Giuditta Lagonigro Caporedattrice Per Un Weekend

Adriana Angelieri

di Martino Ragusa.C’era una volta Internet 2.0, cioè i siti-web fatti con i contributi degli utenti ancor più che con gli articoli dei professionisti nelle redazioni. E devo dire che un mio piccolo contributo alla nascita di questo fenomeno mediatico l’ho dato quando in tempi insospettabili – oltre dieci anni fa – impostavo il sito turistipercaso.it sui racconti di viaggio delle persone che frequentavano il portale molto più che sui viaggi dei titolari del sito, Patrizio e Syusy raccontati da loro stessi o da Orso. Un piccolo merito che mi fa piacere attribuirmi ma che è stato anche riconosciuto dai premi www.ilsole24ore che il sito ha ricevuto per l’interattività.Ora, con il giornaledelcibo.it, stiamo andando oltre. Mi spiego: se con il 2.0 il sito era soprattutto fatto dai navigatori, adesso (come lo chiamiamo? 3.0 o 2.1?) i navigatori passano dal ruolo di redattori a quello di direttori del portale. Cioè diventano coloro che decidono cosa dovranno scrivere i giornalisti della redazione. E’ esattamente quello che è successo in ottobre, quando una utente attiva nel sito, Giuditta Lagonigro (nick: g.lagonigro, ex gyla) mi ha invitato a trascorrere un paio di giorni sul Collio e sul Carso triestino. La nostra amica ha stuzzicato la mia indole indomabile di turista per cibo e io ho accettato alla cieca, senza sapere cosa mi avrebbe fatto vedere e assaggiare.Ha deciso e organizzato tutto lei, l”utente’. E io, il ‘direttore’, sono andato a degustare, intervistare, prendere appunti, filmare e obbedire a tabelle di marcia studiate con grande impegno e serietà. Il materiale raccolto sarà pubblicato un po’ alla volta sul giornale del cibo del quale lei, la Giuditta (g.lagonigro ed ex gyla) è diventata direttore temporaneo e io redattore semplice.A me sembra un gioco bellissimo. E a voi?Con Martino Turista per Cibo nel Collio e sul Carso Triestinodi Giuditta Lagonigro. Bora e pioggia, oltre me, hanno accolto Martino al sua arrivo a Monfalcone, alle 21.30 dello scorso 28 ottobre. Nulla però ci avrebbe fermato, la macchina organizzativa si era avviata!Da Monfalcone ci siamo diretti a Cormons – località Subida – dove, nell’Osteria a tutti nota col nome Subidina, ci attendevano la calda ospitalità di Elena Orzan, Direttrice dell’Enoteca di Cormons, insieme ad un fumante piatto di orzotto ai funghi ed un buon calice di Tocai, offerti da Stefano, lo chef.Dopo le presentazioni ed i convenevoli abbiamo illustrato a Martino il ricco ed intenso programma che lo attendeva; soprattutto lo abbiamo ringraziato per aver accettato, praticamente ad occhi chiusi, il nostro invito. La stanchezza però incombeva, quindi abbiamo accompagnato Martino nella sua dimora. La casa, messa a disposizione dalla Famiglia Sirk, ci è apparsa come una visione tra le saette che illuminavano la notte; costruita seguendo criteri tecnologicamente avanzati, riceve il suo ospite in un ambiente raffinatamente sobrio ed accogliente. E’ la casa delle fiabe rivista in chiave moderna! Affidiamo Martino alle ninfe del bosco…Il tour del giorno dopo si svilupperà lungo il confine tra il Collio Goriziano-Plessiva e la Brda Slovena (Collio Sloveno). La prima tappa è in una delle più recenti realtà di Cormons: l’Acetaia di Josko Sirk, un altro gioiello incastonato nel bosco. Anche questo edificio è stato costruito rigorosamente in legno, creando quasi un corpo unico con la natura circostante. Le nuvole, per fortuna, fanno spazio a qualche raggio di sole, permettendoci anche di godere dei colori e dei profumi dei vigneti, dei castagni e del sottobosco.L’Acetaia mi ha fatto pensare ad una matrioska: la casa-madre che contiene tutti gli altri elementi-le botti. L’interessante ‘immersione nell’aceto’ dura circa due ore. Josko ci trascina col suo entusiasmo e ci consente di entrare in un mondo segreto ai più Ma siamo in ritardo con la tabella di marcia ed ha ripreso a piovere!Ci aspettano in Slovenia, a Goriska Brda, nella Cantina Cooperativa di Dobrovo. Anche qui, accolti con grande cordialità, cominciamo un lungo giro attraverso la antica cantina, accompagnati dall’enologo che ci fa una dettagliata cronistoria dell’Azienda e delle sue produzioni.Tra un racconto e l’altro siamo giunti all’ora del pranzo per cui abbiamo gradito lo spuntino con l’assaggio dei vini che gentilmente ci sono stati offerti.Rientro a Cormons e pausa!A metà pomeriggio ci attende un altro incontro. Restiamo in zona ed andiamo a trovare Lorenzo D’Osvaldo, produttore del famoso prosciutto crudo di Cormons!La piccola azienda artigianale è adiacente alla abitazione dei d’Osvaldo, collocata in una eccellente posizione, ai piedi di un colle ma praticamente a pochi metri dal centro di Cormons.Lorenzo d’Osvaldo ci spiega i processi di lavorazione dei suoi pregiati prosciutti e pancette, mostrandoci anche il particolarissimo camino per la affumicatura. La serata sta volgendo al termine ma non è ancora conclusa.Siamo attesi all’Enoteca di Cormons, dove sono arrivati quasi tutti i produttori vitivinicoli del Collio. Martino, durante il saluto ai presenti, illustra il Manifesto della Cucina Nazionale Italiana che desta la curiosità e l’interesse di molti… Un ultimo brindisi e si rientra: bisogna riposare.Il mattino successivo prevede il trasferimento in un’altra zona, a circa 30 km da Cormons, andiamo sul Carso Triestino!Il paesaggio è completamente diverso da quello che abbiamo salutato, la bora ha spazzato le nuvole e il magico Carso ci appare in tutto il suo aspro incanto autunnale. Una premessa è d’obbligo: Il Carso non ha una grande superficie ma se lo si percorre senza conoscerlo benissimo e senza concentrarsi sul dedalo di strade e viottoli che lo caratterizzano, si ha l’assoluta certezza di perdersi. Per fortuna noi avevamo le giuste indicazioni, quindi siamo arrivati a Trebiciano; per il nostro primo appuntamento ci attendevano le api…Siamo stati accolti dal loro ‘custode’ il Sig. Fausto Settimi che con sua moglie, Sig.ra Maria Ziani, produce piccole quantità di mieli di altissima qualità, in primis l’ineguagliabile miele di marasca. Grande interesse solleva il misteriosissimo mondo abitato dall’Ape Regina, dalle Api operaie e dai poveri Fuchi, una vera, grande comunità di insetti sociali!Il Sig. Fausto parla con passione delle sue api, del territorio incontaminato, del Carso poco generoso, che pretende un duro e costante lavoro.Lasciamo il Sig. Settimi alle sue creature e proseguiamo alla ricerca dell’Uomo della Grotta!Non si tratta di un superstite dell’età della pietra ma di Dario Zidarich, produttore di eccellenti formaggi…Anche in questo caso il racconto del nostro interlocutore è affascinante.Scopriamo che Dario e consorte hanno cominciato sfidando la roccia, che però è anche una loro alleata. Infatti il prodotto di maggior pregio della Famiglia Zidarich è lo Jamar, formaggio stagionato in una grotta carsica profonda 80m.Ancora un patto di solidarietà tra l’uomo ed il territorio!Lasciamo il posto ad altri visitatori e corriamo, nei limiti dei 50 km/h verso un’Osmiza.Che cosa è l’Osmiza? Lunga storia che ha inizio nel lontano 1784 allorquando, l’Imperatore Giuseppe II -Austria imperavat- concesse ai contadini di vendere i loro prodotti (salumi, formaggi e vini), per un periodo di 8 giorni : osem in sloveno significa otto. Nacquero piccole osterie, soprattutto nel territorio carsico, che ancora oggi, naturalmente ristrutturate, a turno, sfamano i viandantiPer nostra fortuna c’è un’0smiza aperta a Samatorza, e Martino non può partire senza esserci passato!Colja Jozko e sua moglie Noris Vesnaver ci hanno riservato un tavoloLa effervescente Noris, immediatamente arriva con una bottiglia di Terrano che accompagnerà un fragrante pane caldo farcito con salsiccia; a seguire un abbondante assaggio di salumi misti, rigorosamente della casa. Uno spuntino all’insegna dell’allegria considerato anche che l’osmiza era affollatissima.Mancano poche ore alla partenza di Martino, dobbiamo fare in fretta, ancora qualche chilometro per raggiungere un viticoltore simbolo del Carso: Benjamin Zidarich.La sua azienda, ereditata dalla famiglia, si trova in una posizione strategica e magica come lo spettacolo che si presenta alla nostra vista: tutta la costa in un abbraccio che va da Monfalcone, fino a Grado proseguendo per il golfo di Trieste fino alla costa istriana.Ma la meraviglia continua allorquando visitiamo la cantina di Benjamin, ancora un cantiere aperto da qualche anno, scavata, fino a 18m nelle profondità del Carso, allestita con materiale di recupero, frutto del lavoro appassionato di amici artigiani, gelosi custodi della storia e delle tradizioni del Carso.I vini non possono che rispecchiare l’attaccamento viscerale di Benjamin alla sua terra ed ai suoi vigneti. La Vitovska, il Terrano, il Prulke sono un atto d’amore col quale ci salutiamo. La nostra storia per il momento finisce qui, portata via da un treno preso al volo…Grazie molte, Martino, per averci regalato un po’ del tuo prezioso tempo.Un grazie di cuore anche ad Adriano Bellini, Renata De Corte, Sandra Tavagnacco, nostre preziose guide.Ai lettori l’ invito a visitare questo suggestivo lembo d’Italia!

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

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