Moria dei kiwi: le Università insieme per contrastare la malattia che sta decimando la produzione made in Italy

Angela Caporale
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    Negli ultimi dieci anni, la coltivazione italiana di kiwi sta affrontando una durissima battaglia contro la “moria di kiwi”, una malattia che ha un grave impatto negativo sulla produzione per cui ad oggi non è ancora stata individuata una strategia di contrasto efficace. Proprio questo è l’obiettivo che si propone il progetto di ricerca nazionale “Sos kiwi” coordinato dall’Università di Udine in collaborazione con le Università di Napoli “Federico II”, di Reggio Calabria “Mediterranea” e di Torino e con la Fondazione Agrion. Per conoscere meglio questo progetto avviato quest’anno e finanziato per i prossimi tre abbiamo intervistato la coordinatrice del progetto, la dottoressa Maria Martini, docente di Patologia vegetale del Dipartimento di scienze agro alimentari, ambientali e animali dell’ateneo friulano.

    Contro la moria dei kiwi: l’impatto della malattia

    Mehmet Cetin/shutterstock.com

    Quella che chiamiamo moria dei kiwi è una malattia-fisiopatia dei kiwi che è stata individuata per la prima volta in Veneto nel 2012. Si notò, in particolare, l’ingiallimento progressivo delle foglie e la morte della pianta. Facendo ulteriori analisi, si è osservato come le radici fossero gravemente danneggiate. 

    La malattia, che in inglese è chiamata Kiwifruit wine decline syndrome – Kvds, si è diffusa prima nel Nord Italia (in Friuli Venezia Giulia nel 2024 e l’anno successivo in Piemonte), per poi diffondersi anche nel Centro e Sud Italia, senza risparmiare nemmeno l’Agro Pontino, territorio ampiamente dedicato all’actinidicoltura. 

    L’impatto della moria dei kiwi sulla produzione del made in Italy è molto significativo. Secondo un articolo pubblicato su Fresh Plaza nel 2020, dal 2012 al 2019 ben 8.100 ettari sono stati interessati dalla malattia con un’incidenza particolarmente alta in Veneto e Piemonte dove è stata individuata in oltre il 70% degli ettari destinati ai kiwi.

     

    Pesanti anche le perdite economiche. Secondo le stime delle associazioni di categoria, solo nel 2012 si calcola una perdita di 120 milioni di euro. Prendendo in considerazione il periodo che va fino al 2019, la perdita raggiunge i 764 milioni di euro e, sottolineano gli esperti, se si tiene in considerazione l’intero indotto della filiera, il danno raddoppia.

    Le difficoltà nell’affrontare questa malattia sono molte, a partire dall’individuazione delle cause che ancora non sono chiare, fino alle strategie di gestione. E proprio per questo il progetto di ricerca “Sos Kiwi” risponde ad una necessità quanto mai urgente.

    “SOS kiwi”: la ricerca per salvare il frutto minacciato  

    Stasonych/shutterstock.com

    “Oggi sappiamo che la moria del kiwi – ci spiega la dottoressa Martini  – è una malattia multifattoriale con cause di tipo biotico e cause di tipo abiotico. Un esempio del primo tipo è la presenza di agenti patogeni che somigliano a funghi che attaccano la pianta dalle radici, mentre nel secondo caso parliamo del fatto che la pianta sia costretta a vivere in condizioni di terreno sommerso dove l’acqua non defluisce più in maniera adeguata e arriva troppo poco ossigeno a livello radicale.”

    La dottoressa Martini racconta che la malattia parte dalle radici che marciscono e queste necrosi si manifestano solo dopo tanto tempo sulla chioma della pianta quando le foglie si seccano. “Uno dei problemi della moria del kiwi è proprio il fatto che ci accorgiamo della malattia tardi, quando la salute della pianta è già compromessa.”

    Per questa ragione, il progetto SOS Kiwi si pone diversi obiettivi:

    1. Individuare le cause e i meccanismi di funzionamento e diffusione della malattia.
    2. Sviluppare metodi diagnostici per identificare gli agenti causali e quindi individuare prontamente la presenza della Kvds.
    3. Descrivere strategie preventive e di controllo efficaci, attingendo anche alle tecnologie utili per nutrire il terreno.

    Oksana Mizina/shutterstock.com

    Oltre a ciò, la ricerca prevede anche il coinvolgimento di economisti che si occuperanno della raccolta e analisi dei dati sugli effetti della malattia, per comprendere concretamente come la moria dei kiwi sta colpendo le aziende in tutta Italia.

    “Il punto di forza di SOS Kiwi – aggiunge la dottoressa Martini – è l’interdisciplinarietà dei ricercatori coinvolti: lavorano insieme patologi vegetali, genetisti frutticoltori, bioinformatici, microbiologi del suolo, economisti. Ciascuno con le sue competenze e i suoi strumenti puntiamo ad avvicinarci alla conoscenza della malattia, elemento fondamentale per poterla contrastare efficacemente.”

    Finanziato nel 2023, il progetto di ricerca Sos kiwi proseguirà per tre anni e mezzo coinvolgendo ricercatori da tutte e quattro le Università e dalla Fondazione Agros, unendo quindi le forze per agire e arginare una malattia che sta mettendo in grossa difficoltà la filiera del kiwi.


    Credits immagine in evidenza: Hennadii_Havrylko/shutterstock.com

     

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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