Occhio ai succedanei del baccalà!

Adriana Angelieri

Sono buoni, ma meno pregiati e devono costare meno.

Chi compra il baccalà salato al supermercato avrà notato che sull’etichetta di alcune confezioni è riportata la dicitura ‘brosme’ o ‘molva’. In realtà non si tratta di vero baccalà ma di un prodotto simile e di minore pregio gastronomico. La denominazione ‘baccalà’ è riservata al merluzzo salato e stagionato, per essere più precisi al Gadus Morhua e al Gadus Macrocephalus. Per il consumatore è difficile distinguere a occhio un tipo di filetto dall’altro. Non ha problemi se l’acquista etichettato al supermercato, dove però deve pretendere un prezzo più contenuto per il brosme il molva. Una buon etichetta, come quella della foto, oltre agli ingredienti, alla data di confezionamento e di scadenza, riporta il nome scientifico del pesce (in questo caso il Gadhus Morhua) riporta anche la zona di cattura Fao. In questo caso è la n°27, corrispondente all’Atlantico nord-orientale. Se il baccalà lo comprate sfuso al mercatino o dal pescivendolo, dovrete fidarvi del rivenditore.

Articolo di Martino Ragusa

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

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