Dal mare all’ecodesign: il progetto sardo che ricicla i gusci delle cozze

Alessia Rossi
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    Le cozze, buonissime da mangiare, magari alla tarantina o in una bella impepata, sono molluschi bivalvi che si prestano a mille ricette. In Italia ne esistono tantissime varietà diverse, ciascuna con delle peculiarità legate alla zona di provenienza. Una volta pulite e cucinate, però, una domanda sorge spontanea e non è detto che la risposta sia così scontata: dove si buttano i loro gusci? Perché sono sì dei materiali naturali, ma al tempo stesso le conchiglie sono costituite prevalentemente di calcio, il che le rende non commestibili, durissime e decisamente durevoli nel tempo. Insomma, non vanno gettate nell’umido o nell’organico ma nell’indifferenziato o nel secco, il che costituisce di fatto un notevole problema di smaltimento e di spreco.

    Che accadrebbe, quindi, se si potessero recuperare e riciclare i gusci di cozze – ma non solo, anche i rifiuti plastici della mitilicoltura – per la produzione di oggetti di ecodesign, come sedie o vasi, oppure di arredo urbano, come panchine e rivestimenti? Questo è il nuovo programma della fondazione sarda MEDSEA, istituzione no profit che promuove la tutela e lo sviluppo sostenibile degli ecosistemi costieri, e Nieddittas, azienda che gestisce l’intera filiera della mitilicoltura nel Golfo di Oristano. Scopriamo qualcosa di più su questo bel progetto di economia circolare!

    Cozze: buone da mangiare, difficili da smaltire, ma con un grande potenziale 

    Stando al documento Il mercato ittico dell’UE nell’edizione del 2020 di EUMOFA (Osservatorio europeo del mercato dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura), la cozza è tra i prodotti d’allevamento più consumati nell’Unione Europea, seconda solo al salmone. Inoltre, tra tutte le specie allevate, la sua produzione raggiunge i volumi più elevati, arrivando a coprire più del 35% della produzione acquicola totale. Per il momento, però, i gusci sono considerati materiali di scarto dell’industria marittima e in larga parte finiscono nelle discariche, generando ogni anno circa 7 milioni di tonnellate di rifiuti. Essendo composti principalmente di carbonato di calcio (90-95%), le conchiglie sono di natura inorganica e di composizione calcarea, incompatibili con il processo accelerato di compostaggio. Lo smaltimento, quindi, non solo è costoso per gli imprenditori e dannoso per l’ambiente, ma rappresenta anche un enorme spreco di prezioso biomateriale perfetto per altri utilizzi.

    cozze

    MintImages/shutterstock.com

    Perché in realtà i gusci si prestano ad avere una seconda vita, che vanno dall’utilizzo in agricoltura fino al trattamento delle acque reflue, proprio grazie al fatto di essere una fonte naturale di calcio che può essere utilizzata per produrre ossido di calcio, che può trovare impiego in diverse tecnologie ambientali. O ancora, abbiamo già visto come alcuni sottoprodotti diventino un ottimo materiale per la bioedilizia. Nel caso di Ricehouse, ad esempio, a essere riutilizzati erano gli scarti della filiera risicola, mentre in questo caso, grazie alla loro resistenza, i gusci possono diventare un importante materiale di costruzione per piastrelle e mattoni.

    Blue Eco Lab MEDSEA: ecodesign dagli scarti delle cozze

    Da sottoprodotti di scarto a nuovi materiali con infinite possibilità, quindi. Questo l’obiettivo della Fondazione MEDSEA e di Nieddittas, che hanno avviato una collaborazione che procede verso questa direzione. In particolare, l’iniziativa in questione nasce all’interno dei laboratori verticali del Blue Eco Lab che la Fondazione MEDSEA ha avviato in alcuni settori produttivi del territorio sardo per “progettare soluzioni specifiche di recupero dei rifiuti in mare e dare nuova vita ai materiali”. In primis, verranno impiegati i gusci di cozze, ma non solo, perché si vogliono recuperare e riutilizzare anche i materiali di scarto della mitilicoltura e di rifiuti potenzialmente impattanti per gli ecosistemi marino-costieri, come ad esempio la retina utilizzata per l’allevamento delle cozze, le reti pesca e i cordami.

    Come ha affermato l’amministratore delegato di Nieddittas, “Abbiamo deciso di promuovere questo progetto di economia circolare in virtù della costante attenzione che abbiamo nel tutelare e salvaguardare l’ambiente in cui lavoriamo”. Infatti, “riutilizzare gli scarti della nostra lavorazione non solo migliorerà la sostenibilità della nostra filiera rendendola meno inquinante, ma potrà anche fornire vantaggi e benefici in materia di smaltimento dei rifiuti.”

    cozze ecodesign

    medseafoundation/facebook.com

    Il progetto, dalla ricerca alla produzione

    Il progetto avviato nei laboratori del Blue Eco Lab prevede due fasi:

    • ricerca e sperimentazione: inizialmente, vengono studiati i materiali di scarto di lavorazione per la creazione di nuovi composti e di piccoli oggetti per valutarne la replicabilità su scala più ampia;
    • ecodesign e produzione: dopo la prima fase di ricerca, si procede alla creazione vera e propria di nuovi prodotti e alla valutazione di un loro possibile lancio sul mercato.

    Grazie alla preziosa collaborazione con un product designer, Lorenzo Finotto, si stanno quindi progettando soluzioni di arredo urbano, come panchine o rivestimenti, e di interior design e home decor come sedie, poltrone, plafoniere e vasi. Il tutto all’insegna della bellezza e, ovviamente, della sostenibilità.

    Gusci di cozze impiegati in altri progetti

    Insomma, che le cozze non siano solo buone da mangiare l’abbiamo capito, e infatti questa non è l’unica iniziativa di Nieddittas che punta verso un’economia sempre più circolare. Ad esempio, sappiamo bene che non tutti i prodotti finiscono sul mercato: come nel caso della frutta e verdura scartata perché “brutta” e recuperata da Bella dentro, anche i mitilli inadatti a essere venduti possono essere reimpiegati. In particolare, come nutrimento per gli allevamenti di orate, senza necessità quindi di comprare mangimi: i gusci, ripuliti, vengono poi triturati e periodicamente utilizzati per ristrutturare il fondo dello stagno.

    Recentemente, inoltre, sempre grazie a un progetto portato avanti con la Fondazione MEDSEA, i gusci delle cozze verranno utilizzati anche per la costruzione di isolotti artificiali nello stagno di Corru Mannu, fondamentali per preservare l’insediamento e la nidificazione di alcune specie di uccelli. Tutto questo a dimostrazione che un’economia circolare, con una filiera pulita, sostenibile e attenta all’ambiente, è possibile. E spesso, è il mare stesso a proporci soluzioni innovative.

    Avete mai pensato di potervi sedere, in futuro, su una poltrona fatta di… conchiglie?

    Emiliana doc, classe ‘93, Alessia ha studiato alla Scuola Holden di Torino e ora scrive per magazine, blog e social media, oltre a tenere corsi di scrittura per ragazzi e adulti. Ama raccontare storie, soprattutto legate al cibo e alle persone che ne sono protagoniste. Nonostante la poca pazienza in cucina, adora preparare dolci la domenica con la mamma.

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