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Cibo e accoglienza in Calabria: da Riace ai Giardini delle Esperidi

Giulia Ubaldi
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    Di recente si è parlato (giustamente) molto del sindaco di Riace e degli avvenimenti che ogni giorno hanno scandito questa vicenda. Quello di cui, invece, si è parlato meno sono le altre realtà, solo meno note ma non meno virtuose, di persone impegnate sullo stesso fronte di Mimmo Lucano, ovvero: la valorizzazione del territorio tramite progetti che coinvolgono anche migranti e che quindi hanno a che fare con accoglienza e integrazione. Forse ricorderete quando vi abbiamo raccontato dell’azienda Opera Terrae, esempio nel suo piccolo di agricoltura sociale in Calabria; ecco, nella stessa direzione si muovono anche i Giardini delle Esperidi con il loro festival, la Cooperativa Jungi mundu con le conserve di pomodoro, la Casa della Poetessa, e molti altri ancora. Perché fermare, arrestare o allontanare qualcuno oggi, non può fermare un movimento ormai molto più ampio e diffuso, radicato sempre più profondamente in una territorio che ha tutto fuorché intenzione di chiudere qualsiasi porta.

    Riace, Giardini delle Esperidi e il progetto “IGB a casa tua”

    I Giardini delle Esperidi non sono più solo un luogo leggendario della mitologia greca, ma anche un progetto in divenire che culmina con un festival che si tiene ogni anno nel mese di settembre. Un festival dove l’accoglienza non viene neanche messa in discussione, dove la contaminazione è il punto di partenza, la progettualità un cammino e la consapevolezza un momento. Allora sì, forse in questa fase storica-politica che stiamo vivendo, il Giardino delle Esperidi è davvero qualcosa di ancora più mitologico e leggendario, in quanto occasione per raccontare tutto quello che della Calabria si conosce sempre meno, o comunque troppo poco.

    Per la quarta edizione, Giardini delle Esperidi ha scelto come luogo la Calabria interna: Zagarise, Sersale, Taverna. La linea guida del festival è stata la contaminazione, che passa prima di tutto da tavola, visto che Calabria e Africa “sono sorelle in cucina”, citano: “stessa varietà di paesaggi e immense tradizioni gastronomiche generate da uno stile di vita molto affine, quello mediterraneo appunto; due cucine dal sapore intenso, deciso e persistente a base di spezie e piante aromatiche; due culture gastronomiche che si fondano su genuinità, convivialità e ritualità”.

    festival giardini esperidi

    Ma allo stesso tempo ai Giardini delle Esperidi non è mancata anche una parte dedicata alla valorizzazione dei prodotti locali, organizzata da Anna Aloi, gastronoma, conduttrice del programma televisivo di cucina “A casa tua”. Da anni, infatti, è la sua missione diffondere l’enogastronomia calabrese con il suo progetto dei prodotti “IGB – Identità Gusto Benessere”, come ad esempio: le castagne presilane, grande risorsa per l’economia locale dei paesi montani, in un classico dolce italiano in chiave calabrese; il Castagnaccio all’Amarotto (liquore al bergamotto); i prelibati funghi, in particolare i porcini, di cui la Sila offre circa 3000 specie o formaggi quali il caciocavallo, il Caprino Presilano Bio, il Pecorino del Monte Poro. E poi grande spazio ai legumi, in particolare ai fagioli, con tutte le varietà: di Cortale De.c.o.; i pappaluni, i zicca janca, per circa 300 tipologie differenti, tutte ottime nei maltagliati con “posa”, stocco e finocchietto selvatico. Ma l’estate è appena finita, quindi si trovano ancora le ultime melanzane bio zagaritane, coltivate dai produttori locali a 600 mt sul livello del mare Ionio. Infine, non potevano mancare le regine della Calabria in montagna, cioè le Patate silane IGP, considerate tra le migliori patate al mondo, perché rispetto a tutte le altre contengono una quantità di gran lunga maggiore di amido, che le rende più saporite e con un valore nutrizionale più alto. L’area di produzione che si sviluppa a 1000 metri sul livello del mare e le conseguenti escursioni termiche rendono la loro buccia più resistente ai batteri e protettiva della polpa. Tutte queste caratteristiche hanno reso possibile l’ottenimento della denominazione Igp, quale unico prodotto di alta montagna coltivato nel centro del Mediterraneo. Ma tutti questi prodotti Anna ha scelto di presentarli, come sempre, nella chiave dell’accoglienza, con uno show eat Calabria Vs Africa, abbinando piatti come il Kemariya al Caprino Presilano Bio, o il Bouhezza al Pecorino del Monte Poro, dimostrando come in fondo, siamo sempre tutti molto più vicini di quel che crediamo, proprio a partire dalla tavola.

    riace accoglienza

    Oltre Riace: Camini e la salsa di pomodoro

    Nel 1998 sono sbarcati qui 66 uomini, 46 donne e 72 bambini e hanno iniziato ad abitare un paese che non era più definibile tale. Mancava, infatti, quel tessuto sociale e quelle forme di vite fatte di piccole cose, quotidiane, che rendono un paese paese. Invece, a differenza di altri piccoli comuni, questa popolazione locale è cresciuta grazie ai migranti, che hanno tutt’altro che “tolto il lavoro”, anzi, l’hanno ben generato. Hanno ristrutturato case, riaperto attività, coltivato vigneti e uliveti abbandonati, e il tutto lontano da qualsiasi forma di caporalato. Se questo è stato possibile, è stato grazie a Mimmo Lucano, che si è subito accorto della vita che i migranti stavano riportando fin da subito a Riace, di fronte ad una popolazione che negli ultimi sessant’anni è emigrata ovunque, lasciando la Calabria.

    E sono stati proprio molti degli emigrati a scegliere di rendere le loro case ormai abbandonate le protagoniste di questo nuovo “modello di accoglienza”, anche se il sindaco non ama definirlo così. Comunque, oggi non ha più senso chiedersi chi sia arrivato o chi già c’era, chi è l’italiano o chi è l’arabo, anche perché ormai parlano tutti calabrese, anzi riacese. Insomma, a Riace bisogna andare, anche perché come ci racconta il fotografo Stefano Triulzi, “la sua energia positiva si è diffusa nei paesi attorno creando una sorta di distretto dell’accoglienza, con gli SPRAR, il cui antesignano nel ’97 fu Badolato al quale seguirono Riace, Stignano e Caulonia, per chiudere con quello che ad oggi è il modello vincente per efficacia nell’ideale di integrazione e convivenza: Camini, distante solo 3.7 km. Qui si mette in pratica con la Cooperativa Jungi mundu e il suo presidente ed omnia Rasario Zurzolo, una sorta di modello virtuale ispirato a Riace dove persino la salsa di pomodoro, antica tradizione italiana e momento di aggregazione delle famiglie nel meridione si allarga alle nuove culture e diviene un coloratissimo gioviale tempo corale speso tra i nuovi migranti, le donne del paese con la loro sapienza e i molti cooperanti giunti da molti paesi del “primo mondo”. Farla insieme, è un colorato momento entusiasmante e umanamente toccante”.

    La Casa della Poetessa di Riace

    riace casa della poetessa

    Le esperienze dei migranti sono arrivate qui direttamente, narrate da alcuni protagonisti della Casa della Poetessa di Riace. Da Riace hanno partecipato ai Giardini delle Esperidi alcuni ragazzi della Casa della Poetessa, per raccontare direttamente questa esperienza. La Casa della Poetessa è una residenza indipendente per artisti e volontari, composta da tre case e un “catoio”, sorta a Riace nel 2017 su iniziativa di Daniela Maggiulli, attivista e insegnante pugliese volontaria presso le comunità di Riace e Camini. La Casa ospita gratuitamente intellettuali e artisti di vario genere: pittori, poeti, performers e attivisti volontari a vario titolo coinvolti nel sostegno alle politiche e alla cultura dell’accoglienza.

    Un’artista della Casa, Beatrice Capozza, ha realizzato i murales, insieme ai ragazzi del servizio civile di Zagarise nell’isola ecologica del paese: “il senso”, ci spiega Angela Galloro, tra le organizzatrici, “è quello di trasformare tutto all’insegna dell’accoglienza, cioè rendere un luogo che ospita i rifiuti in un luogo di rinascita e di arte, anche perché Zagarise è uno dei pochi paesi della Calabria, ma credo d’Italia, che da anni è avviato verso l’impatto ambientale zero”.

    Ad un anno dalla fondazione, la Casa ha già ospitato un centinaio di amici e amiche nella formula della residenza artistica e della comunità provvisoria e grazie alla collaborazione con le cooperative di accoglienza presenti sul territorio ha promosso decine di laboratori didattici e culturali, rivolti a bambini e adulti, come i laboratori di cucina e culture africane e mediorientali con vari ospiti e abitanti di Riace. Da quando è nata, la Casa è stata condivisa con volontari e artisti che hanno generato una sorta di “comunità provvisoria” di amici e amiche di varie provenienze e nazionalità, di solito artisti ma anche pedagogisti, scrittori, ricercatori di varie discipline sociali, esperti di culture e di borghi. Gli amici ospiti della Casa hanno recentemente deciso di costituire un’associazione che si impegna a diffondere il messaggio positivo e creativo delle diversità culturali e individua nell’arte e nella cultura i veicoli privilegiati di promozione dei valori dell’amicizia e della pace fra i popoli. A partire, come quasi sempre, dalla tavola.

    Antropologa del cibo, è nata a Milano, dove ha fondato il Laboratorio di Antropologia del Cibo. Scrive per varie testate e il suo piatto preferito sono gli spaghetti alle vongole, perché per lei sono diventati un'idea platonica: "qualsiasi loro manifestazione nella realtà sarà sempre una pallida copia di quella nell'iperuranio". Nella sua cucina non mancano mai pistilli di zafferano, che prima coltivava!"

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