Birre artigianali laziali: 5 birrifici che vi consigliamo

Roberto Caravaggi
4

     

    Se si parla di piaceri della tavola, quando dici Lazio l’immaginario porta subito all’iconico quartetto di primi piatti: cacio e pepe, amatriciana, carbonara e gricia. Ma è altrettanto facile pensare alla coda alla vaccinara, ai carciofi alla giudia, a prodotti d’eccellenza, quali la porchetta di Ariccia IGP e il guanciale amatriciano, o magari ad altri più di nicchia ma che raccontano una storia millenaria come il caciofiore della campagna romana.

    Oggi però vogliamo stupirvi, facendovi scoprire che in tutto questo trova spazio anche della buona birra artigianale. Pronti a brandire i boccali e lasciarvi guidare all’assaggio?

    Birrifici artigianali del Lazio: ecco la nostra top 5 

    Dalle campagne che si distendono lungo le aree pianeggianti ai monti dell’entroterra appenninico, e ancora i colli solcati da fiumi e laghi, il mare: tanta varietà e ricchezza del paesaggio cui si aggiunge una radicata cultura contadina, che dalla terra sa trarre il meglio. Una delle regioni dove si registra la convergenza di questi fattori è proprio il Lazio. Non sorprende quindi che anche qui, come già visto per la Toscana e per le Marche, si trovino produzioni brassicole di qualità. E dunque, cari amanti del binomio malto-luppolo, ecco a voi una piccola selezione dei birrifici artigianali del Lazio che ci hanno più colpito. 

     

    Birrificio Lepino (Via del Campo, 7 – Segni, RM)

    Varietà di birre del Birrificio Lepino

    Cosimo Guarino

    Iniziamo con una bella storia di resilienza, quella di Antonio Fagiolo, fondatore del Birrificio Lepino. La chiusura dell’azienda per cui lavorava, avvenuta nel 2018, è diventata l’occasione di trasformare la sua passione per l’homebrewing in un’attività. E allora, piccone alla mano, ha convertito la vecchia stalla del nonno in un capannone rustico dove, dal 2020, si dedica alla produzione di birre. Appena iniziata la sua nuova avventura ha dovuto affrontare anche le difficoltà della pandemia da Covid-19, superandole però alla grande. Grazie a una dedizione e a un’accuratezza davvero rare, Antonio, supportato da Silvia Tellini, che si occupa della parte amministrativa e della comunicazione, ha saputo rendere il Birrificio Lepino un’apprezzata realtà nel panorama brassicolo. Sono sei le referenze fisse:

     

    • Monte d’Oro: dal nome ispirato al monte su cui s’affaccia il birrificio, è presentata come una blond ale. E proprio coi canoni tipici di questo stile si rivela al bicchiere, con un colore dorato leggermente opalescente da cui affiora una schiuma fine ma piuttosto persistente. Al naso offre un bouquet ad ampio spettro, tra l’erbaceo e il floreale, con qualche accenno fruttato. È il preludio a un’accoglienza facile al palato, che parla con note suadenti di crosta di pane ma che fa sentire anche la presenza del luppolo. Equilibrata, dissetante e dal moderato tenore alcolico (5,6%) ti accompagna con gentilezza sorso dopo sorso lasciando un convincente senso di pulizia e di freschezza;
    • Dannata: colore ambrato scuro, cappello di schiuma compatto e piuttosto persistente, corposità e carattere decisamente maltato, ovvero tutti i connotati di irish red fatta ad arte. E qui trovano la loro massima potenza espressiva, con rotondità e in equilibrio perfetto tra struttura e bevibilità, sprigionando in bocca delizie di caramello e frutta matura, compensate e ripulite sul finale da una luppolatura che assolve il suo compito senza rubare la scena. Intensa, piacevole e beverina, coi suoi 5,4% di volume alcolico che la rendono adatta a ogni stagione e che le sono valsi il 2° posto al Premio Roma 2021 promosso da Unioncamere del Lazio e la medaglia d’argento al Concorso Internazionale di Lione 2023; 
    • Valchiria: il nome suggerisce una robustezza da guerriera e trova corrispondenza nel carattere di questa belgian ale ambrata e dai riflessi dorati intensi. La schiuma è ben definita e di media persistenza e introduce a una bevuta che ti accarezza con l’amabile accoglienza del malto per poi evolversi verso un amaro velato dalla speziatura del lievito. Intensa e moderatamente carbonata, ti accompagna in un crescendo di sensazioni tra le quali si avverte l’importante tenore alcolico (7.5%);
    • Musa: una sapiente combinazione di luppoli aromatici definisce la personalità di questa american pale ale da 6,2 gradi alcolici, colore ambrato chiaro e generosa schiuma perlacea. L’intensità aromatica è percepibile già al naso: pompelmo, cedro, mandarino e accenni di frutta tropicale. Sentori che risbocciano al palato per lasciare poi spazio a una chiusura amaricante, che ripulisce e prepara al sorso successivo;
    • Lunatica: un giallo solare sormontato da una schiuma bianca e fitta è il biglietto da visita di questa premiata IPA (medaglia d’oro al Concorso Internazionale di Lione 2022 e 2023) capace di sorprendere col suo ricco bouquet olfattivo. Sentori agrumati e suggestioni piccanti introducono a una bevuta che risulta subito piacevole e rinfrescante per poi evolvere in un crescendo di sensazioni. Il luppolo è ben presente ma mai invadente, mentre la combinazione speziata di pepe rosa e coriandolo apporta sfumature che intrigano, lasciando dietro di sé una delicata scia tra il floreale e il fruttato. Moderatamente frizzante e decisamente beverina, fa 6,1 gradi alcolici senza tuttavia dimostrarli;
    • Venere: l’intenso color ebano ammorbidito da un generoso cappello di schiuma introduce questa extra-stout dal tenore alcolico piuttosto sostenuto (7,1%). Gli elementi caratterizzanti lo stile ci sono tutti: prevalenza di sentori maltati e di tostatura, che evocano in bocca cioccolato e caffè sconfinando nel finale dalle parti della liquirizia. Poco carbonata, si rivela morbida e al tempo stesso scorrevole, garantendo un’esperienza di gusto che trasmette intensità e calore.

     

    Completa la gamma la Tilde, birra stagionale prodotta con le castagne dei boschi che circondano il birrificio, alle pendici dei Monti Lepini, che gioca sul contrasto tra la dolcezza della castagna e la leggera affumicatura. Tutte le birre Lepino sono acquistabili dal sito con servizio di consegna in tutta Italia.

    Birra Oxiana (Via Vaccareccia, 16 – Pomezia, RM)

    Birre del birrificio Oxiana

    Birrificio Oxiana

    Birra Oxiana è il risultato di un progetto concepito nel 2014 per trovare piena realizzazione l’anno successivo. È nel 2015, infatti, che è stato inaugurato il sito produttivo, dotato di spazi ampi e soprattutto di impianti all’avanguardia. Fattori che hanno determinato l’immediato successo di questa realtà, non a caso premiata all’EXPO di Milano come Miglior Nuovo Birrificio Italiano. La mission è chiara: produrre birre di qualità, con uno stile chiaro e identitario. E per farlo si punta su materie prime attentamente selezionate, a cominciare dall’acqua, che viene sottoposta a un preventivo filtraggio delle particelle in sospensione e dei metalli, poi a una debatterizzazione, quindi a un processo di osmosi per ottenere una combinazione di sali adatta ai diversi stili di birra. A tutto il resto ci pensano la spassionata accuratezza dei birrai e il rispetto dei tempi e dei metodi di lavorazione artigianale, che significa niente pastorizzazione, né microfiltraggio, né tantomeno il ricorso a processi chimici di gasatura. La linea Oxiana conta cinque referenze fisse:

     

    • Keller: l’omaggio allo stile bavarese della bassa fermentazione ha ispirato questa birra dal colore giallo ocra introdotto da un onesto cappello di schiuma. L’approccio è morbido e schiude subito le porte alle suggestioni di cereale e crosta di pane dovute a un buon dosaggio di malto. L’evoluzione poi apporta richiami vagamente erbacei, che riequlibrano la sorsata e la fanno scivolare via facile ma mai banale. Sa farsi piacere senza fronzoli e grazie alla sua contenuta gradazione alcolica (4,8%) risulta molto beverina. Menzione speciale al concorso Birra dell’Anno 2019 promosso da UnionBirrai;
    • Bernie: blanche dal caratteristico colore paglierino, con una schiuma pannosa e piuttosto persistente. Il tenore alcolico è contenuto (5,2%), mentre dietro il corpo esile rivela una sorprendente gamma di sfumature aromatiche. Scorza di limone, camomilla, melissa e coriandolo sono infatti presenti tra gli ingredienti e dosati magistralmente per dare la loro impronta senza mai essere invadenti. Ne risulta una bevuta delicata, appagante e amabile, terza classificata al concorso Birre Preziose del Lazio 2021
    • Epic: premiata Miglior Birra Italiana a Expo2015, si rifà alle american IPA, puntando su una media corposità celata dietro un bel color rame e un complesso bouquet di fragranze floreali e agrumate. Merito della generosa quantità di luppoli americani, che danno una sferzata al primo impatto amaricante, trovando poi bilanciamento nell’aggiunta di una piccola percentuale di fiocchi di mais. Così il sostenuto tenore alcolico (6,8%) non spaventa e si arriva in fondo a ogni sorsata con un senso di pulizia che invoglia a proseguire;
    • Doppiopasso: restando nel solco del luppolo, ecco una double IPA che già nel colore tendente all’arancione lascia presagire il suo carattere esotico. La combinazione di luppoli americani e italiani utilizzata porta al naso prima e al palato poi sensazioni resinose ed erbacee su cui s’innestano vivaci note floreali e di frutta tropicale. Nonostante la gradazione alcolica importante (8%), si rivela centrata ed elegante, premiata al concorso Birre Preziose del Lazio sia nel 2021 (terzo posto), sia nel 2022 (primo posto e premio della critica);
    • Velvet: la concentrazione alcolica sale al 8,8%, come del resto è lecito aspettarsi da una tripel di chiara ispirazione belga. Colore ambrato intenso e carbonazione sostenuta sono il biglietto da visita di una birra corposa, che avvolge con la potenza del malto e seduce con gli zuccheri caramellati in proprio e supportati dall’essenza delle scorze d’arancia. Amabile e strutturata, è ottima sia in accompagnamento a pietanze dai sapori decisi, sia come bevuta da meditazione. Premiata Birra dell’Anno 2018 (categoria tripel) al concorso promosso da UnionBirrai.

    A completare l’offerta di Oxiana ci sono le stagionali, come la Cométe, che si inserisce nel solco delle birre da regalare a Natale, e la Hot Bock, riuscitissima interpretazione dello stile doppelbock nonché capace di conquistare il primo premio al concorso Birre Preziose del Lazio 2021 e la menzione di categoria a Birra dell’Anno 2022. Ѐ caratterizzata da un intenso colore rosso rubino sormontato da un cappello di schiuma generoso e persistente. In bocca è una deliziosa sinfonia di sentori tostati e caramellati: carezze vellutate che coccolano il palato e accompagnano l’esperienza senza far pesare i non trascurabili 7,8 gradi alcolici. 

    A tutto questo si è di recente aggiunta XO, linea di birre speciali, prodotte sempre secondo la filosofia di Oxiana, ma puntando su ingredienti meno convenzionali, per cercare un compromesso tra ricercatezza e straordinaria bevibilità. Ne sono esempi la Tangata, pacific IPA prodotta con luppoli australiani e neozelandesi per evocare suggestioni di cocco e agrume, e la Tiki, una sour che si distingue per la combinazione di luppolo mosaic e cetriolo, che apporta complessità e mineralità. Infine, la Sunny: presentata come west coast IPA, colpisce per il bouquet carico di sentori fruttati e tendenzialmente agrumati, capace di accarezzare e ripulire bene il palato, lasciando una sensazione di freschezza che non fa nemmeno sentire i suoi 7,1 gradi alcolici.

     

    Birrificio Fiorucci (Via del Casale Barbabianca, 5 – Torrimpietra, RM)

    Birre del birrificio Fiorucci

    Birrificio Fiorucci

    Fiorucci è un nome noto nel mondo della norcineria, attività fondata nel 1850 e diventata nel tempo un’azienda specializzata nella produzione di salumi e insaccati. Se il marchio storico nel frattempo è passato sotto una nuova proprietà, dal 2018 si è aperto un nuovo capitolo. Merito di Daniele Fiorucci, che ha dato vita al progetto di un birrificio artigianale col nome di famiglia. Nella sede di Torrimpietra, frazione di Fiumicino, nell’immediata periferia di Roma, produce sei tipologie di birra. Le referenze fisse sono quattro e nella fattispecie:

     

    • Blond Ale: ispirata allo stile belga, è una chiara ad alta fermentazione, che si presenta con un colore giallo carico dai riflessi ambrati e un compatto e persistente cappello di schiuma avorio. Si caratterizza per una fine luppolatura, ottenuta con l’aggiunta del luppolo Styrian Goldings in fase di bollitura, e per la sfumatura speziata del coriandolo. Carbonazione media e moderato volume alcolico (5%) contribuiscono a farne una birra di facile beva; 
    • American Pale Ale: si vola dall’altra parte dell’Oceano Atlantico con questa birra ad alta fermentazione di stampo statunitense. Protagonisti sono in questo caso i luppoli Loral e Simcoe dosati sia in fase di bollitura, sia in dry-hopping. Tradotto: carattere agrumato, con frizzanti sentori di pompelmo e frutta tropicale e un retrogusto resinoso, e un amaro di base, che tuttavia non risulta mai invadente. I suoi 5,5 gradi alcolici la rendono scorrevole e lasciano in bocca sensazioni di pulizia e freschezza;
    • Session IPA: c’è tanto luppolo, come del resto ci si aspetta da una IPA. In particolare sono due le tipologie utilizzate: El Dorado e Mosaic. Il risultato è una birra dal basso tenore alcolico (4,5%), che si presenta con un colore oro chiaro, limpida e dalla schiuma perlacea e piuttosto persistente. Al palato poi la generosa luppolatura regala un complesso bouquet aromatico che tocca corde dal floreale all’agrumato, passando per accenti terrosi e di frutta tropicale. Il tenore amaro e il finale piuttosto secco la rendono valida alleata per affrontare le arsure estive;
    • Keller: ecco invece un’incursione nel filone della bassa fermentazione, con questa birra di chiara ispirazione tedesca. Intenso color oro opaco e schiuma pannosa lasciano presagire una morbida accoglienza. E in effetti al palato è morbida ed evolve tra sentori di crosta di pane e richiami erbacei, reggendosi su un binomio malto-luppolo sapientemente orchestrato. Corpo medio e bassa gradazione alcolica (5%) la rendono una bevuta facile e appagante al contempo.

     

    A queste si aggiungono le due birre stagionali, ovvero Belgian Ale e Blanche. Nella prima, prodotta nel periodo autunno-inverno, è sempre il Belgio la fonte d’ispirazione. Dentro c’è un bel carico di malti scuri a infondere suggestioni biscottate e sentori tostati, ma ci sono anche le scorze d’arancia essiccata a regalare sfumature agrumate. Tutto bilanciato dalle note amaricanti del luppolo Hallertau Mittelfruh per una rossa da 6,5 gradi alcolici che trasmette corposità e pienezza. Col suo giallo opalescente e l’elegante bouquet aromatico, la Blanche è invece figlia della bella stagione. Al naso prima e in bocca poi accarezza con suadenti note fruttate e speziate, dovute all’uso di coriandolo, limone e pepe rosa. L’amaro resta sullo sfondo, mentre il basso tenore alcolico (4,2%) e una leggera nota acidula ne esaltano bevibilità e freschezza.

     

    EastSide Brewing (Strada Regionale 148 Pontina, 134 – Latina)

    Birre del birrificio Eastside

    Birrificio Eastside Brewing

    EastSide Brewing è una realtà che nasce ufficialmente come birrificio nel 2015, dopo due anni di rodaggio come beer firm (ovvero chi non dispone di un impianto di produzione e realizza le sue birre presso altri). Anima del progetto sono Luciano Landolfi, responsabile di produzione, e Alessio Maurizi, che si occupa della parte amministrativa. In meno di dieci anni sono più di 70 le tipologie di birra prodotte, segno di creatività e voglia di sperimentare. Tra queste ci sono delle referenze fisse, che rappresentano i cavalli di battaglia di EastSide. Ad esempio:

     

    • Sunny Side: american IPA dal tenore alcolico sostenuto (7%), ben mascherato tuttavia da una scorrevolezza cui contribuiscono l’importante luppolatura e la bassa carbonazione. Al naso si preannuncia con note resinose e agrumate, che trovano espressione in bocca con sentori di pompelmo e frutta tropicale supportati sempre da un amaro persistente, che ripulisce il palato e lo prepara a un nuovo sorso;
    • Soul Kiss: american pale ale dal colore arancio pallido sormontato da uno strato di schiuma fine e persistente, propone un bouquet aromatico tipico dello stile: pompelmo, frutta tropicale, pesca e accenti resinosi. Questa impronta si ritrova anche all’assaggio, ottimamente bilanciata però da sentori di crosta di pane, che la fanno risultare equilibrata e mai banale. Rinfrescante, si beve facile e senza pagare dazio a livello alcolico (5,5%); 
    • Sempre Visa: colore dorato, schiuma perlacea ben definita e richiami floreali ed erbacei: ecco una pilsner a bassa fermentazione da manuale! Al palato esprime una rotondità esemplare, che scorre lungo un ideale binario senza mai sbilanciarsi tra l’amaro e l’amabile, finendo con un senso di pulizia e di freschezza giustificati da una vivacità moderata e da un volume alcolico contenuto (5,2%);
    • Sleepless Night: si alza il tiro in fatto di impatto alcolico (9,5%) con questa imperial coffee porter nera come la pece e sormontata da uno strato di schiuma pannoso, che comunica morbidezza. Sensazione che si ritrova puntualmente fin dal primo sorso e che schiude le porte su un universo torrefatto: caffè, presente anche tra gli ingredienti, cacao amaro e liquirizia si ergono a protagonisti. L’impronta alcolica si fa sentire più sul finale, fondendo bene tutti gli elementi e lasciando spazio a un accenno di amaro mai astringente;
    • Baciami Ancora: qui c’è la particolarità di una birra che, oltre al cacao e al caffè, vanta tra gli ingredienti i baci di Alassio. I tipici dolcetti della località del ponente ligure sono usati nella fase di bollitura che porta alla formazione del mosto. Risultato? Una imperial breakfast stout di un ebano impenetrabile su cui svetta un suggestivo cappello di schiuma color cappuccino. Corposa, complessa, riporta in bocca tutte le suggestioni annunciate: cacao, caffé, cui si aggiungono sfumature di liquirizia per una bevuta dove si avverte un accenno liquoroso (il tenore alcolico, del resto, ammonta al 10%), mentre l’amaro resta in secondo piano.

     

    A queste si aggiungono tante produzioni one shot o stagionali, come la Private Stock, realizzata con vincotto di fichi pugliesi. Tutte le birre della gamma EastSide sono in vendita sullo spazio commerciale del sito e disponibili anche presso l’omonimo pub nel centro di Latina. Da segnalare l’attenzione alla sostenibilità energetica, cui contribuisce molto l’esperienza di Alessio Maurizi, già imprenditore nel settore delle rinnovabili. Parte dell’energia elettrica del birrificio è alimentata dai pannelli fotovoltaici installati sulla copertura del capannone, mentre tra i progetti imminenti ci sono l’installazione di un sistema di recupero della CO2 e di un impianto di depurazione e osmosi dell’acqua estratta da pozzo.

    Birrificio Alta Quota (Località Ricci, snc – Cittareale, RI)

    Birrificio Alta Quota

    Birrificio Alta Quota

    La tappa finale del viaggio tra i birrifici artigianali del Lazio ci porta… in alta quota. È ai circa mille metri d’altitudine di Cittareale, nel cuore dell’alta valle del Velino, che nel 2010 ha preso forma un’idea: produrre una birra che sappia parlare di questo territorio. Attraverso la qualità delle materie prime, innanzitutto, come l’acqua pura e incontaminata delle sorgenti appenniniche. Se già la base di partenza è delle migliori, il resto lo fanno la passione, la maestria e l’esperienza acquisita da Claudio Lorenzini, ovvero l’artefice di quell’idea che sembrava un azzardo e che invece si è rivelata un successo. Dal primo laboratorio sperimentale nel giro di quattordici anni si è passati a una sede dotata di impianti moderni e di una produzione nel segno della sostenibilità, grazie all’uso di energia proveniente al 100% da fonti rinnovabili e al recupero delle risorse impiegate. Come le trebbie, ovvero i residui del malto d’orzo sottoposto ad ammostamento, che invece di diventare rifiuti vengono cedute a un’azienda locale per l’alimentazione dei bovini. Ma non è l’unico circolo virtuoso innescato dal Birrificio Alta Quota. Altri esempi in questo senso sono due birre come la AncestrAle e la Olea. La prima è prodotta a partire dal pane invenduto, che attraverso la collaborazione con Coldiretti, viene recuperato dai principali mercati locali di Campagna Amica e diventa ingrediente fondamentale per dare morbidezza e sentori biscottati a questa ambrata da 4,7 gradi alcolici. La Olea, invece, si caratterizza per l’utilizzo delle foglie ricavate dalla potatura invernale degli ulivi. Il risultato è una birra color oro con riflessi ambrati caratterizzata dallo straordinario equilibrio tra l’amabile del malto e l’amaro del luppolo, con uno spettro aromatico complesso, che  evolve in bocca tra sfumature speziate e un retrogusto velatamente affumicato. In totale sono sedici le referenze fisse, tra le quali spiccano:

     

    • Principessa: la prima cotta della casa (5,2 gradi alcolici), prodotta con farro locale e caratterizzata dal colore paglierino e dal generoso cappello di schiuma con cui si presenta. La bevuta è armonica, con sentori di cereale in primo piano che sfumano lentamente verso un accenno luppolato, capace di donare un senso di pulizia e di freschezza;
    • Giovio: colore rosso dai riflessi ambrati sormontato da un equilibrato e ben definito cappello di schiuma, seduce il naso con un bouquet di sentori fruttati e caramellati, che alzano l’aspettativa dell’approccio gustativo. Aspettativa affatto delusa: al palato colpisce infatti per la ricchezza dei malti e per la tessitura di sensazioni tostate, che danno corpo e rotondità a ogni sorso. Poco gasata, trasmette morbidezza e maschera bene i suoi 6,5 gradi alcolici, ripulendo perfettamente la bocca col suo retrogusto vagamente resinoso; 
    • Tiberia: fine e delicata sia nell’aspetto, col suo colore giallo velato e la bianca schiuma che lo sormonta, sia nel gusto. Base luppolata ma senza eccessi, su cui si innesta l’inedito utilizzo del sedano bianco di Sperlonga IGP. Prodotto tipico dell’omonima località della provincia di Latina, dove sorge la villa storica dell’imperatore Tiberio (cui si rifà il nome di questa birra), in questa cotta riesce ad apportare una curiosa sapidità che dà un senso di armonia e di refrigerio. Coi suoi 5,2 gradi alcolici e la sua moderata frizzantezza si candida a ideale compagna di serata estive;
    • Eva: in questa birra dal biondo intenso e dal discreto tenore alcolico (6%) si cela un ingrediente che la definisce e la rende unica nel suo genere: la radice di genziana. Storicamente utilizzata come rimedio medicamentoso, trova largo impiego in digestivi e distillati. L’idea di inserirla nel processo di brassaggio regala invece una bevuta dalla netta impronta aromatica, che diventa l’ideale evoluzione dell’attacco amaricante del luppolo. Si innesta così un crescendo di suggestioni erbacee, che sfumano lentamente lasciando una lunga e morbida scia sul palato;
    • Chicano: il peperoncino come elemento caratterizzante di una birra può far storcere il naso ai puristi. E invece qui c’è materiale per dissolvere ogni perplessità. Il peperoncino della varietà Rocoto è infatti sapientemente dosato a creare una birra dal bel colore biondo-ambrato e dal generoso cappello di schiuma. All’atto dell’assaggio si percepisce subito l’impronta amabile che l’aspetto promette (malto e farro giocano bene la loro parte), ma al contempo risulta ben percepibile un richiamo di peperone e una nota finale pungente, quel tanto che basta a rendere l’esperienza sensoriale unica nel suo genere senza tuttavia risultare fuori luogo. Anzi, questa esile sferzata piccante ti lascia nel dubbio di averla davvero avvertita e ti spinge alla sorsata successiva, quando la sequenza di sfumature gustative si ripete puntualmente. E alla fine ti conquista, anche grazie a una bassa gasatura e a un tenore alcolico contenuto (5,8%);
    • L’Antica: ultima nata in casa Alta Quota, si presenta con un colore ambrato scuro e poca ma appagante schiuma di un bianco perlaceo. In bocca colpisce subito per la bassa carbonatura e soprattutto per l’accenno di affumicatura. Il retrogusto è amabile, non ci sono note amaricanti e lascia in bocca buone sensazioni, che ti invitano ad approfondire con un altro sorso. Rispecchia i suoi 6,5 gradi alcolici e si presta bene sia in accompagnamento a pietanze dai sapori importanti, sia come birra da meditazione.

     

    Questo è solo un assaggio del ricco catalogo Alta Quota, che conta anche sulla Greta, una birra senza glutine, e altre come la Amatrice e la Leonessa, dai nomi ispirati a località della provincia di Rieti e caratterizzate dall’uso di materie prime autoctone come il farro e il grano Senatore Cappelli. A questo proposito, dal 2021 il birrificio Alta Quota ha ottenuto lo stato di birrificio agricolo, ovvero che coltiva in proprio le materie prime con cui produce le sue birre.

        

    Un ricco e variegato panorama di birre degno della cucina verace e dei sapori decisi che caratterizzano la cucina laziale, non trovate? Vi abbiamo invogliato a trasformare da virtuale a reale questo viaggio tra i birrifici artigianali del Lazio?

     

    Nato a Milano, vive da sempre a Locate di Triulzi, nella provincia sud del capoluogo lombardo. Oltre a collaborare con alcune testate giornalistiche locali è food blogger per storiedifood.com, dove racconta soprattutto di specialità e piccole realtà artigianali. Il suo piatto preferito è la piadina romagnola perché, nella sua semplicità, sa appagare come poche altre cose.

    Lascia un commento