dieta mediterranea

Dieta mediterranea? Si, ma quanto costa?

Adriana Angelieri

Siamo quello che mangiamo: lo diceva il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, e sono molti i consumatori che stanno facendo di questa frase la loro filosofia di vita.
L’esigenza di un’alimentazione equilibrata, tuttavia, si scontra spesso con i costi di una spesa salutare.

Ma è proprio vero che mangiare sano costa troppo? Esiste un modo per prenderci cura del nostro organismo, senza alterare gli equilibri del nostro portafogli? Una ricerca condotta dall’Università di Bologna ci dimostra che è possibile: per farlo, basta seguire la nostra cara e vecchia Dieta Mediterranea.

 

Cosa mettono nel carrello gli italiani?

In tempi di crisi, si sa, al supermercato teniamo d’occhio il bollino rosso delle offerte, piuttosto che assecondare le nostre preferenze. E gli italiani? Quanto spendono per la loro spesa, e cosa mettono nel loro carrello? A chiederselo è stata Anastasia Contini, studentessa del corso di laurea di Dietistica della scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna, in una tesi di laurea dal titolo Il carrello della spesa: dalle abitudini degli italiani alla Dieta Mediterranea.

Il primo dato che emerge da questo interessante studio ci rivela che, in barba allo stereotipo delle sane abitudini alimentari del Bel Paese, le nostre borse della spesa sono cariche di alimenti ricchi di grassi, che coprono il 37% delle calorie totali. In compenso, non siamo grandi amanti delle fibre (ne assumiamo in media 18,3 g al giorno), e consumiamo pochissimi legumi e carboidrati, che insieme non raggiungono il 50% delle calorie sufficienti al nostro fabbisogno.
Dal punto di vista nutrizionale non ne usciamo troppo bene: non possiamo certo dire che i nostri carrelli seguano alla lettera la piramide alimentare della dieta mediterranea, che privilegia invece il consumo di cereali, frutta e verdura, lasciando ai margini i grassi saturi.
Ma queste deroghe, sono giustificate dalle esigenze del portafogli? Veniamo ai dati in euro…

 

La dieta mediterranea: un privilegio per pochi?

Forse il dato vi sorprenderà, ma lo studio non dà ragione alla necessità di risparmiare. Per la sua dispensa infatti, un italiano spende in media 48,17 euro alla settimana: fin qui, nessuna sorpresa. Sapete invece quanto costerebbe, a questo nostro ipotetico connazionale, seguire una dieta mediterranea? Sempre secondo la nostra ricerca, le provviste settimanali ammonterebbero a 50,28 euro: solo 2,02 euro in più.

Ma non è finita qui: il nostro modello nutrizionale vince la partita della convenienza anche contro la dieta del fast food: chi la osserva spende, mediamente, 130,64 euro alla settimana, senza contare, ovviamente, i costi che questa scelta può avere sulla salute.

 

Il risparmio? Passa dalla corretta informazione

Il risparmio, dunque, non passa sempre e solo da una scelta alimentare di secondo ordine: una buona cultura alimentare e una corretta informazione sono senz’altro gli strumenti più efficaci, per una dieta sana e alla portata di tutte le tasche.
E lo sostiene con forza il prof. Andrea Segrè, direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie agroalimentari dell’Università di Bologna, che a proposito dello studio bolognese commenta: La Dieta Mediterranea è proprio un esempio concreto di come si possa davvero mangiare bene e stare in salute, spendere il giusto e praticare uno stile di vita corretto dal punto di vista nutrizionale e anche relazionale.

Adriana è Responsabile di Redazione e Social Media Manager per Il Giornale del Cibo dal 2016. Siciliana di origine, si è trasferita a Bologna per i tortellini e per la sua carriera. Unendo la sua grande passione per l'alimentazione alle competenze nei progetti editoriali, si dedica alla guida del team redazionale e alla creazione di contenuti che garantiscano ai lettori un'informazione chiara, utile e accurata. Oltre che per i tortellini, il suo cuore batte per i risotti, di ogni tipo, purché fatti bene! Il profumo del basilico e l'olio buono sono gli ingredienti che non possono mai mancare nella sua cucina.

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