Sicilia: turista (con martino) nella mia citta’

Adriana Angelieri

di Peppe57.Il 12 giugno scorso, dopo averlo concordato da tempo, finalmente Martino ed io ci incontriamo per la prima volta. È stata subito cordiale amicizia!Martino è in giro per conto di Turisti per Caso Magazine e sta facendo un servizio turistico-gastronomico sulla Val di Noto. Chiaramente, Modica, città patrimonio dell’UNESCO, rientra tra le città da visitare. Martino è già stato parecchie volte a Modica, ma quale miglior occasione di visitare la città insieme ad un modicano verace, peraltro come lui appassionato di cucina? L’incontroEcco il diario della giornata.Ci siamo incontrati alle 9,30 in punto (evidentemente sia martino sia io siamo persone dalla puntualità…"germanica") nel piazzale all’ingresso di Modica intitolato ai Giudici Falcone e Borsellino. Faccio parcheggiare l’auto a Martino e da qui iniziamo il nostro tour di Modica a bordo della mia auto.Conoscendo la mia città, voglio farla ammirare al mio ospite da angolature diverse, che normalmente i giri turistici di Modica non prevedono.Dovete sapere che Modica è adagiata su una vallata circondata da quattro colline: Monserrato, Itria, Pizzo e Giacanta. Da questi quattro posti è possibile ammirare la città che offre un’immagine di sè sempre diversa.Prima però di cominciare il tour vero e proprio, atteso il caldo, decidiamo di gustare una granita alla mandorla tostata, specialità di Modica. Porto quindi Martino al Bar-Gelateria «Elisir» dei Fratelli Mugnieco, che, sia detto per inciso, sta proprio sotto casa mia, costituendo per me – goloso costituzionale – un’invincibile tentazione. Qui oltre a gustare l’ottima granita, Martino ne approfitta per fotografare le varie specialità di gelato che offre la casa.La città da diversi punti di vistaCominciamo il tour dalla collina di Monserrato (a Sud) da cui si ammira tutta Modica e che generalmente è l’immagine panoramica più conosciuta e diffusa della città, la tipica «cartolina».Purtroppo sulla sommità di Monserrato è stata installata una miriade di antenne televisive e telefoniche, ma il panorama che si ammira è sempre straordinariamente meraviglioso, pure per me che lo conosco da sempre!Proseguiamo, poi, con la collina dell’Itria, ad Ovest della città sui cui costoni si estende il cosiddetto quartiere «r’o renti» la cui origine è controversa. Alcuni sostengono che il nome derivi dalla sicilianizzazione di «oriente» proprio perché – trovandosi ad ovest – il quartiere è il primo della città ad essere illuminato dalla luce del sole al mattino, altri, invece sostengono (e secondo me è la tesi più azzeccata) perché il costone della collina su cui è adagiato il quartiere, ha la forma di un dente.Da qui l’immagine che ci si offre è totalmente diversa. Si ammirano dall’alto le due Chiese più importanti della città, le due Matrici, San Giorgio e San Pietro, i palazzi nobiliari con i balconi sostenuti da mensoloni scolpiti in purissimo stile barocco e la scalinata di San Giorgio che, partendo dal Corso Umberto sale verso la Chiesa snodandosi a forma di ostensorio. Ma si ammirano anche le case abbarbicate sui costoni rocciosi delle altre colline che sovrastano Modica con un effetto scenografico che ricorda gli antichi presepi napoletani.Proseguiamo il giro.Conduco Martino sulla collina denominata Pizzo, il cui vero nome è però "Aquila". In antichità, i terreni che si stendevano sull’altipiano di questa collina erano delimitati da muri a secco che disegnavano nel loro andamento l’aquila, lo stemma della città. E’ proprio la piazzetta del Pizzo, il posto da cui si ammira Modica da  un’angolatura ancora diversa (la collina è a Nord rispetto alla vallata sottostante). Essa è così chiamata perché proprio in quel punto l’orditura dei muri a secco disegnava il becco adunco dell’aquila. Ormai purtroppo, lo sviluppo edilizio della città ha coperta in maniera irrimediabile l’aquila cittadina. Guardando verso il basso si può ammirare l’andamento del Corso Umberto, l’arteria principale della città che segue, perché lo copre, il percorso del letto del fiume sottostante ormai ridotto pressoché ad un rivolo. Ma si scorge anche l’orditura dei tetti coperti dalle tradizionali tegole di coppo, le «ciaramìre» (dal greco kiaramìdas).I monumentiProseguendo il nostro giro, scendiamo verso la parte bassa della città e faccio ammirare a Martino la splendida facciata barocca del Palazzo Tomasi Rosso, per poi fermarci ai piedi della scalinata della Chiesa di San Giorgio.Martino fotografa incessantemente i particolari della facciata, ed all’interno, il famoso polittico dell’altare maggiore ed il sottostante altare in argento cesellato a sbalzo.Lasciata la Chiesa di San Giorgio, attraversiamo il Corso Umberto per poi salire verso la collina della Giacanta. Qui ci si presenta un’altra angolatura della città ed un’altra immagine mozzafiato al cui centro campeggiano i monumentali conventi di Sant’Anna (oggi sede dell’Archivio di Stato) e quello delle Benedettine.L’Azienda Agricola Grande-BrunoA questo punto della giornata, Martino ed io decidiamo di spostarci verso Ispica. Il mio intento è fargli visitare una delle Aziende agricole biologiche più importanti della Provincia, l’Azienda Agricola Grande –Bruno.Qui giunti, troviamo il giovane titolare, Stefano Grande. Il ragazzo illustra a Martino le attività dell’Azienda, i suoi prodotti e le modalità di commercializzazione. Queste ultime si sono indirizzate sempre più nelle forme associative, in maniera che tutti i produttori riescano a vendere i loro vari prodotti agricoli allo stesso prezzo.L’Azienda ha sede in Ispica, nella contrada Miucia. E’ proprio accanto ad un’antica fortezza saracena, che Stefano e sua madre, la Dottoressa Corrada Bruno, hanno fatto ristrutturare ricavandone le loro rispettive abitazioni e un B&B, a pochissimi chilometri dal mare. Chi desiderasse ottenere maggiori informazioni sulla ricettività rurale può collegarsi al sito www.villafortezzabruno.it).Visitiamo l’Azienda ed il magnifico giardino che si stende ai piedi della Villa. Salutiamo il nostro Stefano e proseguiamo alla volta di Sampieri, località balneare in territorio del Comune di Scicli, dove già dal lontano 1961 passo le mie vacanze estive.Il pranzoDecidiamo di pranzare a casa mia, in quanto Martino ha avuto l’idea di filmarmi mentre cucino. Arrivati a casa mi metto subito all’opera e preparo delle linguine ai peperoni con la bottarga di tonno.Martino, nel frattempo, impreca contro se stesso per aver dimenticato di acquistare la cassetta per la telecamera. Non si può filmare la realizzazione della ricetta. Decidiamo di fare una sorta di fotoromanzo con me che tramite fumetto illustro i vari passaggi della preparazione.Pranziamo di gusto con le linguine (piatto unico), anche perché s’è fatto tardi. L’appetito non manca e la stanchezza si fa sentire: subito dopo decidiamo di sdraiarci una mezz’ora per una «pennica» post-prandiale.Una volta riposati usciamo a fare un giro per Sampieri e faccio visitare a Martino la parte antica del borgo marinaro, dove ancora i pescatori riparano le reti aiutandosi tra loro.La rosticceria "Gustibus"Nel frattempo si son fatte le 4 del pomeriggio, decidiamo di tornare a Modica, perché – tra l’altro – Martino deve essere in serata a Catania. Prima però decido di portarlo a Scicli e fargli conoscere un mio amico d’infanzia, Daniele Fabrizi (nato e vissuto sempre a Sampieri), che dopo essersi dedicato ad innumerevoli mestieri, ha deciso di mollare ogni cosa e dedicarsi alla sua vera ed unica passione: la cucina. Ha aperto una rosticceria tipica (denominata «Gustibus») in cui realizza le tipiche focacce modicane (le «scacce») ed ogni altro prodotto tipico della tradizione rustica della provincia iblea in genere. Ciò, sia nel rispetto pieno della tradizione, ma anche innovando. Ad esempio presso la sua rosticceria è possibile trovare accanto ai tradizionali arancini al ragù, quelli al nero di seppia o quelli ripieni con ricotta e salsiccia (deliziose entrambe), ma anche altre preparazioni che propriamente tipiche non sono, ma il cui gusto è decisamente ottimo!Lasciato il locale di Daniele non senza aver scattato le foto di rito, torniamo a Modica, ne approfittiamo per un ultimo sguardo alla città e Martino si sofferma a fotografare la facciata tardo-barocca della Chiesa di San Pietro, che – a differenza di quella di San Giorgio progettata dall’Architetto Gagliardi – è stata interamente disegnata e realizzata da maestri (ma sarebbe meglio dire artisti) scalpellini. La nostra giornata volge al termine. Accompagno Martino al parcheggio e ci salutiamo con la promessa di rivederci al più presto, magari intorno ad una tavola imbandita con pietanze più ricche di quel piatto di linguine con peperoni e bottarga. 

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

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