Tutto sul bento, il porta pranzo giapponese

Mara D'Angeli
2 minuti

     

    Se conoscete la cultura giapponese o siete appassionati di anime, probabilmente saprete cos’è il bento. Ma se anche questo nome non vi evoca nulla, siamo certi che se vi parliamo di un portapranzo suddiviso in scomparti, contenente varie preparazioni colorate e invitanti, qualcosa vi viene subito in mente! Il bento, infatti, è un elemento significativo della cultura del Giappone. Molto presente nella quotidianità, fatta spesso di pranzi fuori casa, lo si vede di frequente anche nei cartoni animati giapponesi che tanto ci hanno incuriosito e ingolosito sul piano culinario. Scopriamo allora che cos’è il bento box, come si realizza e quali sono le principali tipologie

    Cos’è il bento giapponese?

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    Il bento può essere definito come il pranzo al sacco in stile giapponese. Si tratta di un pasto leggero e ben bilanciato, inserito all’interno di una scatola apposita, che si consuma durante la pausa pranzo al lavoro, a scuola o durante le gite, ad esempio. 

    La scatola di solito è suddivisa in scomparti per evitare che le preparazioni presenti si mischino, oppure vengono inseriti divisori o altre soluzioni con il medesimo scopo.

    Secondo la tradizione il bento si prepara a casa, ma oggi è possibile acquistarlo già pronto in vari punti vendita in Giappone. Un aspetto interessante, comunque, è che un bento realizzato con le proprie mani, per i propri cari o il partner, può rappresentare una forma di comunicazione e un modo per trasmettere i propri sentimenti alle persone a cui si vuole bene. Questo soprattutto perché la sua creazione richiede molta cura e attenzione ai dettagli. L’estetica, infatti, è un aspetto di grande rilevanza: il bento deve essere ottimo da mangiare ma anche gradevole alla vista. 

    Bento giapponese: qual è la sua storia?

    Alcune fonti ascrivono le origini del bento giapponese al periodo Kamakura (1185-1333), mentre altre addirittura al V secolo. In ogni caso, la prima scatola di bento in legno laccato risalirebbe al XVI secolo, periodo in cui veniva utilizzato per trasportare il cibo in occasione delle cerimonie del tè tenute all’aperto e durante l’hanami, la tradizione giapponese di ammirare la fioritura dei ciliegi. Per quanto riguarda le origini del nome, si dice che il termine sia stato coniato nel XVI secolo per riferirsi ai pasti, costituiti da piccole porzioni, distribuiti dal comandante militare Oda Nobunaga nel suo castello. 

    È nel periodo Edo che va dal 1603 al 1868 che l’utilizzo del bento si sviluppa ancora di più, specialmente consumato in occasione di escursioni oppure a teatro

    Per un ulteriore passo avanti dobbiamo aspettare il periodo Meiji (1868-1912), quando in seguito alla diffusione delle ferrovie in Giappone nasce l’ekiben, il bento venduto nelle stazioni ferroviarie, una delle tipologie più conosciute ancora oggi. Il primo ekiben sarebbe stato venduto nella stazione di Utsunomiya, situata nella prefettura di Tochigi, nel 1885.

    Con il passare degli anni la scatola del bento si evolve, e nel periodo Taisho (1912-1926) diventa comune l’uso dei contenitori in alluminio. Oggi, come vedremo più avanti, esistono diverse tipologie di scatole sia per forma che per materiali. 

    Negli anni Ottanta un’ulteriore spinta nello sviluppo del bento avviene grazie all’impiego dei forni a microonde, con la loro possibilità di scaldare e cuocere cibi velocemente, e alla diffusione dei konbini (detti anche “convenience store”), piccoli supermercati generalmente aperti a tutte le ore che vendono una grande varietà di prodotti e servizi. Oggi i konbini sono uno degli esercizi, ma non l’unico, dove si possono acquistare i bento già pronti. 

    Com’è fatto un bento box e quali cibi contiene?

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    Il bento box giapponese dovrebbe includere una serie di preparazioni che insieme vanno a costituire un pasto equilibrato e completo di vari nutrienti. Oltre al riso, che in genere rappresenta uno dei componenti di base, tra gli altri alimenti più presenti ci sono carne, pesce, verdure (fresche o cotte), sottaceti, insalata di pasta o patate, una preparazione chiamata Tamagoyaki (una omelette tipica della tradizione culinaria del Giappone) e frutta

    L’importanza dell’estetica nel bento giapponese

    Come dicevamo, nel comporre il bento è molto importante separare gli alimenti gli uni dagli altri e per farlo ci si può avvalere di divisori e formine. Ma l’attenzione all’estetica non si ferma alla disposizione e riguarda anche le scelte cromatiche: il contrasto di colori, in particolare, è un elemento peculiare. Come arricchire di fantasia e creatività il porta pranzo giapponese? Ci si può aiutare con appositi stampini e forme che permettono di dare ai cibi un aspetto simpatico e divertente oppure realizzando i kyaraben, una specifica tipologia di bento, ideale soprattutto per i bambini, in cui le preparazioni vengono disposte e lavorate in modo da ricreare animali o personaggi dei cartoni animati, ad esempio.

    Com’è fatta la scatola del bento giapponese? 

    La scelta della scatola è un altro passaggio fondamentale. Esiste una vastissima scelta di contenitori differenti, sia per materiale che per forma. Per fare degli esempi si possono trovare bento box di plastica, in alluminio anodizzato, legno laccato, scatole decorate con i personaggi degli anime o con disegni tipici della tradizione giapponese, lunch box di forma circolare o rettangolare e poi ancora quelle pensate appositamente per tenere i cibi in caldo, per conservare alimenti liquidi o che possono essere messe nel microonde. 

    Tipi di bento giapponese: quali sono i principali?

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    Così come esistono vari tipi di scatole, la tradizione culinaria giapponese prevede anche diverse tipologie di bento, eccone alcune: 

    • Makunouchi: è quello più comune e diffuso. Di solito contiene riso abbinato ad alimenti come pesce, uova, sottaceti, verdura e umeboshi (prugna in salamoia). 
    • Noriben: si tratta di un tipo di bento piuttosto semplice, costituito da pochi ingredienti che in genere sono riso, alga nori e salsa di soia
    • Kyaraben: lo abbiamo accennato prima ed è il bento più “giocoso”, dove con il cibo si realizzano simpatici disegni e raffigurazioni come personaggi dei cartoni animati, animali, faccine buffe. 
    • Hinomaru: in questo caso il bento è formato da riso bianco con al centro un umeboshi, senza la presenza di altri alimenti. Il nome deriva dalla bandiera giapponese che è costituita proprio da un cerchio rosso al centro su uno sfondo bianco. 
    • Ekiben: anche questa tipologia l’abbiamo citata in precedenza e si tratta del “bento della stazione ferroviaria”, preparazioni vendute alle stazioni per poi essere consumate a bordo del treno. 

    Dove acquistare il bento in Giappone?

    Chi non ha modo di prepararsi il proprio bento può comunque acquistarlo facilmente già pronto. In Giappone ci sono tanti esercizi dove è possibile comprarlo, come supermercati, konbini, grandi magazzini, ma anche nei negozi specializzati in queste preparazioni e, come abbiamo visto, le stazioni ferroviarie. La scelta dunque non manca per chiunque voglia mangiare qualcosa di sfizioso e leggero durante una pausa pranzo nella giornata lavorativa, un viaggio o una gita. 

    Le cose da scoprire sulla tradizione culinaria del Paese del Sol Levante, come abbiamo visto, sono tantissime. Siete curiosi di immergervi ancora di più in questo mondo? Perché allora non date un’occhiata ai nostri articoli dedicati alla cucina giapponese tradizionale e ai cibi dei cartoni animati giapponesi?


    Credits immagine in evidenza: Tatiana Bralnina/shutterstock.com 

     

    Nata a Rimini, ha trascorso gli anni universitari a Urbino dove, tra una lezione e l’altra, si è innamorata della mitica crescia: ora, quando le chiedono cosa preferisca tra crescia e piadina… be’, non sa proprio decidere! Da qualche anno vive a Riccione, vicino a Rimini, e lavora come web writer e revisore di contenuti. Il suo piatto preferito è la pasta asciutta, in tutte le forme e le salse, perché un buon piatto di pasta… ti cambia la giornata. In cucina per lei non può mancare una bella porzione di verdura di stagione, condita con olio d’oliva.

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