insetti negli alimenti

Insetti negli alimenti: come difendere le nostre dispense?

Matteo Garuti
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    Sono piccoli e si muovono in silenzio, ma gli insetti negli alimenti in poco tempo possono fare grossi danni, compromettendo diverse tipologie di prodotti. Le specie che attaccano i cibi anche in ambito domestico sono molte, alcune delle quali non originarie dei nostri ecosistemi. Quali sono e come possiamo difenderci dalla loro presenza? Dopo aver approfondito il caso dei dieci parassiti alimentari più pericolosi, questa volta ci occuperemo degli insetti che minacciano le dispense di casa e i depositi di cibo.

    Insetti negli alimenti: quali sono e cosa possono attaccare?

    Per comprendere più nel dettaglio l’impatto che possono avere gli insetti negli alimenti, può essere utile distinguerli in base ai prodotti che attaccano, oltreché all’azione che esercitano. Sia le dispense di casa che i magazzini, dove le derrate vengono stivate prima della commercializzazione, sono a rischio, così come i passaggi precedenti o immediatamente successivi alla raccolta delle materie prime. Questa seconda casistica, in particolare, chiama in appello le cimici asiatiche (Halyomorpha Halys), presenti in Europa da alcuni anni e molto dannose per l’agricoltura. Un altro insetto gravemente nocivo in fase di produzione è la mosca olearia (Bactrocera Oleae), della quale abbiamo parlato nella nostra intervista sulla crisi dell’olio d’oliva.

    I prodotti più presi di mira da questi parassiti sono di origine vegetale – farinacei, legumi, semi, zucchero, caffè, spezie e frutti essiccati – anche se non mancano specie che prediligono cibi di origine animale. Alcune delle creature che citeremo appartengono alle stesse famiglie e hanno caratteristiche biologiche simili.

    Formiche e scarafaggi

    Pur non limitandosi alle dispense alimentari, questi insetti sono molto comuni e piuttosto difficili da debellare. Nelle nostre abitazioni possiamo trovare la formica nera delle case (Ochetellus), lunga 2-3 millimetri e di colore bruno lucido, ma anche la f. odorosa (Tapinoma Sessile), la f. dei pavimenti (Tetramorium Caespitum), la f. faraone (Monomorium Pharaonis) e altre specie più rare. Attirate dalle briciole e dallo zucchero, ma anche da grassi e residui proteici, possono formare in poco tempo colonie molto numerose, mentre il potenziale rischio sanitario dipende dall’eventuale precedente contatto degli insetti con sostanze infette e batteri, come la salmonella.

    formiche

    Shestakoff/shutterstock.com

    Un discorso analogo vale anche per gli scarafaggi, portatori di microrganismi patogeni. Attivi soprattutto di notte e in grado di fingersi morti se disturbati, sono estremamente resistenti e prolifici, tra gli animali più antichi e meglio adattati della terra. Le specie che possiamo trovare nelle nostre case sono soprattutto lo s. comune (Blatta Orientalis), negli ambienti freschi, e la blatta grigia (Blattella Germanica), che invece predilige i rifugi caldi e umidi. Queste creature si nutrono di qualsiasi tipo di residuo alimentare, si rintanano negli anfratti nascosti e possono compromettere i cibi con le loro secrezioni dall’odore sgradevole, simile a quello della muffa. Spesso raggiungono gli spazi domestici provenendo dalle tubazioni e dalle fogne.

    Tignole e punteruoli

    Le tignole, o tarme del cibo, sono certamente tra le più diffuse. Queste piccole farfalle si distinguono in varie specie – t. fasciata (Plodia Interpunctella), t. della frutta secca (Cadra Cautella), t. grigia della farina (Ephestia Kuehniella) e t. del cacao (Ephestia Elutella) – accomunate dall’aspetto e dalle abitudini. La tignola fasciata, molto comune, è considerata fra gli insetti parassiti più dannosi al mondo e può essere presa ad esempio per delineare le caratteristiche di queste creature. Si tratta di un lepidottero che ha un ciclo vitale di 25-135 giorni, e in un anno in genere si ricambiano 4-6 generazioni. Le larve sono in grado di perforare gli imballaggi, mentre l’apertura alare degli esemplari adulti è compresa fra 14 e 20 millimetri. La gamma di alimenti potenzialmente attaccabili è molto ampia, mentre la contaminazione, oltreché per la presenza delle farfalline e delle loro larve, si riconosce per le secrezioni bavose prodotte dagli insetti sulla superficie dei cibi.

    noci

    I punteruoli, riconoscibili per il rostro dell’apparato boccale, attaccano soprattutto i cereali, che questi insetti sono in grado di compromettere già prima della macinazione. Non a caso, le denominazioni comuni delle specie citano alcune coltivazioni nello specifico: p. del grano (Sitophilus Granarius), p. del mais (Sitophilus Zaemais) e p. del riso (Sitophilus Oryzae). Le femmine forano il chicco e vi depositano un uovo, dopodiché chiudono il pertugio con una secrezione gelatinosa. Le larve, quindi, crescono dentro ai chicchi, aspetto che rende assai ostico debellare un’infestazione prima del passaggio al mulino. Il punteruolo del grano, ad esempio, arriva a misurare 5 millimetri di lunghezza e trascorre gran parte della sua vita all’interno della cariosside del cereale. Se riescono a penetrare, questi insetti possono nutrirsi anche di legumi e pasta secca. Diversamente rispetto a quello del grano, i punteruoli del mais e del riso possono volare.

    Altri insetti che prediligono i prodotti di origine vegetale

    Comune in Italia, ma ancor più presente nella fascia tropicale, è il tribolio delle farine (Tribolium Casteneum), che oltre ai cereali attacca diverse tipologie di alimenti, in particolare quelli in polvere e ricchi di amidi. Alato e di colore rosso bruno, raggiunge i 4 millimetri di lunghezza e in genere deposita le sue uova direttamente nelle farine, alle quali gli adulti,  con le loro secrezioni, conferiscono un colore rossastro e un odore acre e fastidioso. Il tribolio confuso (Tribolium Confusum), molto simile ma dotato di antenne, predilige i climi temperati e freddi, diversamente dallo gnatocero cornuto (Gnatocerus Cornutus), che ama il caldo e si distingue per le due protuberanze nell’apparato mandibolare.

    Il pitinide (Ptinus Tectus), invece, ha l’aspetto di un piccolo ragno e può prosperare nei magazzini dove le derrate giacciono per lungo tempo, proprio come il tonchio del fagiolo (Acanthoscelides Obtectus), che si nutre essenzialmente di legumi, mentre il tonchio del caffè (Araecerus Fasciculatus) è diffuso soprattutto nelle regioni tropicali e si nutre anche di spezie.

    caffè conservazione

    O.Bellini/shutterstock.com

    Pur avendo un nome che lo caratterizza, l’anobio del pane (Stegobium Paniceum) si nutre di tutto ciò che contiene amido, ha una struttura ovaliforme ed è attratto dalle fonti di luce, che può raggiungere volando. L’anobio del tabacco (Lasioderma Serricorne) si nutre anche di prodotti non vegetali, compresa la lana e gli animali imbalsamati. Il criptoleste (Cryptolestes Ferrugineus), dalle lunghe antenne, predilige gli ambienti umidi, mentre il tarlo dell’avena (Ahasverus Adena) non si concentra solo su questo cereale ed è abbastanza simile ai silvani (Oryzaephilus Surinamensis e Oryzaephilus Mercator), estremamente polifagi e in grado di perforare confezioni e imballaggi. Specialmente il primo è piuttosto comune e si può annidare nei mulini, nei pastifici e negli impianti produttivi, ma anche nei magazzini e nelle cucine. Il cappuccino dei cereali (Rhyzopertha Dominica), bruno e di forma cilindrica, può infestare anche i cibi di origine animale, mentre le larve dell’attageno (Attagenus Pellio) sono interessate anche alla lana e alle pelli. Se ingeriti, i residui corporei dei tragodermi (Trogoderma Granarium e Trogoderma Variabile) causano irritazioni, asma e disturbi gastrici. Il t. variabile è presente in Italia da pochi anni.

    Il tenebrione (Alphitobius Diaperinus) attacca qualsiasi tipo di derrata, ma è attratto dagli allevamenti di pollame, dove ha modo di prosperare e diffondersi, mentre il tenebrione mugnaio (Tenebrio Molitor), lungo fino a 20 millimetri e molto resistente al freddo, è diffuso in tutto il mondo e mette a rischio i cereali soprattutto nelle fasi immediatamente successive al raccolto. Il mozzaspighe del grano (Prostephanus Truncatus), originario dell’America centrale, predilige il mais – cereale minacciato anche dalle aflatossine – ma non disdegna le altre derrate e in generale tutti i prodotti ricchi di amido. L’acaro delle farine (Acarus Siro) e quello domestico (Glycyphagus Domesticus), invece, sono molto più piccoli degli altri insetti citati – non raggiungono il millimetro di lunghezza – prediligono gli ambienti umidi e parassitano soprattutto le farine.

    Carni, salumi, pesce e formaggi sono minacciati da…

    Oltre a quelli che si concentrano soprattutto sui prodotti di origine vegetali, non mancano gli insetti che aggrediscono gli alimenti di origine animale, come il dermestre del lardo (Dermestes Lardarius), che attacca le carni e i latticini. Quello maculato (Dermestes Maculatus), invece, si nutre anche di pesce essiccato e altri prodotti ittici, mentre l’acaro del prosciutto (Acarus Siro) si può rinvenire sui salumi e sui formaggi vecchi.

    Insetti negli alimenti: prevenzione e rimedi

    difendersi dagli insetti negli alimenti

    Miroslav Pesek/shutterstock.com

    Dopo aver presentato alcune delle piccole ma temibili creature in grado di compromettere magazzini e dispense, è naturale chiedersi come eliminarle, e, ancor meglio, come prevenire le circostanze che portano a farle prosperare. L’uso di insetticidi e repellenti, specialmente dove si conservano gli alimenti, sarebbe sempre da evitare – eccetto i rimedi naturali, come ad esempio la terra di diatomee – per non rischiare di assorbire sostanze più nocive della stessa azione degli insetti negli alimenti. Per questo motivo, presenteremo metodi semplici e innocui per la nostra salute.

    1. Se si notano insetti nella dispensa o si sospetta la loro presenza, il primo passaggio basilare deve prevedere un controllo accurato dei luoghi e dei contenitori dove si conserva il cibo, comprese le credenze e i mobili, senza dimenticare le fessure e gli angoli nascosti. Le scatole di cartone vanno osservate bene anche nelle pieghe e negli angoli, dove potrebbero nascondersi le uova. Queste creature, a maggior ragione quelle volanti, possono spostarsi rapidamente e infestare in poco tempo molte fonti di cibo, perciò è importante agire tempestivamente e limitarne al minimo la diffusione.
    2. Nel caso in cui si individuino dei recipienti infestati, questi vanno buttati, sigillandoli con un sacchetto di plastica, per evitare la permanenza degli insetti nei bidoni dell’immondizia e in altre zone della casa. Se si tratta di contenitori in vetro o metallo che si riusano, è bene procedere con un lavaggio dopo aver gettato il contenuto.
    3. Dopo aver eliminato le fonti dell’infestazione, è importante svuotare la dispensa e pulirla accuratamente con aceto e acqua, azione che potrebbe far scoprire altre zone interessate dalla presenza degli insetti. I prodotti prelevati dalla dispensa possono essere posizionati in un altro luogo, dove andranno tenuti d’occhio per un paio di giorni, per essere certi della loro integrità. I cibi secchi, specialmente se dolci e farinacei, andrebbero conservati in recipienti ermetici, e non in sacchetti o scatole di cartone.
    4. Per scongiurare nuove visite sgradite, è importante tenere monitorate le dispense ed evitare i ristagni di umidità, che quasi sempre favoriscono la vita degli insetti negli alimenti. Gli aromi di alcune piante, inoltre, possono aiutare a tenerli lontani. Infatti, posizionare alcune foglie di alloro negli scaffali, oppure diffondere oli essenziali di lavanda, citronella o menta diluiti in acqua, può essere utile in questo senso. Un’altra soluzione efficace e da considerare è l’utilizzo di trappole adesive a base di feromoni, innocue per la salute umana, da lasciare dentro le dispense e nei locali dove si conservano i cibi, al riparo dalla luce diretta e dalle correnti d’aria. Questi congegni a richiamo sessuale attireranno gli insetti, che resteranno incollati sulla parte adesiva.

     

    Avete mai avuto a che fare con la presenza di insetti negli alimenti?

     

    Fonti:

    Atlante di Entomologia agraria
    Rentokil

    Matteo è nato a Bologna e vive a San Giorgio di Piano (Bo), è giornalista, sommelier e assaggiatore di olio d'oliva, ha collaborato con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell'Università di Bologna. Per Il Giornale del Cibo si occupa di attualità, salute, cultura e politica alimentare. Apprezza i cibi e le bevande dai gusti autentici, decisi e di carattere. A tavola ama la tradizione ma gli piace anche sperimentare: per lui in cucina non può mancare la creatività, "perché è impossibile farne a meno!"

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