Come gustare il meglio della Riviera di Martino Ragusa. Distinguere la cucina romagnola dall’emiliana è il primo passo di chi vuole affrontare in modo gastronomicamente corretto la riviera. Chi varca il fiume Sillaro lascia la cucina del burro e del maiale per approdare a quella dell’olio e del pesce. Scorretto, quindi, cercare i tortellini e più opportuno chiedere i cappelletti di magro ripieni di formaggio, o gli orecchioni, dei ravioli a mezzaluna ripieni di verdure e formaggi conditi con salsa di pomodoro e basilico. Meglio lasciare alle spalle le lasagne e decidere per i passatelli, magari in brodo di pesce ora che è estate; o i garganelli, gli squisiti maccheroni al pettine; o gli strozzapreti, altra pasta casalinga che ben si sposa con i sughi di pesce. La cucina di mare è vasta e di grande qualità. Specialità da non perdere sono l’anguilla alla comacchiese, in guazzetto di pomodoro, cipolla e aceto; il risotto o la pasta con le poveracce (vongole nostrali); il brodetto aromatizzato con vino e scorza di limone. E poi gli umili e squisiti sardoni, alla brace oppure in tegame con aglio, olio, aceto e prezzemolo. Se vi piace la carne, resistete ai richiami delle numerose steak-house e churrascherie, e considerate che i romagnoli sono abilissimi nell’arte di arrostire il castrato sulla brace. Altra specialità è l’anatra, preparata alla romagnola (in tegame con vino bianco) o in risotto alla comacchiese. La piadina non ha certo bisogno di presentazioni. E’ una semplice focaccia come tante ce ne sono in Italia, ma in mano ai romagnoli è diventata una stella della gastronomia mondiale conosciuta e ricercata a New York come a Sydney. Un successo del “made in Italy” secondo solo a quello della pizza, e senza che i romagnoli abbiano avuto bisogno di colonizzare interi quartieri di quelle città per farla conoscere: sono rimasti sulle loro spiagge lasciando che fosse il mondo a fare la fila davanti ai chioschi. C’è chi l’ama già così com’è, senza alcun companatico e perfino con il caffellatte. Ma di solito (almeno quella originale) è farcita con un po’ di squacquerone, o una fetta di prosciutto, o qualche erbetta saltata in padella. Tutto qui, a fronte di un successo planetario che vorrei qualche mago del marketing mi spiegasse in modo veramente convincente. Ora che la piadina è quella star che è diventata, gli intenditori amano scendere nei dettagli e difendere con passione il loro tipo preferito. Perché la piadina non è sempre la stessa. La riminese è sottilissima e larga, la ravennate è più grossa e stretta, a Imola lo spessore aumenta al punto che può essere tagliata metà per farcirla. Ma l’impasto è sempre quello, con piccole varianti di aggiunte di zucchero o qualche goccio di miele. Fondamentale per tutti i tipi, invece, è che sia appena fatta. Quindi conviene fare la fila davanti ai chioschi. Inutile consigliarvene di particolari perché sono tutti all’altezza dell’alto standard romagnolo e può essere divertente scovare da soli quello con la piadina più buona e la piadianaia più simpatica. Tutto questo, però, solo in riviera. Nell’entroterra non esiste la tradizione dei chioschi ma di piccoli negozi interamente dedicati alla piadina e ai cassoni, piadine chiuse ripieni di erbe e formaggio. I chioschi sono tantissimi e difficilmente deludono. Meritano una deviazione quello di Lucio, all’uscita Borello dell’E45, il Pantani, in Piazza Comandini a Cesenatico, Lella in Via Covignano a Rimini, il chiosco delle streghe in viale 2 giugno a Milano Marittima. Passando ai ristoranti, vi segnalo la Trattoria Azzurra (piazzale Azzarita, 2, 47838 – Riccione (RN) Tel. 0541 647866) sciccosetto, sulla spiaggia e con encomiabile cucina di pesce; Guido Osteria del Mare (Lungomare Spadazzi 12, Miramare di Rimini tel: 0541 374612), serve ottimo pesce senza scivolate di tono: crudo iniziale, cappelletti con le poveracce, grigliate, fritti. Se decidete per un giro nell’entroterra non perdete l’occasione di una visita all’Osteria Dei Frati (Via Comandini, 149, Roncofreddo (FC), Tel. 0541 949649) dove troverete un’ottima cucina tradizionale e i formaggi di fossa prodotti in loco Nel ristorante di Renato Brancaleoni proprietario di una fossa. Vi saranno serviti con la piadina cotta ancora sulle teglie di Montetiffi, testi di terracotta purtroppo sempre meno usati ma con i quali si ottiene una piadina perfetta.
Romagna: la dieta mediterranea la trovi al nord
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Adriana Angelieri
Adriana è Responsabile di Redazione e Social Media Manager per Il Giornale del Cibo dal 2016. Siciliana di origine, si è trasferita a Bologna per i tortellini e per la sua carriera. Unendo la sua grande passione per l'alimentazione alle competenze nei progetti editoriali, si dedica alla guida del team redazionale e alla creazione di contenuti che garantiscano ai lettori un'informazione chiara, utile e accurata. Oltre che per i tortellini, il suo cuore batte per i risotti, di ogni tipo, purché fatti bene! Il profumo del basilico e l'olio buono sono gli ingredienti che non possono mai mancare nella sua cucina.
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