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Schiscetta in pausa pranzo: pregi e difetti di un’abitudine diffusa

Elena Rizzo Nervo
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    Che la si chiami lunch box o schiscetta, l’abitudine di portarsi il pasto da casa per il pranzo al lavoro sembra piuttosto diffusa tra gli italiani, almeno in mancanza di valide alternative. L’indagine Doxa – Ancit (Associazione Nazionale Conservieri Ittici) 2017 parla di 18 milioni di persone che fanno pausa pranzo, di cui il 24% opta per un pasto da consumare in ufficio, spesso portato da casa. Perché? Lo abbiamo chiesto anche ai nostri lettori con un sondaggio ancora in corso, dal quale stanno già emergendo interessanti spunti di riflessione.

    I luoghi cambiano, i soldi mancano e i gusti si differenziano, potremmo riassumere, tuttavia anche a fronte dei rischi per la salute legati al trascorrere la pausa pranzo davanti al pc, analizzare vantaggi e svantaggi della famosa schiscetta, non è banale. È un diritto negato spacciato per opportunità? O si tratta solamente di accettare che si è compiuto quello che il giornalista Luca D’Ammando sul magazine “Studio” definisce “il passaggio dal pasto comune al pasto solitario”?

    Schiscetta in pausa pranzo: un trend dei consumi

    Anche se il rapporto sulla ristorazione 2018 di Fipe evidenzia come oltre il 25% degli intervistati afferma che rispetto al 2017 il consumo fuori casa in occasione del pranzo è aumentato, la schiscetta in pausa pranzo è un nuovo trend dei consumi, scelta, secondo l’indagine Doxa-Ancit, dal 66% degli italiani che non si spostano dall’ufficio per il pranzo. E dato che il trend per sua natura fa tendenza, ecco diffondersi blog e libri dedicati a coloro che fanno del lunch box uno stile di vita: come l’evocativo “Schisciando”, blog di ricette, libro e realtà social, pacchetto completo!

    Assodato che gli italiani in pausa pranzo ricercano gusto, salute e risparmio, quali sono le principali motivazioni dei sostenitori del pranzo portato da casa?

    panino da casa schiscetta

    Vantaggi della schiscetta

    Nel nostro sondaggio Facebook abbiamo chiesto ai lettori che consumano il pranzo portato da casa se lo preferiscono perché lo ritengono maggiormente sano e sicuro o se invece si tratta di una scelta imposta, poiché non hanno possibilità di usufruire né della mensa, né dei buoni pasto. Le risposte sono quasi equamente suddivise, tuttavia prevalgono ragioni legate alla salubrità e alla sicurezza.

    Se è vero infatti, che secondo la fotografia scattata da Ancit e Doxa l’anno scorso, la pausa pranzo degli italiani rappresenta in primo luogo un momento per gustare buon cibo, a partire da alimenti salutari (48%), è facile comprendere i risultati emersi finora dal nostro sondaggio: per alcune persone, mense e ristoranti non sono abbastanza rassicuranti, secondo la logica per cui nulla sarà mai sicuro e buono come quello che mi cucino da solo.

    Tra gli altri vantaggi della schiscetta troviamo:

    • permette di tenere sotto controllo la propria dieta, in particolare per quanto riguarda il controllo delle calorie, tema molto caro alle persone che stanno seguendo un regime alimentare dietetico
    • maggiore percezione di igiene, rispetto a ciò che è preparato da estranei
    • maggiore percezione di salubrità, dovuto al controllo diretto di tutti i passaggi della preparazione del cibo
    • possibilità di mangiare alimenti senza l’aggiunta di conservanti o altri ingredienti “nascosti”
    • corrispondenza con i propri gusti personali, in termini di alimenti, sapori, consistenze e ricette
    • risparmio economico rispetto al pranzo al bar/ristorante/take away.

    Il piatto da schiscetta più gettonato tra i connazionali pare essere l’insalata di riso con tonno e pomodori. Si tratta per certo di un piatto salutare? Dipende dal tipo di tonno, di riso, dalle quantità, dalla stagionalità dei pomodori. Insomma, come in ogni cosa, anche l’amato lunch box presenta un rovescio della medaglia, non di poco conto.

    pausa pranzo schiscetta

    Prostock-studio/shutterstock.com

    Svantaggi della schiscetta

    6 italiani su 10 mangiano fuori casa in pausa pranzo e tra coloro che preferiscono portarsi il pasto da casa, il 66% lo consuma freddo, senza riscaldare. Non sempre, infatti, nonostante cresca il numero delle aziende che dispongono di una sala attrezzata per mangiare, si ha a disposizione un microonde e ciò costringe a preparare quasi esclusivamente insalate, panini e pasta fredda da gennaio a dicembre, con poche possibilità di variazioni sul menù, abitudine poco salutare nell’ottica di una dieta varia.

    Ma quali sono gli altri svantaggi della schiscetta portata da casa?

    • richiede tempo, per pensare ogni giorno a cosa preparare e per preparare il pasto. Tempo che viene sottratto alle poche ore che un lavoratore ha a disposizione quando rientra a casa. E se è vero che è possibile portare a lavoro gli avanzi della cena del giorno prima, è anche vero che questa scelta non permette di variare l’alimentazione e assicurare una dieta equilibrata
    • può essere scomoda (e poco igienica) da trasportare, in particolare per chi si sposta con mezzi pubblici
    • comporta il rischio di una conservazione non corretta, in particolare in estate per quanto riguarda la catena del freddo, se si devono fare lunghi tratti per arrivare al lavoro (è il caso dei pendolari)
    • non permette di uscire mai dall’ufficio, a differenza di altre forme di pausa pranzo che portano il lavoratore fuori dal luogo di lavoro per andare a mangiare. In questo modo, portare il pasto da casa implica mancanza di movimento e di socializzazione, oltre all’impossibilità di cambiare ambiente, distrarsi e ricaricare le energie.
    • non sempre è meno costosa rispetto al servizio mensa, soprattutto se si vuole consumare un pasto completo e bilanciato.

    Senza contare che molte persone sostengono di non saper cucinare, per cui preferiscono affidarsi a dei professionisti, problema risolvibile secondo i sostenitori della schiscetta, molti dei quali, girando per il web, dichiarano sia solo una questione di abitudine e organizzazione. E la fantasia? Serve, altrimenti è molto difficile pensare a 5 menù diversi ogni settimana!

    pausa pranzo

    kazoka/shutterstock.com

    Non c’è dubbio che la pausa pranzo sia cambiata nel corso della sua storia: da grande conquista sociale, al grido di socializzazione e parità, a momento sempre più breve e solitario, spesso utilizzato per fare tante cose per cui nel resto della giornata manca il tempo.

    Per fortuna, le realtà che mettono a disposizione dei dipendenti un sala per il pranzo, dotata di frigorifero e microonde, sono sempre di più, andando incontro alle nuove esigenze delle persone e delle famiglie. In questo casi molti svantaggi della schiscetta vengono ridotti, poiché è possibile variare il menù, scaldare il pasto e consumarlo in un momento di relax tra colleghi.
    Il tempo di ideazione e preparazione, tuttavia, non si può risparmiare, e dopo una giornata al lavoro, in cui spesso ci si deve occupare anche della cena, questo aspetto del pranzo portato da casa risulta tra i più criticati. Con il lunch box viene meno anche la possibilità di accedere ad una varietà di diversi menu, per tutti i gusti e tutte le tasche, che spesso tengono conto anche di allergie e intolleranze alimentari, aspetti di cui si fa maggiormente carico la mensa aziendale, scelta dal 20% degli italiani che mangiano fuori casa a pranzo.

     

    Per chi può usufruirne, si tratta del compromesso perfetto o gusto e qualità non saranno mai come la schiscetta self-made? Voi cosa ne pensate?

    Giornalista pubblicista, Elena è nata a Bologna, dove vive e lavora. Per Il Giornale del Cibo si è sempre occupata di attualità, sana alimentazione e sostenibilità. Il suo piatto preferito é il Gâteau di Patate, "perché sa conquistare tutti, unendo gusto e semplicità". Per lei in cucina non può mancare una bottiglia di vino, "perché se c'è il vino c'è anche la buona compagnia".

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