capodanno giapponese

Mochi, soba e Osechi Ryori: la millenaria tradizione del Capodanno giapponese

Erica Di Cillo
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    A differenza del Natale, una ricorrenza non particolarmente sentita poiché estranea per fattori culturali e religiosi – il 25 dicembre è un giorno lavorativo – in Giappone i festeggiamenti per il nuovo anno sono molto importanti. Tutti si dedicano alle grandi pulizie, addobbano le abitazioni, i negozi, il quartiere, indossano il kimono per andare al tempio a pregare alla mezzanotte del primo gennaio. E, naturalmente, preparano gli osechi ryori e altri piatti da consumare in famiglia. Pronti a partire con noi? Oggi vi porteremo alla scoperta dei cibi tradizionali del Capodanno giapponese.

    Le festività più importanti in Giappone: Ōmisoka e Shogatsu 

    capodanno giapponese tradizioni

    kazoka/shutterstock.com

    La fine dell’anno e l’inizio di quello nuovo rappresentano due ricorrenze di estrema importanza per i giapponesi: il 31 dicembre e l’1 gennaioŌmisoka (大晦日) e Shogatsu (正月), infatti, si caratterizzano per una serie di tradizioni che ancora oggi vengono ripetute e rinsaldate nel paese del Sol Levante. Non si tratta, però, di due soli giorni di “festa”: i riti buddhisti, le pulizie, la scrittura dei nengajo, cartoline d’auguri – che un tempo avveniva a gennaio – il denaro che bambini e adolescenti ricevono in dono dagli adulti accompagnano infatti la transizione da un anno all’altro.

    Joya no kane (じょやの鐘) è l’usanza per cui, alla mezzanotte del 31, nei templi buddhisti si suonano 108 rintocchi di campana, che simboleggiano i desideri e le passioni umane che bisognerebbe allontanare per vivere in armonia. Da quel momento in poi, ci saranno una serie di “prime volte”: la prima visita al tempio, vedere la prima aurora, il primo pasto del nuovo anno sono infatti momenti molto sentiti dai giapponesi. Per avere un’idea dell’atmosfera che si respira in questo periodo in Giappone, potete affidarvi alle parole di Laura Imai Messina, che ne parla nel suo libro Tōkyo tutto l’anno. Adesso, però, torniamo a parlare di cibo e dei piatti che sono legati a queste festività.

    Mochi e toshikoshi-soba: due preparazioni immancabili del Capodanno giapponese

    mochi capodanno giapponese

    studio presence/shutterstock.com

    I mochi-tsuki sono tra le preparazioni che i giapponesi mangiano nel periodo del passaggio dal vecchio al nuovo anno. Questi piccoli dolcetti tipici della pasticceria giapponese, dalla forma tondeggiante, un po’ schiacciata, sono fatti con il riso glutinoso cotto a vapore e pestato. Possono avere diversi tipi di ripieno, come la confettura di fagioli azuki, o si possono mangiare accompagnati da salse. Sono comuni anche in altre stagioni, ma tra fine dicembre e inizio gennaio, soprattutto in passato, non era difficile assistere alla loro preparazione direttamente in strada. Il mochi di Capodanno è tradizionalmente chiamato kagami mochi (镜 饼) e ha anche una funzione decorativa: è formato da due mochi, uno più grande e uno piccolo, sovrapposti l’uno all’altro, e sulla sommità ha un’arancia amara.

    Un piatto di soba non può mancare sulle tavole giapponesi, per celebrare la fine del vecchio anno e salutare l’arrivo del nuovo. Si prepara con gamberi, aringhe, tofu, kamaboko; mangiarla dovrebbe portare fortuna e denaro, e la lunghezza degli spaghetti di grano saraceno dovrebbe essere di buon auspicio per una vita altrettanto lunga. Quanto al momento migliore per consumare la toshikoshi-soba, uno dei tanti nomi con cui è conosciuto questo piatto, sono quasi tutti concordi sul fatto che bisognerebbe farlo prima della mezzanotte del 31 dicembre, durante il pranzo o la cena.

    La tradizione millenaria degli Osechi ryori: cosa si mangia durante il Capodanno?

    osechi ryori capodanno giapponese

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    Che il cibo giapponese non sia soltanto buono, ma anche molto scenografico, è opinione diffusa e condivisa. Questo è senz’altro valido se parliamo di osechi ryori (おせち料理), le pietanze preparate prima di Capodanno, secondo una tradizione secolare, per essere mangiate in quell’occasione.

    Proprio come la toshikoshi-soba, anche diversi ingredienti degli osechi ryori sono considerati di buon auspicio: ritroviamo i gamberi, le uova di aringa, oltre alle alghe nere e a molti altri alimenti. Ma di cosa parliamo? Gli osechi sono una serie di piatti diversi che si conservano e si servono all’interno di scatole in legno laccato chiamate jubako (重箱), che ricordano quelle in cui si trasporta il bentō. E adesso veniamo all’aspetto puramente culinario: cosa c’è dentro le jubako? La risposta giusta è ‘un po’ di tutto’, ordinato con precisione maniacale, impeccabile, un vero colpo d’occhio.

    Gamberi e aragoste: ebi e ise ebi

    I gamberi cotti a puntino e conditi con sakè e salsa di soia non mancano mai, perché rappresentano l’augurio di una vita lunga, in cui si possa raggiungere la saggezza e la vecchiaia. Questo per via del loro aspetto ingobbito – come quello di una persona anziana – e dei baffi. Anche l’aragosta è un must del nuovo anno in Giappone.

    Konbu maki, kazu no ko, kamaboko

    kamaboko giappone

    Atsushi Hirao/shutterstock.com

    Ed ecco altri tre piatti dai nomi forse poco familiari, di cui vi racconteremo subito di più: i konbu maki (鮭の昆布巻き) sono degli involtini di salmone e alga kombu, mentre il kazu no ko è fatto con uova di aringa e somiglia alla bottarga. Il kamaboko, infine, è una pasta di pesce cotta al vapore di colore rosso e bianco, alternati tra loro: un buon auspicio e un simbolo di festa, non soltanto a Capodanno.

    Datemaki e nishiki tamago

    Ecco due piatti a base di uovo, dalla consistenza e dal sapore molto diversi, sebbene entrambi siano arrotolati, come le tipiche frittate giapponesi. Il primo è simile a un’omelette ed è dolce, l’altro invece è fatto dividendo i tuorli e le chiare e ottenendo quindi un rotolo in cui il giallo e il bianco sono separati.

    datemaki

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    Le jubako portate a tavola per Capodanno sono in genere estremamente preziose, perché tramandate in famiglia, e hanno diversi livelli (in genere, tre). Molti, oggi, non preparano tutti i cibi tradizionali in casa, ma li acquistano già pronti, in scatole usa e getta o da restituire: un pasto che può essere molto costoso, perché tanti ingredienti sono di altissima qualità. Quelli che abbiamo elencato sono infatti soltanto una parte degli osechi ryori, tra i quali dobbiamo annoverare anche kohaku nomasu, a base di carote e daikon, kumquat candito, kurikinton (un purè di castagne), kuromame (soia nera), l’ozoni, una zuppa calda, e moltissimi altri ancora. Un assortimento che fa davvero venire l’acquolina in bocca, non credete?

    Quale piatto vorreste assaggiare o avete avuto occasione di provare? Scriveteci nei commenti.

     

    Erica è nata in Molise ma da undici anni vive a Bologna, dove lavora come web writer, social media e content manager freelance. Il suo piatto preferito sono le polpette, perché prepararle la mette di buonumore. Nella sua cucina non devono mancare la salsa di soia e un wok per saltare le verdure e organizzare al volo una cena.

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