mangiare su un trabocco

A cena sul trabocco

Giovanni Angelucci

Avreste mai pensato di poter cenare sul mare (letteralmente)? Molti non sanno neanche cosa sia un trabocco, uno dei simboli d’Abruzzo tanto bello quanto poco conosciuto al di fuori della regione. I “ragni colossali”, così definiti da D’Annunzio, vivono e si alternano sulla costa dei trabocchi, meraviglioso tratto della riviera adriatica.

Palafitte sul mare dall’apparenza rudimentale che si trasformano in ristorantini d’atmosfera, sono i “trabocchi-ristoranti” d’Abruzzo.

 

trabocco ristorante

 

Lungo la “Costa dei Trabocchi”…

Le “palafitte dell’Adriatico” sono state in parte ristrutturate ed oggi al loro interno è possibile cenare. Sono poche ma anche per questo ancora più affascinanti. Si snodano attraverso la “Costa dei Trabocchi” che corrisponde al tratto di litorale Adriatico della provincia di Chieti  che va da Francavilla a San Salvo attraverso un percorso lungo e dritto fino ad arrivare alle prime increspature del paesaggio costiero con i promontori di Torre Mucchia, Punta Ferruccio, Punta Lunga e Ripari di Giobbe.

Giungendo da nord, Ortona è il primo paese di una costa che diventa capricciosa e frastagliata, l’unica della regione movimentata da un’alternanza di scogli e baie. Proseguendo a sud si scorge il centro della Costa dei Trabocchi, San Vito Chietino, luogo da cui ammirare il suggestivo promontorio di Capo Turchino e l’omonimo affascinante trabocco di cui parlano anche i versi dannunziani.

Più a sud, poco distante, c’è Fossacesia Marina, dominata dall’imponente abbazia di San Giovanni in Venere e poi  ancora  proseguendo verso sud le spiagge di Casalbordino,  Villa Alfonsina, Punta Penna e infine la “perla” della Costa: la riserva naturale di  Punta Aderci.

Trabocchi simili e tutti unici che raccontano una storia antica fatta di pescatori e rapporti con il mare.

 

A cena sul trabocco: possiamo fidarci?

 

A cena sul trabocco

 

Macchine da pesca costruite in corrispondenza di una piccola scogliera, appaiono traballanti e sgangherati, fissate su palafitte con pali incastrati nella roccia e costruite totalmente in legno. Sono invece sicure e salde tanto che negli anni hanno permesso alle popolazioni locali di procurarsi il cibo senza avventurarsi in mare rischiando la vita.

Vale la pena mangiare sul trabocco dove la proposta dipende dal pescato quotidiano e dall’umore del mare che fa avanti e indietro sotto i piedi di chi vuole assaporarne le prelibatezze freschissime in un ambiente estremamente caratteristico.

 

Sui trabocchi ristoranti, a parlare è la tradizione

Bruno Verì è un pescatore e rappresenta la terza generazione di una storica famiglia di pescatori da sempre attiva sulla costa abruzzese, custode dei saperi tradizionali tramandati oralmente e attraverso il lavoro quotidiano. Dagli anni ’20 vive in mare il suo Pesce Palombo, trabocco di Fossacesia in Contrada la Penna, località la “Fuggitelle”.

“Per mio nonno il trabocco era anche una casa. Gli consentiva di vivere pescando e di avere un tetto sotto cui abitare e dormire. Queste antiche costruzioni sono la storia della mia famiglia”, racconta Bruno.

 

Bruno Verì

 

Un Abruzzo passato ma mai come ora contemporaneo: ad oggi se ne contano poco più di una ventina e sulla metà di essi è possibile mangiare (di solito a cena). Ognuno propone una cucina differente, pur sempre identitaria della costa abruzzese, che però cambia in base al pescato utilizzato o agli stili della cucina.

Sul trabocco Pesce Palombo vivrete un’esperienza decisamente indimenticabile, non solo per la straordinaria location che la fa da padrona, ma anche e soprattutto per una cucina semplice e genuina affidata alla moglie di Bruno, la brava Giuliana Della Marchesina che coordina il servizio delle figlie Anna ed Enrica. Il menù è fisso (e molto generoso) e non dovrete far altro che godervi lo spettacolo gustando i piatti a base del pescato locale, spesso pescato dallo stesso Bruno che ha mantenuto il trabocco attivo anche per la pesca.

 

ristorante sul trabocco

 

E allora si parte con un ricco antipasto: assaggio di frittura di alici, insalata di polpo con patate e fagiolini, sgombro sfilettato con pomodorini e olive e una gustosa parmigiana di melanzane con pesce palombo, appunto. Breve pausa e si continua con le sagnette, pomodori, ceci e canocchie. Potremmo fermarci già qui ma è doveroso assaggiare anche la spigola in crosta di patate e mandorle, da applauso. Per i più temerari è prevista anche la classica frittura mista di paranza. Oltre a mantenervi leggeri a pranzo (o digiunare), vi consiglio di spendere due parole con Bruno Verì, vecchio lupo di mare e grande conoscitore di un Abruzzo marino dimenticato.

Conoscevate i maestosi “trabocchi ristoranti” d’Abruzzo? Siete mai stati a cena su un trabocco, o preferite delle location più ‘tranquille’…come quelle degli 8 ristoranti più pericolosi al mondo di cui vi abbiamo parlato qualche tempo fa?

 

Giornalista e gastronomo, collabora con numerose riviste e quotidiani che si occupano di cibo e viaggi tra le quali spiccano La Stampa, Dove e la Gazzetta dello Sport. I suoi piatti preferiti sono gli arrosticini (ma che siano di vera pecora abruzzese) e gli agnolotti del plin con sugo di carne arrosto. Dice che in tavola non può mai mancare il vino (preferibilmente Trebbiano Valentini o Barbaresco Sottimano).

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