alleanza per l'economia circolare

17 Imprese italiane, insieme per promuovere un nuovo modello produttivo: vi raccontiamo l’Alleanza per l’Economia Circolare

Angela Caporale
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    È stato presentato lo scorso novembre il Position Paper 2020 dell’Alleanza per l’Economia Circolare, un network di 17 grandi aziende italiane che hanno scelto di unire le forze per promuovere uno sviluppo sostenibile, orientato al futuro e coerente con gli obiettivi dell’Agenda 2030. Ciascuna delle realtà partner ha attivato progetti che mirano alla riduzione degli sprechi, alla sostenibilità ambientale della produzione, al riciclo e allungamento della vita dei prodotti, anche nella filiera alimentare.

    Il Position Paper 2020 sintetizza, infatti, un racconto della visione, delle idee e delle esperienze delle imprese che fanno parte dell’Alleanza per l’Economia Circolare.

    Economia circolare: di cosa si tratta e perché è importante

    Prima di approfondire la visione, le idee e le esperienze delle imprese che sono parte dell’Alleanza per l’Economia Circolare, vogliamo soffermarci sulle caratteristiche di questo modello economico. Riprendendo la definizione del Parlamento Europeo, l’economia circolare “è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore.”

    economia circolare cos'è

    BsWei/shutterstock.com

    In altre parole, l’idea è che in quest’ottica si miri a realizzare beni durevoli, si investa nella lotta contro gli sprechi e nello smaltimento ecologico dei rifiuti e, globalmente, in attività che limitano l’impatto deteriorante che hanno sul pianeta. I vantaggi dell’economia circolare non riguardano, però, soltanto l’ambiente, ma si concretizzano anche in una maggiore disponibilità delle materie prime, un impulso all’innovazione e alla crescita economica, un incremento dell’occupazione e della competitività aziendale.

    Secondo le stime riportate sempre dal Parlamento Europeo, l’attuazione di misure orientate ai principi dell’economia circolare permetterebbe un risparmio di 600 miliardi di euro all’anno e la creazione di circa 580.000 nuovi posti di lavoro nell’UE.

    L’economia circolare in Italia, una realtà in crescita

    Anche in Italia cresce l’attenzione rispetto a questo tipo di modello economico, adottato da piccole, medie e grandi imprese particolarmente sensibili al tema della crisi climatica. Come evidenzia il Rapporto sull’Economia Circolare in Italia 2020 realizzato dal Circular Economy Network in collaborazione con ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), l’Italia ottiene buoni risultati dal punto di vista della produttività delle risorse (a parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorsa consumata si generano 3,5 € di PIL) e della produzione da fonti rinnovabili (la quota di energia rinnovabile utilizzata rispetto al consumo totale di energia è pari al 17,8%).

    Il Rapporto dedica, poi, un focus al settore della bio-industria che rappresenta un’ampia area di applicazione dell’economia circolare. Nel 2017, infatti, in Italia queste realtà hanno fatturato 312 miliardi di euro, impiegato 1,9 milioni di persone, pari al 19,5% del PIL nazionale e all’8,2% degli occupati. Come sottolineano il Circular Economy Network e ENEA, è necessario che l’azienda biologica sia anche rigenerativa per poter parlare pienamente di economia circolare, tuttavia, aggiungono, in quest’ambito un ruolo importante è svolto dalle aziende dell’agroalimentare, che sono chiamate al complesso compito di elaborare strategie sostenibili per nutrire il pianeta.

    bio industria economia circolare

    PHOTOBUAY/shutterstock.com

    Sono molti, del resto, i possibili ambiti di applicazione dell’economia circolare in Italia: l’agrifood già menzionato, ma anche energia e utility, finanza, chimica e ingegneria, bioeconomia circolare e bioplastiche, turismo, beni di largo consumo, moda e lusso, ristorazione, navalmeccanica e trasporti. Affinché uno sviluppo sostenibile dell’intero Paese sia possibile, è cruciale non soltanto che i principi dell’economia circolare siano applicati in maniera trasversale, ma anche che attori diversi facciano la loro parte.

    Lo spiega bene il Position Paper 2020 dell’Alleanza per l’Economia Circolare: “tutti gli attori utili nel passaggio a un sistema circolare – essenzialmente imprese (incluso il settore finanziario), settore pubblico (come, per esempio, fanno i Comuni premiati come Spighe Verdi), consumatori finali e società civile – condividono le competenze, gli obiettivi e gli strumenti per fare sì che l’economia circolare diventi una realtà.” In particolare, ci si rivolge a:

    • istituzioni;
    • amministrazioni locali;
    • imprese;
    • Università e centri di ricerca;
    • start up;
    • associazioni;
    • comunità e singoli cittadini.

    Alleanza per l’Economia Circolare: 17 imprese insieme per guidare la transizione

    Ciascuno può fare la sua parte, per questo 17 grandi imprese italiane si sono unite, nel 2017, per dar vita all’Alleanza per l’Economia Circolare con l’obiettivo di guidare un’evoluzione complessiva del contesto produttivo nel Belpaese. Ciò è possibile, come descritto anche nel Position Paper 2020 presentato il 12 novembre, grazie alle condizioni di esperienze e buone pratiche, puntando sull’innovazione e promuovendo il dialogo interno alla rete e con l’intero ecosistema.

    Le 17 imprese aderenti ­­­­– A2A, Aquafil, Bulgari, Cassa Depositi e Prestiti, Cetena (Gruppo Fincantieri), CIRFOOD, Costa Crociere, Enel, ERG, FaterSMART, Gruppo Hera, Intesa Sanpaolo, NextChem (Gruppo Maire Tecnimont), Novamont, Salvatore Ferragamo, THResorts e Touring Club Italiano) – ­­hanno un fatturato complessivo di 126 miliardi di euro, impiegano 235.000 persone e una rete di 94.000 fornitori in tutta Italia.

     

    Sono imprese di settori diversi, legate non soltanto dalla sensibilità ai temi dello sviluppo sostenibile, ma anche della valorizzazione delle eccellenze italiane, un altro obiettivo dell’Alleanza.

    Come spiegato dalla presidente e AD di CIRFOOD Chiara Nasi in occasione della presentazione del progetto, la finalità è “cercare insieme, anche con le istituzioni. Di portare avanti un miglioramento per pensare in ottica circolare, e chiudere un cerchio per trovare soluzioni innovative e condivise, standardizzando e omogeneità di processi e norme. L’Alleanza rappresenta ora un’occasione unica che ci permette di creare sinergie. Ora è necessario pensare a un piano normativo strutturato e a incentivi, anche economici, che portino alla creazione di una vera filiera che dia nuova vita a ciò che oggi è scarto, a beneficio di un modello di economia circolare e rigenerativa per il bene del nostro pianeta e delle future generazioni.”

    I pilastri che guidano le azioni dell’Alleanza per l’Economia Circolare

    Le imprese dell’Alleanza sviluppano e implementano nuovi modelli di business circolari in riferimento a 5 pilastri:

    1. selezione di fonti di energia rinnovabili per la produzione di beni e servizi;
    2. progettazione dei prodotti come servizi, in maniera tale da ridurre scarti e oggetti sottoutilizzati;
    3. condivisione di beni, servizi, spazi, mezzi di trasporto, e risorse in generale;
    4. estensione del tempo di vita di ciò che viene prodotto, puntando anche su sistemi di riparazione e selezionando materie prime durevoli;
    5. promozione di pratiche di riuso e riciclo sia lungo la filiera, sia a conclusione del ciclo di utilizzo dei propri prodotti e servizi.
    pilastri economia circolare

    279photo Studio/shutterstock.com

    Inoltre, tutti i membri dell’Alleanza stanno lavorando sullo sviluppo di modelli di finanza circolare che, come si legge nel Position Paper 2020, “integrino valutazioni di rischio capaci di riconoscere la maggiore resilienza ed efficienza di approcci basati sulla circolarità”.

    I 5 principali obiettivi dell’Alleanza

    Secondo i membri del gruppo, questo è un momento cruciale in cui investire nell’economia circolare. La crisi determinata dal Covid-19 ha fatto emergere alcuni aspetti della crisi climatica in corso e sottolineato quanto sia urgente, a livello globale, un’azione orientata alla tutela dell’ecosistema. Inoltre, aggiunge l’Alleanza: “perseguire un modello economico circolare non rappresenta solamente una scelta obbligata ma è un’opportunità di rilancio della competitività del Paese. Questo è possibile tramite un impegno condiviso di tutti gli stakeholder, su cinque obiettivi principali, declinati in azioni di dettaglio, che l’Alleanza ha individuato in:

    • definizione di una governance efficace e di un quadro strategico per l’economia circolare;
    • semplificazione dell’impianto normativo;
    • supporto all’innovazione sostenibile;
    • definizione di sistemi di misurazione e KPI;
    • formazione, comunicazione e sensibilizzazione.

    Economia Circolare e ristorazione: le azioni di CIRFOOD

    Come anticipato, tra le aziende parte dell’Alleanza per l’Economia Circolare c’è anche CIRFOOD, realtà che si occupa da anni di ristorazione collettiva e non soltanto.

    “Per CIRFOOD” Maria Elena Manzini, Corporate Social Responsibility Manager CIRFOOD spiega: “l’Economia Circolare è l’approccio da cui non vogliamo prescindere per ripensare ai nostri modelli di ristorazione, dalla produzione fino al servizio, valutando l’intero ciclo di vita dei prodotti per arrivare ad un sistema a sprechi zero e totalmente sostenibile. Per questo CIRFOOD ha aderito con entusiasmo all’Alleanza per l’Economia Circolare, convinta che il confronto e la condivisione di idee ed esperienze con altre imprese, anche di settori diversi, possa contribuire allo sviluppo di soluzioni innovative a beneficio di un modello di economia rigenerativa per il bene del nostro pianeta.”

    plastica biodegradabile

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    L’impegno si traduce anche in pratiche già avviate lungo l’intera filiera di attività dell’azienda reggiana. Grande l’impegno contro lo spreco alimentare che si declina su più piani: donazioni a enti caritatevoli sui territori, ottimizzazione dei consumi delle materie prime grazie a sistemi innovativi e tecnologici, miglioramento dei processi lungo la filiera produttiva, e la collaborazione con Associazione Solidarietà con il Progetto Azione Solidale per il recupero, attraverso la piattaforma Quanta Stock and Go, di materie prime che per varie ragioni non possono essere utilizzate nelle cucine.

    Dal punto di vista ambientale, CIRFOOD si è posta l’obiettivo di investire sull’utilizzo di plastiche biodegradabili e compostabili, per poter evitare ogni anno l’impiego di circa 660 mila piatti, 330 mila bicchieri, 330mila kit di posate in plastica e 120mila metri di pellicola per la termosaldatura in plastica. Inoltre, è ingente anche l’investimento finalizzato all’uso di fonti rinnovabili: le azioni messe in campo fino ad ora hanno permesso di ridurre le emissioni di CO2 del 366,1% in un anno, a fronte di un aumento del 160% dell’acquisto di energia rinnovabile.

    Come evidenziato dall’Alleanza per l’Economia Circolare, in conclusione, questo è un momento cruciale perché ciascuno faccia la sua parte, dal singolo cittadino alle istituzioni, per innovare e trasformare.

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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