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Agrinido, agriasilo e agritata: l’agricoltura può essere educazione?

Giulia Zamboni Gruppioni Petruzzelli
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    Per fare un tavolo ci vuole un fiore. Ce lo hanno insegnato da piccoli, sulle note di una filastrocca musicale che spiega come dietro ai più comuni oggetti in legno si nasconda un lungo processo di fioritura, inseminazione e crescita vegetale. Un messaggio tanto importante quanto, spesso, solo teorico, soprattutto in contesti cittadini in cui la campagna e le sue evoluzioni sono del tutto sconosciute o vissute per pochi momenti all’anno. E se fosse possibile andare oltre la semplice canzone e toccare con mano le fasi che davvero portano dal bocciolo alla cosa finita? È quello che succede, almeno in parte, all’interno di realtà educative nuove come gli agriasilo e gli agrinido, o grazie a professionalità specifiche come le agritate, che promuovono un modello pedagogico fondato sull’interazione costante dei bambini con la natura, per periodi più o meno lunghi, e in tutte le stagioni. 

    L’agricoltura e le sue attività, commisurate all’età dei bambini, diventano dunque veicolo di apprendimento e di scoperta in cui la ciclicità del tempo, il contatto con le piante, gli animali e le materie prime insegnano l’importanza del rispetto per la natura, la sostenibilità ambientale e la sana alimentazione. Ma cos’è esattamente un agrinido e come si distingue da altre strutture apparentemente simili, come agriasilo e fattorie didattiche? Vediamolo insieme. 

    bambina che dà da mangiare alle galline

    Val Thoermer/shutterstock.com

    Agrinido, agriasilo e agritata: differenze e peculiarità

    Ciò che accomuna – nel nome e nella sostanza – agrinidi, agriasili e agritate è la presenza di un’azienda agricola, che fa da contesto alle attività formative, con alcune distinzioni specifiche:

    • Gli agrinidi sono realizzati all’interno di aziende agricole e ospitano i bambini fino al terzo anno di età;
    • Gli agriasili, invece, sono dedicati ai bambini di età compresa tra i tre e i sei anni; 
    • Le agritate sono persone che offrono un servizio educativo per bambini tra i tre mesi e i tre anni, in abitazioni poste all’interno di un’azienda agricola. 

    Nati tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, agrinidi e agriasili si sono diffusi su quasi tutto il territorio italiano anche se a ritmo e con modalità diverse: più comuni i primi dei secondi, si tratta in entrambi i casi di realtà situate in contesti rurali o nelle immediate vicinanze dei centri abitati, che hanno predisposto parte dei loro spazi all’accoglienza e all’intrattenimento dei più piccoli. Le agritate, invece, operano prevalentemente in casa, ovvero in ambienti già “noti” ai bambini che vengono così guidati nella progressiva esplorazione della vita agreste condotta nell’azienda. 

    Iniziative private, dunque, che si inseriscono in un più ampio contesto caratterizzato dalla carenza dell’offerta pubblica italiana anche rispetto ai parametri fissati dall’Unione Europea in materia di conciliazione di vita familiare e lavoro (secondo il rapporto Istat 2016/2017, infatti, l’Italia riesce a coprire solo il 24% del potenziale bacino di utenza contro il tetto minimo del 33% fissato dalla Commissione). A mancare è anche il sostegno all’occupazione femminile (che, a giudicare dai risultati di alcune manifestazioni di settore come Sana 2019, trova nuovi spazi di affermazione proprio nell’ambito del biologico e dell’agricoltura), mentre è sempre più avvertita la necessità di rilanciare l’imprenditoria agricola. Non è un caso, infatti, se molte di queste realtà ed esperienze sono supportate direttamente da Coldiretti. Obiettivo ultimo di queste nuove formule, dichiara infatti la Federazione, è quello di “formare consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti per valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame che unisce i prodotti dell’agricoltura con i cibi consumati ogni giorno e fermare il consumo del cibo spazzatura”. Ma come avviene tutto questo?

    bambina che accarezza un vitello

    Pavel L Photo and Video/shutterstock.com

    Facendo si impara: le attività didattiche nelle agriscuole

    Pensare che basti un giardino o uno spazio aperto per stimolare la curiosità e la maturazione di un bambino è scorretto: affinché questo avvenga e porti a un reale apprendimento è infatti necessario predisporre attività mirate e, per quanto ludiche, tese all’insegnamento finale, un po’ come la morale alla fine delle favole. Il principio su cui si basano queste strutture, allora, non può che essere dell’imparare facendo: come? Ad esempio, realizzando giochi e oggetti solo con l’uso di prodotti naturali, o adottando soluzioni di riciclo creativo, ma anche attraverso l’orto didattico e la semina, la zootecnica e la zooterapia, il riconoscimento delle diverse piante e la fitoterapia e, infine, la cucina con la preparazione di pietanze semplici come il pane e la pasta. La natura diventa quindi uno strumento pedagogico trasversale che riesce a trasmettere efficacemente concetti apparentemente difficili come la biodiversità, il susseguirsi delle stagioni, le energie rinnovabili, il km 0 contribuendo a formare la coscienza ecologica dei più piccoli. 

    Per quanto riguarda l’alimentazione, poi, i bambini sono così avvicinati in modo sempre più consapevole ai processi di raccolta delle materie prime, di trasformazione e manipolazione, nonché alle loro finalità. Finalità evidenti soprattutto quando coinvolgono gli animali: al pari degli alberi e delle piante, infatti, anche il bestiame da reddito viene presentato come tale e all’eventuale nomignolo di fantasia si affianca sempre quello di uso comune. Tutto questo è reso possibile da un contesto professionale attivo, in cui i bambini vengono anche lasciati liberi di improvvisare e relazionarsi con gli altri e con quanto li circonda, sfruttando così il carattere intrinsecamente educativo della spontaneità che già Maria Montessori aveva individuato come fondamentale per una crescita armonica. 

    Aprire un agrinido: normativa e requisiti

    Avere un orto, per quanto utile e innovativo, non basta: per aprire un agrinido o un agriasilo è infatti indispensabile rispettare alcuni requisiti tra cui, lo abbiamo detto, essere situati all’interno di un’azienda agricola. Inoltre, benché queste strutture siano state riconosciute a livello nazionale dalla Legge 141/2015 sull’agricoltura sociale, al momento parametri, standard e autorizzazioni necessari per creare un agriasilo e un agrinido sono definiti su base regionale e variano perciò di territorio in territorio. Sicuramente, però, possono essere individuati alcuni criteri minimi comuni anche gli asili classici, come: 

    • il pieno rispetto delle norme igienico-sanitarie e di natura architettonica e urbanistica; 
    • la disposizione di spazi adibiti unicamente all’ospitalità e alla ricreazione dei bambini; 
    • la presenza di bagni con lavabi e doccette per i bambini presenti, predisposti per il loro uso e cambio; 
    • la definizione di aree di passaggio dai locali interni a quelli esterni ad uso esclusivo degli infanti; 
    • un piano pedagogico per i bambini e di formazione continua per gli educatori; 
    • l’approvazione delle tabelle dietetiche e dei menù da parte dell’ASL;
    • l’assicurazione per bambini e insegnanti. 

    Attenzione poi al personale che deve essere specializzato e competente, oltre che in proporzione adeguata in relazione al numero di bambini, e i cui titoli di studio variano a seconda che si tratti di un asilo o di un nido. Infine, bisogna tenere presente che, almeno nel caso degli agrinidi, le attività collegate alla produzione agricola devono rimanere le principali – per tempo-lavoro e personale assunto – rispetto a quelle educative. 

    bambini che giocano tra gli alberi

    FamVeld/shutterstock.com

    Fattorie didattiche e asili nel bosco: che differenza c’è? 

    Agriasili, agrinidi e agitate non sono però le uniche esperienze finalizzate all’educazione naturale dei bambini. Accanto a loro esistono infatti altri due fenomeni: gli asili nel bosco e le fattorie didattiche. Gli asili nel bosco rappresentano il modello educativo a cui si ispirano agriasili e agrinidi: nati in Danimarca negli anni Cinquanta, i Waldkindergartens (asili-giardino) si sono rapidamente diffusi in tutto il Nord Europa e in particolare in  Germania e Norvegia, dove oggi costituiscono una valida alternativa alle realtà urbane. Qui i bambini vivono fin da piccoli il contatto con la natura e le sue stagioni, anche in inverno: costruiscono da soli i loro giocattoli o si intrattengono con le materie che la natura stessa rende disponibili, riparandosi dentro una spartana casetta di legno solo quando il tempo non consente di stare all’aperto. 

    La differenza sostanziale rispetto a un agriasilo, quindi, è il contesto: non situati all’interno di aziende agricole, ma immerse nel verde. Da noi, il primo asilo nel bosco ha aperto i battenti nel 2013 a Ostia, per volontà di Giordana Ronci e Paolo Mai, e da allora il numero di iscritti è aumentato vertiginosamente. Oggi di spazi simili se ne contano circa una cinquantina in tutta Italia e l’interesse dei soggetti pubblici e privati è cresciuto al punto da dare vita a un comitato promotore per l’educazione in natura, di cui fanno parte anche istituzioni del calibro dell’università di Bologna e della Bicocca di Milano. 

    Molte di più sono invece le fattorie didattiche che, stando ai dati della Coldiretti del 2017, conterebbero oltre le 1300 unità: sparse per tutto il territorio italiano, con una netta maggioranza nel Piemonte, le fattorie didattiche sono aziende agricole in cui scuole e famiglie vengono ospitate per brevi visite e coinvolte alla scoperta della vita dell’agricoltore, delle sue mansioni e della campagna in generale.  

    giochi nella natura

    PhotographyByMK/shutterstock.com

    Le agriscuole in Italia: la lista regione per regione 

    Nonostante l’interesse manifestato da più parti per questo tipo di strutture, quelle rimaste attive negli anni o sorte da poco si trovano principalmente nel Nord Italia. Ecco la lista regione per regione.

    Piemonte

    Primo degli agriasili in Italia, “la Piemontesina” nasce nel 2006 a Chivasso, Torino, dove ancora oggi opera all’interno di una fattoria. Nella campagna torinese si trova anche la “Cascina torrione” agriasilo nido con tante attività all’aperto e cucina tradizionale.   

    Veneto 

    “Fattoria Casa mia” in provincia di Verona offre servizi di agrinido, fattoria didattica e campi estivi, tutto all’insegna della natura. Anche l’agrinido “L’Ippocastano” è in zona, e offre in più corsi di inglese e attività in doppia lingua. E Treviso non è da meno: a “Casa di Alice” si scopre infatti la natura e si impara dal contatto diretto con piccoli animali da giardino. 

    Trentino 

    “Il cavallo a dondolo” nei pressi di Trento: oltre agli spazi outdoor, conta anche animali di piccola e media taglia, come conigli, galline e capre.

    Lombardia

    A Cremona si trova invece l’Agrinido “Piccoli frutti” situata all’interno dell’azienda agricola Meghenzani. I genitori lombardi possono poi contare sul micronido dotato di chiesa, torrione e laghetto la Cascina Lago Scuro” che ospita un massimo di 10 bambini fino ai 3 anni di età. L’agrinido baby parking “Corte Verde” è lo spazio dedicato alla pedagogia della natura in provincia di Mantova.

    Emilia Romagna

    È nato nel 2015 l’agrinido “L’Erba voglio” tra Lugo e Massa Lombarda che si dedica all’educazione di bambini dai 12 ai 36 mesi, anche bilingue. 

    Toscana

    Anche la Toscana partecipa a questo progetto educativo con al Fattoria didattica e agrinido “Lo spaventapasseri”, a Castelnuovo Garfagnana. 

    Lazio

    “Il girotondo”, a Fiumicino è un mix tra un agrinido e agriasilo e accetta bambini tra 1 e 6 anni. 

    Due sono gli Agriasilo urbani del Lazio: l’agrinido “Meravigliamoci” a Tor Vergata e la Scuola d’Infanzia e agrinido “Le coccole”, sempre a Roma. 

    Marche

    Fanno parte della rete Agrinidi di Qualità sostenuta dalla regione Marche diverse strutture, tra cui: 

    L’agrinido “L’Orto dei Pulcini” ad Ancona, che organizza attività in e outdoor anche fuori dall’orario scolastico. 

    A Fermo si trova invece l’agrinido “Arca di Noè” che vanta anche una struttura nuova ed ecosostenibile.  

    “La Fornace degli Gnomi” in provincia di Macerata, i cui 7 iscritti possono godere di ampi spazi collinari oltre che della compagnia di cavalli, asini, galline, cani e gatti. 

    Ambiente boschivo e natura spontanea per l’agrinido “La Quercia della memoria” , primo nido di infanzia bioecologica targato WWF. 

     

    E voi conoscevate questo tipo di scuole? Raccontateci la vostra esperienza nei commenti e aiutateci a tenere aggiornata la lista!

     

    Giulia è nata a Bologna ma geni, pancia e cuore sono pugliesi. Scrive principalmente di tendenze alimentari e dei rapporti tra cibo e società. Al mestolo preferisce la forchetta che destreggia con abilità soprattutto quando in gioco c'è l'ultima patatina fritta. Nella sua cucina non deve mai mancare... un cuoco!

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