Una dieta bilanciata può ridurre stress e ansia? La ricerca sugli “psicobiotici”

Angela Caporale
3

     

    Esiste un legame stretto tra alimentazione, stile di vita e benessere, fisico e psicologico, che ha senza dubbio una radice di tipo culturale e connesso alla tradizione gastronomica, ma anche scientifico. Lo University College di Cork, in Irlanda, è capofila di un programma di ricerca su questo argomento che ha coinvolto anche la Fondazione Edmund Mach di Trento. I primi risultati sono molto interessanti: l’introduzione nella dieta di una combinazione di cibi ricchi di psicobiotici sembra avere un impatto positivo sulla salute mentale. Ma cosa sono gli “psicobiotici” e come si inseriscono nella nostra alimentazione quotidiana?

    Che cosa sono gli psicobiotici e come influenzano il cervello? 

    La connessione tra dieta e salute mentale è più salda e radicata di quanto si possa immaginare. E, anzi, attraverso un bilanciamento corretto degli alimenti e uno stile di vita attento è possibile ridurre stress e ansia. Sono molto incoraggianti i risultati raggiunti per ora dalla ricerca realizzata dal team internazionale coordinato da Cork ha portato a una prima pubblicazione dal titolo Feed your microbes to deal with stress: a psychobiotic diet impacts microbial stability and perceived stress in a healthy adult population sulla rivista Molecular Psychiatry nell’autunno del 2022. 

    Madeleine Steinbach/shutterstock.com

    Lo studio ha come focus gli psicobiotici. Si tratta di microrganismi benefici che fanno parte del macrogruppo dei probiotici, la cui particolarità sta nel fatto che la loro azione benefica non si conclude a livello intestinale, ma raggiunge anche il cervello. I ricercatori spiegano che operano lungo “l’asse microbiota-intestino-cervello”, per evidenziare come possono migliorare le prestazioni del sistema nervoso.

    Timothy Dinan, professore dell’University College di Cork, è stato il primo a dare una definizione degli psicobiotici nel 2013 e da allora ha continuato a studiarne l’impatto sulle funzioni neurologiche. Gli studi condotti in questi anni hanno permesso, innanzitutto, di individuare quali sono i canali che permettono agli psicobiotici, che assumiamo attraverso gli alimenti, di influenzare il cervello. Uno dei due punti di contatto è il nervo vago, che collega il tronco encefalico all’intestino ed è quindi una via di comunicazione diretta tra il microbiota intestinale e il sistema nervoso centrale. L’altro veicolo che connette i due sistemi è l’insieme di metaboliti, ovvero il risultato del processo di metabolismo (e digestione), che vengono prodotti a livello intestinale e rilasciati nel sistema circolatorio da cui possono raggiungere tutti gli organi, compreso il cervello.

    Cibi fermentati, vegetali e fibre: gli psicobiotici favoriscono il benessere psicologico

    Intestino e cervello comunicano facilmente: quello che è emerso dalla ricerca è come ciò che mangiamo possa direttamente influenzare alcune funzioni del sistema nervoso centrale. La ricerca che ha visto il coinvolgimento dell’Unità di Metabolomica del Centro Ricerca e Innovazione della FEM trentina, è partita dall’analisi dei biofluidi umani plasma e urine di un gruppo di persone che ha seguito le indicazioni alimentari della ricerca per 4 settimane.

    Lo studio non ha considerato i singoli alimenti, ma la combinazione di cibi vari e fibre vegetali. Il risultato è stata una dieta variegata con, ad esempio, cavoli, porri, cipolla, aglio, mele, banane, piccoli frutti, cereali integrali e legumi. Molto importante l’introduzione di cibi fermentati che favoriscono direttamente lo sviluppo dei microrganismi psicobiotici. 

    kefir

    Yulia von Eisenstein/shutterstock.com

    In particolare, sono stati individuati quattro elementi principali che sono stati integrati nella dieta: acidi grassi omega-3, polifenoli, fibre e alimenti fermentati, appunto, come crauti, yogurt, kefir e kombucha

    Concluse le 4 settimane della raccolta dei dati, i ricercatori della FEM hanno comparato le analisi del gruppo che ha seguito la dieta con un gruppo di controllo. È emerso come le persone del primo gruppo manifestassero una riduzione dello stress percepito rispetto agli altri. 

    Uno strumento di prevenzione e cura per le patologie che coinvolgono il sistema nervoso?

    Andrea Anesi, ricercatore della FEM, ha commentato così la presentazione dei risultati: “Con tutte le necessarie limitazioni date dalla durata dell’indagine e dalle dimensioni esigue del campione di studio è possibile affermare che l’adozione di una dieta mirata può rappresentare un valido strumento nella riduzione di stress, ansia e depressione. Questa ricerca segna una svolta importante e un punto di partenza per ulteriori approfondimenti sulle potenzialità associate all’adozione di diete mirate per il trattamento dei disturbi mentali.”

    Elemento interessante è proprio i potenziali sviluppi di applicazione e approfondimento che derivano da queste indicazioni. Da un lato, infatti, i risultati sono incoraggianti a proposito degli effetti benefici di una serie di alimenti già accessibili e suggeriti per tutti, non solo per persone che soffrono di determinate patologie. Dall’altro, i ricercatori sono ottimisti e, con questo studio, compiono un ulteriore passo nella direzione della prevenzione e del trattamento, attraverso l’alimentazione, di sindromi come depressione, Alzheimer o autismo.

    Ulteriori studi sono ovviamente necessari, ma questi risultati confermano quanto un’alimentazione sana, attenta e bilanciata possa contribuire al benessere. Voi consumate già cibi fermentati?


    Immagine in evidenza di:

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

    Lascia un commento