Tradizioni culinarie per l’Immacolata: digiuni italiani
Avete tirato fuori dagli armadi gli scatoloni con tutto l’occorrente per l’albero di Natale e per il Presepe e, anche quest’anno è saltata fuori la sorpresa della pallina rotta, delle lucine fulminate, o della stella cometa spezzata? Consolatevi: è la festa dell’Immacolata. Insieme all’odore delle ferie, non sentite già quello dei pranzi in famiglia?
Dalle cucine di alcune regioni italiane, comincia ad arrivare forte e chiaro: in Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia si aprono le danze dei pranzi indigesti. In alcuni casi, irresistibili fritture accompagnano gli inderogabili digiuni della tradizione.
Ebbene si, l’abbinamento digiuno-frittura potrebbe sembrarvi illogico, ma non lo è, e capirete perché leggendo quest’articolo, in cui vi presentiamo una carrellata di tradizioni culinarie per l’Immacolata.
Tradizioni culinarie per l’Immacolata: ma quale digiuno?
Il digiuno per l’Immacolata
In tema di tradizioni religiose, si sa: il Sud, più del Nord, resiste eroicamente ad ogni ventata di cambiamento. Sarà per questo che le tradizioni culinarie per l’Immacolata conservano un depliant di piatti e usanze che vale la pena di raccontare. La prima ad avere qualcosa da dire è senz’altro la Puglia: sembra infatti che qui, nel paese di Manduria, nel 1628 sia nata la pratica religiosa del digiuno per l’Immacolata, poi ufficializzata da papa Pio IX nel 1853.
Ebbene: in Puglia e in Basilicata il digiuno viene ancora osservato, ma il menù a base di pane e acqua, previsto per i penitenti, ha subito nel tempo una sua evoluzione.
Il digiuno pugliese, tra pucce e pettole
Nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto, il 7 dicembre viene sfornata la puccia: un tipo di pane bianco e spugnoso, simbolo della purezza della Madonna. É l’unica infrazione al digiuno dell’Immacolata: viene servito durante un pranzo frugale che i commensali consumano in piedi, e accompagnato ad ingredienti locali disposti in tavola, dentro vasi di terracotta e contenitori per le conserve.
Tonno sott’olio, capperi, alici sotto sale, pecorino, peperoni, melanzane e altri prodotti del luogo sono i protagonisti di questo pasto, insieme alle immancabili pittole o pettole, frittelline di pasta che vengono condite in modi differenti. E qui, bisogna fare una doverosa osserazione: la ricetta classica le vuole vuote, spesso usate anche come dolce e condite con il miele, mentre la sua variante le preferisce lavorate con le patate, con il cavolfiore o alla pizzaiola, cioè con pomodoro, olive, capperi e alici.
Terminato il digiuno, al tramonto, amici e parenti si siedono a tavola per consumare altre prelibatezze locali: in genere, ancora pettole, rape e baccalà al sugo.
Il digiuno materano
A Matera la pratica del digiuno è un po’ più ortodossa. I materani saltano la colazione, e per pranzo si concedono solo il tarallo dell’Immacolata, anche detto Pan di tarallo, ma più comunemente ficcilatidd: un pane con semi di finocchio, a forma di ciambella.
Per quanto riguarda la cena, la tradizione prescrive un menù ben preciso: baccalà in umido e ancora ficcilatidd, anche se negli ultimi anni si è arricchito, includendo una spaghettata di aglio, olio e peperoncino.
Ai piedi dello stivale: l’Immacolata in Calabria e Sicilia
La festa dell’Immacolata non lascia vuote neanche le tavole calabresi e siciliane.
Cominciamo da Cosenza, dove troviamo vassoi di cuddrurieddri, ciambelle a base di patate lesse, farina, lievito e sale, fritte nell’olio bollente: il loro consumo viene inaugurato in questa occasione, per accompagnare tutte le festività natalizie.
Oltre lo stretto, insieme agli addobbi natalizi si preparano pane, focacce e dolci tipici. Il 7 dicembre, in molti paesi siciliani, viene impastata la muffuletta: pagnotta di grano aromatizzata e condita in diversi modi. Tipico del palermitano è invece ‘U Sfinciuni: focaccia morbida condita con salsa di pomodoro, acciuga, cacio cavallo, di cui esistono diverse varianti regionali.
Terminiamo questa gustosa rassegna di tradizioni prenatalizie con due dolci tipicamente siculi: la Petrafennula, una sorta di torrone che viene preparato con miele, mandorle, bucce di arancia e di cedro, di origine araba; e il Buccellato, in siciliano Cucciddatu, un impasto di pasta frolla ripieno di fichi secchi, uva passa, mandorle, scorze d’arancia, spesso a forma di ciambella, di cui esistono diverse versioni.
Le tradizioni culinarie per l’Immacolata, sicuramente, non si esauriscono qui: ogni integrazione e precisazione è bene accetta. Pertanto, se nella vostra zona esistono ricette tipiche preparate in questo giorno, vi invitiamo a farvi avanti: chi scrive e chi legge apprezzerà, riservandosi il piacere di cimentarsi in nuovi piatti e testare nuovi sapori.
“Sfincione palermitano” di Rino Porrovecchio – Flickr. Con licenza CC BY-SA 2.0 tramite Wikimedia Commons