Nieddera

Adriana Angelieri

di Vostromo.

In Sardegna esiste una grande varietà di vitigni autoctoni, sia per ragioni storiche, sia per le peculiari condizioni del clima e dei terreni. Il Nieddera è uno di quelli recentemente salvati dall’estinzione. Sicuramente il nome deriva dal colore scuro: nièddu in sardo significa nero. Non se ne conosce con certezza l’origine, anche se alcuni autori lo considerano una variante del Carignano. E’ coltivato soprattutto nella provincia di Oristano a pochi metri sul livello del mare. Principalmente su terreni esposti ad oriente, poco piovosi e con inverni temperati, caldi e ventilati d’estate. I grappoli appaiono piuttosto compatti, gli acini rotondi hanno la buccia sottile ed un caratteristico colore nero-blu. Anticamente se ne ricavava un vino da taglio, apprezzato per il colore intenso e l’alta gradazione. Intelligentemente riscoperto e valorizzato dai produttori, è vinificato assieme ad una minima percentuale di altre uve a bacca rossa per ottenere l’omonimo vino.

Il Nieddera Della Valle Del Tirso ha ottenuto la denominazione IGT, ma anche in altre zone dell’isola si è ricominciato a produrre questo vino dal colore caratteristico. E’ rosso rubino carico, con riflessi granata, limpido. Il profumo è intenso e persistente. Il sapore asciutto, leggermente tannico ma armonico. La gradazione alcolica è di 14°, va stappato almeno un’ora prima e servito ad una temperatura di 16-18° C.

Abbinamenti: ottimo con tutte le pietanze a base di carni rosse, eccellente con la cacciagione. Si accompagna bene con formaggi mediamente stagionati.

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

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