Cluster frutta e legumi

Cluster frutta e legumi: verso un’alimentazione povera di carne

Redazione

Un orto urbano, come quelli nati negli ultimi anni in molte città italiane, ma più grande, nel cuore degli spazi espositivi di Rho. Il Cluster Frutta e Legumi è un’area in parte coltivata di oltre 1000 metri quadri, con alberi da frutto piccoli e grandi e un mercato, condiviso con il vicino Cluster delle spezie, in cui sarà possibile acquistare prodotti. Otto i paesi ospitati: Repubblica della Guinea Equatoriale, Benin, Uzbekistan, Kyrgyzstan, Repubblica democratica del Congo, Guinea, Gambia, Zambia.

L’agricoltura è un’invenzione antichissima che ha permesso all’uomo di diventare stanziale e di associare un luogo ad un concetto di casa. La nascita di una pianta da un piccolo seme è un miracolo della natura, una sorpresa, una meraviglia, ma trasformare questo processo in un sistema capace di alimentare 7 miliardi di persone è ben altra cosa, anche se non ce ne rendiamo del tutto conto. È frutto di secoli, millenni di tentativi, intossicazioni, errori, colpi di genio, invenzioni sempre più tecnologiche, interventi più o meno invasivi dell’uomo. Per questo e per molti altri motivi il Cluster Frutta e Legumi è uno dei più significativi di Expo, non ultimo per la grande importanza che stanno assumendo gli alimenti proteici – quali i legumi – come sostitutivi della carne, mentre buona parte del mondo sta sempre più prendendo coscienza del consumo sconsiderato e irresponsabile di prodotti di origine animale avvenuto nel corso degli ultimi decenni.

Ne parliamo con Francesca Pongiglione, ricercatrice alla Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, che si è occupata, insieme al professor Roberto Mordacci, dei contenuti scientifici del Cluster.

 

Cluster frutta e legumi

                                                                                              [Fonte immagine: expo2015.org]                                                                                         

 

Qual è il concept generale del progetto?

Francesca Pongiglione: “Si tratta di un grande spazio, un vero e proprio orto di legumi e di alberi da frutta in cui sono collocate delle palette di legno che ricordano quelle dei mercati ortofrutticoli. Queste piattaforme sorreggono degli schermi da cui sarà possibile accedere a molte informazioni sulla storia e sull’origine dei vari prodotti. Abbiamo pensato poi di arricchire l’apparato informativo con un glossario etimologico, che aiuterà il visitatore a scoprire l’origine – in alcuni casi sorprendente – dei nomi, e con notizie nutrizionali e altri dati sul valore energetico e vitaminico di questi alimenti. Descriveremo anche la diffusione di certe colture nel mondo, le varietà presenti in natura, la loro distribuzione e presenza sul mercato globale. Non mancheranno, infine, curiosità e aneddoti, miti e leggende…
Lungo i lati di questo orto ideale, dove trovano posto i padiglioni dei singoli paesi, abbiamo invece disposto delle strisce contenenti informazioni di tipo più strettamente economico, come ad esempio riscontri sul costo e sull’impatto ambientale delle coltivazioni messi a confronto con i dati delle produzioni e dei consumi di origine animale. Come naturale prosecuzione delle considerazioni economiche, saranno esposti anche gli aspetti sanitari e di impatto ambientale legati alle due diverse tipologie alimentari”.

 

Lei si occupa di etica ambientale. Quali sono le sfide maggiori che ci troveremo ad affrontare nel prossimo futuro in termini di nutrizione e sostenibilità? Che impatto a breve e lungo termine può avere secondo lei un evento come Expo nella discussione e nell’azione politica relativa ai temi proposti?

F.P.: “Il mondo sta prendendo coscienza del fatto che il consumo incontrollato di prodotti di origine animale sta avendo un impatto troppo alto sull’ambiente, risultando non più sostenibile nel lungo termine. Ora nei paesi emergenti, così come avvenuto anche da noi nel dopoguerra, vi è una tendenza preoccupante verso un consumo eccessivo di carne, un sistema che sta diventando insostenibile per le sue ripercussioni negative sull’ambiente, sul degrado del suolo e dell’acqua funzionali agli allevamenti non controllati. D’altra parte assistiamo anche ad una tendenza inversa, sostenuta da campagne che fanno leva su sentimenti animalisti e su prese di posizione vegetariane o vegane. Pur nell’estremismo di alcune forme di pensiero, questi nuovi trend hanno permesso di farci prendere in considerazione alimenti proteici differenziati e di orientarci verso un’alimentazione più equilibrata. L’Expo può essere un’ottima piattaforma di discussione su questi temi, e mi auguro che, oltre alla teoria, si possa arrivare anche a delle operatività positive e costruttive”.

 

Frutta e legumi

 

Non crede che si stia invece demonizzando troppo il consumo di carne?

F.P.  “A questo punto, con le nostre conoscenze scientifiche, possiamo dire che l’impatto ambientale non è più discutibile, è un dato di fatto e non una questione di opinioni o di diverse scuole di pensiero. Questo non significa che dobbiamo smettere di mangiare carne, ma che possiamo e dobbiamo controllarne e ridurne il consumo. Ora abbiamo più coscienza sul tema, conosciamo meglio molti altri nutrienti alternativi. Non mi voglio esprimere sull’aspetto medico, che non è il mio campo specifico, ma mi sembra che i medici più giovani vadano verso questa direzione e sostengano l’importanza di un’alimentazione varia ed equilibrata. Mangiare carne una volta alla settimana sarebbe sufficiente”. Non solo i giovanissimi però: abbiamo sentito ad esempio cosa ne pensa Umberto Veronesi.
Veronesi è una delle poche eccezioni. È stato un apripista in questo senso”.

 

Sono molti i motivi per soffermarsi al cluster Frutta e Legumi durante una visita ad Expo. I giochi di luce e ombra creati dalle strutture architettoniche si uniscono a piccole e grandi piante da frutto che diffondono i loro colori e profumi, dando la sensazione di trovarsi in un bosco. L’affascinate storia delle diverse colture viene spiegata da ciascun Paese attraverso la presentazione dei prodotti locali, mentre la rappresentazione artistica del tema principale raggiunge una dimensione emozionale, quasi onirica, grazie alle fotografie di Irene  Kung (agenzia Contrasto), che ha catturato tra Italia e Svizzera 26 diversi alberi da frutto, cercando di cogliere l’attimo preciso in cui in natura risultano perfetti. Non mancate di visitare questo spazio, a cui l’ONU, proprio per l’importanza di questi prodotti per una dieta sana ed equilibrata, ha dedicato una delle 18 installazioni sparse all’interno del sito espositivo. Appuntamento dunque lungo il Cardo,  fra le Spezie e l’Argentina, all’ombra di questo sorprendente bosco urbano.

Lascia un commento