pasta 3D blu rhapsody

Come viene prodotta la pasta 3D e quali sono le sue caratteristiche?

Angela Caporale
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    Sorprendente e contro gli sprechi, ecco come i ricercatori immaginano il cibo del futuro, stampato in 3D e addirittura cucinato con lo stesso dispositivo direttamente nella propria cucina. Utopia o realtà? È presto per dirlo, tuttavia dopo diversi esperimenti che hanno coinvolto chef e cuochi di tutto il mondo presentati nelle fiere dedicate alla food innovation, dal mese di marzo 2019 è possibile acquistare online la pasta 3D. E non si tratta semplicemente di una pasta tridimensionale (del resto, dai fusilli agli spaghetti, la pasta è tutta a tre dimensioni!) né di una riproduzione dei maccheroni che non si può mangiare. La proposta viene da Blu Rhapsody, società del venture capital di Barilla Blu 1877, che ha recentemente aperto il primo ecommerce del suo genere e propone sette formati di pasta 3D, stampata su richiesta e completamente personalizzabile.

    Perché produrre cibo con le stampanti 3D?

    La tecnologia che consente di realizzare prodotti alimentari con le stampanti 3D è tra i campi di ricerca più interessanti del settore food, nonché uno dei trend evidenziati durante l’edizione milanese di Expo 2015. L’idea è quella che, attraverso macchine specializzate, sia possibile ricreare nel reale modelli virtuali tridimensionali, impossibili da realizzare in maniera tradizionale.

    Chi da alcuni anni ha iniziato a investire nel settore, come la start up catalana Foodini, è certo che nel futuro le stampanti 3D entreranno nelle cucine di tutti. Come evidenziato dalla fondatrice in un’intervista realizzata da Sky che ha dedicato uno speciale al cibo stampato in 3D, tra i vantaggi c’è la possibilità di mangiare dei piccoli capolavori scultorei, di scegliere sia gli ingredienti che la forma del cibo, e anche di ridurre lo spreco alimentare, dal punto di vista dei consumi personali. Ciò perché, da un lato, viene prodotto soltanto quello che viene consumato: le dosi vengono calibrate direttamente sulla base del piatto che si vuole preparare.

    Allo stato attuale, la prospettiva di utilizzare le stampanti 3D alimentari resta limitata a grandi chef e ristoranti, come il Food Ink Office di Londra, inaugurato nel 2016, dove tutto è realizzato grazie a questa tecnologia. Dopo l’esperienza temporanea londinese, Food Ink si è trasformato in un percorso itinerante che ha fatto tappa anche in Olanda e a Barcellona con ristoranti POP UP per “assaggiare il sapore del futuro”. Un’esperienza ancora riservata a pochi fortunati (e facoltosi): Ma il primo passo verso una diffusione verso l’uso domestico è ormai stato fatto, e l’esempio è proprio quello di Blu Rhapsody che, sul suo ecommerce, permette a tutti di acquistare e far produrre la pasta 3D da farsi consegnare a domicilio.

    stampa 3d cibo

    Maria Grigorivna/shutterstock.com

    Dal disegno al computer al piatto

    Il funzionamento dei vari macchinari che producono cibi 3D è simile. Si parte dalla progettazione al computer dove viene “disegnato” il piatto, o i piatti che si vogliono preparare. Una volta selezionata la preparazione, si inseriscono gli ingredienti (frullati o sminuzzati) negli appositi contenitori, che possono essere in numero diverso in base alla stampante, e si dà avvio alla stampa.

    Una punta di plastica o di metallo realizza, dunque, l’architettura direttamente nel piatto, muovendosi nelle direzioni necessarie a realizzare quanto progettato e utilizzando esattamente la quantità necessaria di ciascun ingrediente. Et voilà, il piatto e servito.

    Chi ha assaggiato in anteprima i cibi stampati in 3D assicura che non sono per niente male. Non possono competere, ancora almeno, con quelli preparati con ingredienti freschi e di qualità, ma in alcuni casi sono più gustosi di quelli congelati e surgelati. La Nasa, dal canto suo, sta valutando l’opzione di utilizzare questa tecnologia durante le missioni nello spazio, mentre alcune compagnie aeree sono molto interessate alle opportunità dettate da questo sistema per innovare i pasti serviti in quota.

    stampanti 3D per alimenti

    Maksym Kaharlyk/shutterstock.com

    Pasta 3D per tutti, il progetto e l’ecommerce di Blu Rhapsody

    I cibi 3D, per ora, sono stati protagonisti quasi esclusivamente a fiere di settore, nelle mani di chef stellati e nell’ambito di esperienze gourmet temporanee. Tuttavia, proprio in Italia, è stato lanciato da Blue Rhapsody il primo ecommerce che vende pasta 3D direttamente a domicilio. Era il 2016 quando Barilla ha indetto un contest tra start up in occasione della presentazione della sua stampante 3D specifica per la pasta. Tra le varie proposte, ha prevalso quella di Blue Rhapsody e, insieme, le due realtà hanno continuato a lavorare per sviluppare il progetto di un prodotto ad alto tasso tecnologico, ma che potesse essere acquistato dal pubblico.

    Inizialmente, infatti, la pasta 3D è stata presentata solo agli addetti ai lavori, mentre recentemente è stato aperto un e-commerce dal quale è possibile ordinare la pasta in edizione limitata e riceverla direttamente a casa. Si tratta di un prodotto che innova il settore del food non soltanto introducendo preparazioni tecnologicamente avanzate, ma anche modificando l’idea stessa di questo alimento cardine della dieta mediterranea. Le creazioni della pasta 3D, infatti, non si sposano con l’idea del tradizionale piatto di pasta, ma diventano piuttosto ingredienti per finger food o piccoli piatti, e contenitori commestibili per condimenti e alimenti di vario tipo.

    La “ricetta” della pasta 3D

    Il percorso che porta la pasta 3D parte, come per quella tradizionale, dalla selezione del grano. Blue Rhapsody spiega che le materie prime vengono selezionate con cura e gli impasti lavorati a mano, in piccole quantità, in maniera tale da garantire la corretta lavorazione da parte della stampante. Viene, poi, impostata la forma, inserito l’impasto e avviata la macchina che, un certo numero di pezzi per volta, realizza la pasta. Immediatamente dopo, viene congelata in un abbattitore e conservata ad una temperatura di – 18°C. Il freddo è necessario per mantenere intatta la forma, caratteristica che fa la differenza, fino alla cottura. Quest’ultima avviene normalmente, in acqua calda salata, secondo i tempi previsti per i vari formati.

    È appunto la forma, in primo luogo, a rendere differente questo prodotto rispetto alla pasta  tradizionale. La stampa, infatti, permette di realizzare geometrie e architetture originali come anfore dell’Antica Grecia, cesti e gerle della tradizione contadina, stelle o fiocchi di neve, realizzate con farine di vario tipo e in differenti colorazioni. Fino ad oggi, la pasta 3D è stata riservata a eventi privati oppure a committenti che richiedevano prodotti con delle forme specifiche, loghi ma anche volti, mentre è solo con il lancio dell’ecommerce che si è avviato un’ulteriore fase dello sviluppo del progetto che consente, a chiunque lo desideri, di sperimentare.

    blue rhapsody pasta 3D

    Facebook.com/BluRhapsodyFood

    Prodotta all’occorrenza, contro gli sprechi

    Oggi, quindi, la pasta 3D non è più solo per l’alta cucina, ma è a disposizione potenzialmente di tutti, pur restando una proposta di nicchia. Basti pensare che la produzione viene avviata soltanto una volta realizzato l’ordine, non c’è quindi un magazzino delle varie forme. Questa soluzione è funzionale anche ad una riduzione degli sprechi, dal momento che viene realizzato solo quanto venduto. Il prezzo non è quello delle confezioni che si trovano al supermercato. Per esempio, 24 pezzi di Snowflake, la pasta 3D a forma di fiocco di neve, costa 49,90 €, mentre 16 pezzi di Sea Urchin, che ricorda un riccio di mare, parte da 37,90 €.

    La ricerca è in corso e in costante aggiornamento. Il team di Blue Rhapsody, infatti, è in laboratorio per migliorare la tenuta della pasta 3D, ma anche elaborare nuovi formati e nuove soluzioni, sempre più innovative da portare nel piatto. Altre aziende stanno investendo, invece, nella creazione di stampanti che possano essere utilizzare a domicilio oppure in strumenti che consentano anche di cuocere, in un unico “forno”, il piatto. I costi sono ancora molto elevati e fanno sì che si tratti di un prodotto e una strada ancora da percorrere per poter capire quali sono gli effettivi benefici e vantaggi di scegliere il cibo 3D. L’obiettivo dei ricercatori e delle aziende impegnate nello sviluppo della stampa 3D nell’ambito del food, e che ne sono i primi entusiasti promotori, puntano a fornire a chef e semplici appassionati un prodotto unico, che può valorizzare e accompagnare altri ingredienti realizzando piatti di sicuro effetto. Siete curiosi di provare anche voi cibi stampati così?

    Immagine in evidenza: Facebook.com/BluRhapsodyFood.

     

    Angela, con passaporto friulano e cuore bolognese, vive a Udine e si occupa di giornalismo e comunicazione in ambito culturale e sociale. Ha pubblicato due libri e dal 2016 collabora con Il Giornale del Cibo, dove scrive di sostenibilità, sociale e food innovation. Il suo comfort food sono i tortelloni burro e salvia, per i quali ha imparato a fare la sfoglia, condividendoli ogni volta che ne sente il bisogno.

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