coltivazione di basilico sott'acqua

Nell’Orto di Nemo, il basilico si pianta sott’ acqua

Silvia Trigilio

Ci chiediamo cosa ne avrebbe pensato Boccaccio, che nella novella Lisabetta Da Messina aveva fatto di una piantina di basilico l’inquientante lapide di un amore proibito: la povera sfortunata protagonista aveva infatti pensato bene di infilare sotto una bella piantina di basilico del suo balcone la testa dell’ amato, ucciso dai fratelli che contrastavano la relazione. La coltivazione idroponica lo avrebbe forse ispirato a qualcosa di meno tetro e più fantascientifico. Dopotutto, di fronte alle immagini delle coltivazioni di basilico dell’ Orto di Nemo, girate a 9 m sotto il livello del mare, persino un idrofobo rimarrebbe affascinato al punto da pensare ad un brevetto da sub.

Stiamo parlando del progetto di coltivazione di basilico sott’acqua, sviluppato dalla società ligure Mestel Safety, del gruppo Ocean Reef, inaugurato nell’estate del 2013 a circa 100 m dalla spiaggia di Noli, in Liguria. 

Dai balconi ai fondali: come si coltiva il basilico sott’acqua?

Ha bisogno di acqua, ma non così tanta, direte voi. Il basilico che cresce a 7-9 metri di profondità, chiaramente, viene coltivato con una tecnica idroponica, all’interno di biosfere semitrasparenti di materiale vinile ancorate ai fondali.

Ma perché far crescere delle piantine di basilico sott’acqua, piuttosto che sulla terraferma, come si è sempre fatto? La risposta ci arriva dall’ingegner Sergio Gamberini, amministratore unico della Mestel e ideatore del progetto, che ha effettuato più di un sopralluogo sulla piantagione per verificare personalmente lo sviluppo del programma.  In un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano lo scorso agosto, Gamberini ci spiega infatti che all’interno delle biosfere, parassiti e insetti hanno vita difficile: non riescono a riprodursi.

Orto di Nemo 

Ma soprattutto, il livello costante della temperatura del mare mantiene stabile la climatizzazione all’interno della biosfera. Allo stesso modo, l’acqua marina che circonda la parte inferiore della biosfera, in cui si trovano i semenzai, evaporando rende costante anche il grado di umidificazione al suo interno. Rispetto al basilico coltivato sui nostri balconi potrebbe non essere una grande rivoluzione. Ma potrebbe esserlo per quei paesi in cui l’escursione termica tra giorno e notte rende problematiche varie tipologie di coltivazione.

Il raccolto settembrino

Il raccolto dello scorso settembre ha dimostrato che la sub-coltivazione sta andando a gonfie vele, e questo vale tanto per il basilico quanto per le tre tipologie di lattuga seminate due mesi prima. Le piante sono venute su grandi e forti, raggiungendo i 25 m di altezza, e soprattutto senza l’aiuto di nessuno: l’acqua dolce si è infatti riprodotta all’interno, e l’unico contributo che si è reso necessario è stato l’apporto di minerali di sostegno  su substrato di fibra di cocco.

Orto di Nemo

Agli arabi piace il sub-basilico

Quando si parla di coltivazione senza sbalzi termici, gli arabi non possono che rizzare le antenne. E infatti, sin dall’avvio del progetto, una società saudita ha manifestato interesse nei confronti delle tecnologie impiegate, con la speranza di poter coltivare grandi quantità di lattuga sottomarina. La Mestel non è ancora in grado di accontentare del tutto i suoi corteggiatori, se non altro per le quantità di produzione che non soddisfano ancora i livelli richiesti dagli arabi. Si sta tuttavia attrezzando a dovere per farlo: ha già investito, infatti, decine di migliaia di euro in ricerca, e per i suoi 36 metri quadrati di terreno coltivato, paga al comune di Noli la concessione demaniale per il fondo marino occupato dalle biosfere.

Al termine di questa curiosa pillola di pseudo urban farming ci chiediamo banalmente: il pesto alla genovese, guadagnerà o perderà qualcosa dalla coltivazione di basilico sott’acqua?

 

Fonti immagini: classmeteo.it; youtube.com.

Nata ad Augusta, in provincia di Siracusa, vive a Bologna, dove lavora per l'agenzia di comunicazione Noetica. È direttore responsabile de Il Giornale del Cibo, per cui si occupa di Food Innovation. Il suo piatto preferito è l'insalata di polpo, a patto che sia fresco e cotto bene, perché "è un piatto semplice che riesce a portarmi a casa senza prendere l'aereo". Per lei in cucina non possono mancare il limone, l'origano, l'olio buono e una bottiglia di vino bianco.

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