I segreti del successo di Poormanger e delle patate gourmet: intervista a Leopoldo Resta

Alessia Rossi
3 minuti

     

    Se andate a Torino e vi capita di passare in via Maria Vittoria, o in via Palazzo di Città, noterete senz’altro la lunga coda che, ogni giorno, si crea di fronte a un locale dall’atmosfera familiare, che trasmette subito buonumore. Si tratta di Poormanger ristorante (poi format) nato nel 2011 dall’iniziativa di tre giovani – Daniele Regoli, Valerio Ciardiello e Marco Borsero – che hanno portato nella città sabauda le jacket potatoes anglosassoni, rivisitandole in chiave tutta italiana. Un prodotto tanto semplice quanto innovativo, che ha conquistato torinesi e turisti per la sua bontà, e che sta conquistando anche Milano. Nel 2021, infatti, CIRFOOD Retail, società di CIRFOOD volta allo sviluppo della ristorazione commerciale, ha acquisito il brand e ha intenzione di portare le patate gourmet in tutta Italia.

    Dei segreti – anzi, ingredienti – del successo di Poormanger ne abbiamo parlato con Leopoldo Resta, AD di CIRFOOD Retail, che ci ha raccontato come questo brand partito da tre ragazzi con modeste risorse iniziali sia ora un format vincente.

    Fabio Rovere/Studio Ciao Lardo

    Poormanger, il format torinese che in dieci anni è diventato un’icona per la città

    Può una patata ripiena raccontare una storia di successo? La risposta è sì, se ti chiami Poormanger. Nome che racchiude tutto lo spirito di questo brand, con l’inglese poor che richiama un cibo semplice come la patata – ma tutt’altro che povero – e la pronuncia associata invece al ‘per mangiare’, sia in francese che nel dialetto piemontese.

    Format che nasce nel 2011, come inizia a raccontarci l’AD di CIRFOOD Retail, Leopoldo Resta. “Durante un viaggio a Edimburgo, in Scozia, uno dei ragazzi scopre le jacket potatoes, le famose patate anglosassoni tagliate al centro e farcite, considerate un cibo povero e popolare, come il nostro piatto di pasta. Una volta tornato, ha pensato bene di portare l’idea di questo piatto in Italia, reinventandolo con ingredienti del territorio, creando, in primis, un legame con la gastronomia della loro città”, come dimostrano le diverse farciture a base di Toma piemontese, tomino, Salsiccia di Bra, nocciole.

    Fabio Rovere/Studio Ciao Lardo

    “I tre ragazzi iniziano trovando un piccolo locale in via Maria Vittoria, proprio a due passi da Piazza Vittorio Veneto, e riscuotono subito un gran successo. Quindi, capiscono che è necessario un locale più capiente e ne trovano uno nella stessa via. Anche questo locale però, per quanto grande, è sempre pieno, con una lunga coda che si crea ogni giorno lungo il marciapiede. Ed è così che nel 2017 decidono di ‘replicare’, aprendo il secondo locale in via Palazzo di Città, un altro punto strategico, a un passo dalla centralissima Piazza Castello e da Porta Palazzo, un luogo molto caratteristico di Torino, dove si svolge il mercato dei contadini” racconta Resta.

    Insomma, il fenomeno delle patate gourmet in pochi anni è esploso conquistando tutta la città grazie anche a una comunicazione digitale fresca e smart, insieme all’execution di un prodotto fatto con criterio e di qualità. Ma quali sono i segreti di Poormanger?

    Non chiamatele jacket potatoes: le patate ripiene, italianissime e gourmet di Poormanger

    Le jacket potatoes sono un cibo di strada, economico ma molto nutriente, che nei Paesi anglosassoni è possibile trovare pressoché ovunque. Quelle proposte da Poormanger le ricordano solo da lontano, ci tiene a sottolineare Resta. “La jacket potato è di solito condita con burro, sale e pepe, e la maggior parte delle volte rimane così, senza farcitura. L’ispirazione di Poormanger viene proprio da lì, però è stata totalmente rivisitata in chiave italiana e non c’entra nulla con l’originale. I ragazzi hanno costruito un prodotto diverso, quindi l’inglese che va da Poormanger non riconosce il cibo che è abituato a mangiare”.

    Fabio Rovere/Studio Ciao Lardo

    Ma cosa le rende così speciali? Sono patate di grandi dimensioni cotte lentamente al forno per renderle morbide dentro e con la buccia croccante e saporita (che si può e si deve mangiare!). Vengono poi tagliate a metà, condite con olio extravergine di oliva, sale e pepe, e farcite con ingredienti altamente selezionati, di piccoli produttori locali. “Si tratta quindi di una patata ripiena ricchissima sia nella grammatura che nella qualità della materia prima” continua Resta.

    Un prodotto che si è rivelato – e continua a rivelarsi – vincente: “è un cibo molto completo, è quasi un piatto unico. Inoltre, la patata è nutriente ma leggera: non è eccessivamente lavorata e non si tratta di un lievitato, che può appesantire. Infine, a sancire il successo delle patate di Poormanger sono senz’altro gli abbinamenti ben pensati – considerate che il menu cambia quattro/cinque volte l’anno a seconda della stagionalità dei prodotti –, una qualità delle materie prime non indifferente e un prezzo che rimane molto accessibile”.

    Da Torino a Milano (e oltre): Poormanger punta ad arrivare in ogni città

    Insomma, il format di Poormanger è vincente, proprio grazie alla sua semplicità e immediatezza, tutti elementi che attirano l’interesse di CIRFOOD Retail. Resta spiega che “Dopo una prima esperienza nella ristorazione commerciale a Expo Milano, CIRFOOD nel 2019 decide di avviare un nuovo filone, nel business della ristorazione commerciale. Per farlo, però, crea una società dedicata, appunto CIRFOOD Retail, per sviluppare una strategia a portafoglio, acquisendo piccole catene, una diversa dall’altra, per farle crescere. Sono tutte microcatene ristorative ad alto potenziale, caratterizzate da una forte scalabilità legata al tipo di format. Il cliente che entra da Poormanger – come da Kalamaro Piadinaro o Antica Focacceria S. Francesco, altre catene acquisite da CIRFOOD Retail – può respirare l’autenticità di quel format. L’obiettivo è quello di cogliere il potenziale di ognuno nel migliore dei modi”.

    Nonostante la pandemia, la società ha proseguito con il piano strategico e a gennaio 2021 acquisisce Poormanger. “Con Poormanger ci accorgiamo di averci visto lungo: durante la pandemia, la ristorazione commerciale fletteva del 50%, mentre questo format solo del 10%”.

    Fabio Rovere/Studio Ciao Lardo

    Oltre a questi due ingredienti – alto potenziale e scalabilità –, c’è un terzo punto che Resta evidenzia, ossia una perfetta execution. “Nell’acquisire Poormanger, abbiamo riconosciuto che l’oggetto era stato costruito bene ed era già pronto per lo sviluppo. Uno dei segnali è stato il fatto che i ragazzi non lavoravano nei locali, ma li gestivano soltanto, oltre ad aver replicato ilocale mantenendo le stesse performance. Tutti elementi che dimostrano quanto la ‘macchina’ Poormanger fosse già pronta per essere riprodotta anche in altre città per crescere ulteriormente. C’erano tanti tasselli che erano al posto giusto: un prodotto di qualità e diverso da qualunque cosa si trovi in giro, con un prezzo corretto e molto accessibile”.

    Oltre a questi elementi, Poormanger è famoso per il suo ambiente informale, ma curato in ogni dettaglio, per quell’aria familiare che si respira entrando nei locali e per il buonumore che gira attorno ai tavoli. Ma non solo, per la forte attenzione che i ragazzi hanno sempre messo nella sostenibilità, nella ricerca di prodotti che siano del territorio e in una cucina attenta a combattere ogni forma di spreco. L’AD di CIRFOOD Retail spiega che nulla di tutto questo è stato toccato. “Il nostro dogma è: non cambiare nulla. Credere nel fatto che quell’oggetto funzioni bene in quella maniera proprio perché tutti i tasselli sono al posto giusto. Per noi è importantissimo il rispetto dell’autenticità”. Per questo, è importante “avere a bordo chi ha fondato Poormanger e coinvolgerli come consulenti. Quando abbiamo lavorato all’acquisizione i ragazzi erano diventati due, ma li abbiamo coinvolti, perché continuano a fare da garante dello spirito originale di Poormanger”.

    Insomma, Poormanger piace molto, e a dimostrarlo è anche la doppia apertura milanese in due luoghi strategici della città, che ha riscosso lo stesso successo torinese. Per il futuro, quindi, le patate ripiene gourmet potrebbero conquistare davvero l’Italia, partendo da Bologna, Padova e Genova: “La scelta stessa di Bologna non è casuale come prima città dopo Torino e Milano: vogliamo puntare prima su città giovani, universitarie, fortemente digitali e con un turismo sviluppato al punto giusto. Aprire a Bologna prima di Roma è molto da Poormanger e si allinea con la sua filosofia” conclude Resta.

    Conoscevate Poormanger? Sareste curiosi di provare questo goloso format?


    Immagine in evidenza di: Fabio Rovere/Studio Ciao Lardo

    È nata vicino a Bologna, ma dopo l'università si è trasferita a Torino per due anni, dove ha frequentato la Scuola Holden. Adesso è tornata a casa e lavora come ghost e web writer. Non ha molta pazienza in cucina, a parte per i dolci, che adora preparare insieme alla madre: ciambelle, plumcake e torte della nonna non hanno segreti per lei. Sta imparando a tirare la sfoglia come una vera azdora (o almeno, ci prova).

    Lascia un commento