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I comuni, avamposto della food innovation: il progetto Food Policy di Milano

Elena Rizzo Nervo
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    Milano non è solo città della moda e della finanza, ma è sempre più capitale europea, dove si sperimentano innovazioni, anche in campo food. Gli esempi a conferma di questa ispirazione europeista e d’avanguardia non mancano: poche settimane fa vi abbiamo raccontato della trasferta de Il Giornale del Cibo a SeedsandChips 2019, il summit sul futuro del cibo ospitato a Milano, che coinvolge giovani talenti, start-up innovative, chef, giornalisti e scienziati, accomunati dalla convinzione che un cibo diverso sia possibile. Diverso da cosa? Verrebbe da chiedere. Innanzitutto, diverso dalla fame di cui soffrono ancora oltre 800 milioni di persone al mondo. Un cibo accessibile a tutti, quindi, coltivato con metodi a basso impatto ambientale e ad alto tasso tecnologico, libero dallo sfruttamento e dagli interessi della malavita, pagato il giusto prezzo e, perché no, locale e sano.

    Un grande contributo, in questa direzione, viene offerto dalle colture fuori suolo delle quali Milano, ancora una volta, è portabandiera: il capoluogo lombardo, infatti, ospiterà il più grande e avanzato stabilimento di vertical farming in Italia e Europa. Non solo: in questi giorni è stato annunciata la vittoria di “Vitae”, che si è aggiudicato parte del bando internazionale per la rigenerazione urbana e ambientale promosso dal Comune di Milano: si tratta di un progetto che prevede la realizzazione di ampie aree dedicate all’alimentazione e alla ristorazione sostenibile, tra cui una cucina a chilometro zero e una serra idroponica proposte da CIRFOOD.

    Milano capitale della food innovation, quindi? Non c’è dubbio che il percorso intrapreso con la Carta di Milano, eredità di Expo 2015, abbia dato maggiore e nuovo impulso ai progetti della città per combattere la denutrizione, la malnutrizione e lo spreco.

    Non stupisce, quindi, che con un tale background Milano si sia resa promotrice, fin dal 2014, della sottoscrizione di un patto internazionale sulle Food Policy urbane, siglato con un accordo tra il Comune di Milano e Fondazione Cariplo. Vediamo insieme di cosa si tratta.

    Cibo e ecologia: il cambiamento parte dalle città

    L’aumento della popolazione mondiale, i cambiamenti climatici e le migrazioni, stanno ridefinendo il ruolo della città, dove oggi vive metà della popolazione mondiale, ambito strategico di intervento per la food innovation e, più in generale, per quanto riguarda una “rivoluzione verde” che coinvolge anche il cibo e vede i cittadini protagonisti, come conferma anche l’attualità a livello europeo. Eccezion fatta per l’Italia, bloccata da tabù nelle alleanze e dal mancato supporto dei giovani, uno degli aspetti più interessanti all’indomani del voto europeo è stato proprio l’affermarsi delle proposte ecologiste: i Verdi, infatti, sono risultati il secondo partito in Germania, e il terzo in Francia, rappresentanti di un voto giovane, progressista e di protesta che, insieme all’ambiente e ad esso legato, ha a cuore il tema del cibo, anche in questo caso, diverso, accessibile e giusto.

    Al cibo, il Comune di Milano in intesa con Fondazione Cariplo, ha dedicato politiche importanti, raggiunte con un iter partecipativo dal basso, anche attraverso una consultazione pubblica, come descritto sul portale dedicato alla Food Policy di Milano. Si tratta di una serie di politiche “per indirizzare produzione, trasformazione, distribuzione, acquisto di cibo, il suo recupero e la gestione dei rifiuti organici”, di cui alcune grandi capitali mondiali come Parigi e New York, si sono già dotate.

    acquaponica

    Hagen Production/shutterstock.com

    Food Policy di Milano: un percorso partecipato per le scelte di cibo e acqua

    Il percorso che ha portato alla Food Policy di Milano è durato 12 mesi e si è articolato in una fase di analisi e in una, successiva, di consultazione pubblica, a partire dal 2014.

    Il primo step ha preso in esame le caratteristiche del sistema alimentare milanese, analizzando il contesto territoriale, il ciclo urbano del cibo, compresi logistica, scarti e rifiuti, le politiche e i progetti del Comune e delle varie realtà economiche del territorio.

    La fase di consultazione pubblica, invece, è durata cinque mesi e ha coinvolto oltre che l’amministrazione cittadina, l’Università e il mondo della ricerca, il terzo settore e i cittadini di tutte le 9 zone di Milano.

    Da qui sono nate le “Linee di Indirizzo della Food Policy di Milano 2015-2020”, deliberate nell’ottobre 2015: “principi ispiratori”, come vengono definiti nel documento ufficiale, “sui temi del diritto al cibo per sviluppare un sistema alimentare che sia in grado di garantire un cibo sano e acqua potabile in quantità sufficiente e accessibile a tutti in un’ottica di equità, resilienza e sostenibilità articolata nelle sue componenti sociali, economiche e ambientali”.

    Come mangia Milano? 5 principi ispiratori della Food Policy

    Di “cibo di cittadinanza” ci eravamo occupati anche al Festival di Internazionale a Ferrara 2017, con il convegno omonimo in cui la giornalista Franca Roiatti, responsabile comunicazione della Food Policy di Milano, aveva descritto l’impegno della città per facilitare  tutte le forme di innovazione sociale, tecnologica e organizzativa nelle scelte che riguardano cibo e acqua, “al fine di migliorare la qualità della vita delle persone e la qualità del suo territorio e per giocare un ruolo di innovazione sul piano nazionale e internazionale”.

    Si tratta di azioni che devono rispondere ai principi contenuti nelle “Linee di Indirizzo della Food Policy di Milano 2015-2020”. Vediamoli nel dettaglio.

    Garantire cibo sano per tutti

    Nel documento ufficiale, l’obiettivo del primo principio viene descritto in questo modo: “Assicurare a tutta la cittadinanza l’accesso ad un cibo sano e quello all’acqua per tutelare la dignità della persona e migliorare la qualità della vita.”

    Le azioni individuate per raggiungerlo spaziano dalla promozione di forme di agricoltura e

    orticoltura urbana sostenibili, destinando i terreni agricoli pubblici a persone economicamente svantaggiate, all’utilizzo di cibo locale, sano e di qualità nella ristorazione collettiva, fino alla diffusione di strumenti come social card e buoni spesa, per affrontare la drammatica emergenza della povertà alimentare.

    cibo sano local

    Bogdan Sonjachnyj/shutterstock.com

    Promuovere la sostenibilità del sistema alimentare

    Il secondo principio fondamentale vuole “facilitare il consolidamento di tutte le componenti e le attività necessarie all’articolazione di un sistema del cibo sostenibile e promuovere la produzione e il consumo locale di cibo fresco, di stagione e di qualità”. Attraverso questo cardine, la Food Policy di Milano pone al centro i prodotti locali, ottenuti con metodi di coltivazione sostenibili. Per questo, tra le azioni di attuazione contenute nelle Linee Guida, si fa riferimento, ad esempio, “a tutte le forme di agricoltura e orticoltura urbana (es. coltivazioni su terra, terrazzi, tetti, pareti, idroponica, ecc.), utilizzando laddove possibile acque reflue”. Questo si collega a un’altra azione che vede il Comune di Milano impegnato nell’elaborazione di indirizzi per ridurre l’impatto ambientale dell’approvvigionamento di cibo “nei settori, del commercio al dettaglio di alimentari, della ristorazione e dei pubblici esercizi (es. inserire misure dedicate nel PUMS – Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile)”.

    Educare al cibo

    La terza priorità individuata nelle Linee guida della Food Policy di Milano prende ispirazione dall’analisi del contesto, a partire dai dati riguardanti l’obesità: nel capoluogo milanese la percentuale di obesi tra i minori è del 5%, tra gli adulti è del 6,5%. Altro aspetto emerso dallo studio delle caratteristiche locali è che “Milano ha la più alta concentrazione in Italia di strutture educative, formative e di ricerca legate al ciclo del cibo”, che rappresentano un patrimonio prezioso per costruire e rafforzare percorsi di educazione alimentare. Tra le azioni individuate, quindi, la promozione di campagne di comunicazione sui corretti stili di vita e le sane abitudini a tavola, la promozione di esperienze di coltivazione diretta attraverso gli orti didattici, oltre alla valorizzazione delle “migliori esperienze milanesi che riguardano la sostenibilità, l’eticità e la giustizia dei sistemi del cibo”.

    Lottare contro gli sprechi

    lotta sprechi alimentari

    joerngebhardt68/shutterstock.com

    Il quarto principio mira a “ridurre le eccedenze e lo spreco di cibo nelle diverse fasi del ciclo alimentare come forma di lotta alle diseguaglianze sociali ed economiche e come strumento di riduzione degli impatti ambientali”. Il tema è imprescindibile all’interno di una Food Policy efficace e, come abbiamo visto in numerosi approfondimenti dedicati alla questione e nell’intervista alla prima firmataria della legge sullo spreco alimentare, l’onorevole Gadda, chiama in causa soprattutto i singoli cittadini e le famiglie (per oltre il 40%). Qui le azioni previste comprendono campagne informative con diversi obiettivi: da un lato si vuole “aumentare la consapevolezza dei cittadini in rapporto ai comportamenti di acquisto”, dall’altro è altrettanto importante “incentivare il superamento del canone estetico come criterio di selezione dei prodotti ortofrutticoli”, promuovere la realizzazione del compost domestico e “indirizzare il sistema alimentare verso un maggiore trasparenza ed efficienza dei meccanismi di recupero e redistribuzione dell’eccedenza a persone in difficoltà”.

    Sostenere e promuovere la ricerca scientifica in campo agroalimentare

    Il quinto e ultimo principio contenuto nelle “Linee di Indirizzo della Food Policy di Milano 2015-2020” tratta specificatamente il tema della ricerca e della tecnologia, che il Comune si impegna a favorire per sviluppare prodotti e servizi innovativi in ambito agroalimentare. Le azioni previste sono, ad esempio: il supporto alle organizzazioni che si occupano di ricerca scientifica nell’individuazione di opportunità di finanziamento nazionali, europee e internazionali, la mappatura dei bisogni di nuove tecnologie in ambito agroalimentare, lo stanziamento di risorse per supportare la nascita e lo sviluppo di progetti innovativi che operano o intendono operare nelle diverse fasi della filiera.

    Principi, temi e azioni complesse e in molti casi innovative, che hanno richiesto la messa in opera di alcuni strumenti, in primis, la costituzione di un Consiglio metropolitano del cibo.

    Dai cinque principi cardine sono stati avviati i primi progetti pilota: nel 2020 si potranno trarre alcune valutazioni, con la speranza che la Food Policy di Milano trovi piena attuazione e sia di ispirazione ad altre città, come già sta avvenendo, ad esempio, a Parma e a Torino.

     

    Anche voi vorreste che la vostra città adottasse una Food Policy? Quali azioni riterreste prioritarie e perché?

    Giornalista pubblicista, Elena è nata a Bologna, dove vive e lavora. Per Il Giornale del Cibo si è sempre occupata di attualità, sana alimentazione e sostenibilità. Il suo piatto preferito é il Gâteau di Patate, "perché sa conquistare tutti, unendo gusto e semplicità". Per lei in cucina non può mancare una bottiglia di vino, "perché se c'è il vino c'è anche la buona compagnia".

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