Ristoranti che un critico enogastronomico vorrebbe visitare

I ristoranti che un critico enogastronomico vorrebbe (ri)visitare

Giovanni Angelucci

Se fino a ieri l’oggetto del desiderio di molti era assistere in prima fila ad un concerto degli U2 o visitare una delle caraibiche isole sperdute delle Antille, oggi c’è la brama di sedersi alle tavole di alcuni famosi (e non) ristoranti. Una vera e propria “smania gastronomica” che porta l’odierna civiltà degli affamati gourmet a stilare le proprie classifiche e collezionare cene e pranzi a mo’ di raccolta figurine Panini dei calciatori.

Il romantico anonimo del ‘900 scriveva: “vorrei poterti conoscere di nuovo come se non ti avessi mai conosciuto per provare ogni volta la stessa emozione”. Per il vero appassionato di cucina potrebbe valere lo stesso principio nei confronti dei ristoranti. Nel mio caso, per esempio, esistono diversi indirizzi che muoio dalla voglia di (ri)provare, anche solo per un piatto o due chiacchiere con lo chef.

Ecco allora la mia personalissima lista dei ristoranti che un critico enogastronomico vorrebbe visitare.

Ristoranti che un critico enogastronomico vorrebbe visitare: ecco dove tornerei

Essenza

essenza ristorante milano

Fonte immagine: facebook.com/essenzaristorante/photos

Impossibile provarlo e non aver voglia di tornarci. Eugenio Boer e il suo Essenza a Milano rappresentano il ristorante perfetto per chi ha voglia di mangiare ad altissimi livelli allontanandosi idealmente dall’Italia grazie alle sfumature di viaggio che lo chef trasferisce nei suoi piatti. Io vorrei mangiare qui perché il giovane cuoco di origine italo-olandese sprizza di creatività e conosce particolarmente bene gli ingredienti che utilizza. Mi piacerebbe visitare il suo ristorante per trascorrere tre ore percorrendo il menù Essenza del Pensiero, un viaggio tra sentimenti e gusto, 10 assaggi emozionanti tra cervo, astice e retaggi personali ben espressi.

Iyo
iyo milano

Fonte immagine: facebook.com/IYOristorantemilano/photos

Questo ristorante fa parte del triangolo asiatico della famiglia cinese Liu, insieme al BA Asian Mood e al Gong, tutti a Milano. Iyo non è soltanto l’unico indirizzo giapponese in Italia ad aver ricevuto (nel 2015) la stella michelin, ma anche il luogo dell’accoglienza in cui il proprietario Claudio Liu garantisce un’esperienza ineguagliabile. È l’unione della squadra a far la forza e quando c’è empatia non si può che notarlo: lo chef italiano Michele Biassoni dirige una brigata di cucina multietnica, lo chef giapponese Masaki Okada è a capo del banco dei crudi, Matteo Ghiringhelli dirige la sala ed è l’impareggiabile sommelier. Iyo è il ristorante in cui godere di piatti come l’Ika somen, il crudo di calamaro sfrangiato, caviale Kaluga Amur, verdure croccanti, uovo di quaglia e salsa soba dashi. Se poi siete appassionati di sakè, allora vorrete andarci anche soltanto per divertirvi con le centinaia di etichette presenti in carta. Dal menù c’è l’imbarazzo della scelta ed ogni volta è una goduria infinita.

Ristorante Uliassi

uliassi senigallia

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Il mago della cucina di mare che vive lungo la costa adriatica. In Banchina di Levante, a Senigallia, c’è un altro di quei casi in cui la voglia di prenotare un tavolo non viene unicamente per provare determinati piatti ma anche e soprattutto per conoscere un personaggio molto importante della nostra cucina. Mauro Uliassi nel suo ristorante (aperto con la sorella Catia nel 1990) offre la più alta proposta ittica del centro Italia espressa tramite una cucina semplice e contemporanea che ha già fatto impazzire tanti palati. Un luogo di culto e gusto che vede al timone un uomo di grande esperienza, indirizzo osannato annualmente da palati e guide enogastronomiche. Da provare assolutamente le frattaglie di pesce protagoniste dell’annuale Lab concepito dalla squadra Uliassi.

La Madia

la madia licata

Fonte immagine: facebook.com/media/set

Nel ristorante di Pino Cuttaia non sono mai stato, ho assaggiato i suoi piatti dozzine di volte in giro per eventi e congressi, ma mai seduto alla sua tavola di Licata, in provincia di Agrigento. Effettivamente non è proprio dietro l’angolo ma una visita nel suo ristorante sono sicuro, anzi certo, che soddisferebbe pancia e testa. La Nuvola di Caprese o l’Uovo di Seppia sono solo due dei piatti che negli anni lo hanno reso famoso, creazioni di così tanto valore da ricevere nel 2009 le seconda Stella Michelin. Vorrei visitare La Madia per ordinare il menù “L’Illusione” e pranzare con lo chef, un Pino Cuttaia di grande sensibilità e cultura.

Combal.Zero

combal.zero

Fonte immagine: facebook.com/pg/davidescabinufficiale

Può succedere di tutto ma finchè sarà in vita, Davide Scabin resterà per me il più degno cuoco della cucina moderna italiana. Parlo dello chef che ha inventato il cyber egg sfidando la natura e creando un nuovo guscio per l’uovo che ha servito per diversi anni nel suo ristorante, e dello stesso che ha creato un menù apposito per coloro che si sottopongono alla chemioterapia. È passato dalla grande gloria all’incomprensione da parte della critica, ma rimane una celebrità capace di stupire a parole e con i fatti. Nel suo Combal.Zero di Rivoli la possibilità di provare la cucina di un artista, assaggiare il pensiero di un genio.

Bros’

bros' lecce

Fonte immagine: facebook.com/pg/brosrestaurant/photos

I ragazzi(ni) di cui in tanti parlano. I pugliesi che azzardano e hanno grande successo in una Lecce che brilla ad intermittenza. Al momento è tra i ristoranti che riscuotono maggior favore da parte della critica e parecchio consenso tra gli appassionati; ciò nonostante vorrei provare la loro cucina ma non ora, meglio quando i riflettori saranno meno puntati su di loro: andare adesso sarebbe come mangiare in una trattoria di sabato con un gran casino, il risultato può essere soddisfacente ma non al massimo. Il ristorante Bros’ mi incuriosisce perché vorrei capire fino a che punto l’estro e la preparazione di giovanissimi (tutti under 30) possa arrivare. Sicuramente vorrei degustare il classico di casa, il porro intero cucinato in miso di fagioli fermentati, ma anche il piatto in cui la protagonista è l’anatra, con anguria, cocco e salicornia. Tante premesse, si vedrà.

E voi quali ristoranti avreste voglia di visitare tra le tante stelle presenti lungo tutto lo stivale? Se volete continuare a viaggiare, anche solo con la fantasia, ecco la nostra scelta dei ristoranti più romantici del mondo.

Giornalista e gastronomo, collabora con numerose riviste e quotidiani che si occupano di cibo e viaggi tra le quali spiccano La Stampa, Dove e la Gazzetta dello Sport. I suoi piatti preferiti sono gli arrosticini (ma che siano di vera pecora abruzzese) e gli agnolotti del plin con sugo di carne arrosto. Dice che in tavola non può mai mancare il vino (preferibilmente Trebbiano Valentini o Barbaresco Sottimano).

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