mitarashi dango

Mitarashi dango (e altri tipi): origini e ricetta del classico gnocco giapponese

Alessia Rossi
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    Chi è appassionato di anime o manga giapponesi li conoscerà benissimo. Ma anche chi è totalmente estraneo a questo mondo, avrà senz’altro visto tra le varie emoji di WhatsApp quella dello spiedino con le tre palline colorate, una rosa, una bianca e una verde (🍡) e magari si sarà chiesto che cosa rappresentasse. Beh, mistero svelato: si tratta dei dango, dei simil gnocchi generalmente a base di riso glutinoso e farina di riso, dalla consistenza gommosa, che vengono mangiati su uno spiedino. Fanno parte della tradizione dolce giapponese e sono talmente tipici che si trovano quasi ovunque in Giappone, soprattutto come street food. Ce ne sono tantissime tipologie, bianchi o colorati, glassati con una salsa a base di soia oppure coperti di anko, la confettura di fagioli rossi protagonista dei dorayaki, un’altra specialità giapponese.

    Oggi vi portiamo con noi alla scoperta di questi dolcetti, della loro storia e delle diverse tipologie, e parleremo in particolare dei mitarashi dango, la variante più diffusa e conosciuta nel Sol Levante, di cui vi daremo anche la ricetta.

    Dango: cosa sono? All’origine dei dolcetti giapponesi

    dango giapponesi

    Praew stock/shutterstock.com

    Come abbiamo detto, i dango fanno parte del wagashi, ovvero della tradizionale pasticceria giapponese, e consistono in una specie di gnocco dalla forma rotonda a base di riso e acqua, che di solito viene mangiato infilato su uno spiedo di bambù. Oggi si trovano pressoché ovunque, conquistando anche gli schermi con gli anime o le pagine con i manga, ma in realtà si tratta di una preparazione antica. Pare che i primi riscontri di questi dolcetti risalgano al X secolo, in un’opera di fantasia del periodo Heian conosciuta come Shin Sarugaku Ki. Ma non solo, perché si possono trovare riferimenti al dango anche nelle parabole buddiste del XII e XIII secolo, Shasekishu e Teikinourai e nell’opera enciclopedica Shuugaishou del XIV secolo. Stando alle fonti, sembra che fossero dei dolcetti realizzati con avanzi di riso, ma in molte regioni del Giappone utilizzavano anche orzo, frumento, vari tipi di miglio, grano saraceno, mais, fagioli, patate dolci e castagne, e venivano usati – e anche tuttora lo sono – come offerta durante le funzioni religiose.

    Tipi di dango: alcune varianti da conoscere

    Come abbiamo visto, quindi, sono delle preparazioni dolci, anche se è bene sapere che la parola dango in giapponese si usa per intendere anche solo la tipica forma a pallina, ed è per questo che esistono alcune tipologie salate, come i tori dango, che sono delle vere e proprie polpette di carne, rotonde. Ad ogni modo, concentriamoci sul dolce! I dango sono diventati così popolari anche grazie alla quantità di tipi differenti che si trovano nelle diverse località del Sol Levante. Infatti, anche se vengono consumati tutto l’anno, in realtà alcune varietà sono prettamenti stagionali, come vedremo, e variano anche di regione in regione.

    Mitarashi Dango 

    mitarashi dango giapponesi

    masa44/shutterstock.com

    Quando si pensa ai dango si pensa ai Mitarashi Dango, la versione più popolare e conosciuta. Si intende uno spiedino formato da tre/quattro gnocchi di riso bianchi serviti con uno sciroppo chiamato appunto mitarashi, a base di salsa di soia, zucchero e amido dal sapore agrodolce. La loro storia viene fatta risalire alla casa del tè Kamo Mitarashi di Kyoto, situata nei pressi del santuario Shimogamo. Sembra che il nome derivi proprio dalle bolle che si formavano presso il mitarashi (御手洗), ossia una fonte d’acqua purificatrice posta all’ingresso del santuario. Prima venivano offerti come dono per gli dei, poi come spuntino dai venditori ambulanti di Kyoto, che fecero diventare questi dolcetti estremamente popolari tra i visitatori del santuario e della città.

    Hanami Dango

    hanami dango

    funny face/shutterstock.com

    Se in autunno, il Giappone si tinge di rosso e si va a caccia delle foglie d’acero, in primavera invece ci si lascia incantare dall’hanami, ossia l’osservazione dei fiori di ciliegio, una tradizione immancabile. Per l’occasione si prepara il Sanshoku-Dango (dango a tre colori) che in questo caso prende il nome di Hanami Dango. È composto da tre polpette la cui sequenza di colori rimanda alla primavera: il rosa che simboleggia i colori dei sakura, il bianco che richiama alla neve che si sta sciogliendo per far spazio alla primavera e il verde, che infine rappresenta l’erba nuova. Esiste anche un antico detto popolare legato a questo dolcetto tipico: 花より団子, ossia hana yori dango che significa letteralmente “meglio i dango che i fiori”. Un proverbio per indicare che la sostanza è meglio della forma, che bisognerebbe quindi badare alle cose pratiche piuttosto che all’estetica, preferendo qualcosa di utile piuttosto che qualcosa di effimero come i fiori. Quindi, per quanto sia suggestivo ammirare i ciliegi, riempirsi la pancia di dango, magari stesi su un verde prato insieme agli amici, è altrettanto importante!

    Bocchan Dango

    Un’altra versione di Sanshoku-Dango. I Bocchan Dango sono composti sempre da tre palline di colori differenti: rosso, realizzato con la pasta di fagioli rossi azuki, il giallo, ottenuto invece dalle uova, e infine il verde, preparato aggiungendo tè o artemisia in polvere. Questa varietà di dango è associata alla città di Matsuyama, perché il dolcetto compare nel romanzo Botchan di Natsume Soseki del 1906. Nel romanzo, l’eroe omonimo è un accademico di Tokyo che viene assegnato a una scuola a Matsuyama e trova grande conforto in questo dolce che ora porta il suo nome.

    Yomogi Dango

    yomogi dango

    Koarakko/shutterstock.com

    Questo dango si distingue per il caratteristico colore verde molto primaverile, ottenuto grazie all’artemisia, una pianta perenne asiatica nativa del Giappone, Corea e Cina. Oltre a questo ingrediente, Yomogi Dango è a base di farina di semi di soia tostati, zucchero e pasta di fagioli rossi, e le palline sono sempre infilzate nel caratteristico spiedino di bambù.

    Kuri Dango 

    Dalla primavera all’autunno. Il Kuri Dango, per via del suo ingrediente principale, è diffuso soprattutto durante il periodo autunnale. Kuri, infatti, significa “castagna”, cibo molto amato dai giapponesi, e gli gnocchetti di riso in questo caso sono ricoperti da una sorta di pasta di castagne e sempre infilzati nello spiedino.

    Goma Dango

    Sempre molto popolare è il Goma Dango, un dango ripieno di confettura di anko e ricoperto da semi di sesamo e fritto. Sembrerebbe che questa varietà di dango sia in realtà originaria della Cina, dove sono conosciuti come jian dui.

    Tsukimi Dango

    tsukimi dango

    Romix Image/shutterstock.com

    A differenza dei precedenti, questi dolcetti bianchi non vengono impilati su uno spiedino, ma sono accatastati in una piccola piramide da circa 15 pezzi l’una posti sopra un vassoio. Vengono consumati durante il Tsukimi, ossia la festa della luna d’autunno, e si accompagnano con una tazza di tè.

    Mitarashi Dango: la ricetta

    Ora che avete scoperto questi speciali dolcetti, non siete curiosi di assaggiarli? Se il Giappone vi sembra troppo lontano da raggiungere, allora portate il Giappone a casa vostra con questa ricetta dei mitarashi dango!

    mitarashi dango ricetta

    lydiarei/shutterstock.com

    Ingredienti

    Per i Dango

    • 100 g di farina di riso glutinoso (Shiratamako)
    • 80-90 ml di acqua
    • 30 g di zucchero a velo

    Per la salsa Mitarashi

    • 2 cucchiai di salsa di soia
    • 2 cucchiai di zucchero semolato
    • 1 cucchiaio di Mirin
    • 1 cucchiaio di fecola di patate
    • 1/2 bicchiere di acqua

    Procedimento

    1. Partite dalla preparazione dei dango. Mettete la farina in una ciotola setacciandola con lo zucchero a velo e aggiungete l’acqua poco alla volta, impastando con la mano.
    2. Quando l’impasto sarà diventato morbido, omogeneo ed elastico, formate delle piccole palline di circa 15-20 mm di diametro. Nel frattempo mettete l’acqua a bollire in una pentola.
    3. Quando bolle l’acqua, immergete le palline una alla volta e lasciatele cuocere per 1-2 minuti, finché non sono riemerse in superficie. Una volta cotte, estraete i dando con un mestolo e tuffateli immediatamente in acqua fredda per fermare il processo di cottura.
    4. Quando le palline sono raffreddate completamente, scolatele e sgocciolatele bene.
    5. Intanto passate alla preparazione della salsa mitarashi. Prendete tutti gli ingredienti e metteteli in una pentola. Scaldateli a fuoco medio continuando a mescolare fino a quando non inizierà a bollire.
    6. Quando otterrete un composto denso, color caramello, togliete dal fuoco e lasciate raffreddare.
    7. Prendete gli spiedini e posizionate 3-4 dango su ognuno, infilzandoli nel mezzo. Usando una bistecchiera o la griglia del forno, grigliate ogni spiedino finché non si formano i segni della griglia e giratelo dall’altro lato per finire. Potete anche usare una padella.
    8. Al termine, prendete la salsa mitarashi e spennellatela sui dango, oppure versatela direttamente sopra gli spiedini finiti.

    Vi abbiamo fatto venir voglia di provare i mitarashi dango?

    È nata vicino a Bologna, ma dopo l'università si è trasferita a Torino per due anni, dove ha frequentato la Scuola Holden. Adesso è tornata a casa e lavora come ghost e web writer. Non ha molta pazienza in cucina, a parte per i dolci, che adora preparare insieme alla madre: ciambelle, plumcake e torte della nonna non hanno segreti per lei. Sta imparando a tirare la sfoglia come una vera azdora (o almeno, ci prova).

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