Una Giornata Tra I Funghi

Adriana Angelieri

di LunaB….Sfide estemporanee e parallelismi bizzarri!L’avvento dell’autunno è segnato, oltre che da un abbassamento delle temperature (non ancora così evidente per la verità…) e dalla caduta delle foglie dagli alberi, anche dal fiorire di tutta una serie di mostre e sagre dedicate a prodotti tipicamente autunnali, castagne e funghi in primis. Da venerdì 17 ottobre a domenica 19 si è svolta, nel comune di Bracciano, l’annuale Mostra del fungo.Un unico, grande padiglione posto su un lato della centralissima piazza IV novembre, all’interno del quale lunghi tavoli coperti di teli verde smeraldo ospitano cesti e cestini contenenti le più disparate specie fungine. Prataioli, verdoni, aromatici disposti armoniosamente e illustrati da etichette recanti il loro nome scientifico e informazioni sulla commestibilità o meno degli stessi o sulla loro tossicità. Sono presenti esperti micologi cui è possibile rivolgere domande e chiedere approfondimenti, ma l’attenzione è già abbondantemente catturata da forme inusuali e mai viste, almeno da una profana come la scrivente, e dal gioco subito intrapreso di provare a cimentarsi nella riconoscibilità di una specie commestibile, un attimo prima di sbirciare il cartellino… Inutile dire che non ne ho azzeccata nemmeno una e che come micologa non avrei assolutamente un futuro! Ma la sfida si rivela simpatica e stimolante, anche se un fondo di inquietudine serpeggia al pensiero che effettivamente, dovendoli mangiare, sulla conoscenza dei funghi c’è poco da scherzare e proprio alcunchè da improvvisare!Assai curioso il fungo ‘a forma di calamaro’ (Coprinus Comatus), di un bel colore bianco con il gambo molto lungo e dalla forma slanciata, un po’ ‘a siluro’ che, con un po’ di fantasia che sopperisca alle inevitabili lacune in materia… ricorda appunto quello di un calamaro! Un esperto ci spiega che, nonostante l’ottima commestibilità, questo fungo può risultare tossico se consumato assieme a bevande alcoliche, anche a distanza di ore, caratteristica questa cui certo non si arriverebbe a pensare spontaneamente. Il parallelo con il mondo marino però, ai miei occhi, non si arresta a questa specie: la Grifola Frondosa assomiglia a un corallo molle, anche se cresce sotto gli alberi di castagno e pare che all’estero sia nota come ‘gallina dei boschi’ perchè la sua forma frondosa appunto ricorderebbe il piumaggio dell’animale… Anche come associazioni di idee quindi pare che la mia dimestichezza sia assai scarsa, ma io una gallina, in quel bel fungo dall’aspetto morbido e frastagliato proprio non riesco a vederla!Così come non assocerei mai a un orecchio (come invece suggerisce l’etimologia del nome) il bellissimo Pleurotus Ostreatus che, con tutti i suoi cappelli sovrapposti e digradanti verso il basso, mi porta ancora nei fondali di una barriera corallina solo un po’ meno colorata di quella vera… Mentre scopro che l’esemplare cresce prevalentemente su legno morto di pioppo, salice e gelso.E poi ci sono i funghi classici, quelli dell’immaginario comune, che sono i più belli ma anche naturalmente i più tossici: di un bel colore rosso vivo con i puntini bianchi… C’è la Ganoderma lucidum, un po’ meno bello, non tossico ma ugualmente non commestibile per via della sua consistenza legnosa, anche se in Cina per esempio è chiamato ‘fungo dell’immortalità’ per via delle sue numerose proprietà officinali.C’è perfino il Gymnopilus spectabilis, il cui consumo in Italia è vietato per le sue proprietà psicotrope mentre per esempio in Giappone è tranquillamente offerto ai commensali e anzi chiamato ‘fungo della risata’ per gli effetti allucinogeni.Curiosa la forma a bicchierino della Calvatia utriformis, commestibile solo fin quando la carne è di colore bianco mentre quando raggiunge la colorazione brunastra della foto, e cioè alla maturazione delle spore, assume anche un leggero odore di acido fenico ed è buono solo da guardare!Al termine del lungo padiglione espositivo, dove i tavoli fanno da spartiacque, si apre uno slargo in cui sono allestiti vari scenari di paesaggi circostanti: un bosco con diverse varietà di funghi (che spasso sarebbe trovarli lì così, tutti in bella vista, raggruppati e pronti per essere colti!) e la caldara di Manziana, area vulcanica costituita da polle di acque sulfuree in continuo fermento. Girando attorno a questi allestimenti si torna indietro verso l’uscita camminando lungo l’altro lato della tavolata di funghi.In questa parte della mostra sono messe a confronto specie apparentemente identiche o che, a un’osservazione più attenta, differiscono solo in minima parte l’una dall’altra e che invece sono l’una commestibile, l’altra addirittura tossica. Ammonimento a chiunque, senza le adeguate conoscenze, volesse cimentarsi nell’impresa di andar per funghi… Riconoscerli, a parte forme eclatanti e ben distinte, è obiettivamente abbastanza difficile. Molto belli gli stessi cesti in salice e canna su cui sono esposti gli esemplari. La mostra quindi termina con uno stand di articoli artigianali per la raccolta di funghi, come coltelli e bastoni intagliati, e poi con un assaggio di tartine al tartufo accompagnate da vino locale.Proprio una bella mostra, per una giornata diversa a contatto con la natura e con l’occasione anche di imparare qualcosa divertendosi!LunaBAccademica del Maccherone d’Oro

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

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