birrifici artigianali emilia-romagna

Emilia-Romagna: 5 birrifici artigianali da conoscere

Roberto Caravaggi
3

     

    Amanti della buona birra, Il Giornale del Cibo vi guiderà oggi con piacere in un viaggio tra i birrifici artigianali dell’Emilia-Romagna. Le precedenti esplorazioni dei birrifici artigianali umbri e friulani ci hanno mostrato quanto il panorama delle piccole produzioni brassicole sia vivo e in continua crescita. In molti casi si tratta di realtà a conduzione familiare, portate avanti da chi ha avuto l’intuizione e il coraggio di dedicarsi a un prodotto considerato, fino a qualche anno fa, estraneo alla nostra cultura. Proprio grazie a loro, invece, la birra sta mettendo solide radici anche in Italia. E una regione ricca di tesori enogastronomici, come abbiamo visto nell’ideale itinerario lungo la via Emilia e i suoi sapori, poteva non rispondere “presente” all’appello?

    Birrifici artigianali in Emilia-Romagna: 5 realtà da scoprire  in una terra di DOP e IGP 

    Con le sue 44 denominazioni d’origine, tra DOP e IGP, l’Emilia-Romagna detiene il primato delle eccellenze gastronomiche riconosciute a livello europeo. Dal Parmigiano Reggiano al Culatello di Zibello, dal Prosciutto di Parma alla Mortadella Bologna, e ancora l’Aceto Balsamico di Modena, il trittico di salumi piacentini DOP (coppa, salame e pancetta) fino allo Squacquerone di Romagna e alla piadina romagnola: una vera e propria miniera di sapori che coinvolge l’intero territorio. Frutto di un vivace mosaico di tradizioni e di saperi tanto diversi, che vanno dalle aree appenniniche dell’entroterra alle località marine della riviera, passando attraverso l’ampia fascia di pianura padana. L’intento di questo articolo, tuttavia, non è celebrare le prestigiose vette culinarie di una terra dove, non a caso, si trova la cosiddetta “Food Valley” coi suoi musei del cibo, ma portarvi a conoscere delle piccole attività dedite alla produzione di birra secondo metodi e tempi che non guardano tanto ai volumi produttivi quanto piuttosto alla qualità. Vi porteremo, insomma, a conoscere da vicino cinque birrifici artigianali dell’Emilia-Romagna che meritano senz’altro una visita.

    Birrificio Renazzese (Dosso, FE)

    Partiamo da Dosso, in provincia di Ferrara, dove si è concretizzato il progetto di Andrea Govoni, mastro birraio ispiratore di birra BiRen. Tutto nasce dalla sua passione per la cultura birraria tedesca e quindi per le basse fermentazioni. Anni di studio, di viaggi e di esperienze l’hanno ispirato al punto di fondare, nel 2008, il Birrificio Renazzese. Un’avventura partita da un semplice impianto casalingo all-grain e cresciuta negli anni, sino a conquistare consensi e nuovi spazi. L’attuale sede comprende il moderno impianto, in cui si concentra l’intera produzione, e il risto-pub annesso, dov’è possibile degustare alla spina le birre della casa in abbinamento ad hamburger e a piatti d’ispirazione tirolese.

    © Birrificio Renazzese

    A proposito di birre della casa, la gamma conta su un totale di 18 referenze, tra cui 12 classiche prodotte tutto l’anno, 3 stagionali e 5 della cosiddetta linea premium. Quest’ultime si distinguono per essere caratterizzate da particolari elementi aromatici, come la Robby, birra all’amarena, la Sabine, impreziosita dalla saba prodotta dall’azienda vitivinicola Mariotti, e la Melanie, in cui il miele di melata di bosco aggiunge una sfumatura dolce, che sposa perfettamente i sentori caramellati del malto e regala un riuscito contrasto con le note amaricanti del luppolo.

    Nella linea classica troviamo, invece, molti dei più popolari stili birrai, reinterpretati secondo l’arte e l’esperienza di Andrea Govoni: dalla Charlotte, costruita sul contrasto tra piacevoli sentori fruttati e la nota acidula tipica del genere weiss, alla Renazzenfest, un’elegante märzen che ricrea atmosfere da Oktoberfest, passando per la Ton, una IPA dura e pura dedicata agli amanti del luppolo, la Moses, una stout morbida e avvolgente coi suoi sentori torrefatti, e la pluripremiata Philippe, secondo posto nella sezione Keller Pils all’European Beer Stars 2020. Il catalogo è comunque in continua evoluzione: BiRen è, infatti, una realtà giovane, in cui creatività e passione ispirano sempre nuove idee e sperimentazioni. Tutte le birre sono acquistabili sia attraverso l’e-commerce del sito, sia presso il birrificio stesso, visitabile su prenotazione.

    Birrificio Valsenio (Casola Valsenio, Località Baffadi, RA)

    Per la seconda tappa del nostro viaggio tra i birrifici artigianali dell’Emilia-Romagna ci spingiamo nell’entroterra ravennate, sui colli solcati dal fiume Senio. Qui troviamo Baffadi, minuscola frazione del comune di Casola Valsenio, sede del Birrificio Valsenio. Una realtà completamente a conduzione familiare, che ha in Davide Finoia la figura di riferimento. Lui è un pioniere della birra artigianale in Italia. Già in tempi non sospetti, e più precisamente nel 1991, ha iniziato le prime sperimentazioni casalinghe, influenzato soprattutto dalla cultura inglese. L’allora diciottenne Davide non ha mai smesso di coltivare la sua passione birraia, che si è poi tradotta in una realtà dalle dimensioni contenute, ma ben strutturata. Il 12 maggio 2009 è la data in cui nasce ufficialmente il Birrificio Valsenio, che ancora oggi vede Davide, supportato dal padre, occuparsi di tutto, dalla produzione alla vendita.

    © Birrificio Valsenio

    L’assortimento conta su tre capisaldi: Vals, una chiara ispirata allo stile pils, fresca, beverina e moderatamente luppolata, disponibile anche in versione certificata biologica; Caveja, una weizen dal colore giallo carico, tendente all’arancione, e con un gradevole bouquet di aromi di frutta e spezie che lascia spazio a un finale acidulo; e la I.R.A., una rossa all’irlandese, dove spiccano le note amabili del malto. A queste tre, prodotte continuativamente per tutto l’anno, si affiancano le stagionali, tra cui la Redneck, american ale fortemente luppolata, protagonista d’estate, la Poggio Nero, stout ben strutturata, con sentori di tostato e sfumatura che ricordano cioccolato e liquirizia, realizzata soprattutto in primavera, la natalizia – anche nel nome – Nadél e la 8bre, una affumicata al legno di faggio, presidio Slow Food, che costituisce la proposta d’autunno.

    Birrificio Retorto (Podenzano, PC)

    Il Birrificio Retorto è un altro perfetto esempio di micro birrificio a conduzione familiare. Il suo fondatore è Marcello Ceresa, che nel 2011 ha avviato l’attività coinvolgendo i fratelli Monica e Davide. Sono ancora loro oggi, insieme all’amico d’infanzia Marcello Bettinardi, l’anima di un birrificio che ha saputo fare parecchia strada nella sua più che decennale storia.

    BirrificioRetorto/facebook.com

    I riconoscimenti ottenuti, tra cui spicca quello di “miglior nuovo birrificio dell’anno 2013” secondo Ratebeer, non hanno tuttavia scalfito la mission dei fratelli Ceresa, ovvero produrre birre secondo i metodi e i tempi richiesti dalle varie fasi di lavorazione e invecchiamento degli ingredienti. Birre che possono essere definite “vive”, cioè in continua evoluzione anche una volta imbottigliate. A partire dalle prime tipologie prodotte, quelle da cui tutto ha avuto inizio e che sono ancora tra le più apprezzate:

    • la Latte Più, ispirata allo stile blanche belga, leggera e beverina, impreziosita dalla speziatura di buccia d’arancia e coriandolo e completata dalla scorza di pompelmo;
    • la Morning Glory, american pale ale corposa e persistente in bocca, con un bel bilanciamento tra i sentori dolci e fruttati e la nota amaricante del luppolo;
    • la Krakatoa, una IPA rossa strutturata e dalla luppolatura importante;
    • la Daughter of Autumn, una strong scotch ale intensa sia nel colore bruno, sia nel gusto, in cui spicca la torbatura del malto.

    Altro caposaldo della casa è la Vincent Vega (con chiara dedica cinematografica al capolavoro “Pulp Fiction” di Quentin Tarantino), un’ambrata in stile tripel, che, nonostante gli 8 gradi alcolici, risulta piacevolmente scorrevole. Il catalogo di Retorto conta attualmente sedici referenze, che includono anche due barley wine (Malalingua e Malanima) e la speciale Acqua Passata, birra liquorosa arricchita da piante officinali e spezie, in stile del Vermouth. L’intera produzione si concentra nello stabilimento di Podenzano, comune piacentino della Val Nure, dotato di uno spaccio dove si possono acquistare le birre.

    Birra del Reno (Castel di Casio, Località Casola Porreda, BO)

    Ci spostiamo quindi sull’appennino bolognese, nella Valle dell’Alto Reno, dove ha sede l’azienda agricola La Tartaruga. In questa piccola realtà agricola viene prodotta una birra che – citando le parole stesse dei titolari – “ruba i sapori e i profumi della valle”. E li restituisce sotto forma di otto specialità brassicole, che traggono ispirazione dagli stili birrari più classici, reinterpretandoli però con un tocco di originalità e attingendo molto alle risorse che il territorio ha da offrire.

    © Birra del Reno

    È il caso, ad esempio, della Nera, una stout dai sentori tostati, caratterizzata dall’impiego dell’orzo proveniente da una piccola torrefazione artigianale di Pistoia e completata dal miele di castagno di produzione propria e dagli aromi di piante spontanee locali. Allo stesso modo, la Bianca si rifà allo stile blanche belga, con l’impronta delicata ma decisiva del farro dell’appennino bolognese e l’aggiunta di erbe aromatiche coltivate in loco. La Rossa, invece, è un capolavoro di morbidezza, grazie ai malti caramellati, tra cui quello di farro, che ne definiscono la nota amabile, accarezzata dalle sfumature aromatiche delle erbe locali. Completano la linea delle classiche, la Ambra, blond ale che impiega cinque tipi di malto d’orzo, e la Viola, una chiara dall’importante gradazione alcolica (7,3%), che risulta tuttavia facile da bere, addolcita sia dal piacevole bouquet aromatico, sia dal retrogusto maltato.

    La proposta di Birra del Reno è completata dalle tre speciali, che si distinguono già al primo impatto per i nomi e le originali etichette. Ne fanno parte la Forbidden Planet, una 7 gradi alcolici d’impostazione britannica, con una decisa luppolatura che lascia tuttavia spazio a lunghe scie di malto, la Life on Mars, corposa e amabile, e la Black Lagoon, una oatmeal stout scura e dal corpo vellutato, in cui spicca il sentore del farro. Tutte le birre sono acquistabili sull’e-shop del sito, con spedizione a domicilio in tutta Italia, o direttamente presso l’azienda agricola.

    Birrificio La Mata (Solarolo, RA)

    Quando si parla di birrificio agricolo si intende una realtà che produce birra a partire da materie prime coltivate in proprio. Come accade per il Birrificio La Mata, la cui base è l’azienda agricola immersa nelle campagne di Solarolo, comune del ravennate confinante con la provincia di Bologna. L’anima della birra La Mata è Marco Tamba, che nel 2010 ha dato una svolta alla sua vita, abbandonando il precedente lavoro per dedicarsi anima e corpo all’azienda di famiglia e convertirla alla produzione brassicola. Una vecchia stalla ristrutturata è così diventata sede del birrificio, dove oggi realizza tutte le dieci referenze del catalogo.

    © Birrificio La Mata

    Tra le birre storiche, la Dora, classica blond ale in stile belga ad alta fermentazione, fresca e beverina, con un ottimo bilanciamento tra sfumature erbacee e note di malto; la Lova, belgian strong ale ambrata dall’aroma di frutta e spezie e dal tenore alcolico piuttosto sostenuto (7,8%); e la Mora, red ale dal colore rosso intenso, seducente con la sua schiuma compatta e persistente e la sua corposità. Si spazia poi nella reinterpretazione di stili birrai classici, come la Bheé, blanche con un bel bouquet floreale, su cui si innestano le sfumature speziate donate dallo zenzero fresco e il pepe verde di Sichuan, la Slip, pils di corpo leggero, dal caratteristico colore paglierino e dal gusto luppolato, la Pigra, scura e sormontata da un generoso cappello di schiuma da cui emergono le note di cioccolato e liquirizia che ne definiscono il carattere tipicamente stout, e la MyAle, ambrata in stile IPA. La birra più rappresentativa della casa è, tuttavia, la 100%, per la quale è stato appositamente coniato il termine di “Romagna ale”, a identificarne la produzione totalmente autoctona.

    Se per la quasi totalità delle altre birre l’orzo è tutto autoprodotto, nella 100% il discorso vale anche per il luppolo, direttamente coltivato e colto in azienda. L’impegno di Marco è rivolto proprio nella direzione di puntare sempre più su materie prime prodotte in proprio e nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale base dell’agricoltura integrata. Tutte le birre La Mata sono disponibili nell’intero arco dell’anno e acquistabili sia sul sito ufficiale del birrificio, sia nel negozio di Corso Saffi 22, a Faenza (RA).

    L’odierno itinerario sulle tracce dei birrifici artigianali dell’Emilia-Romagna si conclude qui. Siamo riusciti a solleticare le vostra voglia di bere buona birra? Da quale delle realtà che vi abbiamo proposto sareste più disposti a lasciarvi tentare?

    Nato a Milano, vive da sempre a Locate di Triulzi, nella provincia sud del capoluogo lombardo. Oltre a collaborare con alcune testate giornalistiche locali è food blogger per storiedifood.com, dove racconta soprattutto di specialità e piccole realtà artigianali. Il suo piatto preferito è la piadina romagnola perché, nella sua semplicità, sa appagare come poche altre cose.

    Lascia un commento