Chewing gum aumenta la concentrazione

Masticare chewing gum aumenta la concentrazione?

Giulia Zamboni Gruppioni Petruzzelli
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    Il chewing gum è uno dei rimedi più comuni per contrastare il rischio dell’alito cattivo ed è proprio per questo che, in mancanza della possibilità di lavarsi i denti, molti di noi fanno ricorso a questa comoda alternativa a spazzolino e dentifricio. Per alcuni, poi, la gomma da masticare è anche un diversivo, un antistress o un passatempo: usata per placare la fame o per gioco (ad esempio gonfiandone una piccola porzione con la bocca per creare i famosi palloncini colorati). E c’è chi le usa per lasciare il proprio segno “artistico”, come accade in un paesino della California e a Seattle, in cui due vicoli sono stati interamente ricoperti da chewing gum consumate da persone locali e turisti desiderosi di marchiare il proprio passaggio in città. Ma, tralasciando i motivi igienici o ludici per cui decidiamo di ricorrere alle gomme, quali sono i loro effetti sul nostro corpo? È vero che – come sostengono alcuni studi – masticare chewing gum aumenta la concentrazione

    Gomma da masticare e concentrazione: cosa dice la scienza 

    chewing gum studi

    Milles Studio/shutterstock.com

    È l’inizio del 2013 quando la stampa italiana ed estera rilancia la notizia della ricerca, fresca di pubblicazione, condotta dall’Istituto Nazionale di Scienze Radiologiche (NIRS) Giapponese secondo cui masticare chewing gum aumenta la concentrazione e accelera del 10% i tempi di risposta del nostro cervello agli stimoli esterni, favorendo la sua reattività. L’esperimento ha coinvolto 17 individui tra i 20 e i 34 anni di età che, posti davanti a uno schermo su cui veniva fatta comparire una serie di frecce in sequenza, dovevano premere un pulsante con la mano destra o con quella sinistra a seconda della direzione della freccia mostrata dal terminale; il tutto mentre una risonanza magnetica funzionale (fMRI) misurava l’afflusso di sangue al cervello e, quindi, l’attività cerebrale di ciascuno di loro. L’esercizio è stato ripetuto due volte: con e senza una gomma da masticare. Lo studio ha dimostrato che la masticazione stimola effettivamente alcune aree del cervello, aumentando lo stato di allerta e la velocità del movimento, ma non necessariamente l’accuratezza dell’azione. Bisogna inoltre sottolineare che il campione preso in esame è piuttosto esiguo (solo 17 soggetti) e che i volontari potrebbero essere stati inconsciamente condizionati dall’ambiente in cui si trovavano: un laboratorio scientifico, infatti, non è propriamente familiare e accogliente. L’esito del test, pertanto, non può essere considerato del tutto esaustivo e le sue conclusioni davvero universali.

    Gli altri esperimenti sul chewing gum e le sue conseguenze

    chewing gum esperimenti

    Piotr Wytrazek/shutterstock.com

    D’altra parte, l’interesse per gli effetti del chewing gum sul nostro cervello non è del tutto nuovo e le indagini precedenti e successive a quella giapponese mostrano come la scienza sia di fatto ancora incerta sull’interpretazione da dare, anche a causa dei risultati almeno parzialmente contraddittori a cui si è giunti nel tempo. Proviamo a riassumerne alcuni. 

    Chewing gum e memoria 

    Nella ricerca del 2004 intitolata “Chewing gum and cognitive performance: a case of a functional food with function but no food?” il professor Andrew Scholey dell’Università del Northumbria ha affermato l’esistenza di una connessione tra il consumo di chewing gum e una migliore capacità di ricordare le cose, sia a breve che a lungo termine, ipotizzando anche una maggiore produzione di insulina e, quindi, una maggiore quantità di zuccheri incamerati dal cervello durante questa attività.

    Qualche anno dopo, nel 2007, un altro articolo pubblicato sulla stessa rivista che aveva ospitato il primo, ne riesaminava i risultati, provando come, a differenza di quanto era stato descritto in precedenza, la gomma da masticare non fosse una condizione sufficiente per stimolare la memorizzazione di parole da parte dei volontari, aspetto dipendente invece da numerosi altri fattori contestuali. 

    Proprio sulla questione della memoria si sono divisi numerosi studi del 2011: se, da un lato, i ricercatori dell’Università di St. Lawrence sono giunti alla conclusione che masticare la gomma abbia effetti positivi sulle prestazioni del cervello (almeno entro un certo lasso di tempo); dall’altra parte, invece, le tre fasi di test descritte sulla rivista scientifica The Quarterly Journal of Experimental Psychology dimostrano la fallibilità di questa tesi, soprattutto quando si tratta di memoria a breve termine. 

    Chewing gum e concentrazione

    Lo studio degli effetti della gomma da masticare, non si sono limitati all’analisi del presunto incremento di memoria. Sempre nel 2004, infatti, la comunità scientifica aveva accolto con favore l’analisi del professor Masaoki Yokoyama che confermava l’aumento della stimolazione cerebrale durante la masticazione del chewing gum, soprattutto quando questa masticazione avveniva nel lato abituale della bocca. 

    Scholey, nel frattempo, ha proseguito le sue ricerche, fino a firmarne una, del 2008, per l’Università di Melbourne in cui presentava i risultati di un esperimento condotto su 40 ventenni e da cui si evince l’enorme capacità della gomma da masticare di ridurre lo stress e l’ansia, oltre che di accrescere la concentrazione dei soggetti, soprattutto durante le fasi di stress moderato e intenso. Capacità accertata anche da Smith nella sua successiva pubblicazione (2010) che, però, smentisce le proprietà mnemoniche del chewing gum. 

    Gli studi più recenti e loro risultati

    xilitolo menta

    5 second Studio/shutterstock.com

    Più di recente, Kate Morgan e colleghi dell’Università di Cardiff hanno monitorato un gruppo di 40 studenti – “ruminanti” e non – durante una prova di ascolto, e hanno affermato l’incidenza della masticazione sulla persistenza del ricordo nei volontari. Solo un anno prima, nel 2012, l’équipe della Coventry University aveva rilevato inoltre la diminuzione del senso di stanchezza diurna nei soggetti masticatori, attribuendone le cause alla gomma da masticare in sé, o al sapore di menta, tra gli ingredienti (o gli aromi) più comuni dei chewing gum insieme allo xilitolo.   

    A differenza dei loro “cugini” caramelle e confetti, nati proprio con lo scopo di addolcire la bocca e il pasto, le gomme sono solo, appunto, da masticare e non è previsto che siano ingoiate. E proprio su questa particolare funzione si concentra la maggior parte delle evidenze scientifiche esaminate fin qui: la masticazione. Tanto che, con intento quasi provocatorio, si potrebbe affermare che probabilmente l’aumento della concentrazione deriva dall’atto generico del muovere i muscoli della faccia ripetutamente e con un certo ritmo, più che dalla gomma da masticare in sé. Per non parlare del fatto che per molti animali quello di mangiare è un momento delicato e di estrema vulnerabilità, in cui sono costretti ad abbassare la guardia esponendosi agli attacchi dei predatori: allora non potrebbe essere – viene da chiedersi – che un tale retaggio sia rimasto anche nell’uomo e che, quindi, la maggiore attenzione che si riscontra in questi casi sia frutto di un innato istinto di sopravvivenza?  

    In attesa che gli studiosi trovino una risposta univoca e accertata, possiamo continuare a masticare le gomme, sapendo che, almeno per alcuni di noi, queste fungeranno anche da “acceleratore cerebrale” o, quantomeno, ce ne daranno l’illusione. 

    E voi, avete mai fatto caso a questa insolita proprietà del chewing gum? 

     

    Giulia è nata a Bologna ma geni, pancia e cuore sono pugliesi. Scrive principalmente di tendenze alimentari e dei rapporti tra cibo e società. Al mestolo preferisce la forchetta che destreggia con abilità soprattutto quando in gioco c'è l'ultima patatina fritta. Nella sua cucina non deve mai mancare... un cuoco!

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