglia, e c’è chi al ripieno aggiunge anche mandorle o noci, chi un po’ di liquore e chi della cioccolata fondente in pezzi. Insomma, ci si può davvero sbizzarrire con la fantasia, ma una cosa è certa: mangiarne soltanto una sarà quasi impossibile! 

    Calcionetti 

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    Anche chiamati “li caggiunitt” in dialetto, i calcionetti (o caggionetti) sono dei dolcetti fritti e farciti che assomigliano a dei piccoli calzoni o a dei ravioli dolci. Tradizionalmente vengono preparati nel periodo natalizio e la loro paternità è contesa tra teramani e sansalvesi, anche se vengono proposti in tutte le zone della regione e con un ripieno che varia da città a città: a Chieti a base di ceci, a L’Aquila con le mandorle, mentre a Teramo si tende a usare la crema di castagne. Ma con il tempo si sono diffuse anche le versioni con la marmellata d’uva, fino ad arrivare all’ormai immancabile Nutella. E a voi con quale ripieno piacerebbe assaggiarli? 

    Parrozzo

    Se Verona è la patria del pandoro e prima ancora del Nadalin, l’Abruzzo si può considerare la terra in cui nacque il parrozzo. Originario di Pescara, a idearlo fu il pasticciere Luigi D’Amico nel 1920, a cui venne l’idea di preparare un dolce che avesse le sembianze del pane rustico, detto appunto “pane rozzo” in occasione delle festività natalizie. Fu così che per ricordare il giallo del grano turco creò una massa a base di uova e farina di mandorle, mentre sostituì il colore scuro della crosta di pane uscito dal forno con una glassa al cioccolato fondente. Si narra che il primo a cui D’Amico fece assaggiare questo dolce fu Gabriele D’Annunzio, il quale dedicò proprio al parrozzo uno dei suoi madrigali. Oggi si può trovare sia nella versione grande sia monoporzione, nei ristoranti e in tutte le pasticcerie! 

    Mostaccioli

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    Proseguiamo con i mostaccioli, dolcetti a forma di rombo caratterizzati da una golosissima copertura al cioccolato fondente, ormai famosi in tutto il sud Italia. Ma veniamo alla versione abruzzese, in cui — ormai l’abbiamo capito — il mosto cotto è un ingrediente imprescindibile, tanto da essere presente in quasi tutte le preparazioni dolciarie. Elemento fondamentale dell’impasto insieme a mandorle, farina, miele e cacao, è proprio questo ingrediente a dare il nome ai mostaccioli, che con la loro ricchezza aromatica riescono a conquistare tutti gli amanti del connubio cioccolato e spezie. Cannella, noce moscata, vaniglia… sentite il profumo del buonumore? 

    Pizza dolce 

    Si chiama pizza dolce, ma non ha niente a che vedere con la classica versione della pizza farcita con la nutella. Si tratta infatti di una torta a base di pan di Spagna farcita con crema pasticciera e al cioccolato e bagnata da 2 a 4 tipi di bagne differenti, tra cui rum e alchermes. È un dolce che in Abruzzo si prepara nelle occasioni speciali come compleanni e matrimoni, ma anche la torta della domenica che riunisce tutta la famiglia a tavola. Decorata con ghiaccia reale, mandorle a scaglie e codette di zucchero, mette allegria soltanto a guardarla. Vi basterà assaggiarne soltanto una fetta, e tornerete subito bambini!

    La pupa e il cavallo

    Arriviamo ora al periodo pasquale, dove in Abruzzo si prepara un dolce tipico che tradizionalmente veniva regalato alle famiglie dei futuri sposi, in occasione del fidanzamento ufficiale: la pupa e il cavallo. Si tratta di una preparazione a base di pasta frolla che risale all’800, la cui simbologia ha assunto nei secoli il significato di risurrezione tanto da rendere questo dolce il protagonista della pasqua abruzzese. Con il tempo si sono aggiunte all’impasto delle uova sode avvolte in due strisce di pasta intrecciate come significato di rinascita e unione, anche se per alcuni questo riporterebbe a un concetto di fertilità. Ad ogni modo, se siete amanti della pasta frolla e fino a questo momento vi siete cimentati soltanto nelle casette di marzapane, allora dovete assolutamente provare a realizzarla a forma di pupa e cavallo. Il divertimento è assicurato!

    Sise delle monache (o tre monti)

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    Le sise delle monache sono dolcetti a forma di seno da non confondere con i sospiri di Bisceglie o le tette delle monache, originarie della città di Altamura. A differenza delle versioni pugliesi, infatti, questo dolce abruzzese nato nel comune di Guardiagrele, in provincia di Chieti, è tipicamente costituito da tre piccole cupole che secondo alcuni farebbero riferimento all’ampio pettorale bianco delle monache che faceva immaginare avessero tre “sise” e non due, mentre secondo altri ai tre massicci montuosi abruzzesi più alti della catena appenninica: il Gran Sasso d’Italia, la Majella e il Sirente-Velino. Costituiti da pan di Spagna ripieno di crema pasticceria e spolverati da zucchero a velo, non sono ricoperti da una glassa in superficie come nel caso dei sospiri di Bisceglie e si trovano nelle pasticcerie in qualsiasi periodo dell’anno. Inutile che vi dica che sono una vera goduria per il palato!

    Cicerchiata 

    Terminiamo la nostra carrellata con un dolce tipico questa volta del periodo del carnevale: la cicerchiata. Si tratta di un dolce molto ricco che si prepara con un impasto a base di farina, uova, zucchero e olio, da cui si ricavano delle palline da friggere in olio d’oliva o strutto. Una volta fritte, si ricoprono poi con il miele e vengono disposte su un piatto a formare una corona. Da non confondere con gli struffoli, tipici campani e caratteristici del periodo natalizio, la cicerchiata deriva il proprio nome dalle cicerchie, antichi legumi di cui questo dolce ricorda molto la forma. 

    E voi conoscevate questi dolci tipici della tradizione abruzzese? Sareste curiosi di assaggiarli?


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    Aspirante giornalista pubblicista, Francesca è nata a Verona e si è laureata in lingue e culture per l’editoria. Dopo un master in critica gastronomica, ha iniziato a scrivere di food e per Il Giornale del Cibo si occupa di ricette e cultura gastronomica. Pasticcera e insegnante di yoga, sta completando un master in marketing digitale all’Università Complutense di Madrid. Ama i sapori delicati ma decisi, come le nocciole in un crumble di mele alla cannella.

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